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Vediamo quando iniziare lo svezzamento

Domanda da un milione di dollari: quando iniziare lo svezzamento? E chi lo sa… basta chiedere in giro e si riceveranno i consigli più disparati; si va dai 2 mesi (e non vi prendo in giro…) ai 6 mesi e oltre. A chi dare retta in questa giungla? La risposta, semplicissima e che sento risuonare dentro le mie orecchie, è: “Al pediatra, ovvio!”. Il problema è… a quale pediatra? A quello privato o a quello dello stato, a quello della vicina o a quello della Luigina? Ognuno avrà la sua risposta. Con questo articolo voglio darvi LA risposta definitiva alla domanda che TUTTI i genitori si pongono: quando inizia lo svezzamento? Per evitare delusioni, ve lo dico subito, In fondo avete già visto lo spoiler che io stesso ho fatto con l’immagine in alto, quindi è inutile tenervi con il fiato sospeso.

Quando iniziare lo svezzamento? Booohhh!!!

Per capire come mai “booohhh!” sia l’UNICA risposta sensata dobbiamo approfondire bene la questione e liberarci di molti preconcetti, per cui vi invito a leggere fino alla fine.
quando iniziare lo svezzamento
Range di età entro cui i bambini (NORMALI) compiono alcune tappe motorie. A questa è stata aggiunta un’altra barra relativa all’alimentazione complementare.
Questa è la trascrizione del video che trovate sul canale YouTube e che potete vedere cliccando sull’immagine all’inizio dell’articolo. Non dimenticate di iscrivervi al canale YouTube di Autosvezzamento.it cliccando qui. Innanzitutto diciamoci la verità, quando chiediamo “quando inizia lo svezzamento”, quello che invece intendiamo dire è “quando FINISCE lo svezzamento”, ovvero nel nostro immaginario vediamo il bambino che INIZIA facendo un pranzo completo, e magari anche la cena e la colazione, abbandonando le relative poppate in rapida sequenza (e purtroppo questo mito viene perpetuato da TROPPI operatori sanitari). In realtà le cose sono ben diverse. Facciamo un esempio, un bambino che INIZIA a camminare cosa farà? Porterà il cane a fare una passeggiata dall’oggi al domani? Oppure comincerà provando a tirarsi su e fare un passetto mentre trema tutto tentando di rimanere in equilibrio, ma non ci riesce? Le nostre aspettative rispetto a quando si “inizia” a camminare sono ben diverse da quelle che abbiamo quando si “inizia” a mangiare. Quando si parla di camminare, di parlare o di 100 altre cose, non abbiamo problemi ad accettare il fatto che questo sarà un processo più o meno lungo che comincia, appunto, con piccoli passi o qualche sillaba pronunciata a caso. Se invece parliamo di alimentazione ci aspettiamo, anzi pretendiamo che il bambino dall’oggi al domani mangi x grammi di pappa (e se non li mangia sono dolori…) e il progresso viene visto semplicemente come un cambio di consistenze, da puree, a cose più grumose a cibo, diciamo, adulto. Questo è come dire che quando il bambino DEVE camminare secondo una tempistica arbitraria, dovrà stare sul girello per un certo numero di ore al giorno per far fare allenamento alle gambe, altrimenti poi non camminerà bene o gli succederà chissà che cosa. Invece il bambino che si sta avvicinando all’alimentazione complementare inizierà semplicemente assaggiando un po’ di questo e un po’ di quello, mentre le dosi aumenteranno con il tempo. In questo modo la gradualità è la stessa di quando imparerà a camminare o a parlare. “Vabbè, però un’età almeno indicativa me la potrai dare?” In tanti mi staranno chiedendo a gran voce. Gli organismi internazionali, ad esempio OMS, UNICEF e AAP (Accademia Americana di Pediatria), sono d’accordo nel consigliare di cominciare non prima dei 6 mesi. L’ESPGHAN (Società Europea di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica), usata da molti in Europa come punto di riferimento tra cui l’EFSA, dice che l’alimentazione complementare dovrebbe cominciare tra i 4 e i 6 mesi. Ad autosvezzamento.it che facciamo, seguiamo la regola dei 6 mesi o quella dei 4-6? Secondo me c’è una terza via, quella del “boh”, che è ancora migliore. Lasciando perdere la questione delle date, cosa hanno in comunque i consigli / suggerimenti / indicazioni / chiamateli_come_vi_pare  che ci danno gli esperti? Funzionano a livello di popolazione e non di singolo individuo. Se da una parte si cerca di mettere un freno a decenni di industria del baby food che per tutta una serie di ragioni ci ha invitato a cominciare lo svezzamento sempre prima e che ha così catechizzato intere generazioni di genitori, dall’altra non possiamo mettere regole ferree che valgano per tutti. Per dire, ammettiamo che sia valido il consiglio di cominciare tra i 4 e i 6 mesi. E se mio figlio non fosse pronto o interessato, che faccio, vado d’imbuto? Lo stesso dicasi per il consiglio di cominciare dopo i sei. E se mio figlio mi fa capire di voler cominciare prima lo metto davanti alla televisione per distrarlo quando mangio qualcosa? Capite bene che c’è qualcosa che non va nella maniera in cui il discorso è impostato.

Quando avvengono le tappe della crescita

Le tappe della crescita non vengono certo attraversate a scadenze fisse uguali per tutti, ma avvengono normalmente all’interno di determinate finestre di opportunità, come sa bene l’OMS e come vediamo in questo grafico, tratto dal suo sito, che ci fa vedere il range di età nei quali i bambini NORMALI compiono alcune tappe motorie fondamentali. Vediamo ad esempio la prima, stare seduti senza supporto, e scopriamo che la finestra va più o meno da 4 fino a 8,4 mesi (ho volutamente eliminato i casi più estremi). In questo intervallo ricadono circa il 95% dei bambini normali, per cui viene considerato NORMALE che un bambino impari a stare seduto da solo all’interno di una finestra di oltre 4 mesi, e considerando che l’estremo inferiore è pari proprio a 4 mesi di età, vedete che è una finestra enorme per un bimbo così piccolo. Il picco è intorno proprio ai sei mesi, e mano mano che ci allontaniamo da questo valore il numero di bambini decresce (abbiamo visto in un articolo precedente che il numero di bambini che attraversano una determinata tappa legata alla crescita può essere illustrato con una curva a campana, dove il picco rappresenta il 50mo percentile.). Quindi in questo esempio intorno a 6 mesi un buon numero di bambini comincerà a sedersi senza aiuto, ma la finestra temporale all’interno della quale il 95% circa dei bambini NORMALI compie questa tappa dura grosso modo 4 mesi e mezzo, NON due giorni. In questo grafico sono stati plottati dal basso verso l’alto 1) Stare seduti senza aiuto 2) reggersi in piedi aiutato 3) Gattonare 4) camminare aiutato 5) stare in piedi senza aiuto 6) camminare senza aiuto. Vedete a colpo d’occhio l’enormità di alcune di queste finestre di opportunità che ci insegnano, ad esempio, che un bambino che cammina senza aiuto a 9 mesi o a 16 mesi (un intervallo di ben 7 mesi) è normale così come è normale un bambino che lo fa a 12 mesi (che è il 50mo percentile). È possibile che per l’alimentazione non funzioni così? Che una tappa così importante nella crescita dei bambini possa avvenire dall’oggi al domani secondo schemi prestabiliti? Vedete da soli che non è possibile e che il solo avanzare un’idea del genere dovrebbe essere accolto con scherno. E invece questo è PURTROPPO il dogma corrente.

L’alimentazione complementare non può essere trattata diversamente

Una persona che queste cose le studia, Adriano Cattaneo, un epidemiologo che ha lavorato anche all’OMS su questi argomenti, ha completato il grafico visto in precedenza aggiungendo un’altra tappa fondamentale, l’alimentazione. Adriano ci ricorda che in questo caso la finestra va da verso i 5 a verso gli 8 mesi, con un picco… lo avete indovinato, intorno ai 6 mesi. Ed ecco che adesso alla domanda “quando inizia lo svezzamento” si può rispondere al massimo dicendo “da verso i 5 a verso gli 8 mesi, ma quando accadrà è impossibile dirlo”. L’unica cosa che possiamo fare è avere il bambino a tavola con noi (quando non dorme almeno), e piano piano comincerà ad avvicinarsi al cibo. Anzi, il più delle volte sarà difficile per il genitore dire a posteriori quando il proprio figlio abbia iniziato perché il percorso sarà stato intrapreso in modo spesso impercettibile. Dopo tutto sappiamo che non c’è nessuna fretta perché di media fino all’anno il latte rimane l’alimento principale. Inoltre, i primi assaggi sono solo l’INIZIO del percorso, non la fine; è possibilissimo cominciare ad avvicinarsi all’alimentazione complementare (notate come non usi più il termine “svezzamento”) semplicemente con qualche boccone qui e là, e magari continuare così per un bel pezzo, ma va benissimo così. Proprio come un bambino impara a camminare un passetto alla volta, così imparerà a mangiare un microboccone alla volta. Perché ci vogliano far credere che non debba essere così, è un qualcosa che non capirò mai. Adriano Cattaneo, in un articolo, ci ricorda che I professionisti della salute dovrebbero capire che per introdurre alimenti complementari non c’è un momento propizio in cui cogliere l’occasione, ma una finestra di sviluppo all’interno della quale è possibile iniziare, e che alcuni bambini saranno pronti prima e altri dopo i 6 mesi, in termini di sviluppo neuromotorio. Questa finestra di conquista di determinate abilità dovrebbe essere considerata una normale tappa dello sviluppo e gli operatori sanitari dovrebbero informarne i genitori e aiutarli a riconoscere i segni che indicano che un bambino è pronto per gli alimenti complementari: 1) Riesce a stare seduto e a tenere su la testa da solo; 2) Coordina occhi, mani e bocca in modo da guardare il cibo, prenderlo e metterselo in bocca; 3) È capace di deglutire cibo solido. Fare riferimento ai segni di maturità neuromotoria per iniziare l’alimentazione complementare fornisce ai professionisti un’ulteriore opportunità di stimolare i genitori ad agire in risposta ai segnali dei bambini, ai loro bisogni e alle loro capacità in via di sviluppo, cosa che bisogna continuare a fare per tutta l’infanzia e la fanciullezza. Si deve preferire tale processo di empowerment rispetto a istruzioni prescrittive di dare cibi solidi prima dei 6 mesi (o a 4 o quello che è), come raccomandano alcuni. Cattaneo vuole liberare i genitori dalla schiavitù delle regole arbitrarie valide per tutti. Quello che dobbiamo ricercare non è una data sul calendario, ma quando il bambino è pronto. Imparare a riconoscere questi segnali è l’empowerment a cui fa riferimento e senz’altro QUESTO è il percorso da seguire. Il calendario lasciamolo perdere. OK, il tutto accadrà probabilmente intorno ai 6 mesi, ma potrebbe succedere prima, come dopo, come molto dopo e tutte queste situazioni sono NOR-MA-LI. Per questo è così importante parlare di alimentazione complementare A RICHIESTA, in quanto è il bambino a dover segnalare chiaramente che è pronto a sperimentare con qualcosa di nuovo secondo una tempistica che è solo sua. Indipendentemente da quando si inizia e dall’approccio usato, tutti, ma proprio tutti alla fine mangeranno i solidi e abbandoneranno il latte; per cui perché non rendere la vita più facile a tutti rispettando quelli che sono i tempi naturali del bambino? Questo modo di pensare che libera sia il bambino che il genitore dalla schiavitù del calendario-tiranno, ci aiuta finalmente a vedere il bambino come un essere competente e ci guida verso il cambio di prospettiva indispensabile per lasciare che il bambino si autosvezzi.

Insomma, quando iniziamo questo benedetto svezzamento?

Boh… quando il bambino ci fa capire che è pronto. Il resto è fuffa. Ciao e alla prossima.

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