1. In che consiste l autosvezzamento?
È un altro modo per indicare l’alimentazione complementare a richiesta.
2. Alimentazione complementare a richiesta? E che cos’é?
Attorno ai 6 mesi di vita, a volte prima, a volte più tardi, il tuo bambino inizierà a mostrare i segni di essere pronto ad introdurre nella sua dieta alimenti diversi dal solo latte. Il latte, però, rimarrà per lui l’alimento principale fino a verso i 12 mesi. Il passaggio da una dieta di solo latte a una “da adulto” sarà un processo lento e rispettoso dei tempi di ciascun bambino. All’inizio si parlerà di 95% latte e 5% cibo solido; nei mesi il cibo solido aumenterà e il latte diminuirà progressivamente.
3. Cos’è il “cibo solido”?
Per “cibo solido” (in gergo tecnico si parla di “beikost”) si intende tutto ciò che non è latte materno o artificiale, per cui include anche cose tipo tisane o tè di vario genere, non solo cibi strettamente solidi. In altre parole, se dai qualcosa che non sia latte, hai iniziato a tutti gli effetti lo svezzamento.
Secondo le organizzazioni internazionali che si occupano della salute e dell’alimentazione dei bambini, non si dovrebbe cominciare a dare il cibo solido prima dei sei mesi circa.
4. Perché dici ‘a richiesta’?
Perché l’input deve venire dal bambino. Quando mostra interesse per il cibo, ovvero lo richiede attivamente, e mostra altri segni di sviluppo motorio, allora vuol dire che è pronto per mangiare qualcosa che non sia latte. Di solito questo succede verso i sei mesi, ma potrebbe ugualmente essere a 5 come a 8 o 9 se non 10.
5. E quali gli altri segni che ci dicono che il bambino è pronto?”
Il bambino deve
– aver perso il riflesso di estrusione (quello che gli fa tirare fuori la lingua se si stimolano le labbra e che permette ai neonati di poppare),
– essere in grado di stare seduto in maniera autonoma,
– avere adeguata coordinazione occhi-mano-bocca e
– mostrare interesse per il cibo
6. Ah, ho capito, allora comincio a dare la pappa dopo i sei mesi?
Come ho detto le date sono indicative. Il conto alla rovescia si fa solo a capodanno, mentre nel caso della crescita dei bambini bisogna semplicemente osservarli – e questo non vale solo per l’autosvezzamento.
Inoltre ho evitato l’uso della parola “pappa” non a caso: quando si parla di “alimentazione complementare a richiesta” la pappa nella concezione corrente italiana dello svezzamento (brodino, mais e tapioca, omogeneizzati e liofilizzati), perde di significato. Invece si favorisce sin da subito che il bambino condivida la tavola dei genitori.
7. Condividere la tavola dei genitori? Com’è possibile?
È sufficiente che i genitori seguano una dieta varia. Non c’è bisogno di diventare dei salutisti a tutti i costi, basta cucinare leggero, evitando cose pesanti tipo fritti, grassi, troppo sale o zucchero, cibi precotti o confezionati (se non se ne conosce la provenienza e gli ingredienti) e seguire un minimo la piramide alimentare. Insomma, se i genitori mangiano bene non si dovranno preoccupare d’altro.
8. Ma come, non è possibile dare ai bambini piccoli i cibi per grandi!
Se la tavola propone alimenti vari, non c’è motivo di immaginare una distinzione tra cibo per grandi e cibo per piccoli. Non ci sono ragioni fisiologiche per ritenere che un cibo vada bene a 10 mesi e non a 6, o a 3 anni piuttosto che a 8 mesi, poiché l’apparato digerente di un bambino di 6 mesi non è diverso da quello di un bambino di 1 anno o più. Inoltre gli ingredienti che utilizziamo sono da considerarsi sicuri per tutti, comprese le fasce più vulnerabili, come ci dice la Commissione Europea che legifera su queste cose.
Infine, se ci vogliamo davvero preoccupare dei bambini piccoli, allora ci saremmo dovuti preoccupare in precedenza di quando erano esclusivamente allattati o quando non erano ancora nati: in entrambi i casi erano ben più vulnerabili e soggetti a tossine presenti nell’alimentazione della mamma.
9. Beh, ma non mi dirai che posso dare a un bambino di sei mesi la carbonara o la parmigiana!
Le quantità di cibo solido ingerite durante le prime settimane di avvicinamento all’alimentazione solida sono minime, e qualora il cibo venisse percepito come “non ideale” questo non costituirebbe un problema. Quello che conta in ogni caso è il quadro generale, cioè la nostra dieta vista in un intervallo di tempo più ampio e soprattutto l’educazione alimentare che ne consegue e che impartiamo ogni giorno ai nostri figli.
10. Ma la caponata e l’impepata di cozze?
Questi sono di solito gli argomenti portati da chi è contrario/spaventato dal concetto di alimentazione complementare a richiesta perché immagina che a sei mesi il bambino si mangerà piattoni di carbonara o di penne all’arrabbiata. Invece la realtà è che il bambino vorrà istintivamente provare più cose possibile e vorrà imitare i genitori in quello che fanno e noi vogliamo promuovere questo comportamento innato del bambino. Non importa il piatto; è più importante che il bambino provi il numero maggiore di consistenze e sapori per cominciare a sperimentare con il cibo.
11. Va bene, ma non capisco una cosa: come fa un bambino di 6 mesi a mangiare le nostre cose se non ha i denti e non sa masticare?
Quello della masticazione è un falso mito. Le gengive sono sufficientemente forti da gestire cose come verdure lesse, pasta, pezzetti di carne ecc. Poi mano mano che cresceranno i denti si abituerà ad usarli. Ricordiamoci che durante questa fase i bambini imparano a conoscere non solo i vari sapori, ma anche le consistenze diverse. Se frulliamo tutto, una carota bollita ha la stessa consistenza di una fettina di carne o di un pezzo di pane.
12. Ma mi si strozza!!
Non temere che il tuo bambino soffochi: nei bambini piccoli è molto forte il “riflesso faringeo”, cioè quello che allo stimolo del palato molle o della parte bassa della lingua provoca un conato impedendo a corpi estranei di penetrare la gola. È importante non confondere questo riflesso con il soffocamento, infatti un bambino che accenna un conato di vomito perché sta sperimentando con il cibo, non si sta strozzando. Tra l’altro nei bambini piccoli questo riflesso, che abbiamo tutti, è spostato più in avanti nella lingua, per cui è più facile da attivare. Verso i 9 mesi comincerà a regredire fino a raggiungere in poco tempo la base della bocca.
13. Ma come faccio a capire se il boccone non sarà andato veramente di traverso?
Molti bambini, all’inizio del loro percorso di autosvezzamento, fanno dei conati mentre imparano a regolare la quantità di latte o cibo solido che deglutiscono. C’è una grande differenza tra conati di vomito e episodi di soffocamento, e imparare a riconoscere la differenza renderà immediatamente i pasti più rilassati.
Il conato chiude automaticamente la gola e spinge la lingua verso la parte anteriore della bocca. È un riflesso che abbiamo tutta la vita ed è simile al riflesso legato alla deglutizione, allo starnutire e al tossire. Il bambino può avere molti conati quando viene introdotto per la prima volta al cibo solido mentre impara a regolare la quantità di cibo che riesce a masticare e deglutire in una sola volta. E, proprio come capita agli adulti, è anche probabile che abbia un conato quando assaggia del cibo che non gli piace.
Siccome il punto della lingua che fa scattare riflesso del conato è molto più avanti in un bambino di quanto non lo sia in un adulto allora i bambini tenderanno ad avere più conati.Tuttavia durante la crescita questo punto si sposta più indietro sulla lingua. Un bambino che ha conati di norma risolverà il problema da sé rapidamente e questa sarà solo una fase temporanea.
Segni distintivi dei conati (non necessariamente compaiono tutti):
– Gli occhi lacrimano
– La lingua viene spinta in avanti o fuori dalla bocca.
– Il bambino fa un movimento come per vomitare per provare a spostare il cibo in avanti; è anche possibile che vomiti
Segni distintivi del soffocamento (non necessariamente compaiono tutti):
– Il bambino tossisce o sussulta mentre prova a respirare e a eliminare l’ostruzione
– Il bambino non emette suono
– Il bambino emette una specie di squittio sottovoce per comunicare che è in difficoltà
14. Non capisco, ma se non do le pappe, come faccio a sostituire la poppata dell’ora di pranzo con un pasto?
Sostituire un pasto di latte con qualcosa di diverso di punto in bianco è, a tutti gli effetti, un atto di forza nei confronti del bambino che può benissimo non essere d’accordo. Il nome “alimentazione complementare a richiesta”, invece, la dice lunga: il bambino mangia quello che vuole nelle quantità che vuole e se ne vuole (esattamente come fa con l’allattamento al seno). Non vogliamo introdurre il pranzo o la cena da un giorno all’altro o secondo scadenze precise, invece vogliamo assecondare quello che è un processo evolutivo naturale del bambino.
Lo svezzamento – anzi, l’autosvezzamento – così, avviene in maniera “orizzontale“, giorno dopo giorno, con rispetto delle necessità, dello sviluppo e dei tempi del bambino, il cibo entrerà a far parte della sua vita e della sua normalità.
15. E come facciamo a seguire il bambino in questo sviluppo da quando mangia solo latte a quando mangia “come i grandi”?
Semplicemente facendogli condividere la tavola dei genitori. Basta metterlo a tavola quando si pranza e/o cena, a seconda delle necessità della famiglia, dandogli la possibilità di partecipare se lo richiede. Per curiosità e di certo per spirito d’imitazione comincerà prima o dopo a fare come voi.
16. Ho capito, lo metto a tavola, ma come faccio a sapere quando vuole qualcosa da mangiare e soprattutto quanto ne vuole?
Questo è facilissimo… sarà il bambino a dire che vuole mangiare qualcosa e quando non ne vorrà più smetterà di mangiarlo o ci comincerà a giocare o a fare qualcos’altro; di solito i segnali sono inequivocabili.
17. Ma il bambino mica parla… Come fa a comunicare questo interesse?
Non c’è bisogno di parlare. La comunicazione non verbale è ugualmente efficace. Per esempio sguardi languidi, mani che si protendono verso il piatto e così via. Lo stesso vale per teste che si girano e bocche serrate. Basta fare attenzione ai segnali del bambino.
18. E se invece non mostra interesse?
Vuol dire che non è ancora pronto, ma se si continua a metterlo a tavola (sul seggiolone o in braccio) quando sarà il momento inizierà a fare i primi bocconi.
19. E se invece continua a non mostrare interesse? Io mi preoccuperei se passati i sei mesi ancora non volesse mangiare…
I bambini non sono tutti uguali. Alcuni mostrano interesse verso i 5 mesi, altri aspettano i 9-10 mesi prima di cominciare. Una cosa è certa, cominciano tutti: non si è mai visto un bambino grande o un adulto che mangi solo latte, quindi è semplicemente questione di attendere che il bambino sia pronto. Dopo tutto, se non mostra interesse per cose che non siano il latte, con altri metodi la cosa non cambierebbe, anzi si instaurerebbe un pericoloso meccanismo psicologico stressante e controproducente sia per i genitori che per i figli.
20. Ma io vedo che il figlio della vicina a 5 mesi già mangia come un lupo e ha smesso la poppata del pranzo. La cosa mi fa sentire a disagio.
È normale che un bambino che viene svezzato alla maniera ”italiana classica”, ovvero cominciando anche a 4 mesi e mezzo, sia “più avanti” di un bambino della stessa età che si “auto svezza”. Lo svezzamento non è una gara a chi abbandona prima il latte, al contrario, quello che vogliamo è che il passaggio sia il più graduale e piacevole possibile. Va anche ricordato che non sono rari i casi dei bambini svezzati “tradizionalmente” che fanno fatica a passare dalla non-consistenza delle pappe al cibo vero e a imparare a masticare anche quando cominciano a essere grandicelli; per definizione, un bambino che fa autosvezzamento non potrà mai avere questo problema.
21. Ci sono degli alimenti da evitare?”
Basta usare il buon senso. Noccioline, acini d’uva, olive intere e così via sono alimenti possibilmente a rischio perché possono bloccare le vie respiratorie. Basta ricordarsi di romperli in pezzetti più o meno piccoli che il problema è risolto alla radice. Non dimenticare che ci sono le consistenze da prendere in considerazione. Guarda i video sulle “consistenze sicure“
22. Le noccioline lo sanno tutti che sono allergeniche! Sicuramente quelle non vanno date, no?
Quello delle allergie è un argomento complesso e che viene sbandierato da coloro che non credono nell’autosvezzamento. Per farla breve, i pareri sono molto discordanti. Al momento la ricerca tende a raccomandare l’introduzione precoce degli alimenti potenzialmente allergizzanti così da poter permettere al corpo di sviluppare le necessarie difese, e sottolinea che l’introduzione ritardata di alcuni alimenti favorisca le reazioni allergiche, anziché evitarle.
23. Ma io ho una storia di allergie in famiglia. Cosa faccio?
In questo caso bisogna fare attenzione, soprattutto nel caso che uno o entrambi i genitori siano allergici. Ma non c’è bisogno di fasciarsi la testa prima di rompersela.
24. Se mio figlio è soggetto ad allergie, non dovrei introdurre gli alimenti uno alla volta a distanza di una settimana l’uno dall’altro?
A che pro? Gli alimenti sospetti si contano sulle dita di una mano (uova, pomodoro, latte vaccino, e pochissimi altri), per cui basta fare attenzione a quelli e in caso di sospetta reazione allergia rivolgersi immediatamente a un medico. Per il resto, che senso ha introdurre le zucchine una settimana, il porro un’altra, lo scalogno una terza e così via. Una vita non basterebbe a introdurre tutti gli alimenti. E poi cosa scegliere per cominciare? Insomma, basta un minimo di buon senso.
25. Riassumendo quindi: niente pappe, alimenti introdotti a caso, adulti e bambini mangiano le stesse cose, niente frullatore. Insomma cosa devo fare durante il periodo dello svezzamento?
Poco e niente… solo attendere che il bambino decida quando e cosa mangiare e poi godersi insieme a lui quanto è bello scoprire la tavola! Dovere del genitore sarà solo quello di fornire una dieta sempre varia.
L’unica cosa da fare è eliminare dal vocabolario la parola “svezzamento”.
26. Ma così sembra facile, quasi troppo facile e troppo bello per essere vero. Com’è possibile?
Non è diverso dal metodo che il bambino usa per imparare a parlare: quando è pronto a dire le prime parole lo farà e se a casa sente sempre e solo parolacce, imparerà anche quelle. Così anche per il cibo, se a casa si mangia bene, e a tavola c’è un’atmosfera serena, il bambino non potrà che assorbire tutto ciò a beneficio suo e di tutta la famiglia.
27. Perché non dovrei parlare di svezzamento?
Ho già detto che “svezzamento” sottintende che stai viziando tuo figlio. Tuttavia c’è un altro fatto più importante: parlando di “svezzamento” espressioni quali,
– quando hai cominciato lo svezzamento?
– ho cominciato lo svezzamento facendo…
– il dottore ha svezzato mio figlio quando…
– È ora di svezzare mio figlio
sono molto comuni e hanno tutti in comune un aspetto, ovvero hanno il genitore come soggetto e il bambino come oggetto. Se invece parliamo di alimentazione complementare, il bambino diventa necessariamente il soggetto e immediatamente si abbandonano schemi e calendari (validi per tutti, ovvero validi per pochissimi), si accetta che il latte è l’alimento principale e che il processo di avvicinamento al cibo è graduale e di responsabilità del bambino. Semplicemente eliminando una parola il nostro modo di pensare cambia radicalmente.
28. Ma allora problemi non ce ne sono?
Niente di serio… bisogna solo non avere fretta perché il bambino potrebbe impiegare dei mesi a passare da 10%-90% a, diciamo 50%-50%. Poi c’è l’inevitabile disordine, cibo buttato in terra, piatti rovesciati e così via, ma credo che questi siano problemi comuni indipendentemente dall’approccio.
29. OK, mi hai convinto, ma come faccio con parenti e amici che non fanno altro che dirmi che sono fuori come un balcone?
Porta pazienza! L’unica cosa che puoi fare è di leggere e informarti quanto possibile sull’argomento (ad esempio leggendo questo blog:) ), dopodiché non potrai non vedere la logica che è dietro il concetto di autosvezzamento (gli articoli scientifici ce li teniamo per quando abbiamo un po’ più di tempo…). Una volta fatto questo passo, controbattere alle inevitabili critiche che riceverai, mosse da chi difende lo svezzamento “tradizionale all’italiana” e i vari schemini, sarà un gioco da ragazzi.
Se hai altre domande, non esitare a pormele nei commenti. Farò del mio meglio per risponderti.
Ciao e alla prossima!
82 risposte
Ciao a tutti. Sono capitata sul vostro sito nel tentativo di informarmi riguardo al tema dell’autosvezzamento. Ho un bimbo di quasi sette anni, svezzato ai tempi in maniera classica, e un altro in arrivo a novembre. Onestamente, trovo la questione dell’autosvezzamento interessante, ma conservo molti dubbi a riguardo. Innanzitutto perché spesso è impossibile svezzare i propri figli. Si rientra al lavoro, e spesso la loro gestione è affidata ai nonni o al nido, e questo non è un fattore trascurabile. Spesso nel tentativo di fare il bene del bambino, trascuriamo di fare il nostro e, a me personalmente, lasciare ai nonni il compito di seguire l’autosvezzamento del piccolo fa paura, genera stress, e sembra complicato e difficile. Ammesso poi che loro lo facciano dietro nostra richiesta senza ansie, e che cucinino senza troppi grassi o troppo sale… In secondo luogo, fatico a vederlo come fattore naturale. In tantissime specie la madre o il padre premasticano al cucciolo troppo giovane il cibo. Non avendo denti, credo che il segnale della natura sia inequivocabile… insomma, che si mangino le stesse cose, ma con consistenze adeguate, e si permettano piccoli assaggi e scoperte di altre consistenze. Così come facciamo per tutto il resto, credo dovremmo rendere al bambino le cose “gestibili” per l’età che ha, non trascurando le esigenze fisiologiche e nutrizionali. Questo è quello che penso..aspetto qualche risposta che riporti esperienze diverse, per aiutarmi a valutare. Grazie, e buona serata!
Mia figlia ha sei mesi e l’ho allattata esclusivamente al seno nonostante avesse mostrato da due mesi interesse al nostro cibo!
Ora le ho dato pera e nel e le divora.. Oggi le farò le zucchine tritate e noi pasta e zucchine.
Purtroppo non ho pasta sottile..,
Boi mangiano salutare ma vorrei capire se ci sono delle ricette o cose da evitare oltre alle cose solite( spezie olive con noccioli uova ecc )
Grazie
Ciao! Le mie bambine hanno quasi otto mesi e ancora non hanno alcun interesse per il nostro cibo ma hanno iniziato a stare correttamente sedute solo una settimana fa..io sono molto convinta di quello che sto (o meglio non sto) facendo nonostante le invettive che mi lanciano tuuuuuutti i parenti.. Ho solo qualche segreta paura del soffocamento anche se leggendone qualche vostro articolo stamattina mi sono tranquillizzata..io ho solo una preoccupazione: le bambine a settembre/ottobre inizieranno il nido..l’autosvezzamento è compatibile?loro fanno ancora…mille poppate al giorno Come faranno ab sostituire gradualmente il latte con il cibo se io non ci sono?
Ciao a tutte/i!!!
Bellissimo sito.. bellissimo tema!! 🙂
Mi piace il.sistema dell AS..
Mia figlia ha 6 mesi e mezzo e già da quando ne aveva circa 5 “impazziva’ quando mi vedeva mangiare 🙂
Era tutto un muovi braccia e gambe!
Ho iniziato con lei dandole la classica fettona di mela o pera da ciucciare .. e ora si diverte a provare da sola tutto ciò che mangiamo noi.
All’inizio la cosa che mi dava più ansia era proprio il “cielo.. e se mi si strozza?!” Sinceramente, anche ora dopo 3 settimane tanto tanto sicura non sono.. ma vedo che se lo gestisce alla grande da sola! Quando il pezzo che le è finito in bocca è troppo grosso o rimane troppo in bocca.. lei lo sputa semplicemente 🙂
Quando ne parlai al pediatra: “lo so.. è la nuova moda.. non siamo in Afrika dove i bambini mangiano con le mani. Trovo che bisogna insegnare ad utilizzare il cucchiaino. MA SE LO RITIENE GIUSTO PER LEI E LA BIMBA FACCIA PURE COME VUOLE “.. amo il mio pediatra!!! 🙂
La prima figlia (ora 15enne) la svezzai in modo classico.. ma non ricordo assolutamente problemi nn l ho mai forzata e comunque l ho allattata fino ai 2 anni e mezzo.. ma il non dover più mixare e tritare e cucinare extra.. che bello!!!! Ci si mette meno a pulire il caos per terra che cucinare extra e mixare tutto ☺
Comunque ho una domanda:
L’ acqua?
Dandole io ancora il latte.. non ne ha bisogno vero?
Ciao Lisa, presumo che avrete acqua a tavola, quindi se la vuole provare la proverà, come tutto il resto 🙂
Buondì!
volevo ringraziarvi…vi leggo e mi rincuoro…il mio pupo ha 5mesi e mezzo e abbiamo iniziato con gli assaggi “ufficiali” ieri…in realtà lui è pronto da quasi un mese,che mi guardava bere acqua o mangiare e il collo gli diventava di giraffa!…lui e il padre sono tranquilli e molto entusiasti…io da ieri sera vi ho gia letto 200volte e guardato i video di soccorso dei neonati altrettante,mi calmate.
ho deciso consapevolmente per l’autosvezzamento perchè mi sembra il modo giusto,perchè non c’è niente da obiettare,mi sembra il modo più naturale di gestire la cosa…di sicuro non è il modo più facile per me,che devo imparare a gestire con serenità l’ansia da soffocomanto e zittire quella voce che ogni tanto urla “DOV’è UNO SCHEMA???!!!” ahahahah la prendo sul ridere,perchè non pensavo che avrei mai desiderato uno schemino!
…il limite di mio figlio in questo caso sono io. L’autosvezzamento può essere difficile per un genitore perchè richiede un po’ di lavoro su se stessi,di fiducia al bambino e alla tua capacità di soccorrerlo e aiutarlo senza limitarlo,è molto più responsabilizzante di uno svezamento tradizionale dove qualcun’altro(il pediatra) è il capro espiatoio di ogni errore. Credo che sia un esercizio,un’esperienza di genitorialità che va al di la del cibo.
Giulia,ho scordato di nominarmi 😉
Hahaha, ciao Giulia,
non sei certamente l’unica a pensarla così, ma vedrai che con il tempo le cose saranno sempre più semplici, anzi… ovvie, e rileggerai quanto hai scritto qui con altri occhi e sorriderai chiedendoti, “ma come facevo ad essere così ingenua?” 😀
Ciao, leggo con interesse le informazioni di questo sito e mi ritrovo nei commenti di chi ha difficoltà a far mangiare il proprio bimbo di sei mesi e di chi teme l’auto svezzamento per via del soffocamento. Nonostante questo credo che finirò per provare, perché proprio il mio piccolo sembra odiare le pappe. L’unica cosa che apprezza è la frutta frullata (mela, pesca, prugna, banana) ma data a merenda. Ho solo un unico grande cruccio: il ferro. Oggi l’ho portato per la visita dei sei mesi ed è già sotto col ferro rispetto ai valori medi. Come faccio a compensare questa carenza se al 95% il mio bambino si alimenta al seno? Grazie per una vostra risposta
Premesso che ci sono le integrazioni, come fai a sapere che è carente di ferro? In ogni caso, se fosse davvero carente, di certo non curi la carenza con l’alimentazione, ma ti dovresti necessariamente affidare, appunto, a un’integrazione.
Lo so perché il pediatra gli ha misurato l’emoglobina…ora, secondo la visione classica dello svezzamento, i bambini esauriscono le loro riserve di ferro proprio attorno ai 6 mesi, ragione per cui ti dicono di dar loro carne due volte a settimana, pesce, ecc… Così mi è stato spiegato.
Inviato da iPhone
Ilaria, se il pediatra fosse stato così preoccupato ti avrebbe detto di prendere il ferro in gocce. Se non lo ha fatto tanto preoccupato non lo è 😀 A 6 mesi i bambini non esauriscono le scorte di ferro da un giorno all’altro (quasi fosse una cambiale in scadenza), ma cominciano a prenderne da altre fonti così da integrare quello che hanno e quello che prendono dal LM.
Ripeto, se il pediatra fosse stato così in ansia, avrebbe fatto prendere un integrazione al bambino.
Onestamente non mi preoccuperei più di tanto 🙂
Ciao a tutti, vorrei cominciare con l’auto svezzamento come mi ha consigliato il pediatra a settembre, quando il mio bimbo avrà sei mesi. Ho una domanda: i bambini a quella età hanno già tutte le caratteristiche fisiche nei loro organi per digerire, assimilare e elaborare i cibi di noi adulti? È una paura che ho, e mi pare di capire che sia poi una delle ragioni alla base dello svezzamento tradizionale.
Altro dubbio: come si fa ad autoregolare con il cibo? Ho letto che bisogna fidarsi del bambino così come nell allattamento, ma nell allattamentO l alimento proposto è sempre latte ed è una cosa innata e naturale, e certamente mi fido di lui e so che si autoregola nella quantità, in base alle sue esigenze e al suo organismo. Ma con il cibo ” vero” che a quanto dite anche sul blog lui non riconosce immediatamente come cibo ma come gioco/ esperienza come fa ad autoregolarsi con le quantità? E poi gli alimenti hanno proprietà nutritive e sazianti diverse, se non si seguono dosi e tabelle c e il rischio che non mangi abbastanza o mangi troppo.. Grazie per la risposta!
Buongiorno!
Mi sto un po’ informando riguardo all’autosvezzamento. Sul vostro sito è tutto spiegato molto bene, ma avrei ancora qualche dubbio:
– credo che quando ancora posate, frullatori e metodi di cottura non esistevano, le madri masticavano il cibo prima di darlo ai loro piccoli. Con questo non voglio dire che dobbiamo vivere come se fossimo nel paleolitico 🙂 però mi chiedo, è giusto passare da un alimento così liquido e facilmente digeribile come il latte materno, direttamente al cibo solido? Se fossimo in grado di masticare con le gengive non ci crescerebbero i denti, no?
– sappiamo che per una buona digestione, sarebbe buona abitudine mangiare lentamente e masticare a lungo il cibo, se un bambino si mette in bocca un fusillo al sugo, per esempio, com’è possibile che riesca a masticare a sufficienza prima di inghiottire? Non è più probabile che mandi giù pezzetti praticamente interi, che poi richiederebbero uno sforzo maggiore per l’organismo?
– ho letto velate critiche nei confronti di chi offre pappette ai bambini, per la serie “ogni pietanza avrebbe la stessa identica consistenza e il piccolo avrà poi difficoltà ad abbandonare le pappe”.
Però, noi mangiamo ogni cosa mantenendo il suo aspetto e la sua consistenza originari? No, anche solo un piatto di pasta al pomodoro risulta molto elaborato, come pure una vellutata di verdure o una minestra.
Con queste constatazioni non cerco di polemizzare, ma di ottenere risposte e spiegazioni il più complete e dettagliate possibile.
Grazie mille 🙂
pinguina, ti consiglio di non fartene un cruccio. Mica muore il mondo se non mangia o mangia poca carne. Voi continuate come al solito e prima o poi la assaggerà.
Tra l’altro, in un omogeneizzato ce n’è talmente poca che una cucchiaiata SCARSA di carne macinata è più che equivalente a un vasetto.
andrea_ pinguina
eheheh hai ragione a 15 mesi hanno tutto il mondo da scoprire… io non le corro dietro col cibo, semplicemente quando vuole scendere le porgo la forchette e le chiedo: Vuoi? e lei arriva con la bocca spalancata. Diciamo che assaggia un po’ tutto, l’unica cosa che non riesco a farle mangiare e’ la carne… ho provato a farla in vari modi… a fare anche gli omo in casa…ma niente…vuole solo quelli comprati … consigli?