12-03-2012, 01:15 13
Ho letto, ora il copia/incolla.
Beh, mi sembra esauriente. Comunque posto lo stesso quanto avevo appena scritto.
Io credo che ogni volta che in AS (anche da come ne parla lo stesso Vate) si parla di lasciare libero accesso al cibo vada necessariamente inteso sempre come 'al cibo messo a sua disposizione dai genitori', cioè preventivamente valutato e scelto dalle persone che si prendono cura di lui.
no, non lo credo.
Secondo quanto mi risulta, Piermarini non ha mai detto che lasciare spazio alla libera e attiva richiesta del bambino significhi mancare totalmente nell'azione educativa di guida a cui sono chiamati i genitori.
La possibilità di richiedere ha il ruolo di 'motivazione' per il bambino, di porta di accesso al mondo del cibo.
Potrebbe essere inteso come una sorta di veicolo che permette il transito del piccolo dal mondo del 'solo-latte' a quello del 'latte+pasti da grande' senza le classiche più o meno forzate imposizioni tabellari, anzi facendo semplicemente leva sulla naturale propensione del bambino per l'imitazione delle azioni dei genitori, per il gioco, per l'esplorazione orale degli oggetti, la conquista dell'autonomia....
Non è anche un fine dell'azione educativa.
Cioè, che il bambino che si forma in regime AS possa essere un bambino con maggior autonomia e capacità critica di altri è conseguenziale, ma non è che debba essere per questo istradato verso la presa di possesso della casa e dell'intera dispensa .
Non si intende, mi sembra, educare a fare sempre ciò che gli pare nel momento stesso in cui gli va.
È sempre un bambino e, nello specifico, non credo rientri nel suoi interessi alimentari abituarsi a mangiare ogni volta che voglia solo perché sa dove sono i biscotti (nel mio caso). Io, per esempio gli dico semplicemente no, aspetta fra poco è pronta la pappa.
Oppure "si, va bene, uno solo, però" se penso sia il momento giusto per la merenda.
I bambini sanno autoregolarsi, ma se non vengono distratti da 'qualunque cibo (o situazione) gli faccia venire voglia di mangiare anche se non ha fame".
Piermarini ricorda anche, spesso, che anche la richiesta durante il pasto, che all'inizio deve essere protagonista assoluta perché si avvii il 'motorino-AS', pian piano si dividerà il ruolo con l'aspettativa della sua porzione del pasto della famiglia che gradualmente si forma nel bambino, fino a restare in un angolino una volta preso il ritmo giusto.
Per i genitori dovrebbe sempre restare comunque viva e ricorrervi di nuovo quando si verificassero periodi di 'minor appetito' in modo da non cadere nel versante opposto dell'imposizione e ricordarsi così qual'è l'idea di bambino che ci ha spinti fin lì:
quella di un essere da rispettare.
Ogni volta in situazioni simili non si ricorra all'insistere, bensì al caro lasciare a disposizione.
Fatte salve queste occasioni, però, nel tempo il bambino avvicinandosi per curiosità e senza aspettative (sue o nostre) al pasto, imparerà con naturalezza ad adeguarsi alle norme comportamentali relative, compreso una corretta e sana gestione dei fuori pasto.
Insomma, quando diciamo che una famiglia informata e un'alimentazione sana e variata sono le migliori fondamenta per un buon AS intendiamo anchequesto, no?
Non credo sia una buona idea dare in mano ad un bambino piccolo le chiavi di una dispensa da gestirsi da solo anche se a sua misura e con cibi sani!
Né credo sia educativo (mia opinione) che associno la sensazione di indipendenza necessariamente con il fatto di poter disporre della propria alimentazione.....non so, mi suona tanto borderline fra sanezza e anoressia/bulimia.
Beh, mi sembra esauriente. Comunque posto lo stesso quanto avevo appena scritto.
Io credo che ogni volta che in AS (anche da come ne parla lo stesso Vate) si parla di lasciare libero accesso al cibo vada necessariamente inteso sempre come 'al cibo messo a sua disposizione dai genitori', cioè preventivamente valutato e scelto dalle persone che si prendono cura di lui.
(12-03-2012, 09:52 09)blackbird Ha scritto: in ogni caso il fatto che prenda il cibo da solo è una cosa che in parte è in linea con quello che abbiamo fatto fino ad ora (alimentazione a richiesta), e in parte a lui piace: si sente grande, disinvolto, adulto, padrone di se e della casa. Se glielo negassi non sarebbe un atto scorretto?
no, non lo credo.
Secondo quanto mi risulta, Piermarini non ha mai detto che lasciare spazio alla libera e attiva richiesta del bambino significhi mancare totalmente nell'azione educativa di guida a cui sono chiamati i genitori.
La possibilità di richiedere ha il ruolo di 'motivazione' per il bambino, di porta di accesso al mondo del cibo.
Potrebbe essere inteso come una sorta di veicolo che permette il transito del piccolo dal mondo del 'solo-latte' a quello del 'latte+pasti da grande' senza le classiche più o meno forzate imposizioni tabellari, anzi facendo semplicemente leva sulla naturale propensione del bambino per l'imitazione delle azioni dei genitori, per il gioco, per l'esplorazione orale degli oggetti, la conquista dell'autonomia....
Non è anche un fine dell'azione educativa.
Cioè, che il bambino che si forma in regime AS possa essere un bambino con maggior autonomia e capacità critica di altri è conseguenziale, ma non è che debba essere per questo istradato verso la presa di possesso della casa e dell'intera dispensa .
Non si intende, mi sembra, educare a fare sempre ciò che gli pare nel momento stesso in cui gli va.
È sempre un bambino e, nello specifico, non credo rientri nel suoi interessi alimentari abituarsi a mangiare ogni volta che voglia solo perché sa dove sono i biscotti (nel mio caso). Io, per esempio gli dico semplicemente no, aspetta fra poco è pronta la pappa.
Oppure "si, va bene, uno solo, però" se penso sia il momento giusto per la merenda.
I bambini sanno autoregolarsi, ma se non vengono distratti da 'qualunque cibo (o situazione) gli faccia venire voglia di mangiare anche se non ha fame".
Piermarini ricorda anche, spesso, che anche la richiesta durante il pasto, che all'inizio deve essere protagonista assoluta perché si avvii il 'motorino-AS', pian piano si dividerà il ruolo con l'aspettativa della sua porzione del pasto della famiglia che gradualmente si forma nel bambino, fino a restare in un angolino una volta preso il ritmo giusto.
Per i genitori dovrebbe sempre restare comunque viva e ricorrervi di nuovo quando si verificassero periodi di 'minor appetito' in modo da non cadere nel versante opposto dell'imposizione e ricordarsi così qual'è l'idea di bambino che ci ha spinti fin lì:
quella di un essere da rispettare.
Ogni volta in situazioni simili non si ricorra all'insistere, bensì al caro lasciare a disposizione.
Fatte salve queste occasioni, però, nel tempo il bambino avvicinandosi per curiosità e senza aspettative (sue o nostre) al pasto, imparerà con naturalezza ad adeguarsi alle norme comportamentali relative, compreso una corretta e sana gestione dei fuori pasto.
Insomma, quando diciamo che una famiglia informata e un'alimentazione sana e variata sono le migliori fondamenta per un buon AS intendiamo anchequesto, no?
Non credo sia una buona idea dare in mano ad un bambino piccolo le chiavi di una dispensa da gestirsi da solo anche se a sua misura e con cibi sani!
Né credo sia educativo (mia opinione) che associno la sensazione di indipendenza necessariamente con il fatto di poter disporre della propria alimentazione.....non so, mi suona tanto borderline fra sanezza e anoressia/bulimia.
2/10/2007 Tartarughino
27/6/2010 Torello