Questo articolo è apparso sul Lancet il 21 maggio 2016. Qui trovate l’originale.
Prima di commentare, leggere fino in fondo (non è lungo).
Avvertenza:
se qui sulla pagina vedete pubblicità “arancioni” (o simili) ricordate che sono quelle di Google e lui nella sua onnipotenza sceglie cosa farci vedere.
Le norme che regolano la commercializzazione dei sostituti del latte materno sono alla base dell’azione globale sull’allattamento al seno; il Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno è stato redatto nel 1981 in mezzo a una diffusa preoccupazione circa la pubblicità e la promozione degli alimenti per lattanti, soprattutto in contesti in cui le madri non avevano accesso ad acqua potabile e ad apparecchiature per la sterilizzazione necessarie per preparare in modo sicuro latte artificiale. Il Codice vieta la pubblicità diretta dei sostituti del latte materno, le rivendicazioni che sostengono che il latte formula abbia benefici per la salute, e regali o forniture gratuite per gli operatori sanitari e le strutture.
Un nuovo documento pubblicato dall’OMS, UNICEF, e IBFAN riassume come viene attuato il Codice a livello internazionale. Un dato incoraggiante: 135 Paesi su un totale di 194 presi in considerazione hanno almeno alcune misure legali in atto, un netto miglioramento rispetto ai 103 del 2011. Tuttavia, solo 39 Paesi hanno una legislazione completa che copre tutti gli aspetti del Codice.
Sorprendentemente, si tratta di Paesi ad alto reddito (tra cui Stati Uniti, Australia e gran parte dell’Europa occidentale) e medio reddito come la Cina che hanno il più basso livello di protezione – e tra i più bassi tassi di allattamento, in particolare oltre i 6 mesi. Allo stesso tempo molti paesi poveri non hanno le risorse per attuare, applicare e monitorare in modo efficace le leggi esistenti. L’attuazione del Codice, avverte il rapporto, è ostacolato dalla mancanza di volontà politica, scarso coordinamento tra i soggetti interessati, le interferenze del settore, e le risorse insufficienti per il monitoraggio e la raccolta dei dati.
Diverse lettere pubblicate in questo numero [del Lancet], prendendo spunto dalla nostra recente serie sull’allattamento al seno, sottolineano gli evidenti benefici [dell’allattamento] da un punto di vista di salute pubblica globale. Eppure in tutto il mondo la maggior parte dei bambini non viene allattata al seno secondo le linee guida dell’OMS, e molti riceveranno del latte in polvere. Per quanto possa sembrare incredibile, e come viene sottolineato nella relazione, molti paesi non richiedono neanche ai produttori di fornire sulla confezione informazioni sulla preparazione sicura [del latte formulato].
Dal tabacco, allo zucchero, al latte artificiale, quando gli interessi commerciali si scontrano con la salute pubblica quelle che finiscono per risentirne sono le fasce più vulnerabili. Il prossimo passo per proteggerle è una solida regolamentazione della pubblicità che copra tutti i vari latti per i bambini fino a 3 anni e il divieto della loro promozione sui social.
Quando si commenta evitare il solito “ma se uno non ha il latte cosa deve fare?” che non c’entra assolutamente nulla con l’argomento. Nessuno dice di eliminare i sostituti del latte materno, ma di regolamentarne la pubblicità che indubbiamente contribuisce a minare i tassi di allattamento.
Se vogliamo riflettere, e commentare, su qualcosa chiediamoci come mai quando c’è una pubblicità del latte di crescita/proseguimento si finisca sempre per parlare del latte 1 e di “chi non ha il latte cosa deve fare?”
I tassi di allattamento in cantina non sono certo UNICAMENTE dovuti a una scarsa applicazione del Codice o a campagne pubblicitarie aggressive, ma dato che da noi lo Stato, almeno in teoria, ha la possibilità di applicare il Codice in toto e assicurarsi che venga rispettato, perché non farlo? Può fare solo che bene.
Maggiori approfondimenti sull’argomento li trovate, tra gli altri, nei seguenti articoli:
– Come viene percepita la pubblicità dei latte artificiali
– Comunicato OMS sui latte di proseguimento
– Esempio di pubblicità di latte artificiale
5 risposte
Trovare in testa ed in coda a questo articolo la pubblicità della marca arancione come la chiamate voi non dà certo credito a questo articolo e a tutto il sito…. Tanti dubbi lecitamente sorgono ….
Hai ragione… quello è Google che mette le pubblicità. A dire il vero pensavo di averne bloccato alcuni tipi, ma evidentemente no. Purtroppo non c’è modo di eliminare pubblicità specifiche, ma solo per categoria.
Poi dipende da computer a computer… Evidentemente la tua cronologia ha fatto sì che Google pensi che quel tipo di pubblicità ti interessi, per cui te lo fa vedere. A me ne fa vedere di completamente diverse 😉 Mi chiedo se qualcun altro la veda…
Andrea..io vedo solo pubblicità di portoni e caldaie in cima e in fondo all’articolo. Si come dici tu dipende dalle ricerche che ognuno fa..
Hahahahaha, anche tu cerchi di avvalerti dei bonus?
“Graphic anti-smoking ads increase attempts to quit” https://www.sciencedaily.com/releases/2012/10/121009092422.htm Perché quindi, oltre a una solida regolamentazione della pubblicità che copra tutti i vari latti per i bambini, non reclamizzare l’allattamento al seno? Vere e proprie campagne advertising e social: non dovrebbe farsene carico il Ministero della salute? Perché non coinvolgere la Fondazione Pubblicità Progresso?