04-09-2011, 12:39 12
... alimentazione complementare A RICHIESTA.
Di recente ho avuto uno scambio di mail con il vate che mi ha fatto riflettere. Ripensando anche ad alcuni messaggi che ho letto qui forse è il caso di puntualizzare un paio di cose che sono state già dette sia da me che da altri, ma che forse sono passate in secondo piano.
L'AUTOsvezzamento, o alimentazione complementare A RICHIESTA, (notare l'enfasi) ha come punto cardine che è il bambino a segnalare il proprio interesse per il cibo. Questo interesse si dimostra quando il bambino prende ATTIVAMENTE parte ai pasti dei "grandi" arraffando quello che gli capita sotto mano e che gli sembra interessante per poi portarlo alla bocca e farci ... boh... qualcosa.
Ritornando alla discussione dell'altro giorno (http://www.autosvezzamento.it/forum/Thread-carne), "proporre" è una parola che, nel contesto, non ha senso, perché non c'è niente da "proporre". Si dovrebbe parlare invece di "CONDIVISIONE". Dopo tutto quando si prepara il pranzo, non è che chi cucina dice ai commensali che per pranzo viene "proposta" la carne o il pesce è quello che è... invece dirà che "per pranzo c'è questo o quello". Perché non usare la stessa terminologia anche per i più piccini? La questione non è semplicemente di semantica, ma di approccio. Il cibo sulla tavola è per tutti, sia grandi è piccini, è tutti si serviranno secondo i propri gusti e inclinazioni (a chi piace più verdura, a chi più carne, a chi più pane, ecc.). Spesso si legge qui di genitori preoccupati che i figli non sembrano interessati a mangiare e quasi altrettanto spesso li si consiglia di aspettare tempi più favorevoli e "riprovare a proporre". Invece bisognerebbe dire di continuare a mettere i figli a tavola e aspettare che siano LORO a dare dei segnali chiari (ovvero arraffare qualcosa dal piatto dei genitori), il che non è lo stesso di continuare a mettere la forchetta davanti alla loro bocca sperando che la aprano. Tra l'altro continuando a "proporre" si corre il rischio che si finisce per preoccuparsi perché il bambino "non mangia", "non è interessato", ecc. ecc. innescando potenzialmente tutti quei meccanismi conflittuali genitore-bambino perché il genitore teme che il bambino non sia "performante" mentre io bambino "gode" delle attenzioni che gli vengono rivolte.
Sul forum sembriamo concentrarci per lo più sul fatto che le tabelle per introdurre i cibi non hanno senso, ma sembriamo dimenticarci l'aspetto di rendere lo svezzamento veramente "a richiesta". Tra l'altro questo è un altro motivo per cui fare svezzamento "misto" non ha davvero alcun senso... come si fa a dare cibi come se fossero medicine, in quantità e tempi ben precisi, mantenendo l'"a richiesta"? Impossibile...
Di recente ho avuto uno scambio di mail con il vate che mi ha fatto riflettere. Ripensando anche ad alcuni messaggi che ho letto qui forse è il caso di puntualizzare un paio di cose che sono state già dette sia da me che da altri, ma che forse sono passate in secondo piano.
L'AUTOsvezzamento, o alimentazione complementare A RICHIESTA, (notare l'enfasi) ha come punto cardine che è il bambino a segnalare il proprio interesse per il cibo. Questo interesse si dimostra quando il bambino prende ATTIVAMENTE parte ai pasti dei "grandi" arraffando quello che gli capita sotto mano e che gli sembra interessante per poi portarlo alla bocca e farci ... boh... qualcosa.
Ritornando alla discussione dell'altro giorno (http://www.autosvezzamento.it/forum/Thread-carne), "proporre" è una parola che, nel contesto, non ha senso, perché non c'è niente da "proporre". Si dovrebbe parlare invece di "CONDIVISIONE". Dopo tutto quando si prepara il pranzo, non è che chi cucina dice ai commensali che per pranzo viene "proposta" la carne o il pesce è quello che è... invece dirà che "per pranzo c'è questo o quello". Perché non usare la stessa terminologia anche per i più piccini? La questione non è semplicemente di semantica, ma di approccio. Il cibo sulla tavola è per tutti, sia grandi è piccini, è tutti si serviranno secondo i propri gusti e inclinazioni (a chi piace più verdura, a chi più carne, a chi più pane, ecc.). Spesso si legge qui di genitori preoccupati che i figli non sembrano interessati a mangiare e quasi altrettanto spesso li si consiglia di aspettare tempi più favorevoli e "riprovare a proporre". Invece bisognerebbe dire di continuare a mettere i figli a tavola e aspettare che siano LORO a dare dei segnali chiari (ovvero arraffare qualcosa dal piatto dei genitori), il che non è lo stesso di continuare a mettere la forchetta davanti alla loro bocca sperando che la aprano. Tra l'altro continuando a "proporre" si corre il rischio che si finisce per preoccuparsi perché il bambino "non mangia", "non è interessato", ecc. ecc. innescando potenzialmente tutti quei meccanismi conflittuali genitore-bambino perché il genitore teme che il bambino non sia "performante" mentre io bambino "gode" delle attenzioni che gli vengono rivolte.
Sul forum sembriamo concentrarci per lo più sul fatto che le tabelle per introdurre i cibi non hanno senso, ma sembriamo dimenticarci l'aspetto di rendere lo svezzamento veramente "a richiesta". Tra l'altro questo è un altro motivo per cui fare svezzamento "misto" non ha davvero alcun senso... come si fa a dare cibi come se fossero medicine, in quantità e tempi ben precisi, mantenendo l'"a richiesta"? Impossibile...
BM 06-09
C (ex PA) 20-10-11