09-02-2012, 11:33 11
(08-02-2012, 01:38 13)Maryluisette Ha scritto:(08-02-2012, 12:18 12)blackbird Ha scritto: Ma la recita... dai, non è che ci stiamo facendo troppi problemi?
ma scusate, io non farei volentieri una recita davanti a decine di persone sconosciute, sono timida, non mi piace parlare o manifestarmi in pubblico, perchè un bambino di due anni non può scegliere? già da grandicelli possono fare teatrini autogestiti e questa è già tutta un'altra questione! odiavo queste cose da bambina, mi andava il cuore in gola ed ero impacciatissima! e la maestra da dietro che mi diceva "dai parla, muoviti è il tuo turno..." ho finto malattie e mal di pancia vari! voi fareste un balletto senza aver scelto parte costumi o movimenti?
Io credo che sta poi alla sensibilità della maestra, nel senso che se si rende conto che un bimbo è timido magari trova per lui altri spazi che lo facciano partecipare comunque, senza metterlo in difficoltà.
Ora parto un attimo per la tangente, spero di non perdermi: quando ho studiato quel minimo di filosofia e sono incappata nell'incomprensibile Hegel, mi ricordo che per afferrare alcuni concetti cercavo di riportare tutto ad una sfera più potabile; così la storia della tesi-antitesi e sintesi nel mio cervello avvezzo solo alla potabilità, si è trasformato nel seguente concetto: spesso in quanto esseri umani abbiamo la necessità di incontrare l'altro da noi, ovvero un qualcosa che è il negativo, lì dove noi siamo il positivo. Il tutto per essere altro, per non condannare la nostra natura alla staticità. Prendiamo Domenico, lui ha paurissima di una mano di plastica di quelle che se schiacci un pulsante vibrano e ti dovrebbero fare il massaggio, ma in realtà ti fanno il solletico. Ne è terrorizzato, non sappiamo il perchè, però l'abbiamo tolta di mezzo e messa su un alto scaffale- lontano dagli occhi e lontano dal cuore. Perodicamente lui ci chiede di prenderla, poi la guarda, la tocca appena, l'accende e dopo un po' piange disperato. La spiegazione che mi sono data è che a volte necessita di provare paura, di incontrare un qualcosa che non lo rassicuri, il negativo, l'altro da sè.
Veniamo alle recite dei bimbi timidi: se io fossi una maestra (e badate bene, non è questo il mio campo), troverei per il bimbo timido un posticino nella recita che non lo faccia essere in primo piano, ma che comunque lo faccia salire sul palco in modo tale che possa affrontare ciò che per lui a priori sarebbe inaffrontabile; perchè potrebbe scoprire che, poi, in fondo, così male non è, che lui così timido e impacciato non è, che è bello guardare i propri genitori dall'alto che lo osservano emozionati con la macchinetta fotografica tra le mani. E magari l'anno successivo potrebbe chiedere di partecipare in maniera diversa. Io non posso pensare che un bimbo di tre o quattro anni sia già emotivamente "arrivato", che lui sappia già cosa vuole e cosa non vuole, ciò che sa fare e cosa no, cosa gli piace e cosa no. Con questo non voglio dire che i bambini debbano essere forzati a fare ciò che non vogliono, ma che spesso ciò che pensano di non volere può essergli comunque proposto.