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Il liofilizzato per bambini tra sogno e realtà

Cos’hanno in comune un astronauta, chi va di fretta e un lattante? Inutile tenervi in sospeso perché se state leggendo questo articolo sapete già di cosa stiamo parlando, del liofilizzato.

Quando arriva il momento dello svezzamento viene spesso consigliato di iniziare dal liofilizzato in quanto più digeribile, maggiormente dosabile, più sicuro, ecc. In questo articolo approfondirò con voi cosa c’è di vero in questi claim per capire meglio se il consiglio di usare questo prodotto abbia un significato oppure no.

Liofilizzato baby food video
Il video

La liofilizzazione è un procedimento davvero complesso: è un mix tra surgelamento a basse temperature ed essiccazione, e il prodotto finito è una polverina più o meno granulosa. Questo genere di prodotti non è certo ad appannaggio esclusivo della prima infanzia o degli astronauti, in quanto sono tantissimi gli alimenti che vengono generalmente sottoposti a un processo di liofilizzazione tra cui: caffè, camomilla, succhi di frutta, tè, patate, frutta esotica, farmaci, e prodotti dietetici, ecc. Tra gli esempi di utilizzazione ricordiamo il caffè istantaneo, il mangime per pesci, gli ingredienti per la preparazione di zuppe e piatti pronti, e così via.

Quella che state leggendo è la trascrizione del video (che trovate qui) uscito l’altro giorno sul canale YouTube.
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Se invece vi interessano gli omogeneizzati, leggete qui.

Uno degli utilizzi più interessanti, grazie al fatto che gli alimenti liofilizzati occupano poco spazio, sono a lunga conservazione e mantengono – dicono – intatte le loro proprietà nutritive e organolettiche è proprio quello di andare in orbita con gli astronauti. Dato che le missioni possono durare anche molti mesi durante i quali non è possibile ricevere approvvigionamenti, i liofilizzati rappresentano senz’altro una scelta pratica ed efficace. Però, se non dobbiamo andare in orbita è ancora sensato mangiare cibo liofilizzato?

Il liofilizzato: un prodotto made in Italy

In Italia i liofilizzati per lo svezzamento vengono prodotti dalla Mellin e dalla Plasmon. Che io sappia non esistono altri produttori.

Mellin e Plasmon sono marchi esclusivamente italiani, ma sono controllate da due multinazionali, rispettivamente la Danone francese e la Heinz americana. Guardando agli altri brand appartenenti a queste multinazionali (sono davvero in tutto il mondo e vendono di tutto) nessuno sembra avere baby food liofilizzato in catalogo. Inoltre, nonostante gli sforzi (ma forse bisognava solo cercare meglio) non sono riuscito a trovare altri Paesi al mondo in cui le linee di baby food includano prodotti liofilizzati. Esaminare tutti i Paesi e tutte le marche e sottomarche esistenti non è possibile, per cui ho controllato più o meno a random in Europa, Nord America, Sud America e Australia, ma senza trovarne traccia.

Quello che ho trovato è un piccolo siti web americani di nicchia che produce cibi liofilizzati per bambini, questo in caso gli vogliate dare un’occhiata; ce n’era un’altro, ma non funziona più… Da notare che l’enfasi non è come in Italia sul cibo con cui iniziare o facilmente digeribile, o sul fatto che la carne sia importante, ma sulla praticità e la varietà. Di fatti vendono solo frutta, anche esotica, e vegetali liofilizzati o cose come la quinoa in polvere. Insomma si rivolgono a un pubblico molto di nicchia. In ogni caso, se chiedi a una persona di lingua inglese cosa sa dei liofilizzati per la prima infanzia, ti guarderà con uno sguardo perso. Ho chiesto a genitori madrelingua inglese che vivono o hanno vissuto in Italia, nonché a del personale sanitario nel Regno Unito e in America, ma nessuno ne sapeva niente.

Quindi il liofilizzato di carne, che per alcuni di noi rappresenta un’indispensabile tappa nella crescita dei bambini, è un prodotto esclusivamente nostrano che sembra non esistere al di là dei confini italiani – e anche in Italia non è facile da trovare.

Le varietà di liofilizzato di carne disponibili al momento sul mercato sono le seguenti:

Plasmon: agnello, coniglio, pollo, tacchino, vitello
Mellin: ha in più il manzo (c’erano anche il liofilizzato di struzzo e di cavallo, ma sono stati messi fuori catalogo.

I costi

Entrambe le marche vendono solo confezioni contenenti tre vasetti da 10 g l’uno.

I prezzi, proprio come nel caso degli omogeneizzati, variano moltissimo. Quelli che ho visto io variano da poco meno di €4, a oltre i €6 per confezione. Dando per scontato che questo genere di articoli si acquisti solo quando in offerta speciale, prendo in considerazione un costo basso di €4, ma poi potrete scalare le cifre senza problemi.
Facendo due conti vediamo che questo liofilizzato a €4 per confezione, costa circa €133/Kg. Però sappiamo che sono un prodotto, per così dire, concentrato, quindi cosa vuole dire in effetti questo costo? Sia la Plasmon che la Mellin affermano che 100 g del loro prodotto equivalgono a 220 – 240 g di carne fresca. Per semplificarci la vita diciamo che 100 g di liofilizzato equivalgono a 230 g di carne, quindi comprando qualunque carne in forma liofilizzata, equivale a pagarla, quanto meno, €58/Kg circa, indipendentemente dal tipo.

Per fare un paragone, in rete c’è un sito dove si vende il filetto di bovino bio, probabilmente il taglio più caro tra quelli a disposizione, al prezzo di circa €47/Kg. Se invece vogliamo prendere un coniglio, uno biologico (già pulito), costa meno di €16/Kg circa.

Inoltre, non si riesce a sapere quali pezzi di carne vengano utilizzati. Ad esempio, un manzo è un bel bestione… per fare il liofilizzato scelgono il filetto, il girello, la lingua, la carne che useremmo per il brodo, un misto di tutto ciò o gli scarti? Chi lo sa. È chiaro che il prezzo è determinato non dalle materie prime, ma dai costi di produzione, imballaggio, movimentazione e… pubblicitario.

Anche sulle modalità di preparazione c’è molta reticenza. Ho chiesto ai produttori e ho ricevuto solo risposte educate, ma fondamentalmente evasive. Il produttore di cibo industriale, tra cui il baby food, vuole venderci a tutti i costi l’immagine di oasi in cui gli animali pascolano liberamente al suono di campanelle appese al collo, e di processi quasi artigianali dove solo ed esclusivamente i pezzi migliori di carne vengono scelti individualmente per assicurarci che solo il meglio finisca sul piatto dei nostri bambini.

Ma questo è solo un bel sogno. Intendiamoci, non si vuole certo sottintendere che ci sia qualcosa di non idoneo in questi prodotti, ma se vedessimo i processi produttivi per quelli che sono (probabilmente fabbriche dove tutto è meccanizzato; pezzi di carne random che finiscono nei vasetti; processi di lavorazione della carne industriali che non hanno nulla a che fare con l’immagine idilliaca del macellaio di fiducia che ti affetta la carne proprio come piace a te) non credo che le vendite salirebbero.

A cosa servono i liofilizzati?

Tuttavia tutte queste considerazioni sono secondarie, in quanto la domanda chiave a cui dobbiamo poter rispondere è “a cosa servono i liofilizzati”? I produttori e alcuni pediatri affermano che vadano usati all’inizio dello svezzamento perché più digeribili, ma, anche se così fosse, servono per davvero? Se qualcosa deve essere trattato industrialmente in modo così profondo per renderlo digeribile, forse sarà meglio attendere prima di introdurlo nella dieta del bambino in quanto il suo corpo evidentemente non è ancora pronto a riceverlo.
Sappiamo quando l’intestino di un bambino è pronto a gestire qualcosa di diverso dal latte. Ne abbiamo già parlato in altri video, ma in breve in un articolo autorevole si afferma che:
…dall’età di 4 mesi le funzioni renali e gastro-intestinali sono sufficientemente sviluppate per metabolizzare i nutrienti dei cibi complementari.
(Dico subito che ciò NON equivale a dire che il bimbo sia necessariamente pronto.)

Nell’articolo non si dice da nessuna parte che gli alimenti devono essere preparati in modo speciale, né che debbano essere “facilmente digeribili”. Anzi affermano che l’intestino matura grazie proprio a quello che si mangia. Insomma, l’intestino matura… mangiando.
Piuttosto gli autori si concentrano sulle varie tappe dello sviluppo motorio e masticatorio del bambino dai 6 ai 12 mesi. Non viene data alcuna indicazione precisa di cosa sia adatto o inadatto mangiare anche avviando lo svezzamento intorno ai 4 mesi.

Chiaramente, prima si inizia e più risulterà difficile che il bambino possa nutrirsi da solo, quindi sarà necessario dargli cibo semi-liquido (se non altro per aggirare il riflesso di estrusione, che fa sì che il bambino tiri fuori la lingua non appena qualcosa gli tocca il labbro), ma cercando in letteratura, per quanto abbia letto, non viene mai consigliato di dare qualcosa di industriale, né tanto meno di “facilmente digeribile” come i liofilizzati.
Se invece si vuole cominciare a 3 mesi, ovvero quando il bambino sicuramente non è pronto, allora forse il discorso cambia, ma in questo caso si entra in un campo prettamente medico che certamente esula dai contenuti di questo articolo.
Lo stesso articolo prosegue dicendo che
è improbabile che i lattanti europei siano afflitti da deficienze di macronutrienti durante il periodo dell’alimentazione complementare.
Piuttosto c’è il pericolo che ne prendano troppi, e questo è un fattore potenzialmente preoccupante, visti i tassi di obesità nei bambini.

Confrontate questa frase con quest’altra, che viene spesso utilizzata sui siti che vendono i liofilizzati e che credo originariamente fosse sul sito Plasmon:
Grazie al processo di liofilizzazione, [i liofilizzati] hanno un’elevata concentrazione di principi nutritivi in un volume ridotto. Per questo sono ideali se il tuo bambino ha delle piccole difficoltà ad abituarsi alle prime pappe o in caso di scarso appetito.
Ovvero, invece di consigliare di assecondare il bambino come dicono oramai tutte le linee guida un minimo serie, si insiste sulla quantità e sull'”abituarsi” alle pappe, perpetuando uno dei punti cardine dello svezzamento medicalizzato secondo il quale a ogni pasto è necessario ingerire una determinata quantità, definita non si sa come, di ciascun principio nutritivo. In questo senso il liofilizzato è un mezzo per raggiungere un fine.
Spesso la ragione che si adduce per incoraggiare l’utilizzo dei liofilizzati è che questi servono per andare per gradi, ma basta ricordarsi che per andare per gradi è sufficiente lasciare che il bambino si avvicini al cibo autonomamente, iniziando a mangiare un pochino alla volta perché lui è pronto e non perché una terza persona ha deciso che sia ora di iniziare.

Comunque, anche in caso di svezzamento medicalizzato e tabellare, i liofilizzati (così come gli omogeneizzati o il baby food in generale) non è dimostrato che servano. Di nuovo, se leggete una qualunque linea guida un minimo seria, non diranno mai esplicitamente che sia necessario utilizzare questi prodotti.
Con i liofilizzati, ancora di più che con gli omogeneizzati, siamo senza dubbio di fronte a un’attività puramente di marketing che, tanto per cambiare, fa leva sulle insicurezze e sulle paure dei genitori.
Dopo tutto il genitore “inesperto” penserà: “cosa sono €5 di fronte alla salute di mio figlio?”, per non parlare del classico “per i figli si fa questo e altro”, ma la rassicurazione che danno i liofilizzati è un’opera puramente di fantasia che i produttori, aiutati in questo da molti, da TROPPI operatori sanitari, ci vendono in confezioni da 10 g cadauna. Pensate che carne di lusso, super bio e di animali che vivono in prati a 5 stelle si potrebbe comprare per €58/Kg. Altro che filetto…

Insomma, comprando un liofilizzato non compriamo della carne, ma portiamo a casa un sogno.

Ciao, e alla prossima.

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