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Curve di crescita: quali scegliere e come leggerle

Leggere le curve di crescita palla di vetro

Una delle cose che ha il maggior potere di confondere e mettere in ansia il genitore è sicuramente come leggere le curve di crescita. Chi non ha desiderato che al bilancio di salute gli venisse detto che il proprio figlio si stava spostando un po’ più in alto nei grafici e non si è compiaciuto quando ciò accadeva? Dopo tutto nel nostro immaginario quando parliamo di neonati “ciccia” e “salute” sono quasi sinonimi. Però se abbandoniamo l’esame “occhiometrico” e ci affidiamo a delle fredde curve matematiche è facile trarre delle conclusioni affrettate o sbagliate. Per questo motivo in questo articolo cercheremo di spiegare cosa sono le curve di crescita, a cosa servono e come vanno usate.

Cosa sono i percentili?

Prendiamo in considerazione, a titolo di esempio, la figura in basso con le curve di crescita OMS per il peso (weight in inglese). Sulla destra vediamo che accanto a ciascuna curva c’è un numeretto: quel numeretto è il famoso percentile che ci dice che se, ad esempio, a sei mesi un bambino pesa intorno a 7,4 Kg, in quel momento è al 25° percentile di peso, ovvero su 100 bambini ci saranno 75 bambini che pesano di più e 24 di meno. Vuol dire forse che ci sono 75 bambini che stanno meglio e 24 peggio di quello del nostro esempio?

No, non è così.

Tolti i percentili molto alti e molto bassi (diciamo il 3% in alto e in basso), che sono considerati molto al di sopra o al di sotto della media, tutti gli altri sono nella norma. Così come ci sono adulti più o meno alti, anche tra i neonati ci saranno quelli più o meno lunghi, ma non per questo ci sarà qualcosa di cui preoccuparsi.

curva di crescita OMS bambine 0-2 anni
Curva di crescita OMS (notare il logo) relativa alla lunghezza (length) delle bambine da 0 a 24 mesi (age).

Inoltre non si deve fare l’errore di considerare il percentile separatamente dal resto; invece bisogna vedere sia il bambino (sta bene?) che la famiglia (sono grossi/piccoli? Fuma nessuno? ecc.) per capire se c’è davvero qualcosa di strano.

Facciamo l’esempio di due genitori dove lui è alto oltre 2 metri e lei è 1,85 m, chiaramente il figlio non potrà che venire molto alto e se invece fosse a un percentile basso sarebbe logico chiedersi il perché (ma non è necessariamente vero che ci sia un problema… magari un nonno è bassino e lui ha ereditato quel gene…); analogamente, se lui è 1,65 m e lei è 1,45 m e il figlio è si è stabilizzato su percentili molto bassi non ci sarebbe niente da stupirsi (anche se ho letto di genitori di costituzione minuta che si preoccupavano proprio del fatto che il figlio fosse in basso nelle curve…).

In pochi si rendono conto che per giudicare lo stato di salute di un bambino non serve (esclusivamente) la bilancia; spesso leggo di genitori allarmati perché hanno un bambino che viaggia intorno a un percentile basso, mentre ci sono quelli orgogliosi perché il loro segue un percentile alto. In entrambi i casi le curve non ci dicono niente che ci faccia anche solo sospettare che questi due bambini non siano in perfetta salute e non stiano seguendo il loro sviluppo naturale; se poi dovesse risultare che uno ha un problema (di qualunque natura esso sia) non è assolutamente vero che il bambino a bassi percentili sia più a rischio di quello che si trova su quelli più alti.

Riassumendo, il percentile per una determinata misura (peso, altezza, ecc.) ci dice dove si colloca il bambino all’interno di un gruppo di 100 bambini sani. Esaltarsi perché un bambino è “grosso” o rammaricarsi perché “piccolo” è totalmente privo di significato, così come non ha senso dire che un bambino al 97° percentile sia obeso… Ovviamente considerare il 50° percentile come la condizione ideale è ugualmente sbagliato.

A quali curve di crescita fare riferimento

In circolazione ci sono almeno due famiglie di curve: la prima realizzata dall’NCHS (National Center for Health Statistics) e la più recente commissionata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanita, o WHO in inglese)

La differenza sostanziale fra le due famiglie di curve di crescita è come sono stati raccolti i dati. Nel caso di quella dell’NCHS si è fotografata una situazione “reale” così da dare un'”istantanea” di quella che è la crescita dei bambini, comprendendo anche quelli che, per un motivo o per un altro, crescevano “male”. Da notare che in questo studio i bambini erano americani e prevalentemente nutriti con latte artificiale.

Le curve di crescita dell’OMS invece rappresentano uno studio, effettuato in sei paesi campione (Brasile, Ghana, India, Norvegia, Oman e Usa), molto rigoroso e “idealizzato”, in quanto ha voluto fotografare lo sviluppo di un bambino se si seguono determinati dettami:

  • allattamento esclusivamente al seno almeno per 4 mesi (come da raccomandazioni OMS dell’epoca; lo studio è iniziato nel 1997),
  • introduzione di un’alimentazione complementare nutrizionalmente adeguata dal quarto al sesto mese
  • allattamento continuato almeno fino ai 12 mesi
  • vivere in un ambiente protetto (ovvero con accesso ai servizi sanitari, vaccinazioni raccomandate localmente effettuate, madri non fumatrici, ecc.).

Ne è venuto fuori che i bambini che seguono questo regime manifestano tutti lo stesso trend di crescita, cioè quello indicato nelle curve OMS, e questo accade indipendentemente da fattori geografici, economici, ecc. In altre parole le attuali disuguaglianze nella crescita tra paesi e nei paesi sono dovute a fattori modificabili (politici, economici, ecc.) e non genetici.

In questo senso le curve di crescita dell’OMS sono delle curve “standard”, rappresentando un’astrazione di quello che dovrebbe essere la crescita di un bambino in condizioni considerate ideali.

In cosa differiscono le due famiglie di curve di crescita da un punto di vista prettamente numerico? Abbiamo già visto le curve OMS per lunghezza e peso per i maschietti; qui di seguito trovate quelle corrispondenti dell’NCHS da 0 a 36 mesi.

Personalmente trovo che leggere le curve di crescita sia davvero difficile, così per facilitarne la consultazione ho evidenziato con delle freccette i valori di tre curve di riferimento scelte arbitrariamente e relative al 5°, 50° e 95° percentile, rappresentato dal numeretto che sta sulla destra su ciascuna curva, a 3, 6 e 24 mesi (indicato in orizzontale in basso).

Curva di crescita NCHS per bambini da 0 a 36 mesi
Curva di crescita NCHS per bambini da 0 a 36 mesi (nel riquadro in rosso è stata evidenziata la crescita da 0 a 24 mesi). Le curve in alto si riferiscono alla lunghezza (length), mentre quelle in basso al peso (weight). In orizzontale sono riportati i mesi (months). Clicca sull’immagine per ingrandirla.

A prima vista le due curve appaiono pressoché identiche e infatti per quanto riguarda la lunghezza dei bambini le differenze sono minime.

Vediamo invece cosa succede se paragoniamo le curve di crescita del peso secondo i tre percentili scelti.

Paragone curve di crescita

Dalla tabella vediamo che i bambini “OMS”, ovvero quelli allattati solo al seno, tendono a pesare di più quando sono piccoli, ovvero quando hanno meno di 6 mesi, mentre quelli “NCHS” pesano di più mano mano che crescono. Le curve si intersecano verso i 6 mesi.

Quindi per rispondere alla domanda “a quali curve di crescita fare riferimento?”, in linea di principio quelle da prediligere, e da utilizzare come riferimento per valutare lo stato di salute paragonandolo ad un modello ideale, sono senz’altro quelle dell’OMS in quanto costruite secondo uno standard ben precisi. Tuttavia è anche vero che  le differenze tra le curve di crescita OMS e NCHS sono vagamente significative solo a percentili molto alti o molto bassi e anche in questo caso le discrepanze non sono mai stratosferiche, per cui anche se si utilizzano le curve di crescita “vecchie” non c’è molta differenza.

Se volete approfondire ulteriormente sul sito OMS potete trovare tutte le curve di crescita che volete, anche troppe… Considerate che ci sono ben 13 indicatori diversi. È interessante comunque dargli un’occhiata per rendersi conto di quanto complesso sia l’argmento “crescita”.

Insomma, non è molto importante se si utilizzano le curve “vecchie” o “nuove”.

Come utilizzo le curve di crescita e che informazioni ne ricavo?

È sufficiente effettuare una pesata, vedere dove siamo, e basta? Certamente no. La pesata singola non ci dà alcuna informazione significativa (al di là, chiaramente, del peso in un determinato giorno). Più che il peso in sé, quando si fa uso delle curve viene esaminato l’andamento della crescita nel tempo, cosa possibile solo se si effettuano un certo numero di pesate nell’arco delle prime settimane e dei mesi successivi, in maniera da poter verificare che il bambino segua una determinata curva.

Non ha importanza se un bambino è al 25° o al 75° percentile, l’essere “piccoli” o “grossi” dipende dalla genetica, dalla costituzione: il dato importante è che il bambino si sviluppi in modo regolare continuando a seguire la “sua” curva di crescita.

In altre parole, se un bambino è al 5° percentile, ma rimane costantemente lì nel corso dei mesi, c’è ben poco di cui preoccuparsi. Quindi più che la determinazione del percentile, il cui valore numerico è quasi irrilevante, si deve prestare attenzione al fatto che la velocità di crescita nel tempo non vari in modo significativo. Se ad esempio si saltasse dal 5° al 50° senza ragione apparente, sarebbe necessario approfondire la cosa o quanto meno monitorare la situazione.

Per stabilire un trend ci vuole tempo e costanza, in quanto una pesata singola o poche pesate non sono sufficientemente significative. L’importante però è che chi legge le curve di crescita si ricordi sempre che se il bambino non si discosta più di tanto da una determinata curva, allora il suo sviluppo rientra nella norma, indipendentemente dal percentile che sta seguendo.

In conclusione, interpretare le curve non è semplice come si può credere. Non importa né la pesata singola, ne il percentile che si segue, ma solo se c’è una variazione significativa da un percentile all’altro verso l’alto o verso il basso.

Compito dell’operatore sanitario durante il bilancio di salute sarà di interpretare questa variazione e decidere se bisogna mettere in atto delle strategie correttive. Invece troppo spesso le curve di crescita vengono utilizzate per effettuare delle “auto-diagnosi” o, peggio ancora, sarà l’operatore sanitario stesso a leggerle con superficialità (enfatizzando cose come “peso” o “percentile”) creando ansie ingiustificate nei genitori. Se però il genitore terrà sempre a mente che il peso e il percentile di un bambino non sono importanti in sé (e lo rammenta al pediatra che se l’è scordato…) si risparmierà tantissime inutili preoccupazioni.


Il discorso ora prosegue nell’articolo: Curve di crescita: monitoraggio o sorveglianza? Non dimenticate di leggerlo:)

 

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88 risposte

  1. Io utilizzo il programma dell’OMS per segnare i dati nel tempo e l’ho usato per rassicurare molte mamme preoccupate dagli stessi pediatri per la crescita dei loro bimbi, visto che si possono fare schemi non solo di peso, ma di altezza, di peso/altezza, di crescita della testa e vedere tutto l’insieme in modo armonico. Io mi trovo molto bene e lo trovo molto ben fatto

  2. Ah, ma allora sei andata dalla HV, non dal pediatra per il controllo di routine (che comunque da noi è totalmente sconosciuto…).
    In ogni caso consolati… quando noi siamo andati dal GP per la dermatite (che sembrava quasi una lebbrosa) ci danno la crema idratante e basta. Per il cortisone (che nel nostro caso ha funzionato) siamo dovuti andare in ospedale 🙂 /A.

  3. No, qui fanno i controlli di routine, che ho poi cominciato a rifiutare per via dei continui ‘consigli’ assurdi. La bimba ora ha 20 mesi e la pediatra e’ da allora che non la vediamo!
    In realta’ qualcosa che non andava c’era, la dermatite che le copriva il viso e area pannolino, ma la loro unica soluzione erano creme al cortisone che non facevano proprio niente.

  4. Katya Vezzadini, ma perché sei andata dalla pediatra? C’era qualcosa che non andava? /Andrea

  5. Mai guardate con ansia, ma devo dire che un sorrisino me lo sono fatto quando a 4 mesi la piccola era salita di percentili “solo” con il mio latte (segue faccia stupita della pediatra) 🙂

  6. non per difendere i pediatri ma io credo che in parte queste ansie da percentili siano dovute anche ad una medicalizzazione eccessiva delle persone e del loro linguaggio/conoscenza. Colpa di E.R. e Grey’s anatomy! I percentili infatti solo solo uno strumento ad uso e consumo del pediatra ed in quanto tali credo utili per fare considerazioni generali sullo stato di salute del bambino. Il problema è che invece nel linguaggio comune sono diventati sinonimo di -fammi  vedere se mio figlio è normale (o meglio del tuo)-. Scusate il parallelo ma è come quando vai a fare i monitoraggi e la gente ti dice -ma guarda che non servono a niente, tanto non ci indovinano con la data del parto, mia cugina gli avevano detto una settimana e ha partorito il giorno dopo- ed io mi imbufalisco perchè nessuno sa che servono a capire se il bambino STA BENE  e non quando partorisci!!!!! Certo i pediatri potrebbero spendere due parole in più per spiegare bene questa differenza.

    1. LauraFracassi Non so se è per a medicalizzazione del linguaggio comune, o semplicemente per un bisogno generico di norma, di misure, si criteri sicuri per poter affermare – proprio come dici tu – di essere *giusti* o *meglio*. Vale lo stesso per i risultati scolastici, per il QI, per un sacco di cose. Woody Allen prendeva in giro i genitori americani perché, se il loro figlio non è etichettato *superdotato* almeno in qualcosa, si sentono morire.
      Riguardo la data del parto, ho sentito dire più di una volta che era meglio il cesareo perché almeno è una data sicura, non hai l’incertezza dell’attesa, è *come cavare un dente*, ti puoi organizzare … Sempre lo stesso discorso: deve essere sempre tutto sicuro, tutto organizzato, tutto per le righe, tutto sotto controllo. 
      Per me, questo denota una dilagante sfiducia nella vita in generale, un disamore tristissimo per la sua natura fondamentalmente imprevedibile. E questo lo vedo in ogni cosa. Nessuno vuole più credere che niente o nessuno sia in buona fede. Credo che tutti, che chiunque, VUOLE avere fiducia e rispetto nei propri bambini, ma abbiamo anche un imprinting culturale che in parte ce lo rende più difficile, perché fiducia, fede, non vuol dire certezza matematica..

    2. LauraFracassi hai ragione, forse non solo i pediatri dovrebbero spendere qualche parola in più (onestamente con noi sia la ginecologa che il pediatra sono sempre stati molto chiari ed esplicativi… ma forse sapendo che ‘capivamo’ di statistica sapevano che potevano permettersi termini più ‘tecnici’) provate a mettervi nei loro panni: per spiegare correttamente i percentuali bisogna parlare di distribuzione Gaussiana, quanti sanno che cos’è? eppure a scuola dovrebbero insegnarla a tutti, insomma la statistica dovrebbe essere insegnata già alle scuole medie e non ci dovrebbero essere dubbi su certi concetti di base. ma del resto in giro vedo gente che non sa calcolare le percentuali quando ci sono i saldi… colpa solo della scuola?o anche di una mentalità, tutta italiana, che la matematica non serve a niente e le materie scientifiche sono noiose e difficili? non sapete quante volte facendo amicizia con qualcuno ai tempi dell’università appena scopriva che studiavo fisica mi diceva: ‘ah io di matematica e fisica a scuola non ci capivo mai niente’ pensando che fosse una battuta spiritosa e magari anche qualcosa di cui vantarsi. al contrario, se io avessi detto ‘ah di letteratura e storia non ci ho mai capito niente’ mi avrebbero guardata come una deficiente incolta e forse non mi avrebbero voluta frequentare più 😀
      riguardo alla data presunta del parto, quello è un calcolo assolutamente convenzionale che serve all’inps per calcolare quando inizia l’astensione per maternità e poco altro. c’è una distribuzione uniforme di probabilità (significa che ogni giorno è equiprobabile) fra 2 settimane prima e 2 dopo quella data. di fatto la data presunta è il giorno centrale di quella distribuzione ‘rettangolare’ (diversamente dalla gaussiana dei percentili che è ‘a campana’),e quindi tu hai 4 settimane in cui il tuo bambino potrebbe nascere con uguale probabilità. nessuno indovina la data, in nessun giorno il bambino ‘dovrebbe nascere’, 4 settimane è un intervallo di tempo davvero lungo! ma certo come uscire dall’equivoco se le ostetriche del corso preparto credono ancora alla storia delle fasi lunari?
      riguardo all’essere meglio perchè è più cicciottello o più alto, io dico sempre che quello che conta è il cervello e come lo usa. una volta che il bambino sta bene, la cosa più importante è che sia sereno e che cresca imparando a ragionare con la sua testa.

    3. Anche seconod me, come dice Alexaleaia sotto, si tratta di naturale voglia di essere normali, medi… E non c’e’ niente di male, solo che se da una parte sappiamo tutti nomi delle medicine possibili e un sacco di gente si auto darebbe prescirzioni senza battere ciglio, certi meccanismi non sono poi cosi’ chiari e spesso si crede di sapere (per sentito dire) e invece si sa davvero poco. E si sa… la voci circoalno facilmente, con internet poi ancora di piu’…

  7. uh non ne parliamo, a me hanno cominciato a far vedere ste curve già dalla pancia, ora vediamo chi avrà ragione sul peso di nascita XD

      1. andrea_ ahahha guarda…io mi fido della mia ginecologa, però davvero sono curiosa di capire su che basi si sbilanciano, davvero dovrei mettere un premio a chi c’azzecca 😀

        1. LauraGargiulo bè, l’ecografia ha un errore mediamente del 10 %. vuol dire che se ti dicono che peserà 3,5 kg potrebbe pesare fra i 3.15 e i 3.85 kg… un po’ come tirare ad indovinare no? certo la bravura dell’ecografista riduce l’errore… la mia ginecologa ha indovinato 3 giorni prima perfettamente il peso alla nascita del mio secondo… ma quando un’amica incinta mi dice ‘sai, pesa tot’ mi viene un po’ da ridere.

        2. CosmicMummy1976 LauraGargiulo si si, a me  da eco avevano detto che era piccina… 3,950 :-), invece l’ostetrica con esperienza quarantennale mi faceva: ma si  escono tutti :-))

        3. @Alessandra CosmicMummy1976 LauraGargiulo oddio, a una mia amica le hanno devastato il bacino, e non si tratta di quel 10% di errore, credo che il suo ginecologo avrebbe dovuto capire che er ail caso di optare per un cesareo perchè se sei 1,50 (è la stessa dell’esempio sotto) e aspetti una bimba di più di 3 kg forse i requisiti per un cesareo ci sono tutti. e non è bello dover sottoporre una donna di 34 anni a radiografie al bacino oltre a tutti i dolori che si porta ancora dietro dopo anni.

  8. Infatti, l’unica volta in cui il mio pediatra si preoccupò (almeno formalmente), e mi fece fare per puro scrupolo un’analisi delle urine della Cucciola per verificare che non avesse problemi, è quando è passata di botto dal 50° percentile a quello sotto. Guarda caso, è stato il momento in cui le hanno trovato displasia all’anca e le hanno fatto indossare un tutore, giusto quando cominciava a girarsi sulla pancia, per cui non riusciva a rimettersi come voleva, e questo ci ha fatto passare da nottate ininterrotte 10-7 a risvegli piangenti ogni ora e mezza … Poco mistero!  Ma poi, è sempre cresciuta così, a scatti, sopratutto per l’altezza, ed è sempre rimasta sulla stessa curva (la marca francese cara, se è quella che penso io, le sta a pennello, per non dire grande) Anche lei ha avuto il periodo, quello dell’introduzione delle pappe, in cui era tutta ciccia, per poi perdere tutto in pochi giorni di febbre, e *mancare* il successivo scatto verso l’alto, e poi proseguire alternando aumento di peso e di altezza. 
    Un’altra pediatra (neonatologa del Buzzi) invece mi disse di fregarmene totalmente delle curve, che i bimbi basta vederli in faccia, e che fin quando sono vispi e allegri non c’è nessun motivo di preoccuparsi. Mi disse anche che fin quando si allatta (sopratutto se a richiesta), il cucciolo avrà sempre e comunque abbastanza da bere e da mangiare, anche se prende solo quello. E quando è malato, se vuole solo bere, è normalissimo, basta eventualmente dargli un pò di zucchero in più per sostenerlo, e lasciarlo regolarsi. Sempre priorità al bere sul mangiare.
    Comunque, credo che un elemento fondamentale, peraltro sottolineato da Gonzales, è che TUTTA la curva, dal 1° al 100° percentile, riguarda bambini in buona salute. Quindi anche se si è nel percentile più basso o in quello più alto, non è per niente detto che ci si debba preoccupare, se non in funzione di fattori supplementari di interpretazione (p.ex. genitori grandi e grossi e bimbo minutissimo, o viceversa). 
    Per quanto riguarda l’obesità, ho letto anche che i bimbi possono anche essere ciccioni da piccolissimi (tranquilli fino al 97° percentile dell’indice di massa corporea, almeno per i francesi), ma che è importante vedere l’indice di massa corporea abbassarsi dal primo anno in poi, per poi ricominciare a salire verso i 6 anni. Se risale troppo prima dei 6 anni, allora c’è potenziale rischio di obesità. L’indice di massa corporea è il rapporto altezza/peso, quindi ovviamente il più parlante per la questione magrezza/obesità, ma anche lì quello va vista la regolarità della crescita nel tempo, sempre relativamente sul medio/lungo termine.

  9. bel post, interessante e chiaro, su un argomento che probabilmente è difficile da capire ai più. anche in questo caso – come per altri argomenti scientifici trattati in passato – bisogna dire che tanti fraintendimenti con i pediatri (non che spesso non ci mettano del loro, spesso x i medici la comunicazione non è il loro forte) l’ignoranza sui più comuni metodi statistici genera i peggiori equivoci. invece io ho la passione della statistica medica, quindi con argomenti come questo ci vado a nozze 😀
    comunque, il mio prof. di statistica medica per spiegarci i percentili ha fatto il seguente esempio: supponiamo che devi cucire delle divise per un gruppo di militari. hai la distribuzione statistica delle misure nella popolazione standard, come fai a calcolare quante divise x ogni taglia devi cucire? facile: calcoli i percentili. è tutto qua: se prendo 100 individui alcuni saranno più bassi, altri più alti, ecc. anche le marche di abbigliamento x bambini immagino si riferiscano al 50° percentile quando decidono le misure dei vestiti in base all’età. se ci fate caso la famosa marca svedese molto economica ha taglie enormi, la famosa marca francese molto cara ha taglie minuscole… evidentemente una si basa su percentili svedesi, l’altra su percentili francesi. a proposito, ma io sono sempre stata convinta che i pediatri usassero curve di crescita ‘nazionali’… lo chiederò x curiosità al mio la prossima volta. 
    tu parli di ansia nel caso in cui il percentile fosse basso (come la mia amica alta 1,50 che si preoccupa se la figlia è 3° percentile, ma anche la mamma lo è!), io invece col mio primo figlio mi sono preoccupata quella volta che era 90° di peso e 25° di lunghezza (intorno ai 9 mesi), perchè sono le sproporzioni ad essere maggiormente indicative . si parla tanto di obesità infantile e io iniziavo a preoccuparmi. il pediatra però mi ha rassicurata che a quell’età, specie per bambini che mangiano tutto e contemporaneamente sono ancora allattati, non si può parlare di obesità. ‘certo non lo rincorra con il cibo e se anche non volesse mangiare x 2 giorni non fa niente’. oggi, a 4 anni, è 50° percentile sia di altezza che di peso. certo un bimbo che da neonato è 90° percentile e un pediatra che dice che può stare senza mangiare anche per 2 giorni ci tranquillizza anche x il futuro, e ci predispone ad un rapporto sereno con l’alimentazione di nostro figlio. posso capire per esempio le ansie dei genitori di bimbi nati molto piccoli e con problemi iniziali che spesso non vengono mai superate, neanche quando i figli sono grandi e robusti. in generale comunque è l’evoluzione nel tempo che interessa (appunto la curva di crescita, non il singolo punto nella curva rapportato a un’intera popolazione) e su tempi anche non tanto brevi (a seconda dell’età). è l’andamento della curva che deve essere simile (molto approssimativamente) a quello generale, anche se spostato un po’ più su o più giù. 
    una cosa poi a cui nessuno dà importanza e che si tende a non ricordare mai (io per prima non l’ho mai memorizzato neanche una volta) è il valore della circonferenza cranica. ma che invece immagino sia importante tanto quanto gli altri 2 se non di +. un post su questo mi interesserebbe perchè è un argomento di cui davvero non so nulla.
    PS: per la nonna italiana media il bambino ideale è 90° percentile, il 50° è troppo magro e va messo all’ingrasso! 😀

    1. CosmicMummy1976 ahahah… la nonna italiana non fallisce mai 🙂
      Comunque sì, dobbiamo scrivere di più sull’argomento. Questo è l”antipasto’ 😀
      A dire il vero, la curva di crescita che andrebbe guardata è quella che dà proprio la velocità di accrescimento, ma devo ammettere che non sono riuscito a capirla. A quanto mi dicono gli esperti quella è l’unica davvero significativa, ma non è per niente intuitiva e risulta incomprensibile per il dottore medio.

      1. andrea_ CosmicMummy1976  Come prima cosa: grazie Andrea.
        In realta’  per me l’ncognita  e’ quella della velocita’  (anche il mio pediatra dice che e’ quella ad essere importante) su cui mi ci sono rotta la testa anche io e NON l’ho capita, chissa’ che cosmic non possa dare una mano. Ho provato anche a fare un esperimento concettuale e non e’ riuscito.
        Un’altra indicazione importante forse da dare, e che giustifica anche un po’ la fissazione di molti sulla crescita e’ che effettivamente un bambino malato cresce poco (intendendo con poco meno di quanto il suo modello genetico gli chiederebbe) quindi la crescita diventa uno dei parametri di valutazione dello stato di benessere.

        1. @Alessandra, vero che la crescita è uno dei parametri di valutazione, MA… serve la curva o bastano gli occhi? (spoiler per il prossimo post sull’argomento :D:D)

        2. andrea_ Il parametro occhiometrico (ma e’ deformazione 🙂 ) non sempre e’ sufficiente. Una valutazione del peso (NON con doppia pesata pero’) la fanno fare anche per capire come si sta avviando un allattamento o se ci sono difficolta’ nascoste.
          A volte poi anche l’occhio ti dice qualcosa e un’oggettivita’ ti puo’ aiutare a capire il problema… D’altronde e’ anche le celiachie oggi in parte vengono diagnosticate anche in base a difficolta’ di accrescimento….

        3. andrea_ non so, io ho sempre capito che vale un aumento di peso relativo… e mi sembra di aver visto che le curve più che una linea sono una ‘fascia’, e il bambino più o meno ci deve rientrare, e secondo me anche abbastanza a lungo termine. non so di cosa parlate voi, magari si potrebbe approfondire, se riuscite in qualche modo a spiegare quello che avete capito anche se poco posso provare a vedere se ci capisco qualcosa di più (chissà). in effetti se le popolazioni di riferimento per calcolare queste curve comprendono solo soggetti sani (questo per esempio non lo sapevo, o meglio non me lo ero neanche mai chiesto) essere 3 percentile non dovrebbe preoccupare. ma se un bambino ha sempre seguito l’andamento delle altre curve e poi all’improvviso la curva prende un’altra direzione non dico che uno si dovrebbe preoccupare ma magari rivederlo dopo 15 giorni. in generale le curve di crescita sono degli strumenti di riferimento, e come tali vanno usati. non sono la bibbia o il modello al quale tutti devono adeguarsi alla perfezione ma un riferimento in base al quale interpretare la crescita del bambino che non dovrebbe comunque mai prescindere dall’osservazione del piccolo. questo qualunque buon medico lo sa e dovrebbe spiegarlo ai genitori del paziente. infatti un pediatra la bilancio di salute fa tutta una serie di controlli, non solo peso e altezza, e parla anche con il genitore, gli fa domande molto precise, almeno il mio pediatra fa così. addirittura alla visita dei 18 mesi del mio grande mi chiese se gli piaceva la musica e se ballava quando la ascoltava. 🙂 la bravura del medico di base è proprio questa, mettere insieme osservazioni, anamnesi ed esami strumentali. anche se mi rendo conto che se hai la fila fuori di 10 bambini con la bronchite non sempre puoi soffermarti come vorresti…

        4. @Alessandra andrea_ sono d’accordo gli esami ‘strumentali’ sono importantissimi, in realtà da fisico inorridisco un po’ quando vedo che il pediatra non fa una doppia pesata (io veramente farei 10 pesate e calcolerei media e deviazione standard 😀 deformazione professionale!). il punto è che forse non sono quei 100 grammi di differenza che ti cambiano la vita, quando visiti un bambino. un’altra cosa che mi fa accapponare la pelle (‘fisicamente’ parlando) è il modo in cui misurano la lunghezza dei neonati, infatti una volta è capitato che misurasse come la volta precedente e gliel’ho fatto rimisurare, ovviamente la seconda misura era superiore. ma certo non è banale misurare un neonato che si agita… ma anche lì, ha senso una misura super accurata? insomma quando hai visto che è cresciuto non è che il centimetro in più o in meno ti cambia tanto. se ti sembra che non lo sia magari ripeti per vedere se l’hai presa male.

        5. CosmicMummy1976 andrea_ per la serie (pero’ cosi’ escludiamo tutti gli altri dal discorso:-)) misure ripetute, mia figlia a due pesate a pochi secondi aveva 100g di differenza. Ed dovevano essere significativi. A quel punto che fai? Misure di lunghezza: secondo me non hanno nessun senso, misurare il pollo che si agita e’ troppo soggetto ad errori. Una volta secondo la mia pediatra a mio figlio gli era diminuita la circonferenza cranica, e’ stato l’ennesimo sassolino che mi ha spinto a cambiarla.

        6. Ahahah successo anche a me, misurato in ospedale due settimane prima 70qualcosa cm, misurato dalla pediatra (senza guardare il referto dell’ospedale) 65cm:
          L’unica spiegazione è che lavandolo si sia infeltrito xD
          ..oppure è probabile che la misurazione sia stata leggermente influenzata dall’averle detto che siamo vegetariani.
          Morale risultava che nelle famigerate curve (non quelle OMS degli allattati al seno) la crescita si è fermata. Così mi ha caldamente consigliato di iniziare prima possibile con le pappe (il piccolo ha 4 mesi e mezzo…) per non farlo morire di fame col mio latte che evidentemente è poco nutriente (!!!) per poi lanciarsi in un elogio degli omogeneizzati di carne che lei consiglia perché sono meglio del “petto del pollo allevato dal nonno” O_O
          Aggiungiamo che mi aveva consigliato della crema antistaminica per le punture di zanzara (se lo pungesse un ape che facciamo? Amputiamo direttamente?) e che l’autosvezzamento non l’hai sentito nominare… Insomma devo cambiarla perché il rapporto di fiducia in queste ccondizioni non può esistere.

        7. , il discorso non mi convince molto…. Per esempio se sei celiaco si vede che non stai bene, non te lo deve dire la bilancia. Mi piacerebbe sapere se ci sono questi disturbi @sotterranei@ che si vedono solo alla bilancia.
          Discorso a parte sono le primissime settimane di vita quando è importante assicurarsi che l’allattamento sia ben avviato così da intervenire per tempo se ce n’è bisogno.

        8. andrea_ La maggior parte dei celiaci sta così bene che sfugge alla diagnosi precoce, e la crescita è solo uno dei parametri da valorizzare, tanto che si discute molto sull’opportunità di uno screening universale. Come sembra emergere dalla discussione, la strategia migliore è misurare poco, soprattutto lunghezza e circonferenza cranica. In questo modo le variazioni significative restano e gli errori marginali si assorbono. Basterebbe una volta ogni tre mesi il primo anno e ogni sei il secondo. Infine, nel primo anno di vita un salto di percentile/i verso l’alto o verso il basso non è di per sé segno di un problema.

        9. @Lucio Piermarini andrea_ wow! per il commento.
          Andrea e’ proprio quello che pensavo anche io: ho conosciuto recentemente proprio una bambina celiaca (accertata da esami strumentali), assolutamente asintomatica tranne un po’  bassina (ma i familiari non sono giganti) e la pancia un po’ gonfia. 
          Potremmo avere rispiegato il salto del percentile del primo anno? Perche’ e’ questo che molto spesso spaventa i genitori.

        10. Infatti proprio recentemente leggevo la storia di una bambina a cui dopo anni in cui i genitori la vedevano stanca, apatica, poco interessata al mondo… hanno scoperto fosse celiaca. No, l’esame occhiometrico non basta sempre e – senza esagerare e cercare probelmi dove non ci sono, a volte si rischia persono di essere superficiali a dire “ma che vuoi che abbia”.

        11. @Alessandra CosmicMummy1976 andrea_ perchè quelli che fanno la dieta e dopo 1 solo giorno ti dicono ‘ho già perso 500 g!’ poco importa che la sensibilità della bilancia è proprio di quell’ordine e che basta fare pipì o sudare per perdere anche più di 500 g… 😀

        12. @Alessandra CosmicMummy1976 andrea_ grazie per il link appena ho tempo cerco di approfondire, non è cosa da ‘una letta e via’, vorrei capirlo bene e poi ne riparliamo 😉

        13. Gloria_ , sì, ma in quel caso l’esame occhiometrico bastava, lo dici tu stessa.
          Se il problema è asintomatico, come fai a scoprirlo? Mica ti puoi mettere a indagare per tutte le possibili malattie di questo mondo…
          Poi bisognerebbe fare un esame rischi/benefici derivanti da uno screening troppo a largo raggio ed è questo che manca.

        14. No, non bastava, perche’ quelli sono i tipici sintomi-non sintomi che uno facilmente liquida con un “e’ fatta cosi'”. Non me ne intendo, ma che un qualsiasi problema sia asintomatico al 100% mi pare impossibile, direi che e’ piu’ probabile che i sintomi non siano visibili all’esame occhiometrico 😉 e anche ai piu’ comuni metodi d’esame a disposizione.
          Voglio dire, va benissimo essere razionali e non ansiosi, ma ricordiamoci c’e’ anche il rischio opposto, cioe’ di trascurare perche’ “tanto non e’ niente”; trovare l’equilibrio tra queste due cose non e’ per niente facile e mi sembra chiaro che la medicina pediatrica di base in Italia vorrebbe proprio fare questo, cioe’ essere capillare e prevenire, per poi, fisiologicamente forse, cadere spesso nell’eccesso di zelo.
          Le curve di crescita sono uno strumento importantissimo, di cui a volte pero’ si abusa e che forse, in molti casi, sarebbe meglio che rimanessero al di la’ della scrivania del medico.

        15. CosmicMummy1976 andrea_ si, poi ti mando anche il mio Gedankenexperiment 🙂 se ti va  e ne riparliamo

        16. andrea_ Perché la lunghezza e la circonferenza cranica , come è già stato segnalato, sono molto difficili da misurare con accuratezza, per cui distanziare opportunamente le misure per rilevare un aumento consistente consente di rendere poco influente l’eventuale errore di misurazione. Per il peso invece quello che influisce è l’oscillazione derivante dall’andamento dei pasti e di intestino e vescica, nonché dal fatto che la crescita in peso (ma anche quella in altezza) non è propriamente lineare ma può andare a balzi.

        17. @Alessandra andrea_ Il peso alla nascita dipende principalmente dal funzionamento della placenta, quello successivo, oltre che da una alimentazione adeguata, dalla genetica del singolo individuo. Di solito nel corso del primo anno si realizza un aggiustamento  verso il proprio specifico bersaglio, e in generale quelli che nascono pesanti crescono meno di quelli che nascono leggeri; il tutto si chiama regressione verso la media.

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