26-10-2011, 04:52 16
(26-10-2011, 03:46 15)rossanalib Ha scritto: per la questione carattere mi è venuto in mente un esperimento di tanto tempo fa...presi due gemelli monozigoti (dunque identici) gli psicologi hanno esaminato il comportamento dei genitori verso i figli che anche se loro pensano che sia uguale nei confronti di entrambi è risultato non essere così. se cade il ciuccio a tutti e due i bambini per esempio, a uno verrà raccolto per primo e all'altro un attimo dopo...sembra banale (in effetti questa è un po' una balizzazione della realtà ) ma anche questo ha il suo peso nella formazione del carattere....così come se per esempio io ho un figlio dal carattere forte, sono io il genitore a "orientarne" il comportamento in un senso e in un altro, posso così esasperare questa caratteristica di mio figlio, oppure posso reprimerla, oppure trovargli un equilibrio...e così via! dunque anche se è pur vero che esistenza una specie di carattere che contraddistingue i nostri figli e anche vero che poi lo sviluppo di questo carattere in una direzione o nell'altra, con più o meno intensità dipende da noi
quello che sottolineo (ma ci aggiungo ANCHE da noi) credo che nessuno possa negarlo.
Ma tutto il discorso esplicita solo che QUALUNQUE fattore esterno contribuisce a formare, orientare, modificare o 'interferire con' il nostro carattere.
Ciò mi fa pensare che salvo porre più attenzione alle nostre azioni e parole in modo da non dare più per scontati e inevtabili tratti caratteriali di qualuque tipo, non si può evitare il condizionamento.
In un senso o nell'altro. E se il modo di lodare è più equilibrato e appropriato possibile e mosso da 'sane' e consapevoli motivazioni, ha almeno il pregio di muovere sentimenti positivi.
Se il non dire 'bravo', come il raccogliere il cucchiaino per secondo, muove sentimenti negativi, allora diciamolo.
Detto ciò comunque, per cose così piccole, meno male che esiste la capacità di rielaborazione dell'insuccesso (come essere il secondo a cui è stato raccolto il ciuccio, povero!) , perché altrimenti ci paralizzeremmo e non faremmo più un passo per evitare interferenze!
Insomma, se la nostra natura è questa, siamo sicuri che non sia giusto indirizzare (se non condizionare, che mi piace poco) o guidare?
@ giuliee.
Quello del parco era un esempio che riassumeva una serie di fatti che provano quelle stesse conclusioni. E certo, era lei che aveva bisogno di comportarsi così, è proprio questo il punto. Non il figlio.
Lui era arrivato ad aspettarselo e a farne l'unità di misura del proprio 'esistere'.
Tranquilla, cercammo di farla arrivare al punto con estrema delicatezza puntando sul fatto che il bambino stava crescendo e aveva bisogno di nuovi stimoli per sviluppare la propria autonomia bla bla bla....
Un'aspirina servirebbe anche a me, grazie!
2/10/2007 Tartarughino
27/6/2010 Torello