09-01-2013, 05:26 17
Se siamo qui a parlarne forse la canzone ha fatto il suo effetto.
L'ho riletta attentamente e l'ho ascoltata. A parlare è un bambino, un bambino come tanti altri.
Una mattina come tante altre. Una famiglia come tante altre. La mamma che non fa molto caso al sentimento del figlio. Al nido ci deve andare, la mamma lavora. Forse ha prestato poca attenzione ai sentimenti del figlio. I genitori litigano spesso, e giocano poco con lui. E magari a volte gli raccontato che se non si comporta bene l'uomo nero si farà vivo.
Così accade quel che accade all'asilo, e lui in un certo senso si sente quasi responsabile. Quel gioco, se è un gioco, non gli piace.
Ligabue ha scritto una storia ispirandosi ad un fatto accaduto. E solleva l'attenzione sulla poca attenzione che a volte si presta ai piccoli e su come a volte gli si inculchino forme di paura e sensi di colpa. Non ci vedo una condanna, forse solo un suggerimento per riflettere.
Esempio: lavori e il tuo bambino va al nido. Ciò è necessario, ma forse non lo è il costringerlo a fare una colazione che non vuole o stare poco con lui, raccontargli l'esistenza dell'uomo nero*. Poi un giorno capita che un pazzo decida di far fuori a caso dei bambini e uno è il tuo. Oppure il tuo scampa ma crede di essere stato la causa di tutto quello.
Se non sbaglio Ligabue aveva figli piccoli quando scisse la canzone. Probabilmente è uno che si fa delle domande e cerca di ascoltare i propri figli e scrive una canzone esattamente come potremmo fare noi genitori autosvezzanti "contro" genitori che tappano il naso ai figli per fargli deglutire. Forse vuole far leva sul senso di colpa del genitore, ma non perché abbia portato il figlio all'asilo, bensì perché lo lascia solo troppo spesso e non gli dà ascolto.
*che come si evince dai fatti di Bruxelles esiste veramente. Non si può negare l'esistenza del "male" al bambino perché potrebbe non riconoscerlo quando si manifesta. Al tempo stesso non si deve deviare la concezione del male come una punizione perché il bambino non si comporta come pretende il genitore. Ma io non sono uno psicologo, eh, ma mi pare solo una cosa logica. Gli si inculca la paura... che cavolo: se non fai colazione al mattino viene a prenderti l'uomo nero???? O se non ti metti il cappotto??
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Qui sotto c'era l'inizio della mia risposta prima di riuscire a leggere bene e ascoltare la canzone.
Già, non sono così inconsuete, purtroppo.
Ora la canzone forse si ispirerà anche ad un fatto di cronaca isolato ma è certo che la genitorialità non si manifesta sempre nel migliore dei modi. E tra l'altro, quale sia il modo giusto è sempre in divenire. Quello sbagliato è più facile da stabilire.
Bambini (tanto o poco) ignorati, forzati, costretti, e via dicendo ce ne sono tanti.
Quanti ancora sono preda delle decisioni impositive dei genitori in tema di alimentazione che gli tappano il naso per far loro aprire la bocca? Volenti o no,loro fanno sempre come vogliamo noi, la diversità sta nel modo in cui gli si chiede di farlo. E dovrebbe poi essere lasciata al bambino la possibilità di esprimersi e decidere su molte cose che lo riguardano e dove possa già esserci possibilità di scelta.
L'ho riletta attentamente e l'ho ascoltata. A parlare è un bambino, un bambino come tanti altri.
Una mattina come tante altre. Una famiglia come tante altre. La mamma che non fa molto caso al sentimento del figlio. Al nido ci deve andare, la mamma lavora. Forse ha prestato poca attenzione ai sentimenti del figlio. I genitori litigano spesso, e giocano poco con lui. E magari a volte gli raccontato che se non si comporta bene l'uomo nero si farà vivo.
Così accade quel che accade all'asilo, e lui in un certo senso si sente quasi responsabile. Quel gioco, se è un gioco, non gli piace.
Ligabue ha scritto una storia ispirandosi ad un fatto accaduto. E solleva l'attenzione sulla poca attenzione che a volte si presta ai piccoli e su come a volte gli si inculchino forme di paura e sensi di colpa. Non ci vedo una condanna, forse solo un suggerimento per riflettere.
Esempio: lavori e il tuo bambino va al nido. Ciò è necessario, ma forse non lo è il costringerlo a fare una colazione che non vuole o stare poco con lui, raccontargli l'esistenza dell'uomo nero*. Poi un giorno capita che un pazzo decida di far fuori a caso dei bambini e uno è il tuo. Oppure il tuo scampa ma crede di essere stato la causa di tutto quello.
Se non sbaglio Ligabue aveva figli piccoli quando scisse la canzone. Probabilmente è uno che si fa delle domande e cerca di ascoltare i propri figli e scrive una canzone esattamente come potremmo fare noi genitori autosvezzanti "contro" genitori che tappano il naso ai figli per fargli deglutire. Forse vuole far leva sul senso di colpa del genitore, ma non perché abbia portato il figlio all'asilo, bensì perché lo lascia solo troppo spesso e non gli dà ascolto.
*che come si evince dai fatti di Bruxelles esiste veramente. Non si può negare l'esistenza del "male" al bambino perché potrebbe non riconoscerlo quando si manifesta. Al tempo stesso non si deve deviare la concezione del male come una punizione perché il bambino non si comporta come pretende il genitore. Ma io non sono uno psicologo, eh, ma mi pare solo una cosa logica. Gli si inculca la paura... che cavolo: se non fai colazione al mattino viene a prenderti l'uomo nero???? O se non ti metti il cappotto??
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Qui sotto c'era l'inizio della mia risposta prima di riuscire a leggere bene e ascoltare la canzone.
Già, non sono così inconsuete, purtroppo.
Ora la canzone forse si ispirerà anche ad un fatto di cronaca isolato ma è certo che la genitorialità non si manifesta sempre nel migliore dei modi. E tra l'altro, quale sia il modo giusto è sempre in divenire. Quello sbagliato è più facile da stabilire.
Bambini (tanto o poco) ignorati, forzati, costretti, e via dicendo ce ne sono tanti.
Quanti ancora sono preda delle decisioni impositive dei genitori in tema di alimentazione che gli tappano il naso per far loro aprire la bocca? Volenti o no,loro fanno sempre come vogliamo noi, la diversità sta nel modo in cui gli si chiede di farlo. E dovrebbe poi essere lasciata al bambino la possibilità di esprimersi e decidere su molte cose che lo riguardano e dove possa già esserci possibilità di scelta.