Hmmm... per me vale il modello dell'ascolto, del capire perché, del mediare, del lasciar scegliere tutto quello che può essere oggetto di scelta. Ma anche non ho il minimo problema ad arrabbiarmi e far capire alla Cucciola che un certo comportamento è indisponente, o che se dice no-si-no-no-si-no ad una cosa, e poi piange disperata perchè voleva che fosse si - o no - non può aspettarsi che uno abbia capito quello che voleva, o che aspetti per 3 ore che lei si decida. E quando c'è qualcosa su cui non c'è opzione, o qualcosa che è un dato di fatto, niente, è così e basta. Se Cucciola piange, la consolo, o sdrammatizzo, ma le spiego che è così e punto, e lei capisce. Cucciola è piuttosto moderata nelle follie da terrible 2, sostanzialmente è abbastanza di buon senso, ma un episodio tipo quello dell'ascensore con cui Arkadian ha aperto questa discussione poteva e può ancora benissimo succedere, qualcosa di simile a volte l'abbiamo avuto. Anche le tergiversazioni e i mille pretesti in perfetta mala fede, ma grande tenerezza, per non usicre la mattina. Mi è capitato gridare dicendo "Cucciola, adesso la mamma si arrabbia, sto perdendo la pazienza perché ho tanta fretta e se tardi ancora diventa tutto più difficile per me". Non l'ho mai sgridata per il solo motivo che piangeva, quando piange la prendo in braccio e la consolo, se dice "via mamma" mi allontano un pò dicendole "allora ti lascio un pò piangere per conto tuo, quando mi vuoi mi chiami", poi mi richiama "voglio mamma" e io arrivo, l'abbraccio ed è tutto finito. Spesso propone lei stessa la soluzione di compromesso - ma se non accetto quella allora può veramente disperarsi, perchè vuole uscire dallo stallo e non ci riesce. Concordo anche con la frequenza del caso "rewind", in cui un bimbo di 2-3 anni cerca di riprendere le cose ad un punto in cui è stato interrotto.
Da leggere anche Bettleheim "un genitore quasi perfetto", che dice esattamente la stessa cosa di Rossanalib: mettersi nei panni del piccolo per capire cosa causa il "capriccio".
un'altra cosa che funzionava benissimo per uscire da impasse da "no" gratuito, era la "gara di No": ciascuna di noi doveva sparare dei "NO" con massimo slancio e effetti vocali. Dopo un pò di "no" miei belli teatrali, lei si metteva a ridere e si ripartiva tutto normale.
(26-05-2012, 12:57 12)cristina81 Ha scritto: rossana, la penso esattamente come te!
anch'io, prima di diventare mamma, mai avrei pensato che sarei stata una mamma cosi' come sono diventata: anch'io ero dell'idea "qui sono io il genitore e qui comando io perche' e' cosi' che deve essere". del resto sono stata cresciuta cosi'...
e ripensando alla mia infanzia .. quanta sofferenza e quanta frustrazione e quanta rabbia ogni volta che mi si diceva "no, perche' e' no e lo decido io"
e poi in adolescenza sono stata proprio quel tipo di ragazza ribelle che se ne frega dell'autorita' e si ribella ai genitori con forza!
forse per affermare anche quella mia autonomia che non avevo potuto affermare prima??
ecco, avessi magari ricevuto meno no, con una linea pedagogica piu' morbida avrei avuto meno risentimento e rabbia repressa?...
insomma, non credo proprio che lasciare che i ns cuccioli sperimentino li faccia diventare dei delinquenti da adulti!
Non è il "no" di per sé, è il "no" immotivato, non riflettuto, non tenente in considerazione né la realtà né i tuoi sentimenti, il no bastante a se stesso come affermazione dell'autorità. E il perché è ovvio: che razza di fiducia si pensa di poter dare nell'autorità, se tale autorità non è saggia e affidabile, se non prende in considerazione quel che c'è di vero e concreto, se non dà segni di costruire le proprie posizioni su basi razionali, o quantomeno su uno sforzo in buona fede di fare il bene. La frustrazione ci sta, fa parte della vita, ma va capita, o quantomeno espressa come questa parte della vita che è, non importa ciecamente.
Allo stesso modo, e così la penso, per inciso, anche riguardo il famoso dibattito del "dire bravo", non credo sia vitale adottare un comportamento sistematico, basato su regole di principio uniformi. Qui qualcuno ha detto che siamo il metro della vita, e il metro della vita sono le persone, con tutte le loro varianti, le loro incostanze, le loro emozioni, le persone, e non regole, e neanche alti principi educativi. Possiamo anche essere un pò stronze, quando capita, pur di far sempre tornare in primo piano la nostra profonda e vera amorevolezza.