Una testimonianza che non tutte le mamme hanno il latte.
Sono sì passati diversi anni, ma alcune ferite sono ancora aperte.
Eccomi qua, covo questo post da mesi e sapevo che quando sarebbe stato il momento sarebbe inevitabilmente uscito fuori per quello che è: un urlo, un misto di dolore e di frustrazione, un ribollire di emozioni parzialmente distorte dal tempo.
Ma come mai proprio adesso? È che mi sono trovata a rileggere la discussione che racconta prima la speranza, poi le sofferenze ed infine la ritrovata serenità di un allattamento andato male.
Una storia come un miriade di altre, insomma.
Nei giorni passati c’è stata questa ricorrenza, se così si può chiamare. Anche l’allattamento della seconda figlia era andato a rotoli; un’altro allattamento fallito.
Un anno da quando mi sono dovuta rassegnare all’evidenza dei fatti: no, non tutte le mamme hanno il latte, e io sono una di queste.
Un anno da quando sono dovuta arrivare ai termini con me stessa: se fossi nata in un’altra epoca o in un altro luogo, le mie figlie, con buona probabilità, non sarebbero sopravvissute.
Avevo un’esperienza negativa alle spalle, ma ci avevo voluto riprovare, più forte e più convinta di prima, certa che ci fosse una possibilità anche per me… Ma non e’ stato così.
Chissà come mai certe cose sono così ancestrali, così profonde, così animali, così fortemente connesse al concetto di sopravvivenza che sembrano più difficili da digerire di un naso con la gobba…
A distanza di un anno, sono molto serena, oserei dire felice di come sono andate le cose, in fondo, perché diciamocelo… io non sono il tipo da abnegarsi per il prossimo, anche se questo prossimo è mia figlia, e sì… mi viene un po’ da ridere se ci penso col senno di poi a quanto abbiamo patito. Eppure è bastato rileggere quel pezzo di forum per ripiombare, come stesse accadendo ora, in quel buco nero fatto di visite all’ospedale, di “ci pesiamo far 3 giorni”, di “io ci credo che sta stavolta funzionando” e di speranza.
E allora scrivo questo post è lo dedico a tutte le madri che avrebbero voluto allattare ma non hanno potuto.
A quelle che ci hanno provato tanto, ma a cui è andata male.
A quelle a cui si continuava a dire “Forza che ce la puoi fare! Tutte le mamme hanno il latte!” e ci hanno creduto.
A quelle che adesso ci ridono su, perché è ovvio che non è stata colpa loro e i problemi veri nella vita sono ben altri; perché c’è sempre qualcuno che dice loro che avrebbero potuto provare questo e provare quello, insomma… che non ci hanno provato abbastanza.
Questo post lo dedico a tutte quelle “menomate”, come hanno chiamato me, che la natura ha creato difettose, ma che sono passate anche sopra a questo, che per fortuna per noi al giorno d’oggi è un problema facilmente superabile. E poi ho tanti di quei difetti fisici che figurati se mi spavento per così poco :)!
Lo dedico a chi come me vorrebbe urlare ogni volta che percepisce la promozione come accanimento, come tante volte traspare dalle buone – per carità – intenzioni di chi – giustamente – vuole sostenere l’allattamento, ma… ma fare contente tutte non si può.
E forse siamo ipersensibili noi.
A chi come me si strapperebbe i capelli quando sente per l’ennesima volta dire che quelle che non hanno il latte o ne hanno troppo poco sono una piccolissima minoranza, capendo che ancora una volta ci si dimentica che questa minoranza ESISTE ed e’ stufa di sentirsi trattare come… una minoranza. Cioè DIMENTICATA e relegata allo status di “capricciosa stranezza”.
No, non tutte le mamme hanno il latte.
Quante sono le donne che non hanno latte a sufficienza per far sopravvivere (non dico per ingrassare!) i propri figli? Qualcuno le ha mai contate? Siamo sicuri che siano così poche? No, dico davvero… se qualcuno ne sa qualcosa mi faccia sapere, per favore.
O vogliamo solo credere che siano “solo” il 3% delle donne? Ma anche fosse… il 3% vi pare poco?
Qualcuno ha indagato in maniera approfondita sulle cause? O a chi non riesce ad allattare si para davanti solo il solito, seppur sacrosanto, discorso della posizione corretta e di tutti gli altri crismi dell’allattamento destinando questa minoranza a giorni o settimane di sofferenza per tentare di recuperare uno stato che in verità recuperabile non è?
“Dai! Insisti! Provaci ancora! Hai provato il DAS? Fatti vedere da una consulente! Vedrai che ce la potete fare!”.
Ma dove sta il gesto naturale? Dove sta la spontaneità? Si può davvero parlare di allattamento recuperato quando di usano due tubicini attaccati con lo scotch che escono fuori dalla botticella del Sanbernardo. O è piuttosto accanimento? Per cosa? Per CHI?
Sono contenta se ha aiutato qualcuna a stare meglio, ma non fa per me, no, grazie.
È innaturale tanto quanto un biberon.
Smettetela di dirci che tanto siamo poche e ricordatevi che esistiamo aiutandoci a rendere questo dolore meno forte.
Come? Iniziando a menzionare le eccezioni invece che nasconderle nel dimenticatoio.
Quello che voglio dire è che sembra che le uniche cause per cui oggi molte donne non riescono ad allattare siano legate alla mancanza di supporto sanitario adeguato, a scarsa informazione ecc. Tutte cose verissime, certamente, ma non è SOLO questo e ho la netta sensazione che in questo turbine per promuove l’allattamento al seno ci si stia dimenticando di chi DAVVERO non può allattare per questioni OGGETTIVE.
Queste donne vengono sottoposte alla doppia tortura di un allattamento fallito e del mancato riconoscimento del loro status di “difettose” (non prendetela come un insulto, è una maniera per dire che le cose non funzionano benissimo come dovrebbero, tal quale ad altre peculiarità fisiche che ognuno di noi ha) e checché se ne dica a voce – probabilmente perché siamo ipersensibili noi visto che ci sentiamo “mancate” – il messaggio di chi promuove l’allattamento materno sembra sempre suonare come “se avessi incontrato me invece di quegli incapaci adesso allatteresti felicemente!“.
Ma non è sempre così!
Non sempre è questione di informazione e supporto, e l’aiuto più grande che si può ricevere in questi casi è che chi di dovere riconosca l’oggettività della situazione. Chi ha un problema fisico oggettivo andrebbe sostenuto non verso il perpetrare un tentativo destinato a cadere nel vuoto ma verso il riconoscimento del difetto e l’eventuale aiuto psicologico se necessario.
Ci sono analisi per capire se si è carenti di prolattina? Facciamole prima di torturarci per un mese! Ci sono altre maniere – a me sconosciute – per mettere un punto invece di 3 sofferenti puntini? Usiamole!
Se c’è una battaglia da fare che riguarda l’allattamento beh… ecco, questa è la mia.
Questo sito e chi lo popola, lo sapete perché s’è dimostrato in più occasioni, è profondamente a favore dell’allattamento e quello che sto dicendo in nessun modo mette in dubbio questa posizione.
E sapete qual è il bello di tutto ciò? È che con tutto il patimento, le febbri, i pianti, le ansie, le litigate, gli antibiotici… io lo rifarei. Se avessi un terzo figlio rifarei il calvario. Ma non per farmi del male, eh, quello lo eviterei volentieri… ma perché sono convinta che sia doveroso almeno provarci, e soprattutto che quel poco di colostro e di latte che possiamo dare i nostri bambini se lo meritano.
E poi se non ci avessi provato non avrei mai potuto fregiarmi dell’ambitissimo titolo di ciuccio umano che così fieramente porto 🙂 Una mamma buona sola a fare da ciuccio… ma tu guarda che roba si deve sentire!
Non tutte le mamme hanno il latte!
Qual è la vostra testimonianza? Raccontatecelo nei commenti.
Ricordate sempre che le vostre storie aiuteranno i genitori che verranno dopo di voi!
Assistenza sull’allattamento la potete trovare ad esempio, nel sito de La Leche League.
108 risposte
Non credo diciamo la stessa cosa, sono aspetti ed approcci opposti, almeno per quello che ho letto ed inteso io. Se il personale medico che dovrebbe sapere e riconoscere le patologie o le motivazioni per cui sta andando male, non lo fa… Beh, io la chiamo negligenza. Non “accanimento a voler far allattare”
Continuo a credere che diciamo la stessa cosa. Probabilmente e’ negligenza, si’, direi proprio che lo e’.
Ma non è ancora chiaro che il punto di tutto il discorso è PROPRIO che NESSUNO fa analisi del genere perché si riduce sempre a “Potevi provare di più”, “non ne sapevi abbastanza”?
Cioè, stiamo dicendo la stessa cosa e ci scontriamo pure? /G.
Maria Luisa Bartolini, lo hai detto tu stessa “a me non mi ha analizzato nessuno”. Se avessi cercato le informazioni nei luoghi giusti eo avessi avuto intorno a te del personale sanitario Realmente competente in allattamento, forse lecose sarebbero andate diversamente. È inutile che ti incazzi con chi dice la verità. Ti auguro di trovare maggiore serenità in breve tempo.
Grazie Maria Luisa Bartolini, e’ proprio questo che volevo dire. /Gloria
Gloria…proprio oggi meditavo di scrivere sulla riuscita del secondo allattamento. Ho un incentivo in più. Lo farò nei prossimi giorni, a mente ancora fresca. Ma intanti ti dico che ti capisco benissimo.
un abbraccio
grazie Gloria..io ci ho provato pure per il terzo ed è andata male uguale..un’amica dei miei alleva mucche da latte e mi ha detto che ne ha da 20 litri e da 60litri…mi son detta io sono una mucca da 20!e se arrivasse il quarto si ci proverei ancora ! Simona Medda
Non ho letto tutti i commenti, ma volevo ringraziare Gloria per avere espresso quello che mi porto dentro!
Con la prima figlia aggiunta di LA da subito e dopo due mesi addio mio latte, con la seconda mi sono incaponita ed ora a 9 mesi continuiamo …ma io so che sono solo il suo ciuccio umano! Ho dovuto cedere al LA dopo una settimana di tira e molla, ma lei perdeva peso da (3250 a 2670 non è uno scherzo!).
Ed io testarda ad inistere e a negare l’evidenza… ma poi ho ceduto. A quel punto via di Leche league, consultorio, consulenze, DAS, finger feeder, fascia, cosleeping…. La mia produzione non è aumentata mai a tal punto da riuscire,anche un giorno solo, di fare a meno del LA. E non era colpa della posizione, della suzione, della stanchezza, era colpa della mia poca produzione! Nessuno mi convincerà mai del contrario.
E che tristezza mi porto dentro lo so solo io che tutt’ora mi ostino ad allattare al seno e a darle comunque il LA perchè evidentemente il mio è poco. Non è facile accettarlo ma è così. A volte mi chiedo io stessa perchè continuo, che senso ha? e la risposta la trovo nel suo sguardo quando mi ciuccia! Egoisticamente è una coccola che mi faccio e che non voglio perdere. Spero faccia bene anche a lei, di certo non la nutre se non di amore.
Però tutte le consulenti/esperte che mi dicevano di insistere, di mettermi a letto con la bimba per 2 giorni di fila e mi sarebbe venuto il latte (certo e l’altra bimba che facevo la lasciavo in giro da sola?). A volte la realtà è più triste e difficile di quello che uno vorrebbe e purtroppo io non ho avuto questa possibilità. E non mi sento in colpa per questo avendo un’altra figlia piccola a cui comunque stare accanto.
Quello che ho potuto l’ho fatto, più di quanto ho fatto con il primo allattamento, ma oggi ho la certezza che il mio latte non è sufficiente per far crescere un bambino. E credo che questo sia più difficile da affrontare e da gestire psicologicamente rispetto al decidere se allattare o meno, o al non riuscirci come nel mio primo caso!
La mia bambina è cresciuta lo stesso, la sua mamma pure con una consapevolezza in più: non basta avere tutto il supporto e le informazioni del mondo per produrre abbastanza latte, a volte non ce l’abbiamo e basta!
Gloria ancora grazie per avermi dato la possibilità di riflettere su questo. Un abbraccio
@isabella le tecniche delle consulenti sono inutili se non togli gradualmete il latte artificiale
Silvia12712 ci ho provato ti assicuro! abbiamo ridotto di 10 ml alla volta nelle 3 aggiunte giornaliere, poi abbiamo ridotto a solo 30 ml alla volta le aggiunte, rendendole piu’ frequenti e risotte. Ho provato tutto, ti assicuro, ma la sua crescita sempre stata ai minimi ti parlo di 100/130 gr a settimana, pesata al consultorio quindi in modo imparziale, non mi consentiva di ridurre di piu’…. e nemmeno quello ha funzionato!
Non ho seguito gli ultimi post (scusate) però vedo che la discussione sta andando avanti con spunti molto interessanti.
A tal proposito vi volevo segnalare che la pagina di ‘bebè a costo zero’ di Giorgia Cozza su Facebook porta una iniziativa per il libro sugli allattamenti non riusciti…se avete voglia dateci un’occhiata…magari qualcuna di voi può contribuire (c’è una mail a cui inviare le proprie foto di poppate al biberon, portare in fascia, cosleeping ecc ecc) a lanciare il messaggio cui giustamente tenete molto.
E’ difficile commentare un post così pieno di emozioni e di spunti. Quoto chi diceva che a volte non si riesce ad allattare più per stress psicologico che per problemi fisici: io dopo che mio figlio non cresceva e mi incaponivo a tirarmi il latte, usare sofcup, andare da 3 consulenti, ho detto a mio marito che mi ero rotta e non me ne fregava niente….volevo solo dormire! e così ho fatto per tutto il giorno con mio figlio accanto….da quel giorno l’allattamento ha preso il via in modo funzionale!!! solo dopo ho scoperto che era un rimedio suggerito in vari libri, quello di dormire con accanto il bimbo per far venire il latte. Ma è vero che ci sono riuscita proprio perchè ho trovato persone (consulente del consultorio, dell’ospedale e della lega del latte) che non mi hanno fatto sentire PAZZA solo perchè non cedevo al passaggio totale al LA, perchè dopo due mastiti non davo retta al pediatra che mi diceva che non avevo latte e rifiutavo di dare tre aggiunte al giorno perchè sapevo che avrebbero dato la mazzata finale alla poca produzione che avevo per un figlio pigro. Credo che questo sia molto importante, trovare persone capaci di accompagnarti nel percorso che hai scelto comprendendo le tue motivazioni e supportandole, di aiutarti a chiarire i dubbi ma anche il tuo limite….sia che tu voglia insistere fino alla fine con il LM, sia che tu voglia passare al LA in modo consapevole.
Il problema vero è che non si può sapere se vi sono possibilità di allattamento finchè non si provano tutti gli accorgimenti e tutte le strategie (compreso il DAS che trovo geniale se usato per stimolare il seno in presenza di un momentaneo bisogno di LA) e soprattutto che i primi tempi queste strategie ed accorgimenti vanno applicati in modo serrato e continuo (sarebbe bello poter iniziare a farlo dopo 2-3 mesi dal parto con gli ormoni a posto e belle riposate, davvero allora allatteremmo tutte, ma non si può!) pena non farli funzionare. Da qui la difficoltà di capire quando dire basta con i tentativi….di capire quando si sta passando dalla consulenza all’accanimento terapeutico!
LauraFracassi Sono completamente d’accordo con te. Poi ognuno ha il suo limite ed e’ importante trovare la persona che ti supporta in questo. E ognuno poi ha diritto di avere il suo Io c’e’ stato un momento in cui ho pensato di mettermi in macchina e andare a palermo a farmi vedere da newmann, che era ad un convegno la’, perche’ volevo un a risposta. (ora ci rido) 🙂
Concordo anche con quello che dici del das: e’ uno strumento, mi fa pensare ad una stampella, che ti deve permettere di non far andare in pericolo il bambino ma continuare a stimolare con la suzione. E’ uno strumento per un periodo breve che deve poi essere mollato, altrimenti non ha senso.
ho capito il discorso dei *se* e dei *ma*. penso però che quello rientri nei blabla della gente che ha sooooolo buone intenzioni. succede a chi non riesce ad avere figli (ma rilassatevi! – avete provato ad avere rapporti a metà del ciclo?) succede a chi abbia qualsiasi difficoltá (una mia cugina….) a chi ha qualche intoppo iniziale con l’allattamento (ma dai il biberon, l’importante è la serenità della mamma!), insomma, tappi nelle orecchie e via. alcuni parlano perché veramente non sanno se si trovano di fronte una che al secondo giorno stava già col bibe in mano o una che ci ha provato con tutte le sue forze, altri lo fanno per dare aria alla bocca.