10-04-2013, 12:44 00
Mummymara, mi hai invocata, eccomi. Credo che la risposta sia molto più complessa di un semplice "metodo"...
E vero, Isottablu,, ho visto in Francia un paio di scene raccapriccianti di mamme che trattavano il figlio spietatamente. Ma anche in Italia.
Credo che i bimbi francesi non alzino la voce perché nessuno alza la voce intorno a loro, perché tutti nei luoghi pubblici, quali ristoranti, stanno in un certo modo, senza che significhi soggezione, ma solo rispetto reciproco, non perché vengono repressi più o meno severamente, che siano meno propensi ai capricci perché in tutta la famiglia vige il principio che se hai un dispiacere non e necessariamente lecito spaccare i timpani a tutti per un'ora, e lo stesso vale per tutti, non e un "sei piccolo quindi stai zitto". Sul mangiare, mi sa che semplicemente i genitori siano più soddisfatti perché si fanno meno aspettative (sopratutto sulle quantità) e meno angosce. L'equivalente del "per lui, pasta in bianco" esiste, e' prosciutto cotto o pollo o salmone e purè di patate, grande classico anche le carote grattugiate, ma far scoprire i sapori "speciali" ai piccoli e' sport nazionale.
Circa il punto più delicato, quello della "vita indipendente" di madre e figlio, del tempo per la coppia, credo sia tutto questione di misura. Ma il fatto in se che un genitore abbia una vita all'infuori del bimbo, che possa richiedere, nella misura del possibile e nell'ambito di uno scambio amorevole, un po di pazienza e un po di "adesso io", credo sia solo sano (ho detto UN PO, eh!). Ma sopratutto, la chiave e' la reciprocità. Ho letto qualche tempo fa su Uppa una diatriba sul fatto che in Italia c'e' una quasi totale "appropriazione" da parte degli adulti di ogni momento della vita dei piccoli, tutto quello che fanno e' oggetto di controllo e scrutinio, sorvegliati e stra-curati. Al figlio di maman viene riconosciuto anche il diritto sacrosanto di non essere sempre sotto la cupola di maman, sa che essere amato non significa essere il centro del mondo 24/24 7/7 365/365, ma parte di relazioni, sebbene necessariamente non paritari, almeno nelle quali ciascuno ha un po di spazio per se stesso. E questo significa tutt'altro che considerare il bimbo un disturbo: si vive INSIEME, e non esiste un insieme vivibile senza un po di spazio per ciascuno.
Un giorno, tra amici di vari paesi, scambiandoci battute, abbiamo decretato che la maman migliore per un figlio e' molto amorevole e un po stronza (giusto quel pizzico di sano egoismo che ricorda al pargolo, senza nulla togliergli d'importante, che a) sei una principessa, non la sua schiava, e b) che occuparsi di se stessi e' legittimo...)
E vero, Isottablu,, ho visto in Francia un paio di scene raccapriccianti di mamme che trattavano il figlio spietatamente. Ma anche in Italia.
Credo che i bimbi francesi non alzino la voce perché nessuno alza la voce intorno a loro, perché tutti nei luoghi pubblici, quali ristoranti, stanno in un certo modo, senza che significhi soggezione, ma solo rispetto reciproco, non perché vengono repressi più o meno severamente, che siano meno propensi ai capricci perché in tutta la famiglia vige il principio che se hai un dispiacere non e necessariamente lecito spaccare i timpani a tutti per un'ora, e lo stesso vale per tutti, non e un "sei piccolo quindi stai zitto". Sul mangiare, mi sa che semplicemente i genitori siano più soddisfatti perché si fanno meno aspettative (sopratutto sulle quantità) e meno angosce. L'equivalente del "per lui, pasta in bianco" esiste, e' prosciutto cotto o pollo o salmone e purè di patate, grande classico anche le carote grattugiate, ma far scoprire i sapori "speciali" ai piccoli e' sport nazionale.
Circa il punto più delicato, quello della "vita indipendente" di madre e figlio, del tempo per la coppia, credo sia tutto questione di misura. Ma il fatto in se che un genitore abbia una vita all'infuori del bimbo, che possa richiedere, nella misura del possibile e nell'ambito di uno scambio amorevole, un po di pazienza e un po di "adesso io", credo sia solo sano (ho detto UN PO, eh!). Ma sopratutto, la chiave e' la reciprocità. Ho letto qualche tempo fa su Uppa una diatriba sul fatto che in Italia c'e' una quasi totale "appropriazione" da parte degli adulti di ogni momento della vita dei piccoli, tutto quello che fanno e' oggetto di controllo e scrutinio, sorvegliati e stra-curati. Al figlio di maman viene riconosciuto anche il diritto sacrosanto di non essere sempre sotto la cupola di maman, sa che essere amato non significa essere il centro del mondo 24/24 7/7 365/365, ma parte di relazioni, sebbene necessariamente non paritari, almeno nelle quali ciascuno ha un po di spazio per se stesso. E questo significa tutt'altro che considerare il bimbo un disturbo: si vive INSIEME, e non esiste un insieme vivibile senza un po di spazio per ciascuno.
Un giorno, tra amici di vari paesi, scambiandoci battute, abbiamo decretato che la maman migliore per un figlio e' molto amorevole e un po stronza (giusto quel pizzico di sano egoismo che ricorda al pargolo, senza nulla togliergli d'importante, che a) sei una principessa, non la sua schiava, e b) che occuparsi di se stessi e' legittimo...)
Ale e Cucciola (1/1/11)