Faccio sempre notare che la parola “AUTOsvezzamento” inizia non a caso con il prefisso “AUTO”. Ma ci siamo mai soffermati a pensare cosa voglia dire quell'”AUTO” e quali conseguenze abbia per noi e i nostri figli? Perché si chiama AUTOsvezzamento?
Oggi vi propongo la riflessione di un membro della community.
L’altro giorno dopo aver disegnato per un po’, mio figlio (20 mesi) mi si avvicina e, con un’eloquente espressione di disgusto, mi mostra le manine sporche di colore; lo rassicuro dicendogli che non sarebbe successo niente, che anche le mani della mamma erano sporche, e che, finito di colorare, ce le saremmo lavate. Intanto vengo distratta da una telefonata, ma con la coda dell’occhio vedo che prende il suo sgabellino (finito in salotto non so perché), lo porta in bagno e si va a lavare le mani… TUTTO DA SOLO!!!
Dopo aver meditato di iscriverlo anticipatamente ad Harvard, ho riflettuto su quanto l’autosvezzamento mi abbia condizionata (in certi casi anche inconsapevolmente) in tanti piccoli ambiti del mio essere madre, fino a farmi diventare un genitore diverso da quello che mi prefiguravo.
Quell'”AUTO” si è insinuato in me dopo il primo bocconcino di zucchina grigliata ingurgitata da Domenico un anno fa; mi ha aperto un mondo dove i bambini, a dispetto di ogni pregiudizio, sono esseri che ci ascoltano e comprendono; e soprattutto dispongono di un ventaglio di capacità che noi dobbiamo solo fargli dispiegare, dosando gli interventi e facendolo con discrezione. Magari stando qualche passetto più a sinistra, o a destra a osservare.
Per cui mi ritrovo dopo un anno a rendermi conto che avergli messo sul vassoio quella zucchina, mi ha poi portata a lasciargli quello sgabellino per casa, a permettergli di arrampicarsi sul divano, a dargli la possibilità di sfogliare i nostri libri.
A concedergli la fiducia che si merita.
Il suo è stato un minuscolo gesto che a molti potrà sembrare banale, ma ai miei occhi è stato come un piccolissimo passo che lo allontanava da me, un passetto impercettibile che me lo ha fatto vedere, per una frazione di secondo, come un ometto che sa quello che vuole, e sa come ottenerlo. E che oggi non ha bisogno di me per lavarsi le mani e domani non avrà bisogno di me per leggere un libro.
Inutile dirvi che mi sono sentita una bella mamma, anche se a volte sbrocco, sbaglio, mi pento o dubito; casa nostra è disastrata, arriviamo a fine giornata con un occhio aperto e l’altro che dorme già da un po’, ci muoviamo come degli equilibristi, inciampiamo; ma ho la sensazione che, pur cadendo qualche volta, stiamo andando dalla parte giusta… o, quantomeno, in un posto che a me piace.
27 risposte
Grazie!
le psicologhe non vedono di buon occhio l’allattamento, chissà perchè
io mi chiedo perché siamo ancora così in poche… cosa attrae le mamme vecchio stampo del tradizionale? (svezzamento, educazione…)
bello. Mi è piaciuta la conclusione in cui dici “inutile dirvi che mi sono sentita una bella mamma (…)” perchè io, pur avendo fatto un percorso molto simile con lo svezzamento- autonomia di mia figlia (23 mesi), che adesso parla in 2 lingue ed è autonoma e intraprendente, quando mi sento dire “Devi lasciare andare questa bambina” solo perchè la allatto ancora, e non dalla vicina di casa ma da una psicologa, invece mi sento male…
Idem!!!
brava brava brava la mamma di Domenico! è proprio vero, l’autosvezzamento è qualcosa che va ben oltre il cibo, diventa uno “stile di vita”…difficile, ma gratificante.
Che bella storia, mi convince ancor di più a perseverare su questa via 🙂
Che bella storia, mi convince ancor di più a perseverare su questa via 🙂
Che bel post! A volte mio marito mi sgrida perchè faccio fare le scale alla bimba (ora ha 14 mesi ma ha iniziato a voler salire le scale praticamente a 10 mesi). Ovviamente io sono sempre dietro di lei e preferisco che ci si approcci adesso con le sue capacità piuttosto che aspettare quando sarà più grande e magari più spavalda perchè se non gliele faccio affrontare non le conoscerà e magari sarà più portata a cadere (dio me ne scampi!!!) E poi è così bello vedere quella pannolina che si impegna e mette un ginocchio dopo l’altro sui gradini e arriva in cima…..si alza in piedi e mi guarda con un sorriso trionfante……spettacolare!
I bambini sono dei piccoli einstein alla scoperta del mondo che li circonda e noi dobbiamo fare gli spettatori…..questo è!