24-06-2012, 04:06 16
Aggiornamenti per tutte/i gli interessati:
Carissimi mi rimetto qui - complice un po' di tempo - perché ci tengo a darvi gli aggiornamenti sugli "spasmi affettivi" di Giovanni: mi avete confortata e dato le dritte giuste e ora sembriamo essere arrivati a una soluzione.
Dopo un mese di marzo discreto e di aprile buono (solo un paio di episodi), un 1° maggio da urlo con tre crisi di fila violentissime: venerdì, sabato, domenica.
Era da un po' che meditavo di fare questa mossa e lunedì mattina ho preso l'iniziativa, spinta dalla débacle del fine settimana: ho portato Giovanni da un omeopata.
La premessa è che né io né mio marito ci siamo mai curati con l'omeopatia, quindi il nostro approccio era molto "vediamo-se-può-fare-qualcosa-o-diagnosticare-meglio".
Il mio pensiero che continuavo a ripetere era "qui ci serve uno psicologo e qualcuno che mi ascolti per davvero".
L'incontro è stato superiore alle più rosee aspettative e mi dispiace per chi (ho appena letto la "lisata") si è trovato male con l'omeopatia.
Il medico ha osservato Giovanni e gli ha proposto qualche piccola attività libera (gli ha messo davanti delle confezioni di medicinali vuote e l'ha osservato, dicendomi di non intervenire: Giovanni è balzato sulla scrivania e ha lanciato a terra tutte le scatolette).
Poi ha congedato il piccolo e ha fatto con me un lungo colloquio. Alla fine, ha preso la parola per dirmi:
"Rileggiamo la storia di Giovanni alla luce dei fatti che lei mi ha raccontato e delle sue impressioni. Quello che possiamo osservare è che questo bambino lentamente ma inesorabilmente si è fermato: si è fermato nella crescita fisica (peso soprattutto, ma anche dentizione), si è fermato nello sviluppo motorio (ha gattonato a 13 mesi e a 19 mesi non cammina), privilegiando l'aspetto "intellettivo" che invece è piuttosto avanzato (noto per esempio la precisione dei gesti a discapito della forza). Nel frattempo però ha fatto ribollire dentro di sè una rabbia esplosiva che non riesce a dirigere positivamente e gli impedisce perfino di giocare. Questo bambino è furioso e ha un approccio collerico con gli oggetti.
Le faccio i miei complimenti per averlo nonostante le fatiche obiettive, amato al punto da consentirgli un approccio sereno con lei, prima di tutto, ma anche con le altre persone, verso le quali è invece sempre sorridente e fiducioso e infatti ha abbandonato il latte materno da solo e senza traumi (avevamo appena concluso).
Secondo me, Giovanni ha tutte le caratteristiche di un trauma da parto: troppa fatica, troppo tempo incanalato, forzato nel nascere quando ancora non era pronto. E poi, anche se è stato con lei le prime due ore dopo il parto, separato per sei ore nella prima notte. Capisco che lei fosse sfinita, ma lo staff medico avrebbe dovuto obbligarla a tenerlo con sè la prima notte e poi darle il cambio il mattino dopo per consentirle di riposare. Le crisi sono la punta dell'iceberg di queste memorie e scattano tutte le volte che il piccolo si ritrova forzato dentro qualcosa che lo costringe in modo soffocante: passeggino, seggiolino, seggiolone, lettino oppure acqua del bagno che attivano la memoria di quei momenti.
Da un certo punto di vista, è una fortuna che queste manifestazioni ci siano, perché ogni volta si libera da un pezzetto di rabbia. Avrebbe anche potuto chiudersi in se stesso, ma la depressione infantile è difficile da curare. Quindi tutto sommato suo figlio è estroverso, positivo. Tanto è vero che dopo ogni crisi violenta fa un salto evolutivo".
Il medico ha dato una terapia sul lungo periodo che stiamo facendo da un mese e che sta dando degli ottimi frutti: Giovanni è più tranquillo, ma più pronto e sicuro. A 20 mesi, fa dei tentativi sempre più riusciti per camminare e adesso è da 20 giorni circa che siamo a zero crisi.
Il papà ha insistito un po' per fare altri approfondimenti (voleva andare da un epilettologo), ma io ci tengo invece che abbia un'estate serena e voglio vedere i frutti completi di questo approccio.
Abbiamo tolto le barre al Tripp Trapp e adesso seduto sulla sedia senza legacci sta volentierissimo. Il passeggino non lo ama, usiamo un po' il marsupio, un po' lo portiamo in braccio, un po' cerchiamo di convincerlo a farsi trasportare nel passeggino.
Ci resta il problema enorme dell'automobile: proprio sta male e non vuole sapere di stare nel seggiolino, ma neanche in braccio. Settimana scorsa abbiamo tentato una gita al lago con il nonno, ma dopo un quarto d'ora io ero esplosa: ci siamo fatti lasciare a un bar di città e siamo tornati in metropolitana.
Sto pensando di fare installare un eliporto sul tetto della casa...
Pazienza! Comunque io vedo che, piano piano, un nuovo Giovanni che accetta il contatto umano e più trattabile si sta rivelando sotto le ceneri del Giovanni completamente fuori controllo.
Abbraccio tutti voi!
Carissimi mi rimetto qui - complice un po' di tempo - perché ci tengo a darvi gli aggiornamenti sugli "spasmi affettivi" di Giovanni: mi avete confortata e dato le dritte giuste e ora sembriamo essere arrivati a una soluzione.
Dopo un mese di marzo discreto e di aprile buono (solo un paio di episodi), un 1° maggio da urlo con tre crisi di fila violentissime: venerdì, sabato, domenica.
Era da un po' che meditavo di fare questa mossa e lunedì mattina ho preso l'iniziativa, spinta dalla débacle del fine settimana: ho portato Giovanni da un omeopata.
La premessa è che né io né mio marito ci siamo mai curati con l'omeopatia, quindi il nostro approccio era molto "vediamo-se-può-fare-qualcosa-o-diagnosticare-meglio".
Il mio pensiero che continuavo a ripetere era "qui ci serve uno psicologo e qualcuno che mi ascolti per davvero".
L'incontro è stato superiore alle più rosee aspettative e mi dispiace per chi (ho appena letto la "lisata") si è trovato male con l'omeopatia.
Il medico ha osservato Giovanni e gli ha proposto qualche piccola attività libera (gli ha messo davanti delle confezioni di medicinali vuote e l'ha osservato, dicendomi di non intervenire: Giovanni è balzato sulla scrivania e ha lanciato a terra tutte le scatolette).
Poi ha congedato il piccolo e ha fatto con me un lungo colloquio. Alla fine, ha preso la parola per dirmi:
"Rileggiamo la storia di Giovanni alla luce dei fatti che lei mi ha raccontato e delle sue impressioni. Quello che possiamo osservare è che questo bambino lentamente ma inesorabilmente si è fermato: si è fermato nella crescita fisica (peso soprattutto, ma anche dentizione), si è fermato nello sviluppo motorio (ha gattonato a 13 mesi e a 19 mesi non cammina), privilegiando l'aspetto "intellettivo" che invece è piuttosto avanzato (noto per esempio la precisione dei gesti a discapito della forza). Nel frattempo però ha fatto ribollire dentro di sè una rabbia esplosiva che non riesce a dirigere positivamente e gli impedisce perfino di giocare. Questo bambino è furioso e ha un approccio collerico con gli oggetti.
Le faccio i miei complimenti per averlo nonostante le fatiche obiettive, amato al punto da consentirgli un approccio sereno con lei, prima di tutto, ma anche con le altre persone, verso le quali è invece sempre sorridente e fiducioso e infatti ha abbandonato il latte materno da solo e senza traumi (avevamo appena concluso).
Secondo me, Giovanni ha tutte le caratteristiche di un trauma da parto: troppa fatica, troppo tempo incanalato, forzato nel nascere quando ancora non era pronto. E poi, anche se è stato con lei le prime due ore dopo il parto, separato per sei ore nella prima notte. Capisco che lei fosse sfinita, ma lo staff medico avrebbe dovuto obbligarla a tenerlo con sè la prima notte e poi darle il cambio il mattino dopo per consentirle di riposare. Le crisi sono la punta dell'iceberg di queste memorie e scattano tutte le volte che il piccolo si ritrova forzato dentro qualcosa che lo costringe in modo soffocante: passeggino, seggiolino, seggiolone, lettino oppure acqua del bagno che attivano la memoria di quei momenti.
Da un certo punto di vista, è una fortuna che queste manifestazioni ci siano, perché ogni volta si libera da un pezzetto di rabbia. Avrebbe anche potuto chiudersi in se stesso, ma la depressione infantile è difficile da curare. Quindi tutto sommato suo figlio è estroverso, positivo. Tanto è vero che dopo ogni crisi violenta fa un salto evolutivo".
Il medico ha dato una terapia sul lungo periodo che stiamo facendo da un mese e che sta dando degli ottimi frutti: Giovanni è più tranquillo, ma più pronto e sicuro. A 20 mesi, fa dei tentativi sempre più riusciti per camminare e adesso è da 20 giorni circa che siamo a zero crisi.
Il papà ha insistito un po' per fare altri approfondimenti (voleva andare da un epilettologo), ma io ci tengo invece che abbia un'estate serena e voglio vedere i frutti completi di questo approccio.
Abbiamo tolto le barre al Tripp Trapp e adesso seduto sulla sedia senza legacci sta volentierissimo. Il passeggino non lo ama, usiamo un po' il marsupio, un po' lo portiamo in braccio, un po' cerchiamo di convincerlo a farsi trasportare nel passeggino.
Ci resta il problema enorme dell'automobile: proprio sta male e non vuole sapere di stare nel seggiolino, ma neanche in braccio. Settimana scorsa abbiamo tentato una gita al lago con il nonno, ma dopo un quarto d'ora io ero esplosa: ci siamo fatti lasciare a un bar di città e siamo tornati in metropolitana.
Sto pensando di fare installare un eliporto sul tetto della casa...
Pazienza! Comunque io vedo che, piano piano, un nuovo Giovanni che accetta il contatto umano e più trattabile si sta rivelando sotto le ceneri del Giovanni completamente fuori controllo.
Abbraccio tutti voi!