07-02-2012, 11:00 23
(07-02-2012, 07:37 19)Valina Ha scritto: Io mi riferisco ad alcune decisioni tipiche dell'emozionalità e dell'istinto materno.
E' chiaro che un papà infelice non fa bene alla famiglia, ma solitamente è difficile che trovi situazioni che non possa mediare. Certo che se decidi di lasciare alla nonna materna (o chi per lei) il pargolo e papà e suocera proprio non si pigliano allora si debba scegliere altra via.
Solo che nei primi anni l'infelicità della mamma trascina in modo deleterio tutti quanti mentre il papà può anche glissare in modo più facile. In fin dei conti i loro ormoni continuano ad essere gli stessi e il loro metabolismo pure. E poi i bambini cercano la mamma e perciò forse lei ha un metro più adatto per capire cosa ci voglia per il bambino.
E' evidente anche che un po' di razionalità possa tenere un po' la mamma a bada! Da noi si applica più o meno lo stesso metodo di Rossanalib, anche perché sono io che mi informo e studio. Nel 90 per cento dei casi siamo in sintonia, mentre il restante dieci per cento è lasciato a me. E se natura ha previsto un maschile e un femminile così diversi ha le sue buone ragioni.
Ragionare insieme fino allo sfinimento non mi sembra buona cosa. Il mio psicoterapeuta sostiene che se tu vuoi vivere in montagna e lui al mare, è perfettamente inutile che decidiate di vivere in campagna. Uno dei due deve cedere.
E in fatto dei primi anni di vita mi pare che sia più semplice ceda il papà, ove possibile, piuttosto che la mamma.
L'esempio perfetto è quello (suo malgrado) di Patataecipolla: ma lui che ne sa e cosa sente per poter mettere becco nella questione? E anche se fosse a disagio per lei, non potrebbe onestamente manifestarlo e dire "ti supporto nelle scelte in cui credi anche se non le capisco"?
La mia intenzione non è affatto quella di fregarsene dei loro sentimenti ma capire perché a volte sembrino avere la soluzione definitiva e inflessibile su cose che necessariamente sono competenza della mamma.
Ora preparo la cena, dopo rileggo tutte le risposte con maggiore attenzione.
Non lo so, più ci penso e più non mi convince. Quello che dici è giusto partendo dall'assunto che tra le posizioni divergenti, sia quella della mamma ad essere dotata di buon senso e "giusta". Ma non posso credere che sia sempre così. Ad esempio qualche tempo fa se non sbaglio ci fu un nuovo iscritto a questo forum che era un papá con volontà di autosvezzare e che aveva a che fare con una mamma reticente. In questo caso, avrebbe dovuto desistere per il diritto alla felicitá della madre o no?
Oppure riporto l'esperienza di una mia amica che ha partorito praticamente con me: non ha mai voluto attaccare la bambina al seno, le ha dato per qualche mese latte materno tirato col biberon e poi è passata all'artificiale. Svezzamento a 4 mesi. Perchè per lei era importante poter essere libera di tornare presto a lavoro, lasciare la bambina ad altri anche per nutrirla per poter fare gli affari suoi. Il padre era pro allattamento ma ha desistito per accondiscendere la madre. Ha fatto bene? Avrebbe potuto cercare di farla ragionare di più?
Insomma quello che non mi convince è parlare di diritto alla felicitá della mamma, e non del bambino/della famiglia, perchè secondo me le due cose non sempre vanno a braccetto.
Iris 17/03/2011