Mio figlio prende il latte artificiale. Che faccio, continuo con l’1, vado con il 2 o passo direttamente al latte vaccino?
Ciao e benvenuti. In questo articolo voglio parlare di se e quando passare al latte artificiale 2. L’argomento è chiaramente scottante, come dimostrato dai molti messaggi ed email che ricevo sull’argomento, per cui mi sembra doveroso dedicarci un video. Le informazioni sono tante, ma provo a riassumere quelle che a mio avviso sono le più importanti e alla fine dell’articolo faccio un quadro generale.
Le domande a cui bisogna rispondere sono fondamentalmente due:
la prima, il latte 2 serve? E…
la seconda, il latte 2 da quali leggi viene regolato?
Anche se può sembrare che queste domande non abbiano niente in comune, rappresentano due aspetti della stessa medaglia e sono profondamente collegate.
Quello che state leggendo è la trascrizione del video (che trovate qui) uscito l’altro giorno sul canale YouTube.
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Sull’argomento l’OMS ha scritto un breve documento dal titolo: informazioni riguardanti l’uso e la commercializzazione del latte formulato di proseguimento. In descrizione trovate il link all’originale. Il documento originali in inglese lo trovate qui. Invece questo è il mio commento.
L’organizzazione mondiale della Sanità raccomanda che i neonati vengano allattati in modo esclusivo per i primi sei mesi… Consigliano anche che il bambino continui ad essere allattato al seno passati i sei mesi, fino al compimento dei due anni e oltre… Inoltre, per quei bambini che, per varie ragioni, non sono allattati o per i quali l’allattamento verrà interrotto prima della durata raccomandata di due anni o oltre, esistono alternative accettabili.
Finora niente di nuovo. Questa posizione è ben nota. Il sostituto accettabile da 0 a 6 mesi è il cosiddetto “Latte 1”. Tuttavia l’OMS è estremamente scettica sull’utilità dei latti di proseguimento, o latti 2, ovvero quelli da utilizzare dai 6 ai 12 mesi. Anzi si spingono fino a dire che questi latti sono addirittura inadatti come sostituti del latte materno a causa della loro composizione. L’opinione dell’OMS sull’argomento è rispettabilissima, ma bisogna ribadire che la composizione dei latti 2 è conforme alle normative del Codex Alimentarius che ne regola le caratteristiche più importanti, così come accade per l’1. Magari l’OMS pensa che il Codex, che è datato 1987, sia oramai superato, ma questo è un altro problema. Quindi, a mio avviso, niente panico se state utilizzando il latte 2.
Il “problema” del latte 2 se vogliamo è che non è chiaro se serva e non è coperto dal codice per la commercializzazione dei sostituti del latte materno così come lo è il latte 1.
Il codice per la commercializzazione dei sostituti del latte materno, cito dal documento dell’OMS, è composto da una serie di raccomandazioni per regolare il marketing dei sostituiti del latte materno, biberon e tettarelle. Il suo scopo è di “contribuire a rendere disponibile nutrimenti sani e adeguati per il lattante, proteggendo e promuovendo l’allattamento al seno e assicurando l’utilizzo corretto di sostituiti del latte materno, quando necessari, sulla base di informazioni adeguate e attraverso marketing e distribuzione corretti.
In altre parole, e semplificando tantissimo, non so se avete notato, ma il latte 1 non viene pubblicizzato perché non può essere promosso in alcun modo in quanto protetto dal codice. Il latte 2 invece non deve sottostare a tali restrizioni: si può farne pubblicità, si possono fare sconti e offerte promozionali; in sostanza, per quanto riguarda il marketing, viene considerato alla stessa stregua di un prodotto “qualunque”.Quello che trovate scritto sulle confezioni (cose tipo “contenente l’ingrediente X”, o “con più Y” o “favorisce lo sviluppo di quello che vuoi”) sono appunto claim pubblicitari che non contano nulla, anzi, meno di nulla. Tra l’altro, chi ha avuto figli a distanza di qualche anno avrà notato come i claim cambino nel tempo. La parte importante della composizione dei latti 1 e 2 è codificata, il resto è fuffa.
Questa può sembrare una distinzione di lana caprina, ma non è così in quanto sono stati fatti degli studi dove hanno visto che strategie di marketing quali la confezione, il branding e l’etichettatura possono non solo indurre le madri a utilizzare il latte di proseguimento prima dei sei mesi ma ad interrompere l’allattamento successivamente. Per non parlare del fatto, fondamentale, che tramite il latte 2 viene indirettamente pubblicizzato il latte 1. Basta fare caso a come sono simili le confezioni che si trovano nei supermercati. Scegliete una marca qualunque e vedrete che le confezioni di latte 1, 2 e anche 3 sono pressoché identiche.
Quindi per quanto riguarda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma non solo, il problema con il latte 2 è che (1) non è ben chiaro se effettivamente serva, per non dire che, secondo l’OMS potrebbe addirittura essere dannoso e (2) si riconosce che venga utilizzato come veicolo pubblicitario per promuovere altri articoli. Qui puoi leggere un articolo sull’effetto che hanno le pubblicità sulle neomadri. Per il momento basti pensare che la pubblicità dei latti 2 e 3 o simili hanno indubbiamente un effetto sulle fasce più vulnerabili della popolazione ovvero sulle madri di bambini piccoli o su chi ancora madre non è. Per questo organizzazioni come l’OMS o l’IBFAN da molti anni si stanno battendo affinché tutto ciò che rientra come sostituto del latte materno, utile o meno, venga protetto dal codice sulla commercializzazione di tali prodotti e di conseguenza, tra le altre cose, ne venga vietata la pubblicità.
Prima che mi riempiate di commenti scandalizzati dicendo che cose come “Io non posso allattare come devo fare?” o “Io non ho latte come mi dovrei regolare?” e così via, sottolineo che nessuno dice che è sostituti del latte materno non debbano essere venduti. È una questione invece di capirne l’utilità e di proteggere le fasce vulnerabili. Il latte 2 serve davvero?
Non sottovalutiamo mai la potenza della pubblicità che se non funzionasse, potete essere certi, non ci spenderebbero ziliardi di euro. Se a qualcuno serve un sostituto del latte materno state tranquilli che come c’era ieri, c’è oggi e ci sarà domani. Dopo tutto la pubblicità del latte 1 non c’è, ma non mi sembra che ci sia alcun problema nel reperire il latte 1. Inoltre sappiamo che i latti artificiali sono tutte equivalenti perché la loro composizione viene controllata dal codex alimentarius per cui non c’è proprio necessità di farne pubblicità, quindi, a che serve la pubblicità del latte 2 o 3 o 4 o 5 o quello che volete? Nonostante ciò, quante volte avete visto una pubblicità che idealizza un latte formulato?
Ma allora, latte 2 sì o no? Lo prendo per mio figlio dopo i sei mesi o no? Dato che il documento dell’OMS mi aveva confuso, ho telefonato all’OMS stessa e ho fatto una lunga chiacchierata con una delle responsabili che si è occupata del comunicato di cui vi parlavo. Le risposte che ho ottenuto sono piuttosto vaghe, ma pur sempre interessanti. Mi è stata ribadito il fatto che il latte di proseguimento non è mai necessario e mi ha detto che dopo i sei mesi un bambino non allattato farebbe meglio a continuare con il latte 1 (che è poi la raccomandazione che fanno qui da me, ad esempio), quanto meno fino a che non si sia instaurata una buona dieta solida. Inoltre ha reiterato il fatto che il latte 2, anche se più economico, non è certamente adatto per bambini al di sotto dei 6 mesi.
Quindi il documento dell’OMS crea tanto rumore per nulla? A mio avviso, sì. Lungi da me denigrare il documento, ma la dichiarazione dell’OMS non dice niente che già non si sapesse e che non fosse stato già detto anche su autosvezzamento.it. Se lo leggete vedrete che purtroppo utilizza un linguaggio a volte criptico, come nel caso di cosa dare, secondo loro, a un bambino non allattato passati i 6 mesi di età. Tutto ciò non aiuta a comprendere la natura del problema legato al latte 2 o non aiuta a comprendere neanche SE ci sia un problema… Prendiamo la questione della non idoneità dei latti di proseguimento: spero che gli esperti OMS sapranno gettare lumi sull’argomento, però fino a che i latti di proseguimento sono perfettamente in ottemperanza alle normative vigenti, la loro non idoneità per i bambini da 6 a 12 mesi rappresenta l’opinione dell’OMS. Il punto è che una cosa è dire che il latte 2 non serve, un’altra che fa male e un’altra ancora che non debba essere utilizzato al di fuori di una certa fascia di età. Mi sembra quasi che l’OMS non riesca bene a districarsi tra queste tre questioni.
Il documento OMS non fa cenno al latte di crescita, ma non ci vuole un grande sforzo di immaginazione per concludere che se il 2 non viene ritenuto minimamente utile, il 3 lo sarà ancora meno.
In conclusione: quali raccomandazioni dare per i bambini non allattati?
Per quello che vale, il mio parere è sempre lo stesso:
- latte 1 almeno fino a sei mesi. Quale? Quello che costa meno e piace di più;
- dopo i 6 mesi di nuovo latte 1 fino a che non si è instaurata una dieta solida “ragionevolmente varia”;
- dopo di che quello che costa meno o che piace di più tra il latte 1 e il 2 fino a verso i 12 mesi;
- successivamente, si può passare al latte vaccino.
E a te cos’hanno consigliato di utilizzare? Latte 1, 2 o 3? Racconta nei commenti che consigli ti hanno dato e come, tu e il tuo bambino, vi ci siete trovati.
Ciao, raccontaci la tua storia e alla prossima!
3 risposte
A me la pediatra allo scoccare dei 6 mesi ha detto di passare assolutamente al 2, arrivati all’ anno siccome mia figlia beveva ancora parecchio latte, mi ha detto di prendere il 3 e non darle il vaccino. Che faccio continuo fino a quando? Ora ha 14 mesi.
Mio figlio per tutto il primo anno di vita ha preso il mellin1 poi consigliati sempre dalla pediatra siamo passati direttamente al latte fresco intero e non ho mai avuto problemi
E mi sembra giusto, anzi… normale 😉