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Purché il bambino sia sano

autosvezzamento solo se il bambino è sano? Pubblicità, baby food, mellin, anni 30

Abbiamo già parlato delle obiezioni che si fanno all’autosvezzamento in caso il bambino mangi troppo o troppo poco.

Oggi parliamo della postilla che si aggiunge praticamente sempre quando si spiega l’alimentazione complementare a richiesta a chi non la conosce… “l’autosvezzamento va bene, ma solo se il bambino è sano“. Cosa vuol dire però questa precisazione che in tanti (io per primo) ci sentiamo in dovere di aggiungere?

È chiaro che se ci sono patologie in atto si dovranno prendere degli accorgimenti adeguati, ma questo vale sempre. Ad esempio, se una persona ha un problema agli occhi e deve portare una benda, ciò non vuol dire che andare bendati diventi la norma né che uno dica “sì, le persone possono vedere, purché sane”.

Proprio l’altro giorno tramite un messaggio sulla pagina Facebook mi è stato raccontato di un bambino che aveva problemi a ingerire solidi in quanto la bocca era conformata in modo tale da renderlo quasi impossibile. Non ho idea di quanto sia comune un problema del genere, né di quanto sia pericoloso, ma sapere che esiste ci fa concludere che bisogna stare attenti in generale a fare autosvezzamento? Secondo me, no. La patologia non è e non deve essere presa come la norma in quanto, per definizione, è un caso a parte che esula dalla normalità.

Di nuovo, è una questione di prospettiva in quanto si continua a vedere l’autosvezzamento come l’alternativa, per cui vi si attaccano codicilli da soddisfare prima di poterlo attuare come se fosse solo per i più fortunati.

Prendiamo l’imparare a camminare, il quale, al momento, non ha tutte le sovrastrutture culturali di cui “gode” il mangiare. Nonostante in commercio si trovino “strumenti” (bretelle, girelli, stampelle, ecc.) atti, secondo chi li produce, a rendere più facile/rapido l’apprendimento di questa “arte”, sono pochi oggigiorno quelli che ne fanno uso e a nessuno verrebbe in mente di dire che il bambino può imparare a camminare senza aiuti “industriali”, purché sano.

Per imparare a mangiare è diverso… c’è bisogno di tutta una serie di ammennicoli e se vuoi fare qualcosa di alternativo, come l’autosvezzamento, si sente la necessità di specificare che il bambino deve essere sano (no allergie, no problemi fisici di alcun tipo, predisposizione naturale all’alimentazione, ecc.) come se la norma fosse quella che i bambini NON sono sani e che vanno necessariamente aiutati.

Se vogliamo, il paragone con l’allattamento è calzante. In quanti dicono che il latte materno è la cosa migliore per i propri figli, il non plus ultra, una vera e propria benedizione? Ma così dicendo il latte formulato diventa la norma, e di fatti i bambini allattati sono bambini “fortunati”, proprio come lo svezzamento “tradizionale” è tuttora lo svezzamento “normale”, mentre l’autosvezzamento è per pochi fortunati. Riuscire a abbattere questa barriera è un’impresa quasi impossibile.

Già mi immagino ora il fiume di commenti che dicono: “ah, ma nel mio caso…”, però vi invito prima a chiderVI se il problema sia reale o meno e se con pochi accorgimenti non sarebbero tutti quanti risolvibili.

Certo, ci saranno bambini con problemi particolarissimi a causa dei quali bisognerà fare attenzione a determinate cose, ma ciò non ci fa dire che il bambino imparerà a camminare, purché sano, o imparerà a parlare, purché sano. Per l’alimentazione vale lo stesso principio… non dobbiamo mai dimenticare che mangiare è un atto naturale e come tale va trattato

Io per primo ho aggiunto il “purché sano” non so quante volte in passato, ma riflettendoci meglio mi sono reso conto di quanto fosse poco sensato. Lo so da solo che se ho un problema medico dovrò prendere delle accortezze; di sicuro non c’è bisogno di specificarlo ogni volta in quanto è scontato.

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8 risposte

  1. io sono convinta di una cosa: l’uomo è sulla terra da un bel po’ e non ci siamo estinti..dubito che sia merito della nestlè e degli omogenizzati. i genitori dovrebbero solo essere informati del fatto che latte artificiale e omogenzzati sono paragonabili a medicine da dare eslcusivamente in caso di patologie (e nel caso evviva il progresso)..altrimenti latte materno prima e cibo “normale” dopo sono perfetti per qualsiasi bambino. dubito che una madre pigmea si ponga il problema di allattare finoa tre anni il suo cucciolo o di lasciarlo mangiare quando questo afferra qualcosa dalle sue mani o dalla sua bocca…

    1. si e nel caso l’omogeneizzato me lo farei in casa… la tecnologia oggi ci permette di andare oltre i prodotti industriali perchè possiamo disporre di elettrodomestici (surgelatori, macchine x il sottovuoto, frullatori…) oltre che di una maggiore varietà e abbondanza di cibo rispetto a 20-30 anni fa.

  2. Ciao, lavorando con i bambini e tanto con i bambini con problemi (fisici, psichici, familiari) direi che il “purchè sia sano” non ha molto valore. Certo un bambino con problemi di allegie riveste un ruolo a sè, ma altri problemi potrebbero trovare un beneficio nell’autosvezzamento anzichè uno scolgio ed anzi …tanti problemi, soprattutto più avanti con gli anni (alimentari e comportamentali) …forse non nascerebbero nemmeno! Buona giornata SissyeMilla

  3. hai perfettamente ragione, è così scontato che non si dovrebbe dire, o meglio dovrebbe essere ovvio che ci siano delle eccezioni che vanno valutate caso per caso. forse si è talmente condizionati da una società che vorrebbe dei bambini inetti e incapaci di nutrirsi e dal fatto che ci si senta osservati come “strani” se non frulliamo tutto o non prepariamo dei pasti apposta per loro, se non giudicati come incoscienti, che abbiamo bisogno di giustificarci e di mettere le mani avanti. 
    io comunque continuo a collezionare perle di saggezza di amiche ansiose, che imboccano i figli a quasi 3 anni perchè “già mangia poco così figuriamoci se lo lasciassi fare”, o che li alimentano (perchè di alimentazione forzata si tratta) con passato di verdura+pastina+omogeneizzato da + di 1 anno anni tutti i giorni, pranzo e cena senza variare perchè tutte le altre cose potrebbero fargli male, fino a quelli che gli danno minestrina sciapa fino a 1 anno e a 1 anno e 1 giorno lo portano da McDonalds. sarà che ormai sono entrata in una certa mentalità, ma a me queste cose fanno inorridire. nessuno ti obbliga a iniziare lo svezzamento con le costolette di maiale o le fettuccine al chinghiale… ma magari provare un minestrina il primo giorno e via via passare al cibo di tutta la famiglia mi sembra la cosa più naturale e semplice del mondo…
    invece volevo da un po’ raccontarvi una cosa ma con la storia dei commenti nuovi e il poco tempo non sono riuscita a fare: all’asilo del mio piccolo è passata la dietologa della ASL, che dà le direttive per lo svezzamento e il menù dei lattanti (visto che non possono dargli il cibo dei grandi sotto l’anno… ma noi x fortuna ci siamo quasi!). In pratica gli ha detto di fargli fare autosvezzamento! ha detto che devono presentargli x esempio le diverse verdure a pezzi e che devono lasciar scegliere loro cosa preferiscono, da soli, con le mani. ha detto di spiegare alle famiglie che i bambini devono stare a tavola con i genitori e mangiare le stesse cose. insomma sempre più mi rendo conto come certe indicazioni fanno parte ormai delle linee guida della moderna pediatria e quei pediatri che ancora continuano a prescrivere pappine e omogeneizzati col bilancino sono come minimo poco aggiornati.

    1.  @CosmicMummy1976 , non è che la dietologa ti ha lasciato un qualche stampato?
      All’atto pratico che differenza c’è tra il menu dei lattanti e quello dei bambini più grandi? Se gli dai la verdura a pezzetti (e gliela fai scegliere!!) mi sembra che siamo già nel reoparto “grandi”.

      1.  @andrea_ no ma non ci ho parlato io, ci hanno parlato le maestre che mi hanno raccontato… e non credo abbiano niente di stampato. sono d’accordo che non ci sia poi così tanta differenza fra menù per grandi e per piccoli… credo che la normativa per quanto limitata possa essere sia dovuta al fatto che per i grandi c’è un menù fisso, approvato dalla ASL e uguale per tutte le scuole e gli asili della città (so che per cambiare anche un solo piatto nel menù bisogna chiedere autorizzazioni su autorizzazioni) indipendentemente dal fatto di avere la cucina interna o rifornirsi presso il catering, per i piccoli invece si deve x forza cucinare in loco adattando le ricette ai singoli bambini. nel senso, bisogna rispettare la gradualità e le capacità di mangiare dei bambini, e non è che puoi imporre davvero un’alimentazione “complessa” a tutti! le stesse maestre mi raccontano che hanno difficoltà con certi bambini che a casa mangiano solo liofilizzati e cremine perchè all’asilo la pastina non la vogliono, la sputano o addirittura la rivomitano. ti assicuro (ma forse lo sai già anche tu) che certi genitori impongono delle regole strettissime cosa che io trovo assurda (i professionisti sono loro, tu dovresti lasciarli fare no?) e le maestre devono sempre cercare di mediare. comunque, considerazioni a parte una cosa è dare la frittata di spinaci o le crocchette di pollo e un’altra è dare le verdure al vapore o il pollo al vapore sminuzzato… insomma io non avrei avuto nulla in contrario ma un po’ di morbidezza o gradualità nella gestione di un asilo nido ci vuole. in generale per esperienza anche lavorativa posso dire che le regole devono essere per forza di cose rigide (anche se è ovvio, questo è un limite), perchè più si prestano a interpretazioni e meno vengono rispettate, e alla fine qualcuno se ne approfitta (parliamo di norme che hanno a che fare oltre che con la salute dei nostri figli, anche con la concorrenza fra diverse strutture… potrei raccontarti alcuni episodi di “evasione” delle normative capitati ad altri asili ma mi fermo qua) quindi non condanno questa regola anche se mio figlio ne avrebbe fatto volentieri a meno. 

        1.  @CosmicMummy1976 Certo, le normative ci vogliono e deve essere difficile anche per la struttura fare qualcosa che soddisfi tutto. Almeno possono dire “ce lo dice la ASL” così tappano la bocca a chi protesta:)
          Noi abbiamo un problema simile… All’asilo si mangia carne su carne, per cui noi a cena non la mangiamo quasi più. Il menu, che nel tuo caso, è centralizzato, quindi non so che si possa fare, ma la prossima volta che vado al “colloquio” mi devo ricordare di dirglielo. Dopo tutto nonostante il menù sia “vario” (nel senso che cambia giornalmente), davvero mangiano solo quelle 5 cose in croce. Ma divago…

        2.  @andrea_ no da noi devo dire il menù è molto ricco e vario. minestre di legumi (che noi purtroppo facciamo meno di quello che dovremmo perchè alla fine ci vuole tempo per cuocerli e spesso cerchiamo di fare cose più sbrigative), pasta, pizza :-), verdure cotte o insalata,  certo anche bastoncini di pesce o crocchette ma al forno e insomma ci vuole anche quello… le proteine sono ben suddivise alternando carne, latticini, uova e pesce. il venerdì c’è sempre pesce e mediamente la carne è 2 volte alla settimana. siccome mio figlio grande io dico che è vegetariano, quasi vegano, perchè camperebbe di pasta, verdura e frutta, sto tranquilla perchè so che almeno a scuola carne e pesce li mangia (sappiamo poi che è più che sufficiente) e a casa non mi creo problemi (a scuola mangia sempre tutto, a casa tende a lasciare il secondo). e sono d’accordo con te, il “ce lo dice la ASL” è un buon motivo per evitare intromissioni di genitori rompiballe (x es. la mamma che voleva dare x forza lo yogurt di una certa marca perchè la figlia mangia solo quello – a casa secondo me perchè i genitori l’assecondano, figuriamoci se all’asilo non mangiava gli altri yogurt! – cosa diseducativa al massimo ma se glielo metti sul piano dell’educazione figurati se ti ascoltano! :-D).

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