Avevo solo venti anni, quando sono diventata mamma per la prima volta e non avevo alcuna esperienza con i bambini, neanche come baby sitter. Non posso negare di aver avuto paura di non farcela, ma in fondo, come tutte le neomamme, sapevo che dovevo solo affidarmi al mio istinto, che è sicuramente la guida più valida per imparare ad essere madri.
Peccato che non mi sia stata data la possibilità di seguirlochiunque si sentiva in diritto di darmi consigli, non sempre buoni anche se dati con le migliori intenzioni, che io avevo il dovere di seguire, per il bene del bambino, perché ero inesperta e dovevo essere “guidata”. Il mio errore più grande è stato non combattere, non avere fiducia nelle mie possibilità, essermi lasciata condizionare da chiunque che, dall’alto della sua esperienza (che non è universale; un po’ di sano relativismo mi avrebbe salvato), mi facesse sentire un’inetta, una madre snaturata perché pretendevo anche di allattare, nonostante già da prima della gravidanza fossi costretta a prendere dei farmaci; o perché pensavo di poter fare a meno dei pannolini; o, ancora, perché in piena estate tenevo il bambino solo con il body…Solo sul sonno condiviso sono riuscita a far valere la mia posizione, ma solo perché altrimenti il bambino si svegliava e piangeva continuamente.
Non so se qualcosa sarebbe cambiato se avessi potuto sbagliare a modo mio, ma di sicuro una buona informazione avrebbe fatto la differenza e invece con mia madre non c’è mai stato un dialogo su questo argomento, ma solo critiche qualsiasi cosa facessi.
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La mia prima esperienza da mamma
Marco ha preso da subito il latte artificiale, non perché non avessi latte, anzi (in ospedale ho avuto persino la mastite), ma perché nessuno mi ha spiegato cosa fare, mentre qualcuno ha pensato bene di farmi presente il pericolo che avrebbe corso il mio bambino bevendo il mio latte, dal momento che dovevo assumere un farmaco (per me indispensabile e innocuo per il piccolo, peccato nessuno me lo avesse detto…). Tanta premura non mi arrivava da un medico, bensì da una mamma esperta che aveva cresciuto ben 5 figli: mia suocera – per di più tramite mio marito, che sentendosi ormai investito dell’aura di padre modello, si sentiva in dovere di affermare i suoi diritti sulla podestà del bambino.
E così è stato anche per i pannolini. Io, nella mia assoluta “ignoranza”, non capivo la necessità di usarli e avevo la “presunzione” di poter partire subito dal vasino o comunque dal bagno. Assolutamente NO, non potevo fare sempre a modo mio (ma quando mai lo avevo fatto?).
Avevo due carrozzine, una gentilmente prestata da mia cognata, l’altra premurosamente regalata da una vicina, e un lettino che il bambino ha usato solo dai tre ai quattro anni.
Abbiamo iniziato lo svezzamento quando il bambino aveva quattro mesi, con la classica crema di riso con il brodo di patata e carota, rigorosamente filtrato. Non abbiamo avuto nessun problema: al piccolo piacevano le pappe, sia lattee che sapide, e la mela grattugiata, mentre rifiutava gli omogeneizzati di frutta e comunque dopo l’anno abbiamo eliminato completamente gli alimenti per l’infanzia e siamo passati al cibo comune.
Marco ha portato il pannolino per due anni e mezzo e bagnato il letto per un altro annetto, forse anche per gelosia nei confronti del fratellino. Ha iniziato a camminare a tredici mesi, con l’uso del girello. Giocava volentieri nel box e non era affatto interessato alla TV.
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Con il secondo figlio, piccole variazioni sul tema
Tra un figlio e l’altro, ero riuscita a togliermi il dubbio sulla mia terapia perché era cambiato l’endocrinologo alla ASL e il nuovo medico era più disponibile. Quando è nato Angelo, per me è stato un trauma: avevo scoperto la gravidanza al sesto mese e non ero preparata all’idea di accudire due bambini di età così vicine, ma soprattutto ero preoccupata per la reazione di Marco, che infatti non è stata delle migliori. Rischiavo la depressione post parto, ma sono riuscita ad evitarla solo grazie all’allattamento. Potevo allattare, era sicuro; lo aveva detto il medico; nessuno più poteva negarlo. Ma non sono riuscita ad andare oltre i due mesi. La lunga sospensione della terapia, cominciata con la prima gravidanza (e che si è protratta fino alla seconda perché persa l’abitudine; è difficile ricordarsi di prendere una compressa che va assunta a digiuno la mattina presto) aveva compromesso gravemente la mia salute, e mi avrebbe precluso la possibilità di allattare e di avere altri figli se non mi fossi curata. In quei due mesi, avevo provato anche a stimolare il seno con un tiralatte a siringa, dolorosissimo, ma non potevo permettermi altro. Al di là del mio problema di salute, comunque, nessuno mi ha mai spiegato cosa fossero i salti di crescita, per cui prima ancora di fare le analisi, la frequenza con cui Angelo si attaccava al seno mi aveva messo in allarme e mi aveva portato a insistere per l’integrazione di latte artificiale, e questa, così come per le ragadi, è stata un’ottima scusa per rinunciare presto all’allattamento al seno. In ogni caso, i risultati delle analisi che ho dovuto fare successivamente mi hanno poi confermato che questa è stata la scelta migliore
Per quanto riguarda lo svezzamento, abbiamo iniziato a tre mesi e mezzo. Il bambino, a differenza del fratello, mangiava volentieri solo omogeneizzati di frutta e pappa lattea, rifiutando tutto il resto. Ma da quando, sempre dopo l’anno, siamo passati al cibo dei grandi, la situazione è gradualmente migliorata.
Nonostante li avessimo già, Angelo non ha mai voluto usare né il girello, né il box, eppure ha imparato ugualmente a camminare da solo, con appena un mese di ritardo rispetto al fratello, che invece lo aveva usato. Il ritardo però si poteva attribuire anche alla sua robustezza, dal momento che già alla nascita pesava 4,070 kg. L’esperienza con Angelo mi ha insegnato che questi due accessori non sono così indispensabili come volevano farmi credere e non ci ho pensato due volte a liberarmene, ormai convinta della loro inutilità.
Non riuscivo ancora a fare a meno del passeggino, per quanto a volte mi fosse di impiccio (soprattutto salire e scendere dall’auto, con il piccolo addormentato). Erano da poco usciti in commercio i trio e l’idea del seggiolino auto che si montava sul telaio del passeggino mi sembrava ottima, ma allora non potevo permettermelo.
Angelo ha portato il pannolino per lo stesso tempo del fratello, ma toglierglielo è stato di gran lunga più faticoso: ha bagnato il letto fino ai sette anni e spesso ho dovuto andare a riprenderlo dall’asilo perché si era sporcato. Avevo ormai accantonato l’idea di fare a meno dei pannolini, anche perché non avevo spazio in casa per grandi bucati.
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Con Simona, la rivoluzione totale!
Scoprire di essere di nuovo incinta, per me è stata la grande occasione per cercare di riparare a qualche errore del passato. Ormai avevo esperienza con i bambini, e abbastanza fiducia in me stessa da riuscire ad andare avanti per la mia strada, anche se gli errori non sono mancati neanche in questo caso… Desideravo così tanto provare il trio, che non ho considerato quanto l’allattamento a richiesta (che avevo programmato) avrebbe cambiato le mie esigenze. Così, complici alcuni guasti che mi hanno costretto a mandare in assistenza prima il telaio del trio e poi il passeggino leggero che avrebbe dovuto risolvere i miei problemi con il trio (apertura e chiusura del passeggino con la bimba in braccio, eccesso di peso e di ingombro, parasole poco efficace) e complici le barriere architettoniche, ho iniziato ad usare prima il marsupio tradizionale, che però non mi permetteva di allattare perché le bretelle passavano proprio sui seni, impedendomi di scoprirli, e poi la fascia tubolare (o pouch sling) da pochi mesi.
Mi ero ben informata sull’allattamento e quindi sono riuscita a protrarlo fino ad ora, che la piccola sta per compiere l’anno. Le difficoltà non sono mancate e neanche gli errori: nel timore insensato di restare senza latte, ho rotto due tiralatte manuali, cercando di farmi una scorta in freezer che poi non ho usato. Avrei potuto donare quel latte ed estrarlo con meno accanimento.
Nel frattempo, avevo trovato i pannolini lavabili alla coop, ma non potendo andare a prenderli, continuavo a cercare una soluzione che fosse sia ecologica che economica e sono approdata nella mail list Senza pannolini di yahoo e nel sito www.evassist.it, dove ho scoperto le dinamiche dell’ EC. Mi sono ricordata della mia idea e ho deciso di provare: male che fosse andata avrei comprato i lavabili.
Abbiamo iniziato con la popò quando la piccola aveva circa due mesi e in pochi giorni abbiamo completamente eliminato i pannolini dalla lista della spesa. Per le uscite, all’inzio usavo dei quadrati di spugna all’interno del body, giusto per evitare laghetti. Di tanto in tanto ho usato anche dei ciripà autoprodotti, ma al momento di slegare i lacci, perdevo troppo tempo e gli incidenti erano molto frequenti e quindi ho smesso di usarli. Per lo stesso motivo, ho preferito la pouch sling, che non si annoda, alle fasce lunghe e ai mei tai, anche se la distribuzione del peso non è sempre ottimale.
Ho scoperto lo svezzamento naturale, o autosvezzamento, dopo aver iniziato quello tradizionale a cinque mesi, perché la piccola era un po’ anemica. Dopo un inizio tranquillo, anche se non entusiasmante, quando abbiamo introdotto il passato di lenticchie c’è stata una brusca battuta di arresto. La piccola non voleva saperne di pappe, passati e omogenizzati. Avevo provato a farli in casa, e in un primo momento li aveva graditi, ma all’improvviso non andava oltre i due cucchiaini, neanche delle sue pappe preferite (quella con il formaggio ad esempio). Leggendo di bambini autosvezzati sulla mail list Senza pannolini, mi sono incuriosita, ho fatto ricerche, anche su questo blog, e ho deciso di provare con le lenticchie intere. E la piccola ha gradito molto. Da allora abbiamo proseguito con l’autosvezzamento, senza più calendari, che tra l’altro avevo notato essere spesso in contrasto tra loro.
In conclusione
Il filo conduttore di tutte le mie fasi evolutive è l’adeguamento ai bisogni del bambino di turno, e alle mie necessità in relazione ad essi. Se non avessi mai allattato a richiesta e avessi continuato ad usare i pannolini non avrei sentito la necessità di un supporto che mi permettesse di allattare in movimento e di mantenere il contatto visivo con la bambina.
Crescere un bambino naturalmente comporta molte meno spese rispetto al metodo tradizionale, non solo in merito ai consumi (pannolini, latte artificiale, alimenti per l’infanzia), ma anche per quanto riguarda l’attrezzatura, e contemporaneamente rende i genitori consapevoli e rispettosi dei bisogni dei piccoli e i piccoli più sereni e felici.
Meglio di cosi!
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13 risposte
ero in sovrappeso e non avevo un ciclo regolare, poi non ho avuto nausee particolarmente forti… ce ne siamo accorti perché ho sentito un calcio (e quello è un sintomo inequivocabile). Credo comunque che c’entri anche un po’ la psicologia umana: la mente sa nascondere bene ciò che non è pronta ad accettare…
brava, i miei complimenti. io sono nella piena fase “consigli non richiesti”. per fortuna mi sono informata prima su molte tematiche, il che è un bene da un lato e un problema dall’altro perchè porta allo scontro continuo e non ne ho voglia (e la piccola ha solo due settimane!).
solo una curiosità, off topic: come hai fatto a non accorgerti della gravidanza se non al sesto mese? questo mi incuriosisce….
LauraGargiulo anch’io sono arcistufa degli scontri, che sono tutt’ora molto accesi, perche` uso la fascia, allatto ancora, ho tolto i pannolini “troppo” presto (qualcuno si e` persino preoccupato che a mia figlia venisse la displasia dell’anca: cose dell’altro mondo…) e torturo mia figlia facendola sedere sul vasino contro la sua volonta`… e la fettina di pollo e` troppo pesante, dagli l’omogenizzato, che e` per la sua eta`… basta! adesso non spreco piu` il fiato a cercare di convincere gli altri: per loro sono fortunata che mi va bene o una sconsiderata perche` l’ho abituata male (ci vorrebbe un post a parte) a dormire con me, ad allattare senza orari… ma noi stiamo bene, viviamo serene e felici nonostante la crisi economica, perche` non ci manca e non ci serve nulla… e tutto il resto sono chiacchiere!
è normale: anche se impiccioni, sempre parenti sono! Comunque avrei potuto partorire nella mia città natale (15 km da quella attuale) e non ho voluto, nonostante le loro insistenze perché volevo limitare il ‘traffico’ già in ospedale. Quando 9 anni fa ho partorito (cesario) lì, c’era troppo andirivieni (così si dice dalle mie parti quando la gente va e viene continuamente) e a me dava molto fastidio anche perchè non potevo occuparmi di Marco (che aveva 3 anni) che non aveva preso bene la nascita del fratellino. Sinceramente, odio il caos soprattutto in ospedale, ma anche avere gente per casa che mi dice: madonna mia, povero/a piccolo/a, attenta lì, la testa, il braccino ecc… mi fa sbroccare da matti!
loredana lo monaco Più ci penso e più dico che siamo fortunati ad avere i parenti così lontani… OK, non abbiamo nessuno che ce li tenga in caso di necessità, ma non abbiamo neanche nessuno che rompe 🙂
Chissà se da grandi anche i nostri figli la penseranno così…
andrea_ loredana lo monaco credo che dipenderà essenzialmente da quanto riusciremo a diventare rompiscatole con l’avanzare dell’età ;P. Scherzi a parte, invece di evitare accuratamente di parlare con i propri figli di ‘bambini’, penso sia meglio intervenire e instaurare un dialogo sull’argomento, quando ancora giocano con le bambole e ci chiedono chiarimenti sull’uso di eventuali accessori (biberon, pannolini, tenere in braccio), piuttosto che rischiare di essere mandati a quel paese, quando ormai sono arrivati da soli alle loro conclusioni …
quando hai il primo figlio sei bombardata dai consigli di tutto il mondo, persone che hanno avuto figli 30 anni prima di te (suocera in primis!), persone che non hanno avuto figli, estranei che non sanno niente di te, e chi più ne ha più ne metta. credo che tutte ci siamo passate, e se è difficile per chi li ha avuti dopo i 30 riuscire a dire a se stesse ‘ho ragione io, voi lasciatemi in pace’, figuriamoci a 20! io le prime settimane ero completamente sballata, con questo esserino che davvero non sapevo come prendere, mi sentivo inadeguata e le persone che mi circondavano sono riuscite benissimo – anche se involontariamente – a peggiorare le cose. avevo 32 anni, una laurea e una specializzazione, un lavoro ed ero anche discretamente informata e, modestia a parte, abbastanza intelligente per capire cosa fosse importante per la salute di mio figlio, eppure mi sentivo trattata dai nonni come una bambina che gioca con le bambole ma non capisce niente. mi rendo conto che vedermi stravolta e in difficoltà gli metteva ansia, ma penso che quando era capitato a loro non si sentissero affatto meglio di me eppure se la sono cavata benissimo. spero di ricordarmelo quando sarò nonna (e soprattutto suocera, visto che ho 2 figli maschi!). comunque in poche settimane ho riacquistato ,la mia fiducia in me stessa, grazie anche all’aiuto dei professionisti che mi hanno affiancata (e devo ammettere che se non ti capita il pediatra/l’ostetrica giusto/a è ancora più difficile) e ad un’amica (ho sempre pensato che gli unici consigli da ascoltare sono quelli di chi ha avuto figli da poco – magari è al secondo figlio – ed ha un modo di vedere le cose simile al tuo) sono riuscita a tapparmi le orecchie e capire che dovevo fare solo di testa mia. ho dato qualche brutta risposta, veramente le dò ancora perchè anche dopo tanti anni e il 2 figlio qualche commento non richiesto scappa sempre, ho imparato anche qualche volta a dire di si e poi fare il contrario (per quieto vivere, anche se devo mordermi le labbra ogni volta), comunque sono sempre più convinta che la mamma sono io e tutto sommato non sono neanche una mamma così pessima! ovviamente l’unica persona che ha voce in capitolo oltre me è il papà 😀
riguardo alle differenze fra i figli.. è vero, sono diversissimi fra loro. e siamo diverse anche noi nel modo in cui ci poniamo verso di loro. ma è bello avere più di un figlio anche per questo.
CosmicMummy1976 potrei dire che ognuno di essi fosse più avanti del precedente (del resto adesso nascono con il mouse in mano, mentre 50 anni fa forse giusto chi parlava inglese poteva avere un’idea di cosa significasse quella parola ;P). E’ bello poter sentire campane diverse, ma se tutte fanno DON, compreso tuo marito che dovrebbe supportarti, il tuo DIN chi lo sente più? Per fortuna quando aspettavo Simona ci siamo trasferiti in un’altra città, così quando è nata non c’era nessuno che gli mettesse pulci nell’orecchio e a poco a poco il suo DON è diventato DIN
loredana lo monaco CosmicMummy1976 noi viviamo in un’altra città da prima che nascesse il mio primo figlio… e meno male! comunque il primo mese li avevo tutti o alternati con me, per carità mi hanno aiutato tantissimo dopo entrambi i parti e non ho mai pensato che non ci sarebbero dovuti essere, anzi era una presenza preziosa… ma dopo quel mese li ho letteralmente mandati via. dovevo farcela da sola! e adesso ci sono le telefonate, le vacanze insieme, dei periodi in cui ci vengono a trovare e io che sono abituata alla mia autonomia pratica e di pensiero in certi momento sbrocco… 😀 ma gli voglio bene lo stesso!!!
Mi chiedevo, qual è stata l’influenza maggiore che secondo te ti ha aiutato maggiormente a cambiare? Intendo dire, internet, letture, incontri con altre mamme, altro, ecc…
andrea_ sicuramente internet, perchè dalle mie parti non ci sono molte occasioni di confronto vero: sembrano seguire tutti lo stesso schema come degli automi (meno male che almeno il girello è stato eliminato dal loro sistema operativo ;D). Comunque è stato internet ad aprirmi gli occhi, senza questa risorsa non avrei saputo come fare …
Ieri si chiacchierava su questi temi ad un incontro fra mamme… quelle che avevano avuto il primo figlio qualche anno fa non avevano avuto l’importanze risorsa della rete per “sostenere” il proprio istinto materno (che ti spingerebbe a dormire con i figli, ad allattare a lungo, a portarli sempre addosso, a non ficcargli cucchiaiate di sbobba in bocca…). Noi mamme “recenti” siamo molto più fortunate! Complimenti a Loredana per la sua evoluzione, perché molte tendono piuttosto a giustificare a oltranza le scelte fatte in passato.
Mezcal_84 grazie, ma non mi fermo qui! Vorrei diffondere queste idee, sia per consegnare ai nostri discendenti un mondo più pulito, sia per eliminare l’equazione: neonato=tante spese. Per questo ho creato un blog e una pagina FB. Non desidero assolutamente lucrarci su, infatti non ho messo spazi pubblicitari, perchè ciò che viene pubblicizzato (biberon, passeggini …vistoo il tema del blog ) è ormai in contrasto con le mie idee: non sarei coerente pubblicizzandoli e consigliando di non acquistarli.