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Latte? No, grazie

Oggi ospitiamo il post dell’amica Miriam Querzoli, una mamma che si interessa di tematiche vegetariane/vegane, che ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato nel mettere insieme le informazioni contenute in questo post sorprendente.

Mucca viene muntaNo grazie? Questa è una risposta strana in una società come la nostra dove la maggior parte dei prodotti gira proprio intorno al latte, ma senza latte si può vivere e vivere bene.

Prima di tutto facciamo una precisazione che non molti sanno. Il latte non è una bevanda, ma un alimento; un alimento specie specifico che serve a far sopravvivere e crescere nel migliore dei modi i cuccioli di mammifero. Ogni mammifero ha bisogno del suo latte per crescere bene e, tranne l’uomo, tutti i mammiferi in natura seguono una semplice linea per cui il latte materno accompagna il cucciolo fino allo svezzamento, viene affiancato da altri alimenti e piano piano sostituito.

Ma l’uomo no.

Perché? Perché noi anche da adulti sentiamo il bisogno di bere una tazza di latte di un altro mammifero? Perché noi genitori spesso decidiamo di togliere il nostro latte a nostro figlio per introdurre il latte di un altro mammifero? Cosa spinge l’uomo a credere che il latte, in primo luogo quello di mucca, sia cosi un alimento indispensabile?

Difficile rispondere, ma sicuramente la società ha fatto in modo di farcelo credere, e sta quindi proprio a noi cambiare questo pensiero e far capire che senza latte di altri mammiferi si può vivere, e vivere bene.

Esistono tantissimi alimenti in grado di sostituire sia a livello nutrizionale che a livello di gusto il latte. Spesso chi è abituato a consumarlo nemmeno conosce i prodotti vegetali che possono rimpiazzare la tazzona della colazione. Parliamo di prodotti nutrienti, buoni e che non fanno male a nessuno, né a chi li consuma, né a chi li produce, cosa che non si può proprio dire del latte.

Esistono in commercio tantissime valide alternative vegetali, quali la bevanda di soia, di riso, di avena o di mandorla. Lo stesso discorso vale anche per i derivati come lo yogurt che si può trovare sotto forma vegetale di soia o di riso, sia naturale che aromatizzato con frutta; anche la panna può essere di soia, di avena o di riso; i formaggi possono essere tranquillamente sostituiti dal tofu, sia morbido che duro, da tagliare a cubetti e, ad esempio, mettere nelle insalate.

Molti genitori si preoccupano del calcio, ma questo, oltre al latte, si trova in moltissimi cibi, fornendone quantità sufficiente per far fronte alle richiese sia dei bambini che degli adulti. Il problema non è quale sia il modo migliore per aumentare la quantità di calcio assunta, ma piuttosto come trattenere quello ingerito. Le vere cause della mancanza o deficit di calcio non sono da cercare in una scarsa assunzione di questo minerale, ma nei motivi per cui lo si perde dalle ossa.

Lo si perde ad esempio mangiando cibi acidificanti. Esempi di cibi molto acidificanti sono quelli contenenti proteine di origine animale, tra cui i latticini. Assumendo il calcio con cibi acidificanti, questi viene continuamente esaurito in quanto viene usato per neutralizzare gli acidi, e si perde calcio con le urine. Più alto è l’uso di cibi acidi più alto è il consumo di calcio.

Latte e derivati sono cibi estremamente acidificanti, quindi sono una delle cause maggiori di osteoporosi.

Ci sono moltissime buone fonti di calcio più facilmente assimilabile  di quello del latte, ad esempio CIME DI RAPA, AGRETTI, SPINACI, CARCIOFI, CRESCIONE, PREZZEMOLO, RADICCHIO VERDE, CICORIA, FAGIOLI, FAVE, FAGIOLI DI SOIA, RISO, SEMI DI SESAMO, SEMI DI GIRASOLE, MANDORLE, NOCCIOLE, POLIPO, CALAMARI, ecc.

Qui di seguito delle tabelle sul contenuto di calcio in alcuni alimenti:

scienzavegetariana
vegpyramid

Il latte vaccino non va mai dato a un neonato in sostituzione di quello materno perché troppo proteico contenendo 4 volte le proteine del latte materno, un sovraccarico per i reni di un cucciolo appena nato. Per questo lo si fa sempre diluire, ma non è che aggiungendo acqua si risolva il problema.

Il latte di mucca:

  • contiene troppe proteine: 36 gr/litro contro 9 gr/litro;
  • contiene proteine molto diverse: rapporto caseina/lattoproteine 4,5:1 contro 0,4:1
  • contiene poco lattosio: 49 gr/litro contro 70 gr/litro;
  • presenta un rapporto grassi saturi/insaturi svantaggioso;
  • contiene una percentuale di calcio troppo elevata: 1170 mg/litro contro 340 mg/litro;
  • presenta un rapporto calcio/fosforo svantaggioso: 1,3:1contro 2,4:1;
  • contiene troppi sali minerali: 7 gr/litro contro 2 gr/litro.

(Fonte: www.scienzavegetariana.it/conoscere/latte/latte_proprieta.html)

Credo sia giusto non tralasciare un altro aspetto non meno importante del perché non consumare latte, quello etico. Consumare latte uccide. Uccide altri esseri viventi. Perché per far bere a noi il latte delle mucche, vengono fatti partorire vitellini che mai potranno assaggiare il loro latte, ma saranno uccisi e usati come carne.
Le mucche stesse, dopo 5-6 anni, vengono portate al macello, ridotte ormai in condizioni così estreme dallo sfruttamento, da non potersi più reggere in piedi da sole.
Non esiste un latte senza crudeltà.

Non mi dilungo ulteriormente anche se ci sarebbero ancora tante cosa da scrivere, ma chi volesse approfondire può trovare tantissime informazioni utili qui: http://www.infolatte.it

È molto importante avere la consapevolezza di ciò che consumiamo e ciò che comporta quella che crediamo una semplice bevanda.

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Aggiornamento, 04-12-12

Vi consiglio la lettura di un post pubblicato di recente dove si esamina in modo critico la cosiddetta innaturalità di bere latte.

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Foto per gentile concessione di qr5.

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76 risposte

  1. Mi sono dimenticato di aggiungere che accanto al nostro articolo bisogna leggere per completezza quello di Bressanini che linko alla fine. /Andrea

  2. … si può vivere senza latte, ma amche senza soia e derivati …. ma si può viviere anche con il latte, per fortuna….

  3. mah … discorso difficile … è giusto non dare il vaccino al posto del materno senza motivo … ma prima o poi va tolto e cmq il latte piace come piace la carne , bisogna vedere di cosa parliamo , se parliamo di difesa animale allora via latte via carne , via tutto , ma se mi dite esiste un sostituto come la soia o il tofu dico che non sono la stessa cosa … a me la soia proprio non piace , non andrei mai al bar a dire mi faccia un cappuccino alla soia ….

  4. Grazie Alexandra,

    di racconti analoghi a quelli della tua amica ne ho sentiti molti e in effetti, come tu stessa sottolinei sono dovuti al fatto che molte persone, non trovando supporto nei professionisti, mettono in pratica uno sbagliato fai da te. Qualsiasi cambiamento, specie se coinvolge la propria salute, dovrebbe fondarsi su una solida base di informazione. Viceversa non mi è mai capitato in 15 anni di professione e scelta vegetariana prima e vegana poi di incontrare di persona qualcuno che abbia testimoniato direttamente i danni di una bilanciata alimentazione veg, anche perchè la letteratura scientifica è chiara sui benefici che un’alimentazione vegetariana e vegana ben pianificata è in grado di apportare a bambini, adulti e anziani. E in effetti inizio a pensare che certi racconti siano più che altro leggende, a parte la tua amica che conosci personalmente.

    Nel merito, obesità e sovrappeso sembrano esattamente dipendere dalle proteine animali, oltre che ad altri ovvi fattori da te enumerati. Già, da cibi ricchi di proteine animali e il perchè si sta cercando di comprenderlo, ma parliamo di studi svolti su milioni di persone, non su poche decine. Probabilmente perchè i cibi ricchi di proteine animali contengono inevitabilmente anche grassi saturi e colesterolo, cosa che peraltro sembrerebbe spiegare anche il fatto che un consumo sistematico di prodotti animali predisponga al diabete di tipo 2, che insorge in occidente in età sempre più precoce e che è legato all’accumulo di adipe. Ecco perchè le famose diete iperproteiche, completamente sbilanciate, possono essere condotte solo per poco tempo.Tralasciando poi il loro effetto su ambiente e animali coinvolti.

    La domanda è: quanto? perchè se una scelta etica come quella vegan è personale e soggettiva, se si volesse comunque mantenere un consumo sostenibile di prodotti animali, latticini in particolare, quale sarebbe il valore limite? Quello che a mio avviso, soddisfa psiche e palato, se proprio non si riesce a farne a meno, quindi massimo 1 – 2 volte a settimana, compreso il parmigiano sulla pasta.

    Il consumo sistematico di latticini è infatti pericoloso per il sistema endocrino (è dimostrata la correlazione con cancro alla prostata, ovaie e seno) e predisposizione a diabete tipo 2 e allergie.

    Il fatto che l’uomo sia una specie ecologicamente plastica non significa che tutto ciò che è in grado di fare sia anche corretto che sia fatto e l’allevamento di carne e latte è quanto di più inquinante esiste, come rilevato da Joint research Centre, FAO e UNEP.

  5. Sempre ipotizzando uno sfruttamento eticamente corretto, credo che privare l’essere umano di QUALSIASI forma di nutrimento con cui, attraverso il tempo, abbia trovato modo di sostentarsi, sia poco opportuno. L’uomo, come giustamente fa notare Roberta, è fondamentalmente “ecologicamente plastico”, e che una delle sue grandi forze sta nel poter sopravvivere non con un tipo di alimentazione specifico alla sua specie, ma con quasi tutto quello che offre la natura. Se smettiamo completamente di mangiare certi tipi di alimenti, il nostro corpo perde la capacità di digerirli, e siamo meno forti, meno adattabili.

    E questo vale anche per la nostra cultura “carnivora”, perché a forza di mangiare sempre carne pesce latte e le verdure del supermercato sempre le stesse ci siamo dimenticati di tanti cibi “poveri” di una volta e che invece sono tanto buoni.

    (riguardo i legumi, non è certo la prima volta che mangiava piselli, li adora, ed effettivamente di solito ne mangia piccole quantità alla vota. Ma quella sera aveva deciso di spazzolare il mio piatto …)

    Dici che la nostra società offre di tutto, ed è vero, ma io non farei affidamento su quello, la nostra piccola isola di ricchezza e benessere può anche naufragare in qualsiasi momento, o comunque se si gira un pò il mondo ci si può trovare a dover mangiare un pò di tutto.

    Mangiare meno carne, meno latte, va bene, ma in realtà piuttosto meno di tutto. Non sono le proteine animali che fanno l’obesità, sono i grassi della cucina, le cose stracotte che non danno niente da masticare seriamente, i volumi deliranti, gli zuccheri a tutto spiano.
    da brava francese, sono abituata all’assaggino di formaggi a fine pasto (magari non sempre, ma spesso, in alternativa al dolce), al pane col burro e al burro crudo usato come condimento su verdure cotte al vapore, ad una alimentazione senza “primi” ma solo piccole dosi di carboidrati (o legumi) come contorno di carne o pesce, e vi giuro che ci si sta a meraviglia. Tutto sta nelle quantità, e nell’evitare la troppa frequenza di robe in umido.
    Finché mangio maggioritariamente bistecca e verdure, sto in forma smagliante, snella senza neanche farmi affiorare nella mente la parola “dieta”, scattante e piena di energia. Una volta per un mese ho mangiato prevalentemente pasta (con sughi più o meno oleosi/soffrittosi) e mi sono ritrovata con 10 chili in più e energia zero, seppur camminando e facendo attività fisica.
    Però, secondo me, questo può variare anche molto da persona a persona.

    Si con tutto il cuore alla riduzione del massacro animale, al far tornare la carne una cosa relativamente rara e preziosa e al far tornare il latte ad un posto più congruo nell’immaginario alimentare (fine del mito “tanto buon latte”), ma non a privarsene del tutto.

    Non andrei fino a ri-mandare tutti a caccia per procurarsi la carne, ma se si potesse avere una caccia anch’essa etica, vista come uno sforzo dell’uomo per addentrarsi nella natura e “conquistarsi” solo e soltanto quel cibo che gli è necessario, non come “gioco” di massacro nel quale si persegue l’accumulo di prede solo per autocompiacimento e/o senso di potenza, allora si, potrebbe anche essere educativo.

    Comunque, Roberta, complimenti per il tuo sito e un applauso per la tua iniziativa di consulenza per impostare correttamente un’alimentazione vegetariana: se non si sta attenti, ci si può fare del male. Una nostra amica vegetariana, dopo un pò di anni ha sviluppato celiachia, ogni specie di intolleranza e problemi di salute a iosa.

  6. “”Latte e latticini invece, meno se ne consumano, meglio è.””
    Ma, ipotizzando uno sfruttamento eticamente corretto,perchè?

  7. Sono d’accordo con Miriam che ha postato a mio avviso un articolo coraggioso, dai contenuti quanto mai veri e urgenti sotto il profilo sia ecologico e sociale che salutista. Lo dico da biologa nutrizionista, vegan e mamma che si occupa di stili alimentari vegetariani da diversi anni.

    Che l’uomo sia ecologicamente plastico e che possa fare molte cose, compreso allevare animali su scala industriale, è vero, ma non è altrettanto automatico che sia giusto farlo. E che l’introduzione del consumo di carne sia stato il motivo dello sviluppo dei lobi prefrontali del cervello umano non è una certezza, ma solo una delle tante ipotesi. Certo a seconda dell’ambiente in cui si è trovato l’uomo ha fatto di necessità virtù e le popolazioni nordiche dipendono fortemente dal consumo di prodotti animali. Ma si tratta di situazioni “innaturali” per l’origine della specie umana.

    Vero è che si può fare a meno di prodotti animali dall’infanzia alla tomba e oggi più che mai in una società che ci mette a disposizione davvero tutto, troppo, è assolutamente cosa fattibile, specie nelle grandi città.

    Discorsi comunque molto complessi e valutabili sotto molte prospettive. Mi permetto solo di aggiungere che l’attenzione per la sofferenza dei vegetali è prerogativa degli stili alimentari vegetariani, visto che con 1 kg di carne indirettamente si consumano almeno 13 kg di cereali, che un vegano consuma nell’arco di qualche mese, non in un pasto solo! ma forse era solo una battuta…

    Sotto il profilo della salute, negli anni ’70 emerse come il latte vaccino nei neonati producesse microemorragie intestinali, quindi di fatto fosse anemizzante. Da qui l’abitudine di svezzare con i noti “papponi” di verdure, formaggio, carne e cereali: coprendo l’errore dell’introduzione di latte vaccino , per di più cotto (e quindi con le caseine denaturate che formano una specie di colla sulle pareti intestinali), con la carne per ripristinare il ferro perduto. Da qui quindi il divieto di introdurre latte vaccino fino al primo anno e poi alla ricerca del latte formulato più simile a quello umano.

    L’anno scorso la società italiana di pediatria ha anche puntato il dito contro il parmigiano, indicando di non introdurlo prima dell’anno. Un altro dogma crollato.

    Sempre più chiaramente stanno emergendo i danni degli eccessi di proteine animali sull’alimentazione infantile (vedi epidemia di sovrappeso e obesità).

    E quindi sui legumi, per finire: l’intestino di un cucciolo va abituato gradualmente, e i legumi dati in piccole quantità ma spesso.

    Latte e latticini invece, meno se ne consumano, meglio è.

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