Non riuscirò mai a rispondervi una ad una! Provo un po' in generale come mi viene.
Per me allattare, fino a quando ho avuto il primo figlio, era una cosa scontata.
Quando poi frequentai il Corso preparto, scopri che tutte quelle ansie di cui non capivo la ragione, sul fatto che sarebbe stata una bella fortuna se avessi avuto il latte, cosa che mi sentivo ripetere continuamente, non avevano ragione d'esistere.
Già prima di quel corso, pensavo che queste 'sfortune' dovevano essere legate a un fattore di eccezionalità. Non ci avevo mai pensato in questi termini, ma davo per scontato che la natura umana dovesse necessariamente avere in sé tutte le risorse per dare a un proprio cucciolo tutto ciò di cui necessitava per 'sopravvivere' senza artefici.
Per me LA significava solo surrogato industriale. E non sapevo neanche che fosse l'alimento migliore per un bambino dopo il LM. Infatti poi, credetti fosse più 'sano' del cibo frullato genuino e fresco di quello (errore).
Dopo il corso ero più cosciente dell'origine di queste false credenze sull'allattamento.
Sapevo anche che il latte non finisce, ma anche che era soggetto a meccanismi ormonali che, sotto stress potevano incepparsi.
Quello che non capii è che normalmente, rimossa la tensione psicologica, il problema avrebbe potuto anche rientrare. In realtà non mi era chiaro il meccanismo della fisiologia dell'allattamento.
Per questo la situazione che ho descritto commenti fa mi fece fraintendere un insieme di elementi riguardo a ciò.
Era anche successo che casualmente il mio capoparto fu a 4 mesi e mezzo e molti fanno risalire a questo la fine dell'allattamento.
Pensare che mio figlio, invece, poppava di più in quel periodo!
Anche con il secondo, capoparto a 4 mesi......scatto di crescita (ma chi l'aveva capito, visto che si allungava senza pesare di più!) non compreso, ma............grazie ai problemi alimentari del grande, approdai in un forum dove scoprii la giusta chiave di lettura di tutto questo.
Ed eccoci qui, a 28 mesi e mezzo!
Non ho mai vissuto male i primi temp di allattamento né al primo né al secondo. Allattamenti ben avviati nonostante i tentativi di depistaggio delle ostetriche dell'ospedale.
Non fastidio, se non tensioni del seno fino a proroduzione assestata, e crescita ottimale di entrambi anche secondo le curve di cui parla Andrea nel blog. Persino oltre la media dei percentili peso e altezza.
Poi, solo dopo lo scoprii, seguirono esattamente l'andamento di normali bambini sanamente allattati al seno. In più hanno evidentemente preso i geni del padre: alto e e slanciato, a volte con un po' di pancia in più, ma mai grasso.
(io piccola e secca fino a vent'anni, seno cresciuto dai 21 ai 26, e ingrassata solo dopo le gravidanze)
nonostante tutto, non ho mai provato 'piacere fisico' allattando.
Era una sensazione gradevole, sì, ma il grosso del 'piacere' era mentale.
Provvedere al mio cucciolo secondo quanto la natura si aspettava per lui. Mai un dovere, ma Valina, credo che questo dipenda da un atteggiamento mentale mio aiutato dal fatto di non aver avuto problemi e dolori intensi se non occasionali, rapide ragadi mai ripetutesi una volta scoperti il trucchetto di un corretto 'attacco'.
Non l'ho mai vista come una potente 'arma' (curiosità: perché un termine così bellicoso?
), né mi ha mai sfiorato l'idea di potermi sentire gratificata dal non poter essere sostituita.
Non lo ero, certo, e anzi può essermi pesato talvolta la notte, ma ero solo presa dal sentirmi mamma completa e e lo vedevo come un dono gradito per il mio cucciolo.
Questo bastava a rendermelo 'caro', gradito, NORMALE nel senso di spontaneo, un fatto non-eccezionale.
Fu poi il legame creatosi, che secondo me sul piano dell'intimità, in più dell'allattamento amorevole con LA, ha solo l'elemento 'carnale', che lo rese unico e irripetibile.
Poi, come ogni modalità comunicativa, una volta finito, mi è mancato tanto.
Però, non mi resi conto quanto finché non l'ho rivissuto.
Col primo figlio la malinconia fu amplificata dal senso di 'incompiutezza'.
Col secondo, ciò che l' amplifica sono i sensi di colpa una volta conosciuto quello a cui avevo costretto il grande a rinunciare inutilmente, che me l'ha reso una sorta di riscatto verso il primo parziale fallimento, di rivincita nei confronti del 'cattvo senso comune', e un balsamo per ancora quel senso di colpa quando vedo la tenerezza e la gratitudine per ciò che il Tartarughino immagina abbia fatto anche per lui.
È tutto interno a me.
Certo, che vedere il piccolino a sua volta malinconico, mi strugge.
So he lui sta semplicemente crescendo, so che questo non sta avvenendo inmodo traumatico né forzato, ma vederlo sospirare perché sta finendo il 'atte....
Credo che faccia parte di quella dolce malinconia che si prova prima del rientro dalle vacanze: giusto, inevitabile, con anche un po' di sollievo perché torni a casa tua dove sono tutte le tue cose, il tuo nido, però......ti dispiace.
Quelle lacrime che ho versato (con discrezione) oggi perché ho finito una supplenza e domani non rivedrò i miei 'bambini'.
La malinconia dei cambiamenti.
Penso anche alla gioia che mi riempe ad ogni loro conquista, alla soddisfazione vedendoli diventare più autonomi, più grandi che però si accompagna a una tenera 'tristezza' pensando che mi mancherà non vederli più anche così piccoli e tenerissimi.
Leggendovi, mi sono chiarita un po' le idee.
Ora forse il perchédi questa mia malinconia lo so.
Però........ufffffff.
Vabbè, dai.
Poco fa ha fatto quella sua ciucciatina e mi ha detto.
'mamma io 'ande, ma 'iccolo!"
Quando gli ho chiesto: 'Ma ce n'è ancora?'
lui: 'Iccolo, bolò (=però) bonno!'
Poi è sceso e a preteso prepotentemente il ciuccio, che non ha mai usato se non per addormentarsi.
Pur di farselo dare si è tolto le pantofoline e si è messo nel letto!