Questo è un articolo di qualche anno fa, ma purtroppo è sempre attuale. Il motivo perché lo ripubblico è perché tra poco esce un nuovo video sull’argomento che dimostra come negli anni le cose siano cambiate davvero poco.
Tra queste pagine si è parlato spesso del senso di perplessità e smarrimento che i genitori, quando si confrontano tra loro, provano di fronte alla confusione di indicazioni che provengono dai loro pediatri, perché ognuno ha il suo schema di svezzamento e le sue convinzioni.
La letteratura scientifica è piena di articoli sull’argomento e le linee guida che ne sono derivate sono alla portata di tutti, per cui mi stupisce davvero che non si riescano a chiudere tutti in una stanza per uscirsene con un foglietto A4 con delle linee guida generiche, ma attuabili da TUTTI i pediatri italiani. Finché varrà la regola che “pediatra che vai, ricettina che trovi” non ci deve sorprendere che i genitori si sentano confusi, che alla fine facciano come pare a loro e che le direttive del pediatra vengano disattese. Dopo tutto se un pediatra mi dice di cominciare a 4 mesi usando un bilancino di precisione e un altro invece mi dice di cominciare a 6 dando quello che mi pare… beh… uno dei due deve pur aver torto.
Per fortuna ad assistere i pediatri ci sono le associazioni di categoria, quali la SIP e la FIMP. Chi può essere meglio qualificato di un’associazione che raccoglie la quasi totalità dei pediatri italiani? Problema risolto, quindi, no? Chiediamo a loro e avremo le risposte che ci servono
Eh, purtroppo non è così semplice.
Gran parte del problema risiede proprio nelle commistioni misteriose che le associazioni hanno con i produttori di baby food, atteggiamento che poi si propaga ai pediatri di base.
Esempi di comportamenti dubbi
Premesso che non monitoro minimamente le loro azioni, ecco alcuni esempi di legami tra associazioni di pediatri e baby food che mi sono capitate davanti al naso nel corso degli ultimi due anni:
- All’inizio del 2011 è stata lanciata in grande stile presso l’università La Sapienza di Roma la piramide alimentare per la prima infanzia, con il patrocinio di tantissime associazioni di pediatri, tra cui, appunto SIP e FIMP.
Già il fatto che dicessero a chiare lettere che lo svezzamento va iniziato con i liofilizzati per poi proseguire con gli omogeneizzati ha messo a molti la pulce nell’orecchio (non dimentichiamo che i liofilizzati sono un prodotto solo italiano, per cui come fanno i bambini all’estero?). Comunque in poco tempo è venuto fuori che questa iniziativa era stata finanziata, almeno in parte, con i soldi della Mellin. Peccato che questo finanziamento non fosse dichiarato e sia venuto fuori solo perché qualche disattento pubblicista non ha eliminato la parola “mellin” da alcuni indirizzi web… Abbiamo parlato diffusamente della piramide alimentare per la prima infanzia sul forum, dove potete trovare come si è dipanata tutta la storia. Altre informazioni sono state pubblicate dall’IBFAN - Alla fine del 2011 la FIMP se ne esce con una campagna, con tanto di poster da far affiggere a tutti i pediatri che dice: “Quando inizia lo svezzamento arriva il momento delle scelte giuste” (il grassetto è loro). Come non essere d’accordo con questa frase! Peccato che le “scelte giuste” si riferissero all’utilizzo del baby food in quanto “più sicuro”. Ancora più peccato che, neanche tre mesi dopo, e dopo molte proteste da parte di associazioni di consumatori, la FIMP abbia dovuto emettere un comunicato dove faceva dietro front. Presumo che i poster dovessero essere rimossi, ma so che ancora circolano in quanto periodicamente mi arrivano segnalazioni da parte di genitori che lo hanno visto nello studio del loro pediatra.
- Nel settembre 2013 è stato organizzato dalla SIP “Nativity – Il più grande evento delle pediatria italiana” comprendente convegni, workshop e l’immancabile visita pediatrica gratuita (perché la gente senta il bisogno di andare a chiedere consigli medici in un ambiente così… non lo so proprio). La lista degli espositori e degli sponsor è molto lunga, ma quello che ci interessa di più è nella sezione “Nutribus” organizzata dall’Ospedale Bambin Gesù di Roma. Scaricando il programma (Agg. Marzo 2015: il programma non sembra più disponibile) dal sito dell’ospedale vediamo che sponsor del programma è di nuovo la Mellin e uno dei workshop si intitolava “L’alimentazione nei primi mille giorni“. Dove ho già sentito questo slogan? Quando ho chiesto all’ospedale spiegazioni su questa collaborazione un po’ strana mi hanno risposto (riassumo per brevità) che quando si organizzano questo genere di eventi si devono necessariamente affidare ad aziende partner per non dirottare fondi dalla ricerca (ma possibile che c’è solo Mellin, mi chiedo…) e che comunque i workshop avevano contenuti prettamente tecnico-scientifico. Sono certissimo che i workshop sponsorizzati da Mellin fossero altamente informativi, ma in questo modo altro non hanno fatto che migliorare la percezione della Mellin come brand: un’altra ottima mossa di marketing da parte della ditta blu, che con questa strategia mira a diventare “la più amata dagli italiani”:), ma possibile che nessuno all’Ospedale Bambin Gesù o tra le fila della SIP non abbia pensato che forse era meglio trovare uno sponsor un po’ meno “sospetto”?
- Nel maggio 2013 è uscita una ricerca che dice che dal gennaio 2012 è diminuito il consumo di babyfood del 4%. La notizia è stata ripresa prontamente dalla SIP che all’interno di un suo comunicato dice:
Senza demonizzare il fresco almeno fino a 1 anno è consigliabile evitarlo, e sino a 2 è preferibile.
In caso vi chiedeste chi abbia affermato tutto ciò, vi dico che è lo stesso che ha creato “la piramide alimentare per l’infanzia” di cui abbiamo parlato sopra e che, in caso vi foste scordati, era stata fatta con i soldi della Mellin…
Elenchi di obiezioni all’articolo della SIP sono disponibili quasi ovunque. In particolare vi segnalo i commenti a questo post del blog dell’ACP.
I risultati completi della ricerca, la prima di questo genere, li trovate qui. Sarebbe interessante sapere chi l’ha commissionata, ma non ho trovato l’informazione da nessuna parte.
Piccolo inciso divertente: Non posso non chiedermi però quanto ci capiscano… ecco una perla presa dal rapporto stesso:
Tra i prodotti che hanno subito un maggiore calo d’acquisto si riscontra il latte artificiale (23,7 milioni di euro in meno rispetto al 2011). Le mamme italiane lo percepiscono infatti come un prodotto facilmente sostituibile con il latte materno o con il latte a lunga conservazione.
Eh? Sostituire il latte artificiale con il materno?
Quindi finché il fatto che l’industria del baby food sponsorizzi la pediatria sarà ritenuto accettabile, anzi finché sarà legale, sarà impossibile non guardare con sospetto quel pediatra che ti dice di svezzare tuo figlio con questa o quella marca, di usare questo o quel prodotto, ecc. Come non essere sospettosi se poi nello studio dello stesso pediatra vedi poster di questa e quella marca o campioni di questo o quel prodotto? Ma d’altra parte, come criticarli se proprio le associazioni di categoria per prime promuovono questo genere di comportamento? E meno male che i bambini, facendo parte di una categoria “a rischio”, dovrebbero essere protetti.
Prodotti di arredamento
Parlando del pediatra che insiste che smetta di allattare in favore del latte artificiale (“arricchito di ferro e vitamina D”), una madre dice:
C’è da dire che il latte artificiale è un fantastico complemento d’arredo, tanto che il dottore ci ha fatto tutto lo studio con barattoli, scatole, flaconi, bottigliette, bustine blu e bianche… Forse è questo che lo rende più completo!
Comunque c’è sempre speranza. Qui in basso riporto (per gentile concessione dell’autore e della rivista dove è uscito) quanto pubblicato nel numero di maggio di Medico e Bambino e scritto da Alessandro Ventura, ordinario di pediatria all’Università di Trieste, in risposta al comunicato della SIP sul calo del consumo di baby food:
Bambini e cani
Un comunicato stampa uscito sul giornale della mia città (Il Piccolo) sabato 11 maggio annuncia che, a causa della crisi, gli acquisti di prodotti alimentari per l’infanzia sono calati del 4,3%, per un risparmio di 6,5 milioni di euro da parte delle famiglie.
Bene! mi sono detto rallegrandomi. Almeno una cosa buona la crisi la sta producendo e presto i nostri bambini torneranno a fare merenda con pane, burro e marmellata: la merenda di quando non sapevamo nemmeno cosa fosse l’obesità infantile.
Ma poche righe più sotto, sempre lo stesso comunicato annuncia che i pediatri riuniti a Bologna al congresso della SIP si sono detti, al contrario di quanto mi sarei aspettato, “fortemente preoccupati per la salute dei bambini più piccoli, costretti dalla crisi ad assumere sempre più spesso cibo per adulti”.
Ma vi pare? Non sarebbe stato bello, profumato di giustezza e libertà, che si fosse approfittato per dire il contrario? Per riflettere almeno un po’ sulla imprudenza (presunzione?) con la quale diamo, pur in assenza di evidenze scientifiche, la raccomandazione di alimentare i bambini fino a tre anni con alimenti industriali?
Poteva essere una occasione per riprenderci un po’ di libertà e di potere e per dare forza ai nostri buoni consigli e al nostro buon senso. Lasciare il segnapassi della alimentazione del bambino nelle mani delle leggi di mercato è un errore esiziale: un errore che depriva la società (scientifica e civile) della possibilità di influenzare liberamente (e nel suo reale interesse) la cultura alimentare. Quella cultura, ad esempio, che ci aiuterebbe a prevenire l’obesità.
È solo per una logica di mercato (e per la gioia di chi ne trae guadagno) che può essere sostenuta la necessità di alimentare i bambini (… e i cani) con prodotti speciali.
Noi (spero proprio tutti noi pediatri) continuiamo a preferire pane, burro e marmellata (… e qualche avanzo per bobi).
74 risposte
Elisa Boni, per i medicinali+allattamento a quanto ho visto i medici in generale non sanno niente. Per questo quando mi capita una domanda su questo argomento li rimando sempre al Mario Negri che fa questo di mestiere (E hanno la pazienza di un santo 😀 )
Fede Riot lo so che la figura x l’allattamento è la consulente ibclc e ne ho contattata una personalmente a suo tempo…il fatto è che non è abbastanza perchè x alcune competenze, es che farmaci somministrare a una mamma che allatta, serve un medico. Andrea sono contenta, l’importante è capirsi, non volevo creare polemiche o discussione, segnalavo solo un aspetto che a me non va molto, ossia le generalizzazioni, in un gruppo che per il resto ho sempre ritenuto interessante e ben fatto
La figura di riferimento per l’allattamento è la consulente certificata ibclc.
Elisa Boni, non so perché, ma il tuo commento era finito nello spam…
Comunque concordi in PIENO con TUTTO quello che hai detto, tant’è che mi viene da chiedere, ma tutta quella discussione di prima che c’entrava se siamo esattamente sullo stesso piano? 😀
Una precisazione… le visite dal pediatra più che diminuite vanno regolarizzate e standardizzate. Ho messo il link da qualche parte che, ad esempio, la Regione Lombardia ne prevede circa 6 e questo mi sembra più che sufficiente. Lo spreco di tempo E SOLDI è quando il pediatra insiste affinché il bambino venga misurato, pesato, ecc. ogni mese. In questo il ministero dovrebbe metterci mano ed emettere linee guida CHIARE per tutti, cosa che al momento non c’è e tutti fanno come gli pare.
Probabilmente farebbe bene anche a produrre dei libretti sullo svezzamento (e perché no, allattamento) da dare a TUTTI. Molto generici nei contenuti, ma che avrebbero l’effetto di eliminare il bisongo della ricettina e limitare lo spreco di risorse (nel senso del pediatra come aiuto cuoco 😀 ).
Ad esempio, questa è quella che hanno dato a noi, e mi sembra perfetta per lo scopo e non costerebbe neanche tanto….
http://www.healthscotland.com/uploads/documents/20354-FunFirstFoods.pdf
/Andrea
Allora, cercherò di non essere troppo prolissa nel risponderti anche se avrei tante cose da scrivere: ho letto il post, e siamo d’accordo che nel sistema ci siano molte cose che non vanno, anzi che fanno proprio schifo (a me comunque non è mai capitato di vedermi proporre una data marca nè di vederla consigliare in ospedale). Detto questo, le cose vanno cambiate, ma non è tutto da buttare…trovo ce sarebbe assurdo diminuire le visite dal pediatra di famiglia, o contattarlo solo in caso di malattia, perchè fondamentale è costituire un rapporto di fiducia con i genitori; durante i bilanci di salute il ped può valutare il bimbo nel complesso, e se ben preparato è la soluzione più rapida, senza dover consultare mille persone diverse, per rispondere ai dubbi della mamma su nutrizione, allattamento e quant’altro…d’altronde non mi sembra che x l’as serva una figura iperspecializzata, il tutto sarebbe molto semplice se si abbandonasse il concetto del babyfood (come del resto molti ped, anche se peobabilmente troppo pochi, stanno facendo). Per quanto riguarda la mia esperienza, il ped mi ha consigliato di introdurre più alimenti possibile a partire dal sesto mese, ha sottolineato che è contrario all utilizzo di cibi preconfezionati e ha sempre incentivato il lm…sulL’allattamento (perdonatemi il breve ot) avrei molto da scrivere, perché da quando sono diventata mamma un anno fa l’argomento ha iniziato ad appassionarmi moltissimo e mi sono costantemente dedicata ad approfondirlo…ho notato che da una parte c’è ancora troppo personale sanitario (x la mia esperienza soprattutto ostetriche non più giovanissime) impreparato, e dall’altra che anche nell’opinione comune gli si dà troppa poca importanza o si ricorre troppo facilmente al la (più di una mamma mia amica lo dava al figlioletto, contro il parere del pediatra, perché con un bel biberon dormiva meglio la notte…). A ciò si aggiunge che manca una figura medica di riferimento in casi delicati (e in questo deve essere una figura medica)…ad es se si deve prendere un farmaco quasi sempre la risposta è:”non può sta allattando”…e nessuno sa in realtà cosa rispondere, anche se ormai gli studi in materia sono parecchi, proprio perché non è chiaro che tipo di specialista se ne deve occupare…è piacerebbe anche a me scoprirlo, visto che sarebbe il mio lavoro dei sogni!
Elisa Boni, nessuno dice che siano TUTTI a fare così. Io dico invece che, anche senza statistiche alla mano, sono TROPPI (e lo vedo dalle lettere che ricevo e che ogni tanto pubblico sul sito.
Il problema secondo me si risolverebbe diminuendo il numero di pediatri, e diminuendo il numero di visite che fanno. Con i soldi che si risparmiano si potrebbe prendere personale specializzato che effettivamente potrebbe aiutare i genitori agli inizi.
Per curiosità, che genere di informazioni hai ricevuto su allattamento e svezzamento?
Inoltre, hai letto il post in alto? Molti dei problemi scaturiscono da lì.
inoltre con tutto il rispetto per la scienza e la preparazione medica, se sento da una parte “assolutamente il latte prima dell’anno / il glutine prima dei 6 mesi altrimenti diventa allergico/celiaco!” e dall’altra “assolutamente NIENTE latte prima dell’anno, altrimenti diventa allergico/celiaco” non so se sentirmi più sfiduciata o presa per i fondelli… e le linee guida che cambiano ogni x mesi?
Elisa Boni fermo restando che “i pediatri” non sono tutti uguali, non ho detto che il pediatra non deve prevenire, anzi, ho sempre auspicato che i medici in generale si occupassero più di alimentazione, che da sola basterebbe a prevenire e a volte anche a curare (esempio lampante, vai da un medico perché hai problemi di stomaco e si preoccupa di prescriverti questo e quello e non spende una parola su cosa mangiare e cosa evitare.. ma anche qui non voglio ricadere nella generalizzazione).
il punto è che c’è differenza tra dare ragguagli generali su un’alimentazione corretta (tanta frutta e verdura, pochi grassi, tanta acqua, insomma le cose che in teoria sanno anche i sassi ma a quanto pare nessuno segue) e dare la ricettina con il brodino. che non è solo una perdita di tempo e una fonte di ansia, ma preclude per esempio la scoperta di tanti sapori e consistenze diverse e i parte lo sviluppo motorio. la ragione per cui si continua a pensare che i bambini debbano fare il passaggio latte-pappa-solido è un retaggio del periodo (non ancora del tutto passato) in cui i bambini si svezzavano evidentemente troppo presto, allora certo che non erano in grado di digerire altro che il brodino.
un’ultima parola sulla prevenzione dell’obesità, non mi sembra una strategia vincente prescrivere marche specifiche, che è risaputo che riempiono i loro prodotti di zucchero e aromi che sono il primo passo per creare una dipendenza nei confronti di cibi che tutto sono tranne che sani. in effetti ci sono ancora troppe persone convinte (dal pediatra!!!) che è meglio dare a un bambino un omogeneizzato di mela piuttosto che una mela vera, perché quello “è fatto apposta per i bambini”. i pediatri non saranno il male, ma purtroppo sono stati proprio troppi pediatri prezzolati a contribuire alla diffusione di certe -come definirle?- certo non “tutti” i pediatri prescrivono gli omo, il LA e le marche, ma il 100% di quelli che le prescrivono sono, ahnoi, pediatri.
Quando si dice i pediatri danno, i pediatri fanno…per me è generalizzare alla grande. Nella mia esperienza di mamma non ho mai avuto nè chi mi consigliasse il la, nè chi mi desse lo schemino per lo svezzamento. Ma forse sono stata solo fortunata. Per quanto riguarda le scuole di specializzazione non si può fare un discorso generale perché la cosa è molto variabile, dipende dalla sede. L’esperto di nutrizione sicuramente sarebbe una bella cosa in un mondo ideale…ma nel mondo reale sono servizi che costano (io mesi fa per una consulenza in allattamento ho pagato 80 euro). Il pediatra di base, durante i bilanci di salute, è colui che secondo me deve dare le corrette info su allattamento e svezzamento (e con me è stato così). Di sicuro c’è molto da fare, cose che non vanno, pediatri poco aggiornati, ma qui passa il messaggio che sono tutti così e questo non è vero. Qui chiudo.
La mia pediatra mi disse che lei propone lo schemino perché spesso le abitudini alimentari familiari sono discutibili ma che l’alimentazione é un tema che deve essere affrontato dalla famiglia e basta, ovviamente dopo i 6 mesi. E poi negli altri Paesi del mondo dove non danno schemini e non vendono omogeneizzati (e non parlo di terzo mondo!)? Comunque mangiare carne dalle 7 alle 14 volte al giorno come consigliano la maggior parte degli schemini certo che favorisce l’obesità infantile e non solo quella