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L’EFSA sul latte di crescita: “Nessun valore aggiunto rispetto a una dieta bilanciata”

Già nel lontano 2013 è uscito un documento pubblicato dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), che tra le altre cose parlava anche del latte di crescita.latte di crescita, serve davvero?

Parlo del Parere scientifico dell’EFSA relativo al fabbisogno e ai livelli di assunzione attraverso la dieta di sostanze nutritive di lattanti e bambini nella prima infanzia nell’Unione europea.

Il titolo mette un po’ paura, ma in breve si sono concentrati sul latte di crescita e se è vero che offra ai bambini da 1 a 3 anni dei vantaggi unici da un punto di vista nutrizionale. Il documento è lungo oltre 100 pagine ed è molto tecnico. Per fortuna in contemporanea è uscito un comunicato stampa molto più accessibile che lo riassume. Vediamolo in breve (il grassetto è mio):

L’uso dei cosiddetti “latti di crescita”, afferma l’EFSA, non apporta alcun valore aggiunto rispetto a una dieta bilanciata nel soddisfare il fabbisogno nutrizionale dei bambini nella prima infanzia nell’Unione Europea. Gli esperti scientifici dell’EFSA non sono riusciti a individuare “alcun ruolo unico” degli alimenti per la prima infanzia (comunemente denominati “latti di crescita”) nella dieta dei bambini di età compresa tra uno e tre anni, concludendo che essi non sono più efficaci degli altri alimenti che costituiscono la dieta normale di tali bambini nell’apportare sostanze nutritive.

Successivamente si afferma:

Il gruppo di esperti scientifici ha riscontrato che i lattanti e i bambini nella prima infanzia hanno un elevato apporto di energia, proteine, sale e potassio, ma un basso apporto di fibre alimentari. L’apporto di proteine, sale, potassio e fibre alimentari non è a livelli tali da destare preoccupazione, ma l’apporto generalmente elevato di energia può contribuire a un indesiderato aumento del peso corporeo.

Tuttavia, in alcuni casi è necessario stare attenti a certi micronutrienti. Infatti successivamente si afferma:

…i livelli di assunzione di una serie di micronutrienti, tra cui calcio, magnesio e vitamina C, (sono) verosimilmente sufficienti a soddisfare i requisiti nutrizionali. Tuttavia, il consumo di acidi grassi omega-3, ferro, vitamina D e iodio (in alcuni Paesi europei) è basso fra i lattanti e i bambini nella prima infanzia (ovvero da 1 a 3 anni, secondo la definizione dell’EFSA, NdA).

Ma questo non vuol dire che tutti devono integrarli, né che l’unica strada sia quella del latte di crescita. Quindi, all’atto pratico?

Il gruppo di esperti scientifici sottolinea la necessità di prestare particolare attenzione ad assicurare un apporto adeguato di acidi grassi omega-3, ferro, vitamina D e iodio ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia che manifestano o sono a rischio di manifestare livelli inadeguati di queste sostanze nutritive. Gli alimenti arricchiti, inclusi gli alimenti per i bambini nella prima infanzia (ovvero da 1 a 3 anni, secondo la definizione dell’EFSA, NdA), rappresentano un modo per incrementare tali apporti; esistono, tuttavia, alternative efficienti, quali il latte vaccino arricchito, i cereali e gli alimenti a base di cereali arricchiti, gli integratori o la precoce introduzione di carne e pesce nell’alimentazione integrativa (sic) e il consumo regolare e continuato di tali alimenti.

latte di crescita 3 non serve

Eppure, nonostante siano passati già diversi anni, il consumo dei latti di crescita non sembra diminuire, almeno a quanto vedo sulla pagina Facebook; i pediatri continuano a spingerlo. Perché c’è questo atteggiamento? Magari al pediatra che vi consiglia di passare a un latte di crescita ricordatevi di chiederglielo. Vediamo cosa risponde…

Al momento una cosa è certa, la gamma di prodotti si sta sempre più espandendo. Non solo c’è il latte 3, ma anche il latte 4 e anche il latte 5, “per quando va all’asilo”! (Per decenza non metto la foto.) Chiaramente c’è una chiara intenzione da parte dei produttori di normalizzare l’uso di questi prodotti. Anche se al momento ti fa ridere l’idea di usare il latte formulato “per quando va all’asilo”, magari di limiterai al latte 3 e forse anche il 4, e ti sentirai comunque a posto perché non usando il 5 non ti sei fatta infinocchiare. Invece, ricordiamo, già dal latte 2 i latti in polvere non servono più. Figuriamoci il 3 e gli altri.

Scommetto che tra un po’ produrranno anche il latte 6, 7 e 8 per quando va a scuola… Insomma, quella dei genitori con bambini piccoli sì che è come una mucca che va munta fino allo sfinimento.

 

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46 risposte

  1. A NOI che abbiamo da anni sostenuto l’inutilità (e a questo punto anche la dannosita’ sotto il profilo dell’apporto calorico !) di questi strani miscugli liquidi plastificati ridicolmente definiti “LATTI”, pieni di diciture false e altisonanti per mera strategia di marketing, e che siamo da sempre stati guardati come alieni da chi invece li riteneva quasi elisir miracolosi.. Finalmente la rotta si è invertita.. Finalmente !

  2. Elisa Branduardi, il link lo vedo senza problemi.
    Il messggio di cui parli tanto subliminale non è 😀
    Anzi, sul corriere diversi articoli che ho letto sono a dir poco “sospetti”… (sarà che anche io mi faccio insospettire dalla pubblicità non tanto subliminale) 😀 /Andrea

  3. Mmmm temo che col link non si veda, comunque intorno è sopra gli articoli compare il banner del latte di proseguimento e se si clicca si viene indirizzati sui suggerimenti dell’azienda per un’alimentazione equilbrata a base di prodotti industriali.

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