Lucio Piermarini Ha scritto:Il nostro sistema di regolazione dell'appetito è tarato, da decine di migliaia di anni, su una scarsa disponibilità di cibo e quindi sull'apprezzamento di ogni cibo presente nell'ambiente purché non faccia male (importanza dell'esempio dei genitori). Nella fase iniziale dell'autosvezzamento tutto è facile e non ci sono problemi.
Quando, anche in concomitanza del rallentamento di crescita e della maturazione cognitiva i bambini capiscono che mangiare o non mangiare è un modo, fra i tanti, di imporsi, legittimamente dal loro punto di vista, sull'ambiente per realizzarsi compiutamente, ecco che i problemi arrivano. Senza la spinta della necessità di mangiare quel che c'è, perché c'è abbondanza, e senza la comprensione da parte dei genitori del meccanismo di regolazione dell'appetito (quanto detto sopra), i bambini fanno scelte guidate da un obiettivo che è solo in parte nutrizionale e quindi la dieta corretta salta. E' responsabilità degli adulti di casa far sì che i bambini rispettino le regole di base ricreando in casa una situazione fittizia di scarsa disponibilità. Semplicemente, è quello che facciamo quando diciamo, a parole e soprattutto a fatti, al bambino che rifiuta un alimento: se non hai fame fai benissimo a non mangiare ma tu sai anche che a parte questo non c'è altro e può anche capitare che la tua parte ce la mangiamo noi e, comunque, finito il pasto dovrai aspettare la merenda che non potrà essere più abbondante del solito. In ogni caso sei stato molto bravo a regolarti così bene, bacione!
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(06-03-2012, 05:48 17)arkadian Ha scritto: Ah, ora ho capito meglio.
Diciamoci la verità... quell'intervento non si capisce
Leggi un paio di messaggi più in giù dove riporto la spiegazione che mi ha dato. Vedrai che fa riferimento ad altri aspetti, non certo alla tetta e non certo a quell'età.
Manzissima... va tutto bene
ma è proprio in riferimento alla spiegazione, che riporto sopra, che mi è venuto il dubbio, e mi sa che ancora non mi sono spiegata fino in fondo.
Premettendo che sono manzissima e che la mia è più che altro una preoccupazione "teorica" derivante sia dalla necessitá di acquisire un metodo corretto per consentire il rispetto di quelle regole di base di cui parla il Piermarini, sia da quella di rispondere alle osservazioni.
Mi spiego ancora una volta in modo schematico così si capisce :
Comportamento A: il bambino rifiuta il pasto e io corro a svuotare il frigorifero in cerca di qualcosa che possa piacere di sicuro per farlo mangiare. Questo secondo lo scritto del Vate sembra essere errato e diseducativo.
Comportamento B: il bambino rifiuta il pasto e io lo accetto come dato di fatto dicendo quello che suggerisce il Vate (va bene così ma sappi che non c'è altro e che fino a merenda non potrai avere altro da mangiare e la merenda non sará più abbondante). Questo è individuato come comportamento corretto.
Comportamento C: dopo il rifiuto del pasto e la messa in pratica del comportamento B, il bambino chiede LM e glielo do, in quantitá, a richiesta.
La domanda (e l'osservazione che mi fa anche il mio compagno, a cui non ho saputo rispondere): che differenza c'è tra proporre qualche alternativa appetitosa dal frigo e riempire il pancino con il latte?
Altra domanda, che invece mi sono fatta io: questa disponibilitá di tetta non è in contraddizione con la scarsa disponibilitá fittizia che il Piermarini suggerisce di ricreare?
Poi ripeto, il problema me lo sto ponendo più in teoria che in pratica, ma mi arrovella e mi piacerebbe capire, scusate, sono una a cui piace sviscerare e far luce sui punti oscuri[/b]