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Il marketing del baby food

Vi siete mai chiesti come fossero le pubblicità del baby food di una volta? È proprio vero che le nostre nonne (o bisnonne) allattavano a lungo, senza tanti problemi e davano ai bambini il cibo della famiglia? Se queste pubblicità esistevano, come erano costruite? Su cosa facevano leva?

Io ogni tanto mi faccio un giretto su Google a curiosare, ma qualche settimana fa ero a casa di mio padre e ho iniziato ad aprire scatole e cassapanche alla ricerca di qualcosa; sono saltate fuori un bel po’ di vecchie riviste di cucito e ritagli che le donne di casa hanno collezionato in abbondanza nel tempo. Le ho sfogliate e mi sono divertita un sacco, indovinate un po’ dove m’è cascato l’occhio? 🙂

Di strategie di marketing io non so niente, ma è vero che certe cose sono proprio lampanti…

Le cose su cui puntano oggi le pubblicità del baby food sono le stesse su cui puntavano 50 o 100 anni fa: le debolezze, la sensibilità e le ansie delle mamme: il sonno, la pancia piena, “il meglio per il tuo bambino”, l’enorme responsabilità di far crescere (e sopravvivere…) tuo figlio.

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Anche allora usavano nomi accattivanti, che richiamavano la cura, la mamma, che volevano dare l’impressione che usare quel determinato prodotto equivaleva ad essere buone madri. A comportarsi da vere madri.

pubblicità, baby food, anni 30

Puntavano sul rigoglio fisico, con immagini di bimbi paffuti e dall’aspetto sano (la morte perinatale e la malnutrizione erano affari seri cent’anni fa)…

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…e sul successo nella vita. Tutte cose che desideriamo anche oggi, del resto…

“Eccolo… è vostro figlio, è già grande, è già famoso… Grazie anche a Mellin. Sono generazioni che i Prodotti Mellin preparano alla vita generazioni di persone, nel modo più sano, completo e nutriente e scientificamente più aggiornato. Date oggi a Vostro Figlio tutti i prodotti Mellin, gli daranno forza, capacità ed intelligenza per superare le prove e le difficoltà di domani.”

La seguente immagine è praticamente identica a quella del latte Aptamil di qualche anno fa dove si vedeva il bambino che diventava scienziato.

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Puntavano su quanto questi cibi fossero più ricchi/nutrienti/assimilabili/digeribili/bla bla bla, per crescere bambini migliori: con più cervello, con un corpo più sano, più performanti.

pubblicità, baby food, 1971

Puntavano sulla sicurezza. Oh, quante ce ne dicono ancora oggi su questa sicurezza! :)))) Le oasi del baby food si sprecano!

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E sottolineavano l’esperienza del produttore. Sono o non sono decenni… centinaia di anni che produciamo cibo per  bambini? Se non lo sappiamo noi cosa devono mangiare, chi altri?

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E la modernità, lo stare al passo con i tempi. “Alimenti moderni e… razionali!” Razionali, eh! Guai a fare le cose a occhio, senza bilancino!

plasmon, baby food, anni 60

Infine, last but not least 🙂 mi raccomando… niente fai da te, affidiamoci agli esperti!
La vedete qui sotto a sinistra la figura importante e autoritaria del medico di famiglia, ben vestito e grondante d’esperienza? (non c’hanno mica messo il neolaureato…). Se lo dice lui che questa roba ci vuole, è di certo vero. Se non lo sa il dottore, chi lo deve sapere?

E adesso facciamo un bel giochino 😀

Trova le 10 piccole differenze:

pubblicità mellin, anni 30,

Non è cambiato granché, eh? 😀

He… certe ditte la sanno lunga, non per niente loro hanno fatto i miliardi e noi siamo qui a pettinare le bambole: se oggi organizzano i Lab della Nutrizione e della Crescita coinvolgendo i blog, 80 anni fa non erano da meno e distribuivano opuscoli che venivano pubblicizzati sulle riviste per signore.

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Questo metodo promozionale, insieme alla distribuzione di campioni gratuiti ai lettori delle riviste, era in voga già nella seconda metà del 1800. Anche qui… non è cambiato nulla.

Vi traduco un piccolo estratto dal libro Revolution at the Table: The Transformation of the American Diet, Harvey Levenstein [Oxford University Press:New York] 1988 (p.124) che ho trovato qui e che fa anche al caso nostro.

Gli opuscoli illustravano la chimica del latte e dell’alimentazione con un linguaggio chiaro ma piuttosto sofisticato, circondando il cibo che essi promuovevano di un’aura di scienza. Si dimostrarono efficaci nel convincere della validità dei cibi dell’infanzia di loro distribuzione non solo le madri, ma anche molti medici… Così, giunti negli anni ’80, diverse fonti hanno diffuso la crescente impressione che l’alimentazione artificiale sia sia scientifica che moderna.

Anche oggi la maggior parte dell’informazione che i genitori ricevono su come allevare i propri figli avviene attraverso gli allegati alle riviste, le ricerche sponsorizzate, le pubblicazioni che affiancano campagne promozionali.

Ci sarebbero un sacco di cose divertenti e interessanti da raccontare e leggere sul baby food nel corso dei decenni (se non dei secoli…), ma per ora ci limitiamo a frugare nel baule della nonna e a sospirare al pensiero che così com’è efficace oggi, il marketing degli alimenti per l’infanzia era efficace ieri e probabilmente lo sarà domani, basta andare a toccare  i punti giusti. Il benessere, la crescita florida, il sonno tranquillo, la visione del futuro, insomma la salute. E come dargli torto, alle mamme di oggi come a quelle di allora e di domani?
Ho scoperto l’acqua calda, lo so :))

La rete è piena di immagini e video di vecchie pubblicità, divertitevi anche voi a scovarle  😉

Nel frattempo, se vi interessa una panoramica sul baby food e i sostituti del latte materno, leggetevi questo articolo, ne vale la pena.

P.S. Lo so che non c’entra niente, ma se pensavate che le pubblicità che fanno promesse impossibili siano una cosa di oggi, mi sa che vi dovete ricredere! Lol!

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48 risposte

  1. Ma come, non lo sapete che AS è una “str…ta New age” e che solo il baby food è sano, buono e controllato per un bambino e fatto su suo gusto perché è da irresponsabili dare cibi piccanti o speziati o carne fresca?!?! Sentita da alcune mamme che di contro hanno iniziato a 7 mesi a mettere il nesquik nel latte, che a un anno davano patatine e merendine con cadenza quotidiana e che a 5 anni e mezzo danno ancora il biscotto granulare nel biberon (ovviamente latte di crescita!) e la pasta blu…

  2. Eleonora Colagrosso, il baby food è tantissimo che esiste, ma diciamo che è dagli anni 60 (boom economico, femminismo e chi più ne ha più ne metta) o giù di lì che ha fatto veramente breccia. Non vedo la contraddizione… /Andrea

  3. Eleonora Colagrosso, il baby food è tantissimo che esiste, ma diciamo che è dagli anni 60 (boom economico, femminismo e chi più ne ha più ne metta) o giù di lì che ha fatto veramente breccia. Non vedo la contraddizione… /Andrea

  4. adesso sono confusa e perplessa. avete sempre detto che “le pappe” sono un’invenzione recente delle ultime decade e…oggi parlate di 70, 80 e addirittura 100 anni fa? :/ Mi chiedo quindi e spero legittimamente senza animo di polemiche (che odio tra l’altro) se non è piuttosto l’autosvezzamento, ad essere una nuova teoria? scusatemi, ma l’articolo mi ha un po’ parecchio confusa.

  5. adesso sono confusa e perplessa. avete sempre detto che “le pappe” sono un’invenzione recente delle ultime decade e…oggi parlate di 70, 80 e addirittura 100 anni fa? :/ Mi chiedo quindi e spero legittimamente senza animo di polemiche (che odio tra l’altro) se non è piuttosto l’autosvezzamento, ad essere una nuova teoria? scusatemi, ma l’articolo mi ha un po’ parecchio confusa.

  6. adesso sono confusa e perplessa. avete sempre detto che “le pappe” sono un’invenzione recente delle ultime decade e…oggi parlate di 70, 80 e addirittura 100 anni fa? :/ Mi chiedo quindi e spero legittimamente senza animo di polemiche (che odio tra l’altro) se non è piuttosto l’autosvezzamento, ad essere una nuova teoria? scusatemi, ma l’articolo mi ha un po’ parecchio confusa.

  7. vi prego, leggete, informatevi… nessuno dice che il LA è il demonio, ma è sicuramente peggio del latte materno. E’ come dare la vitamina sintetica invece che frutta e verdura. Rende il paragone? Ditemi di si. Credete che il numero delle mamme che davvero nn hanno latte sia così elevato da avere così tanta disponibilità di un suo sostituto? Siamo un paese “ricco”: non ci sono tante mamme con malattie infettive, con davvero gravissimi problemi di igiene o malnutrite. Non ci sono davvero così tante mamme che non possono allattare, la maggior parte delle mamme che non allattano o smettono lo fanno per: paura, pressioni esterne, scarso o inesistente aiuto, interferenze, impossiiblità di stare con il proprio bambino 24 ore su 24 (altri figli, lavoro, studio e chi più ne ha più ne metta). La pubblicità ci gioca e le case produttrici ci guadagnano. Alzi la mano chi di voi non ha mai comprato un cibo pronto. Io ci provo, ma i ravioli non li faccio quasi mai in casa, così come la pizza. Altre cose le nostre nonne le autoproducevano (passata di pomodoro, pasta, spesso formaggi), noi no. Il baby food si basa sullo stesso concetto. E’ tutto pronto, è tutto bilanciato… perchè no? Vi prego, torniamo alla realtà. Anche per un solo e semplice motivo: costa molto. Il LA e il baby food costano molto calcolatrice alla mano.

  8. Giorgia Micheletti, sicuramente hai ragione, così come ci sono tanti bambini che hanno altri disturbi, ma perché segnalare proprio lo stick per l’acetone se non ti è mai servito fino ad allora? (Per dirne una io non sapevo neanche esistesse fino a quando non ho visto quell’immagine 🙂 )
    Capirei la tachipirina, ma lo stick… 😀
    Comunque al di là dello stick la marca blu non pè che abbia fatto molto per cambiare il modo in cui veicola le informazioni (o le informazioni stesse… 😀 )/Andrea

  9. Chiaro messaggio pubblicitario…solo una domanda perché sarebbero assurdo gli stick? Ci sono molti bambini che hanno grossi problemi di acetone è un presidio rapido e veloce per diagnosticare la presenza

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