25-04-2012, 06:22 18
Secondo me, esiste eccome!
Poi più tardi dirò le mie 2 esperienze, per il momento mi piaceva cogliere quest'occasione per spiegare il mio punto di vista 'In T' (invece che ot come alltre volte).
Io lo 'teorizzai' qualche tempo fa da qualche parte nel Forum.
Credo si possa parlare di Sonno a Richiesta.
Se la richiesta per l'alimentazione dall'allattamento all'AS è il punto chiave, e lo è, lo può essere anche per il sonno.
Principessavespa rileva che nel dormire non c'è l'elemento convivialità.
Si, questo è vero.
Neanche il cosleeping nel lettone può rievocarla. Di fatto, poi l'atto vero del dormire è un fatto singolo che ovviamente non porta a mettersi in relazione con i genitori e a 'condividerlo'.
Proprio questa osservazione di un dato di fatto potrebbe, e secondo me dovrebbe, indurre a dare un valore diverso al cosleeping rispetto alla versione corrente.
Come per l'alimentazione, anche il sonno è un bisogno primario e quindi percepito dal corpo come essenziale e gradito.
Come per l'alimentazione non ci sono adulti (salvo traumi, situazioni psicologiche particolari e, a volte, cattive abitudini prese in fase di 'svezzamento' del sonno) che non siano in grado di dormire da soli.
Natura sembrerebbe suggerire che dovrebbe seguire dei meccanismi/istinti naturali, che non vada 'gestito', né insegnato come il camminare, il parlare, il mangiare.
Natura sembrerebbe suggerire che se non interferiamo, il corso della capacità di risposta a questo bisogno abbia la possibilità di prendere serenamente un andamento naturale e corretto perché se il bambino sa autoregolarsi nel mangiare, figuriamoci nel dormire!
Però, pensa che novità, anche su questo esiste una fitta rete di norme, paletti e 'buone pratiche' 'tradizionali' come per lo svezzamento.
Es.orari regolari, e diversi in ogni caso da quelli della famiglia anche se più frequenti, fino ai non cullare in braccio, non sollevarli se piangono, aspettare 3 minuti e poi farsi solo vedere, routine sempre uguali e poi se non ne vuole sapere chiudere le orecchie, ecc....
Se osserviamo i nostri bambini, come anche per l'EC, per esempio, presto siamo tutte in grado di capire e poi prevedere quando hanno sonno.
Pare, che il ritmo giorno-notte (intesi come veglia-sonno) siano molto brevi per i primi mesi.
La norma pediatrica basata sulla strana regola non fisiologica dell'allattamento ogni 3 ore pare ne abbia teorizzata la durata, appunto di 3 ore.
Io ho notato che non sempre è così. Mi sembra però che si possa parlare di ritmi.
Quando il bambino è sazio, e spesso servono più di una poppata, talvolta inframmezzate da microsonni, già dalle primissime settimane in cui ancora non interagisce molto col mondo esterno, credo abbia il piacere di dormire.
Quando inizia ad interagire, guarda, sorride e fa i primi movimenti 'interattivi' credo preferisca prima un momento di coccole, che presto diventa gioco-coccole e poi esaurite le energie della veglia torna a gradire il riposo.
Insomma, il riposo è un piacere quando si ha sonno.
Ecco perché io ho scelto di lasciarli sempre dormire quando vogliono loro finché non assumono naturalmente la capacità di ritmi più lunghi e, interagendo in maniera consistente con i ritmi già esistenti della famiglia, non acquisiscono il piacere/capacità di avvicinare i propri a quelli.
Il punto cruciale per chi come molte di noi non teme il cosleeping, è, secondo me, il rischio di farne non solo l'assecondamento di un'esigenza del bambino, ma una regola, cioè l'unica esperienza di sonno.
E userei anche la parola 'abitudine', come nell'AS diciamo spesso di evitare la frequenza, ad esempio, di cibi ai limiti del sano per non indurre in loro l'abitudine non sana di quelli, no?
Così eviterei di 'offrire' ill solo cosleeping dal momento che non offriremmo l'esperienza di una possibilità più autonoma di cui, quando si sentirà pronto, potrà usufruire, inducendo noi quell'abitudine pur credendo, secondo me, erroneamente che sia sempre ciò di cui il bambino ha bisogno.
Come dire, gli metto a dispoosizione sulla tavola SOLO carboidrati perché sono quelli che al momento preferisce, stupendoci poi che non avendo mai visto carne e verdura si sia alla fine abituato a mangiare solo quelli e non sappia di poterli neanche immaginare, figuriamoci 'richiederli'.
Perché secondo me anche in questo campo, l'offrire esperienza di un ventaglio fatto di modi diversi di dormire (sano e variato) è essenziale.
Secondo me non tanto, quindi, l'imitazione perché riflettendoci l'atto del dormire è sempre lo stesso. Non accade come nel mangiare che si passi da diverse funzionalità (suzione,, poi masticazione e deglutizione) quello che cambia sono i tempi e le esigenze relazionali, semmai.
Se il bambino conosce l'esistanza di un posto tutto suo per dormire oltre alle braccia e al seno sempre a disposizione della mamma, saprà lui scegliere (e chiedere) l'uno quando prevale il bisogno di calore e rassicurazione o l'altro quando sereno e appaggato ha bisogno di starsene in pace nel suo angolino di 'caverna' certo di potersi girare e rigirare a piacimento senza urtarsi con mamma o papà, svegliari o essere svegliato da loro, mantenendo intatta la sicurezza di essere al sicuro anche lì, perché al bisogno sa che può chiamare la mamma pronta ad abbracciarlo nuovamente e confermargli, così, che va tutto ancora bene.
Arriva poi un momento in cui noi stessi impariamo a capire i pre segnali e a prevenire.
E un altro moomento in cui questo assume contorni regolari e poter quindi programmare i sonnellini, sicuri che ormai il senso del piacere del dormire perché è bello è ormai salvo.
Al contrario aspettarsi che il bambino debba dormire da quell'ora a quell'altra e non oltre sennò perde il ritmo è un'ansia secondo me indotta dai 'professoroni' e dalla routine che rischia di far sentire la 'nanna' come qualcosa di estraneo accentuando la paura del distacco e della solitudine.
Ci sono quelli che come in AS dormirebbero comunque, e quelli per cui il percorso è più articolato della media anche con il "Io imparo da solo a dormire' *, Che magari richiedono per un periodo più lungo sonnellini frequenti, ma brevi.
Ma con l'AS dell'addormentamento rispettiamo i loro tempi e stili d'apprendimento, con i vari Fate (del) la nanna, no.
*Piccola postilla. Non scrivo "Io imparo a dormire da solo", ma "Io imparo da solo a dormire" perché il punto anche nell'ACR non è insegnare a mangiare, quindi dormire, in autonomia, ma lasciare che assecondando la propria natura imparino da soli a mangiare e a dormire diventando 'grandi'.
L'autonomia nell'uno e nell'altro caso, secondo me, viene da sé solo quando:
1-gliene viene data la possibilità di sperimentarla senza interventi che, pur se involontariamente, la inibiscano o, al contrario, la impongano
2-il mangiare e dormire 'da grandi' viene vissuto come un punto d'arrivo che passa dal consolidamento del concetto che dormire è un piacere che risponde al proprio bisogno, nato dall'esperienza, soprattutto, che è un piacere farlo quando se ne ha voglia.
ps. @ Giulieee:
avevo scritto e salvato su mms il mio intervento prima di uscire e l'ho inviato ora senza rileggere nuove risposte.
Vedo che siamo allineate!
Unica cosa su cui dissento un po' è la precisione de vostro calendario dei mesi/età.
Suppongo che il tutto sia avvenuto in tempi un po' meno netti, con passi avanti e indietro, corsi e ricorsi storici e gradualità di come potrebbe apparire leggendolo così ben schematizzato.
Poi più tardi dirò le mie 2 esperienze, per il momento mi piaceva cogliere quest'occasione per spiegare il mio punto di vista 'In T' (invece che ot come alltre volte).
Io lo 'teorizzai' qualche tempo fa da qualche parte nel Forum.
Credo si possa parlare di Sonno a Richiesta.
Se la richiesta per l'alimentazione dall'allattamento all'AS è il punto chiave, e lo è, lo può essere anche per il sonno.
Principessavespa rileva che nel dormire non c'è l'elemento convivialità.
Si, questo è vero.
Neanche il cosleeping nel lettone può rievocarla. Di fatto, poi l'atto vero del dormire è un fatto singolo che ovviamente non porta a mettersi in relazione con i genitori e a 'condividerlo'.
Proprio questa osservazione di un dato di fatto potrebbe, e secondo me dovrebbe, indurre a dare un valore diverso al cosleeping rispetto alla versione corrente.
Come per l'alimentazione, anche il sonno è un bisogno primario e quindi percepito dal corpo come essenziale e gradito.
Come per l'alimentazione non ci sono adulti (salvo traumi, situazioni psicologiche particolari e, a volte, cattive abitudini prese in fase di 'svezzamento' del sonno) che non siano in grado di dormire da soli.
Natura sembrerebbe suggerire che dovrebbe seguire dei meccanismi/istinti naturali, che non vada 'gestito', né insegnato come il camminare, il parlare, il mangiare.
Natura sembrerebbe suggerire che se non interferiamo, il corso della capacità di risposta a questo bisogno abbia la possibilità di prendere serenamente un andamento naturale e corretto perché se il bambino sa autoregolarsi nel mangiare, figuriamoci nel dormire!
Però, pensa che novità, anche su questo esiste una fitta rete di norme, paletti e 'buone pratiche' 'tradizionali' come per lo svezzamento.
Es.orari regolari, e diversi in ogni caso da quelli della famiglia anche se più frequenti, fino ai non cullare in braccio, non sollevarli se piangono, aspettare 3 minuti e poi farsi solo vedere, routine sempre uguali e poi se non ne vuole sapere chiudere le orecchie, ecc....
Se osserviamo i nostri bambini, come anche per l'EC, per esempio, presto siamo tutte in grado di capire e poi prevedere quando hanno sonno.
Pare, che il ritmo giorno-notte (intesi come veglia-sonno) siano molto brevi per i primi mesi.
La norma pediatrica basata sulla strana regola non fisiologica dell'allattamento ogni 3 ore pare ne abbia teorizzata la durata, appunto di 3 ore.
Io ho notato che non sempre è così. Mi sembra però che si possa parlare di ritmi.
Quando il bambino è sazio, e spesso servono più di una poppata, talvolta inframmezzate da microsonni, già dalle primissime settimane in cui ancora non interagisce molto col mondo esterno, credo abbia il piacere di dormire.
Quando inizia ad interagire, guarda, sorride e fa i primi movimenti 'interattivi' credo preferisca prima un momento di coccole, che presto diventa gioco-coccole e poi esaurite le energie della veglia torna a gradire il riposo.
Insomma, il riposo è un piacere quando si ha sonno.
Ecco perché io ho scelto di lasciarli sempre dormire quando vogliono loro finché non assumono naturalmente la capacità di ritmi più lunghi e, interagendo in maniera consistente con i ritmi già esistenti della famiglia, non acquisiscono il piacere/capacità di avvicinare i propri a quelli.
Il punto cruciale per chi come molte di noi non teme il cosleeping, è, secondo me, il rischio di farne non solo l'assecondamento di un'esigenza del bambino, ma una regola, cioè l'unica esperienza di sonno.
E userei anche la parola 'abitudine', come nell'AS diciamo spesso di evitare la frequenza, ad esempio, di cibi ai limiti del sano per non indurre in loro l'abitudine non sana di quelli, no?
Così eviterei di 'offrire' ill solo cosleeping dal momento che non offriremmo l'esperienza di una possibilità più autonoma di cui, quando si sentirà pronto, potrà usufruire, inducendo noi quell'abitudine pur credendo, secondo me, erroneamente che sia sempre ciò di cui il bambino ha bisogno.
Come dire, gli metto a dispoosizione sulla tavola SOLO carboidrati perché sono quelli che al momento preferisce, stupendoci poi che non avendo mai visto carne e verdura si sia alla fine abituato a mangiare solo quelli e non sappia di poterli neanche immaginare, figuriamoci 'richiederli'.
Perché secondo me anche in questo campo, l'offrire esperienza di un ventaglio fatto di modi diversi di dormire (sano e variato) è essenziale.
Secondo me non tanto, quindi, l'imitazione perché riflettendoci l'atto del dormire è sempre lo stesso. Non accade come nel mangiare che si passi da diverse funzionalità (suzione,, poi masticazione e deglutizione) quello che cambia sono i tempi e le esigenze relazionali, semmai.
Se il bambino conosce l'esistanza di un posto tutto suo per dormire oltre alle braccia e al seno sempre a disposizione della mamma, saprà lui scegliere (e chiedere) l'uno quando prevale il bisogno di calore e rassicurazione o l'altro quando sereno e appaggato ha bisogno di starsene in pace nel suo angolino di 'caverna' certo di potersi girare e rigirare a piacimento senza urtarsi con mamma o papà, svegliari o essere svegliato da loro, mantenendo intatta la sicurezza di essere al sicuro anche lì, perché al bisogno sa che può chiamare la mamma pronta ad abbracciarlo nuovamente e confermargli, così, che va tutto ancora bene.
Arriva poi un momento in cui noi stessi impariamo a capire i pre segnali e a prevenire.
E un altro moomento in cui questo assume contorni regolari e poter quindi programmare i sonnellini, sicuri che ormai il senso del piacere del dormire perché è bello è ormai salvo.
Al contrario aspettarsi che il bambino debba dormire da quell'ora a quell'altra e non oltre sennò perde il ritmo è un'ansia secondo me indotta dai 'professoroni' e dalla routine che rischia di far sentire la 'nanna' come qualcosa di estraneo accentuando la paura del distacco e della solitudine.
Ci sono quelli che come in AS dormirebbero comunque, e quelli per cui il percorso è più articolato della media anche con il "Io imparo da solo a dormire' *, Che magari richiedono per un periodo più lungo sonnellini frequenti, ma brevi.
Ma con l'AS dell'addormentamento rispettiamo i loro tempi e stili d'apprendimento, con i vari Fate (del) la nanna, no.
*Piccola postilla. Non scrivo "Io imparo a dormire da solo", ma "Io imparo da solo a dormire" perché il punto anche nell'ACR non è insegnare a mangiare, quindi dormire, in autonomia, ma lasciare che assecondando la propria natura imparino da soli a mangiare e a dormire diventando 'grandi'.
L'autonomia nell'uno e nell'altro caso, secondo me, viene da sé solo quando:
1-gliene viene data la possibilità di sperimentarla senza interventi che, pur se involontariamente, la inibiscano o, al contrario, la impongano
2-il mangiare e dormire 'da grandi' viene vissuto come un punto d'arrivo che passa dal consolidamento del concetto che dormire è un piacere che risponde al proprio bisogno, nato dall'esperienza, soprattutto, che è un piacere farlo quando se ne ha voglia.
ps. @ Giulieee:
avevo scritto e salvato su mms il mio intervento prima di uscire e l'ho inviato ora senza rileggere nuove risposte.
Vedo che siamo allineate!
Unica cosa su cui dissento un po' è la precisione de vostro calendario dei mesi/età.
Suppongo che il tutto sia avvenuto in tempi un po' meno netti, con passi avanti e indietro, corsi e ricorsi storici e gradualità di come potrebbe apparire leggendolo così ben schematizzato.
2/10/2007 Tartarughino
27/6/2010 Torello