13-06-2012, 02:32 14
Anche la mia Cucciola è coetanea di Giuggino, e i "NO" li profera con un gaudio esultante che fa proprio ridere. E se la si contraria, s'incavola. Ma oramai non batte più la testa per terra, e quando piange, piange come una bambina, e non più come un bebè. Non so come spiegarlo: si desola, si arrabbia, reclama, protesta, non è quasi più quel pianto disperato del loro sentirsi impotenti. Neanche lei parla più di tanto, un pò di parole in più, forse, ma quando vuole qualcosa ha imparato a prendermi per mano e portarmi verso quello che l'interessa.
Anche Cucciola ha tirato fuori scene di disperazione inaudite al vedere (o credere) che non ci fosse il papà (e il cane), ed è manifesto che sia molto più contenta se ci siamo tutti.
Sicuramente fai bene a verbalizzare, ma ancora meglio a fargli spappolare e stritolare didò ecc. Forse Giuggino non riesce a verbalizzare e ha bisogno che tu e papà vi mettiate sulla sua modalità non-verbale di espressione, per non farlo sentire impotente e "insufficiente". Forse anche per questo è a suo agio col papà, perché sente che anche lui perde il controllo, è come lui. Credo fosse Françoise Dolto, e forse anche qualcun altro, a spiegare che si cerca di consolare e distrarre immediatamente un bambino per impedirgli di piangere, anche se solo con le buone, gli si fa passare il messaggio che il suo risentimento sia illegittimo, e che non abbia il diritto di esprimersi. Quindi, direi di non cercare di farlo calmare a tutta forza, ma, come stai facendo, di canalizzare la sua rabbia, di fargli sentire che la accetti.
Invece, mi sembra importantissimo che gli impedisci di farsi male, anche senza raccontargliela troppo, ma sia chiaro: tu sei prezioso, nessuna rabbia vale di farti del male. Questo poi rimarrà sempre un punto fermo nel suo modo di affrontare lo stress. Con Cucciola, sono stata sempre "impositiva", anche fisicamente, per quanto riguarda l'impedirle di farsi male, trattenendola puramente e semplicemente e adagiandola sul morbido. Dopo, però, la lasciavo urlare, dicendole paroline dolci (ma senza discorso costruito, solo robe tipo "amore mio piccolo"), allontanandomi di poco con una carezza o due, e poi aspettando che fosse lei a venire da me, mantenendo lo sguardo su di lei e, quando vedevo che si stava calmando, tendendole la mano.
Ecco, nella crisi, prova per un pò a non verbalizzare più di tanto, ma a privilegiare il contatto fisico, e la voce come "musica" emotiva più che come veicolo di parole. E invitalo a trovare modi non verbali di esprimersi, tipo puntare il dito o portarti dove vuole andare.
Al di fuori della crisi "acuta", infine, cerco di far vedere a Cucciola che tutti noi abbiamo i nostri limiti, che non facciamo tutto perfetto, e che costantemente accettiamo piccole contrarietà o limitazioni, non è solo imposto a lei perché è piccola, e le spiego sempre perché le dico di no. Un classico, in questi giorni: finisce di mangiare (o s'interrompe), e mi prende per mano cercando di tirarmi via dal tavolo. Io mi rifiuto e le spiego che voglio mangiare la mia cena 1) finché calda e 2) in compagnia del papà, e che ci fa piacere se resta con noi, dopo si va a giocare. Lei piange. applico sistema di cui sopra. mi viene in braccio e ruba tutto quello che può dal mio piatto.
Anche Cucciola ha tirato fuori scene di disperazione inaudite al vedere (o credere) che non ci fosse il papà (e il cane), ed è manifesto che sia molto più contenta se ci siamo tutti.
Sicuramente fai bene a verbalizzare, ma ancora meglio a fargli spappolare e stritolare didò ecc. Forse Giuggino non riesce a verbalizzare e ha bisogno che tu e papà vi mettiate sulla sua modalità non-verbale di espressione, per non farlo sentire impotente e "insufficiente". Forse anche per questo è a suo agio col papà, perché sente che anche lui perde il controllo, è come lui. Credo fosse Françoise Dolto, e forse anche qualcun altro, a spiegare che si cerca di consolare e distrarre immediatamente un bambino per impedirgli di piangere, anche se solo con le buone, gli si fa passare il messaggio che il suo risentimento sia illegittimo, e che non abbia il diritto di esprimersi. Quindi, direi di non cercare di farlo calmare a tutta forza, ma, come stai facendo, di canalizzare la sua rabbia, di fargli sentire che la accetti.
Invece, mi sembra importantissimo che gli impedisci di farsi male, anche senza raccontargliela troppo, ma sia chiaro: tu sei prezioso, nessuna rabbia vale di farti del male. Questo poi rimarrà sempre un punto fermo nel suo modo di affrontare lo stress. Con Cucciola, sono stata sempre "impositiva", anche fisicamente, per quanto riguarda l'impedirle di farsi male, trattenendola puramente e semplicemente e adagiandola sul morbido. Dopo, però, la lasciavo urlare, dicendole paroline dolci (ma senza discorso costruito, solo robe tipo "amore mio piccolo"), allontanandomi di poco con una carezza o due, e poi aspettando che fosse lei a venire da me, mantenendo lo sguardo su di lei e, quando vedevo che si stava calmando, tendendole la mano.
Ecco, nella crisi, prova per un pò a non verbalizzare più di tanto, ma a privilegiare il contatto fisico, e la voce come "musica" emotiva più che come veicolo di parole. E invitalo a trovare modi non verbali di esprimersi, tipo puntare il dito o portarti dove vuole andare.
Al di fuori della crisi "acuta", infine, cerco di far vedere a Cucciola che tutti noi abbiamo i nostri limiti, che non facciamo tutto perfetto, e che costantemente accettiamo piccole contrarietà o limitazioni, non è solo imposto a lei perché è piccola, e le spiego sempre perché le dico di no. Un classico, in questi giorni: finisce di mangiare (o s'interrompe), e mi prende per mano cercando di tirarmi via dal tavolo. Io mi rifiuto e le spiego che voglio mangiare la mia cena 1) finché calda e 2) in compagnia del papà, e che ci fa piacere se resta con noi, dopo si va a giocare. Lei piange. applico sistema di cui sopra. mi viene in braccio e ruba tutto quello che può dal mio piatto.
Ale e Cucciola (1/1/11)