Quest’ultimo appuntamento è con un’intervista a Corinna, mamma ad alto contatto di Greta e Paolo, due bambini diversi che hanno scelto di essere svezzati in due maniere diverse. Una storia ispirante di ascolto e di evoluzione.
1. Ciao Corinna, benvenuta! Ti va di presentarci i tuoi bambini parlandoci un po’ di loro?
Ciao Gloria, grazie di avermi invitata a parlare della nostra esperienza.
Greta e Paolo sono due gemelli che fin dalla pancia hanno gridato forte che sono due persone diverse, con diversi gusti, diversi bisogni, diverse attitudini.
La nostra è stata una gravidanza difficile, durante la quale sono insorti alcuni problemi. Fortunatamente, e grazie all’aiuto dei medici che ci seguivano, i bambini sono nati sani a 32 settimane di gestazione. Greta alla nascita era alta 34 centimetri e pesava solo 930 grammi mentre Paolo era quasi il doppio della sorella. A dispetto delle dimensioni lui all’inizio ha incontrato più difficoltà ad adattarsi alla vita extrauterina, necessitando di ausili per la respirazione e per l’alimentazione. Lei invece fin da subito ha dimostrato di apprezzare il mio latte tirato ed offerto con il biberon e è rimasta in ospedale quasi due mesi fino al raggiungimento dei 2 kg, fortunatamente senza incontrare grossi problemi.
Quando finalmente li hanno dimessi dalla TIN e ho potuto portarli a casa ho iniziato a conoscerli davvero e da subito mi sono stupita di quanto due neonati potessero essere già così diversi di carattere, di gusti, di preferenze.
2. Come si è svolto lo svezzamento di Greta e Paolo? Da cosa è stata dettata la scelta di utilizzare un “metodo” piuttosto che un altro?
Diciamo che la scelta più che noi genitori l’hanno fatta i bambini… 🙂 abbiamo sempre cercato di ascoltare, comprendere e rispondere ai loro bisogni individuali nel modo più appropriato.
Paolo fin dalla nascita ha sofferto di una forma abbastanza grave di reflusso gastroesofageo che, oltre a provocargli molto dolore, rendeva difficile la sua crescita: nonostante i farmaci, la “terapia posturale” e il latte addensato vomitava sempre moltissimo e spesso passava periodi in cui perdeva peso. Greta invece non ha mai avuto problemi con il latte. Ha preso per tre mesi il mio latte tirato e somministrato col biberon, poi purtroppo siamo passati alla formula, ma sempre a richiesta. A sei mesi anagrafici (ma quattro corretti per prematurità) ci hanno suggerito di provare a proporre cibi solidi, e così abbiamo fatto. I bambini non sapevano ancora stare seduti senza sostegno, non sapevano afferrare gli oggetti né portarli alla bocca, non dimostravano alcun interesse verso quello che mettevamo in tavola e il riflesso di estrusione era ancora molto forte. Il primo approccio col cucchiaino infatti è stato disastroso per entrambi! All’epoca non ci eravamo ancora informati a sufficienza sullo svezzamento, e così ignoravamo sia le raccomandazioni dell’OMS sia i consigli di due pediatri che poi si sono rivelati illuminanti: Gonzalez e Piermarini!
Per Paolo, però, finalmente con il cibo solido stavano diminuendo gli episodi di vomito. Greta invece continuava a rifiutare con veemenza sia la frutta che altre proposte salate. Rapidamente Paolo, nonostante le difficoltà con la deglutizione, ha iniziato a rifiutare sempre più spesso il latte – che continuavo ad offrire come prima – e a preferire le “pappe”. Presto ha iniziato a preferire alternative al latte anche a merenda e a cena, e così gli proponevo pasti preparati in casa apposta per lui e frullati. Contemporaneamente li ho sempre offerti anche a Greta che però continuava a volere soltanto latte e con il quale cresceva bene e non aveva alcun problema.
Quando noi adulti mangiavamo i bambini erano sempre a tavola con noi. Verso gli otto mesi corretti (e una volta conquistata la posizione seduta e la capacità di afferrare bene gli oggetti) Greta quasi improvvisamente ha dimostrato interesse verso una fetta di torta di porri e lì è iniziata la nostra meravigliosa avventura nel mondo dell’autosvezzamento. A quel punto ho ritenuto utile documentarmi ulteriormente: ho letto diversi libri, mi sono confrontata con i pediatri e con altre mamme di persona e su comunità online, e ho iniziato a curare ancor di più l’alimentazione che portavo in tavola per tutta la famiglia. Pasti sani, bilanciati, materie prime di ottima qualità, stagionalità, ecosostenibilità e varietà sono diventati ancor di più valori importanti nella nostra cucina. La nostra grande fortuna è stata anche l’essere seguiti da medici disponibili al dialogo che ci hanno fornito supporto e fiducia. Senza fretta e molto gradualmente i primi assaggi di Greta si sono fatti sempre più consistenti e vari e così abbiamo continuato in questo modo per diverso tempo: Paolo aveva a disposizione “pappe” frullate mentre Greta preferiva servirsi da tavola (ed entrambi continuavano con l’allattamento “artificiale”). Due bambini diversi, due svezzamenti diversi. Non credo che ci sia sempre una strada migliore per tutti: nel nostro caso due strade molto diverse sono state la soluzione migliore per la nostra famiglia.
3. Quali differenze hai notato con l’andare del tempo? Secondo te il tipo di svezzamento ha influito in qualche modo sulla maniera in cui i tuoi bambini si rapportano al cibo?
Paolo e Greta hanno ancora oggi, a due anni, un rapporto molto diverso con il cibo. Non so quanto questo sia dovuto allo svezzamento diverso e quanto invece sarebbe stato comunque così, ma posso senz’altro dirti che tra i due Greta è ancora oggi molto più aperta. Assaggia qualsiasi tipo di pietanza, ha iniziato prima a mangiare da sola (inizialmente con le mani, presto con le posate), è curiosissima di provare ogni genere di cibo e non rifiuta niente a priori, anche se ha gusti ben definiti (e ben poco “da bambina”). Paolo a confronto è molto più selettivo e schizzinoso: ama solo pasta e riso, mentre gli altri alimenti rifiuta perfino di assaggiarli e spesso devo nasconderli per proporglieli (ad esempio in sughi con verdure frullate). Con lui abbiamo vissuto una sorta di doppio svezzamento: fino ben oltre l’anno lui ha sempre rifiutato cibo non frullato, così a partire dai quindici mesi abbiamo provato (dolcemente ma devo dire anche con decisione) a portarlo verso il “cibo vero”. E’ stato anche questo un passaggio graduale che forse ancora oggi non si è concluso del tutto. In lui non vedo ancora un rapporto spontaneo, curioso e libero aperto verso il cibo come l’ho sempre visto in lei.
4. Cosa consiglieresti ad altri genitori di gemelli che si stanno per avvicinare all’età dello svezzamento?
Penso che osservare e “ascoltare” i propri bambini, anche e soprattutto da neonati, sia sempre molto utile e bello. Spesso quando si hanno due o più figli coetanei si tende, per comodità, a rispondere allo stesso modo a bisogni che a volte possono essere diversi. Rapportarsi ad ognuno di loro come un singolo è senz’altro più impegnativo ma ho sempre pensato che ne valesse la pena. Credo che ogni bambino sia pronto in momenti diversi ad affrontare ogni nuovo passo, indipendentemente dall’età anagrafica. A volte capita che i gemelli siano pronti insieme, ma non sempre è così. Quando si affrontano le cose al momento giusto tutto è molto più facile e divertente, sia per i genitori che per i bambini!
Grazie Corinna di averci raccontato la vostra storia!
Avete esperienza di bambini, non necessariamente gemelli, svezzati in modo diverso l’uno dall’altro? Avete notato differenze nel loro sviluppo?
Raccontateci la vostra storia!
17 risposte
ricordiamoci che AS è una etichetta che usiamo per capirci quando parliamo tra noi e quando parliamo agli altri di cosa stiamo facendo o abbiamo fatto con i nostri figli riguardo all’alimentazione…non ci sono “canoni stringentissimi”, anzi è proprio quello che noi genitori AS dovremo evitare…solo ascoltare, spendere un pò di tempo per capire, avere tanta pazienza e fidarsi. stare a tavola in maniera serena e sorridere insieme mentre si mangia non ha prezzo. per questo non smetterò mai di ringraziare i “fondatori” di questa bellissima comuntà-blog-sito animati da tanta passione e da tanta intelligenza…
La fame è fame, anche io dopo i primi assaggi quando in tavola c’era magari solo il secondo x lei facevo anche un po’ di primo, non papponi! (pasta, gnocchi, couscous)
Complimenti mamma,direi osservazione perfetta dei bisogni delle tue figlie,poi come si chiami,..non ce ne importa !!:-)
Per la mia modestissima e atea opinione mi par che state andando alla grande!
Io sto facendo la stessa identica cosa col mio Alessandro di 9 mesi e ci siamo arrivati nel tuo stesso modo. Io credo che l’importante sia ascoltare i bimbi e capirne le inclinazioni ed i desideri. Lui così è felice ed io con lui, poco importa come possa essere definito il nostro approccio. L’importante è il risultato, almeno per me 🙂
autosvezzamento è ascoltare il bambino nei suoi desideri e necessità, lo stesso Piermarini non vieta di tagliuzzare o frullare alcune cose….e mi sembra che tu abbia ascoltato!
Non saprei dirti se rientra nei canoni stringentissimi dell’autosvezzamento…..ma secondo me vai alla grandissima!!! 😀
Michiela Fantato racconta:
Ciao mamme, vorrei raccontarvi la mia esperienza che, in tutta sincerità, leggendo i vostri racconti, non so se definirei di completo autosvezzamento. Certo il sentimento che mi anima e che cerco di trasmettere alle mie figlie è… tranquillità. Mi spiego. Ho due gemelle di 8 mesi e mezzo che allatto ancora a richiesta ma che da un mese circa mangiano anche altre cose. Le bambine sono molto diverse di carattere, di costituzione fisica, di peso. Una di loro ha mostrato interesse per il cibo per prima (rubandomi una crosta di pizza e ciucciandola avidamente), l’altra sembrava volere solo latte materno sebbene entrambe le facessi sedere entrambe a tavola con me e mio figlio (mio marito arriva tardi e di rado cena con noi). Dunque alla prima delle due ho fatto assaggiare da subito le cose più svariate che le reggevo io perchè -pane e croste della pizza a parte- non riusciva ancora a tenere in mano cibi morbidi che finiva per stringere troppo, spappolandole o facendole cadere. Se le mettevo davanti, per esempio, un piattino di pasta non aveva l’istinto di afferrarla e metterla in bocca ma semplicemente ci metteva dentro la mano con grande interesse per colore e consistenza di quello che toccava. Il problema è che sia lei che la sorella (che a distanza di due settimane aveva a sua volta cominciato con gli assaggi) era chiaro che avevano fame ed era altrettanto chiaro dai pianti e dai gridolini spazientiti che volevano che io trovassi una soluzione. Premetto che una mezz’oretta prima di metterle a tavola le allattavo (e le allatto) sempre e che non arrivano a ora di pranzo sfinite dalla fame. La soluzione è stata che ho cominciato a preparare loro della pasta di piccolo formato o del riso che condisco in modo diverso (ma sempre aggiungendo dei cucchiai di passato di verdure per via della loro stitichezza) e che do loro imboccandole o, quando vogliono prendere in mano il cucchiaino, aiutandole a portarlo alla bocca con un po’ di pastina dentro. Mangiano di gusto, visibilmente soddisfatte, la loro pastasciuttina e quando hanno finito, visto che sono pur sempre a tavola con noi, io continuo a far assaggiar loro quello che stiamo mangiando noi (carne, pesce, formaggio, verdure di tutti i tipi) così da far provare loro sapori e consistenze diverse. Insomma, vedo che se non sono col il pancino vuoto apprezzano di più gli assaggi e sono più pazienti nello sbocconcellare quello che gli offriamo. A volte vogliono tenerlo in mano loro, altre volte si limitano a spalancare la bocca quando vedono che voglio offrire un pezzo o un boccone di qualcosa. Ora, ripeto, non so se questo possa definirsi davvero autosvezzamento (mi farebbe piacere avere il vostro parere), ma di certo siamo tutti molto tranquilli a tavola, abbiamo evitato i papponi con le farine lattee ed assecondiamo da un lato il loro desiderio di mangiare cibi facili da gestire in bocca (come le pastine o il riso) dall’altro la loro voglia di sperimentare il cibo e di assaggiare cose nuove. E se un giorno hanno poca fame? Pazienza, mangeranno di più il giorno dopo o… faranno il bis di tetta!
è una bella storia, che dimostra quanto i bambini siano completamente diversi fra loro, persino i gemelli. io me ne sono accorta confrontando i miei due figli… con il primo pensi di aver capito tutto, con il secondo è tutta un’altra storia, anche se certo le esperienze pregresse ti danno più sicurezza, dimestichezza e forse il fatto di avere meno tempo a disposizione ti permette di “lasciarlo fare” di più. sembra incredibile che un neonato di pochi giorni possa avere una sua personalità, e invece… certo con due gemelli la situazione è ancora più interessante, perchè mentre due fratelli di età diverse si rapportano si agli stessi genitori, ma in due fasi diverse (io mi sento completamente diversa da come ero 3 o 4 anni fa), dei gemelli si rapportano veramente agli stessi genitori, anche se i genitori potrebbero essere influenzati da variabili come il diverso peso alla nascita, condizioni di salute diverse, ecc. questo articolo mostra oltre che quanto è importante rispettare i gemelli come singoli individui (se penso a quanti genitori ancora li vestono uguali, neanche fossero delle bamboline da esibire!!!), ma anche come le soluzioni vincenti sono tutte diverse e non esiste il decalogo e la regola valida per tutti. esistono delle informazioni e il buon senso, e tante vie di mezzo che ognuno riesce a trovare congeniali.
è stata una bella idea mettere insieme 3 storie diverse di famiglie con gemelli, le ho lette molto volentieri! 😉
Grazie Cosmic! Sono d’accordo con te in tutto quello che dici, e sono contenta che tu abbia apprezzato 🙂 l’intento era proprio quello di mostrare aspetti diversi, che un po’ ci aspettavamo
1. autosvezzare i gemelli e’ fattibile e probabilmente piu’ facile che con altri metodi
2. l’AS va bene sia se mangi poco che se mangi tanto, cosa che dipende interamente dalla personalita’ del bambino
3. AS o pappe *forse* generano approcci diversi al cibo (con tutte le variabili immaginabili).
Ma al di la’ di cio’ che si voleva evidenziare, in effetti credo sia venuto fuori principalmente quello che dici tu: sono l’individualita’ delle PERSONE e delle SITUAZIONI a doverci guidare, e seguirle e’ la chiave per vivere serenamente.
Una bella lezione un po’ per tutti, si 🙂
@CosmicMummy1976 Ci pensavo proprio l’altro giorno quando ho visto una famiglia di 3 figli di età diversa vestiti più o meno in modo uguale (sembravano la famiglia Von Trapp 🙂 ). Secondo me lo fanno (almeno in alcuni casi) per praticità. Compri 2 di tutto così non ti devi ammattire e i bambini non litigano per mettersi questo o quello. Ciò non toglie che in alcuni caso l’effetto bambola ci sarà pure 😀