Marta racconta come si vive la prima infanzia in Inghilterra. E io lo so bene perché, anche io vivo nel Regno Unito.
Ovvero Regno Unito Vs. Italia.
Quando porti la bambina dal pediatra? Quanto pesa la bambina? Quanto è cresciuta nell’arco dell’ultimo mese?” Mi sembra allungata, l’avete misurata?” Cosa ha detto il pediatra al bilancio di salute?
La risposta a tutte queste domande è No o Non lo so.
- Non so quando porterò la bambina dal pediatra, ma l’ho fatta visitare per gli otto mesi, vinco qualche cosa?
- Non so quanto pesi mia figlia, ma sono certa che, se le mie braccia sono una bilancia affidabile – seppur approssimativa – pesa di sicuro di più ogni settimana che passa.
- E non so con esattezza quanti cm abbia “guadagnato” nell’arco dell’ultimo mese, ma posso garantire che periodicamente mi trovo a fare un pacco di vestiti per lo scambio/prestito/riutilizzo (chissà…).
Sono forse una madre irresponsabile? A onor del vero sto seguendo le indicazioni che mi ha dato il medico – inglese.
Tutto sommato nel Regno Unito il progresso della crescita fisica (“bilanci di salute”, curve di crescita, ecc.) dei bambini viene seguito con più tranquillità – e me ne sono resa conto al rientro in Italia.
Poco dopo il parto, la levatrice mi aveva detto: stiamo crescendo bambini, non allevando maiali. E l’ho trovato splendido. Perché mi ha liberata dall’ansia sul peso di mia figlia, dalla preoccupazione relativa ai percentili, dalla paura di pensare che mia figlia non stesse crescendo al ritmo “giusto”. Nel cosiddetto Red Book – il libretto sanitario della bambina con al suo interno le fantomatiche curve di crescita – c’è persino scritto che pesare i neonati troppo frequentemente può causare ansia inutile (Nota 1).
Le domande della mia famiglia, quindi, mese dopo mese, continuano a sembrarmi un pochino senza senso e soprattutto tanto ansiose.
In fondo, perché devo portare mia figlia dal pediatra se non ha niente che non va? Il pediatra non è forse un medico? Io non vado tutti i mesi dal medico. Perché dovrei misurare mia figlia ogni mese per vedere quanto è cresciuta? Non posso lasciarla semplicemente crescere in pace? Non è forse umano crescere in maniera non lineare, avere più appetito certi giorni, meno certi altri (penso alla dentizione, a un raffreddore), magari anche dipendentemente dalla situazione esterna (situazioni contingenti, cambi di casa, malattie in famiglia). Non mi peserei mai ogni mese, per non parlare di pesarmi prima e dopo ogni pasto (specialmente durante il periodo natalizio).
Prima infanzia in Inghilterra: visite pediatriche e allattamento
Nel Regno Unito, le visite pediatriche – più o meno corrispondenti ai bilanci di salute italiani, ma che vengono effettuate dai medici di base – sono piuttosto lontane nel tempo: si passa dal controllo tra le 6 e 8 settimane, al controllo tra gli 8 e i 12 mesi, per poi passare ai 2 anni, 2 anni e mezzo (Nota 2). Le visite stesse sono piuttosto approfondite – spesso danno anche un questionario da compilare in anticipo con cui esplorare lo sviluppo del bambino, a livello cognitivo e comportamentale oltre che fisico. È un bel momento segnare quelle crocette e rendersi conto di quanto tuo/a figlio/a ha imparato nell’arco degli ultimi mesi.
Confesso che mi sarebbe difficile rispondere ogni 4 settimane a questionari del genere, soprattutto perché lo sviluppo non è sempre lineare; magari oggi si siede senza appoggio, ma da domani sembra non farlo più per giorni e giorni. È infinitamente più semplice fare il punto dopo un po’ di mesi e poter dire con certezza “Sì, adesso sta seduta da sola”.
Anche l’attitudine alla cura dei bambini è più rilassata. Ai corsi pre parto, per dire, l’accento era sul non vestire troppo i bambini, piuttosto che non far patire loro il freddo. La levatrice/ostetrica è stata categorica: ai bambini non piace avere freddo, se non sono a loro agio si lamentano, mentre il vestirli troppo li rende letargici. Anche questo l’ho trovato rassicurante; è anche un notevole cambio di prospettiva generale: mia figlia è un essere senziente in grado di comunicarmi con crescente chiarezza le sue necessità; io posso dover interpretare i segnali – a mia volta con crescente chiarezza – ma non annaspo proprio nel buio, l’importante è che io sappia ascoltare – con attenzione.
Dormire nella stessa stanza è incoraggiato – e lo stigma di dividere lo stesso letto assente. Ma quante ne ho sentite al rientro in Italia! Che dovevo mettere mia figlia subito in un’altra stanza – altrimenti si abituava a starmi vicino e poi non sarei più riuscita a staccarla, che dormire nello stesso letto non era sano, che era rischioso. Forse è grazie all’immigrazione che la situazione è diversa nel Regno Unito – per parecchie culture è normale dormire nello stesso letto con i bambini e non sarà certo il fatto di aver migrato a cambiare tali abitudini.
Allattare al seno è incoraggiato – ma soprattutto la società si è adattata. Anche in Italia l’allattamento al seno è promosso, ma poi vado nei negozi premaman e faccio fatica a trovare vestiti che mi permettano di allattare in pubblico e quando allatto in giro per la città sono al centro dell’attenzione. Persino muovermi con la bambina è più difficoltoso; un’amica tempo fa mi ha detto:
I locali con spazio adatto per cambiare un bambino sono rari, finisce che devo cambiare la bambina nel passeggino, con annessa reazione degli astanti, ma che ci devo fare?
Su questo punto va detto che i tassi di allattamento nel Regno Unito sono scandalosamente bassi, anzi sono tra i più bassi del mondo, questo per dire che non è tutto oro quello che luccica.
Autosvezzamento nel Regno Unito
Anche l’autosvezzamento è molto più diffuso – e consigliato. Forse è un’attitudine culturale, forse, di nuovo, è una conseguenza dell’immigrazione – ogni cultura ha le proprie tradizioni e il proprio sapere; provate a immaginare a dire ad una famiglia di origine indiana di svezzare il loro figlio a pappette, senza spezie di sorta. Credo la reazione sarebbe di notevole incredulità. Peraltro fare autosvezzamento è anche un’ottima occasione per auto-educarsi a mangiare bene – argomento su cui il Regno Unito ha della strada da fare. In ogni caso direi che l’autosvezzamento nel Regno Unito è stato sdoganato molto di più che in Italia.
In generale si incoraggia i genitori a trovare – e sperimentare – il proprio modo di essere genitori; soprattutto il proprio modo di interagire con i bambini, partendo peraltro dal presupposto che i bambini hanno un istinto innato formidabile – che spetta ai genitori rispettare – che mi ricorda da vicino cosa c’è dietro l’autosvezzamento.
Allora la situazione è migliore nel Regno Unito? La prima infanzia in Inghilterra è vista meglio? Non necessariamente e non per tutto, ovviamente. Ma adesso abbiamo la fortuna di poter confrontare approcci diversi e, perché no, di adottare – anche solo parzialmente – quello che sembra più adatto a noi, a come intendiamo approcciarci all’essere genitori. Come a dire, abbiamo il diritto (dovere?) di scegliere le scarpe più adatte a noi per camminare. Le mie mi sa che non sono più molto italiane.
Leggete anche l’articolo sul baby food nel Regno Unito e cosa ci insegna, oppure vedete il video.
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Ovvero: tra le 2 settimane e i 6 mesi pesare i bambini non più di una volta al mese, tra i 6 e i 12 mesi massimo una volta ogni due mesi, sopra l’anno di età massimo una volta ogni 3 mesi.
- Vaccinazioni escluse, che però sono effettuate dal personale infermieristico.
67 risposte
Concordo su tutto!!
bellissimo articolo! proprio di recente parlavo con una mia amica australiana che ha avuto il primo figlio in italia e gli altri e due oltreoceano…bè non c’è proprio paragone! qua i bambini vengono trattati come maiali proprio come dice l’articolo se non come malati già dalla nascita 🙁
io abito ad HK. mi sembra che le cose qui siano molto tecniche: poco sentimento e molte tabelle; l’approccio e’ anglosassone. io ho portato il bambino dal pediatra (privato e costoso) una sola volta (l’ho adottato da pochi mesi). probabilmente aspettero’ il prossimo vaccino dei 18 mesi, durante il quale lo misureranno di routine. faro’ male?
bellissimo articolo
due maternità in Costa Rica, una in Francia e una in Marocco. 🙂 non ho esperienza italiana. vado a leggere l’articolo
Grazie Andrea di aver recuperato il messaggio che nel tentativo di salvare (più volte) noto ora è zeppo di errori! tipo lo invece di l’ho trovato!!! e scusatemi!
@monica mimangiolallergia hahaha 😀
Te l’ho corretto :D:D:D
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Buongiorno Marta e grazie di questo prezioso spunto di riflessione.
Sulla base della mia esperienza vissuta in Germania dove ns figlia è nata, credo che bisognerebbe allargare il confronto, perché, in Germania appunto, potrei dirti che, almeno all’epoca in cui vi abbiamo vissuto, i controlli sono molto più serrati. Ti viene addirittura consegnato un libretto alla nascita in cui il pediatra annota di tutto, o quasi, e per certi versi lo trovato pure comodo. Secondo me non è lo strumento o la metodica che va criticato, bensì la modalità personale del medico. Penso alle curve di crescita. Ricordo ancora quando ns figlia era ok in Germania, non ok in Italia, quindi per me la figlia era tedesca, così era ok, ma la dottoressa italiana, competente e di buon senso, ci disse, per il momento la cosa non deve preoccuparci, ha tempo per allinearsi, è vivace, intelligente, e altri dati mi fanno pensare che cresce bene, e poi potrebbe essere di costituzione snella… Questo è un banale esempio. Lo strumento c’è, ma il medico non è schiavo e usa le proprie competenze, esperienze, prendendosi la sua responsabilità. Da un lato, i medici sono diventati “più dipendenti” dalla tecnica, dai metodi diagnostici, ma anche i genitori moderni sono diversi da quelli di una volta, più informati, più curiosi, più partecipi e talvolta più pronti a puntare il dito sull’operato del medico… non so, questo articolo mi fa tornare indietro alla mia vita passata, dove vivevo due vite, una in Germania, una in Italia, una in Giappone, per via delle numerose amicizie, una in Turchia… e così via… e allora mi resi conto, per la prima volta, che esistono tanti modi per vivere la stessa vita, ma ciò che conta è come ci sentiamo noi, dentro, nel condurla… troppo complicato da spiegare… ma ottimo spunto di riflessione, grazie 🙂
per non parlare sempre dell’UK 🙂 vi racconto anche com’é in Austria: le visite previste dal libretto si fanno tra il la 6-8 settimane, tra il 3-5 mese, tra il 7-9 mese, tra il 10-14, 22-26…. le tabelle di introduzioni dei cibi ovviamente sono sconosciute, il pediatra alla visita 7-9 mi ha chiesto (giusto perché doveva scriverlo) ‘cosa mangia?’ ho risposto ‘quello che mangiamo noi’ ha detto ‘benissimo’. devo dire però una cosa rispetto alle differenze. qui ci sono sempre più ospedali orientati al bambino, che promuovono l’allattamento, il rooming in, ma queste pratiche però si trovano anche in ospedali normalissimi tipo dove ho partorito io, penso che le nursery non esistano proprio. ciononostante ho trovato sia l’infermiera anziana che mi cazziava se tenevo la bimba nel letto e che mi diceva che dovevo assolutamente darle il bibe che quella -più giovane e aggiornata- che mi diceva di allattare a richiesta. la tendenza moderna è quella, se l’Italia non ci è ancora arrivata è perché come al solito inizia a muovere goffamente qualche passo per rincorrere gli altri. dimenticavo, rampe, fasciatoi, scaldabiberon (modello ikea insomma) ecc. praticamente ovunque.
Ah e fino all’anno del bimbo non si paga nemmeno il dentista x la madre figuriamoci i vaccini
Ma veramente ci sono changing units anche nei pub… E io a Londra ci abito da anni
Federica Pitu’ vado completamente ot…ma nei pub non è vietato far entrare minori? perchè con amici che hanno bimbe di 6 e 4 anni volevamo andare in scozia ma ci hanno detto che non si poteva entrare nei pub (neanche di giorno).
LauraFracassi, no, no… basta che vai in un pub che serva cibo (al giorno d’oggi praticamente tutti) e i bambini possono entrare fino, mi pare alle 8 di sera.
Per la precisione, il locale (pub o ristorante) non deve avere un bar perche’ i bambini possano entrare, ovvero non servire alcolici. Limitante, molto…