05-02-2014, 12:28 12
Personalment credo che la ricettina, la maggior parte dei pediatri la dia solo perché c'è richesta da parte delle famiglie. Perché è dilagante l'atteggiamento di paura di non fare la cosa sancita dall'Accademia. E' uno standard che serve solo in mancanza di decisione autonoma della famiglia/mamma, come le disposizioni suppletive del Codice Civile in mancanza di contratto.
Ritengo mio pediatra uno serio, che se avessi voluto confrontarmi con lui sulla questione dell'alimentazione vi si sarebbe prestato con coscienza e buona fede, e non avrebbe avuto il minimo problema con l'autosvezzamento. Ma, tranne per il singolo problema dell'allergia alle proteine del latte, ha capito subito che non avevo richiesta di ciò, che per me il cibo non era medicina. A parte la prima volta che mi ha rivelato l'esistenza dei brodini (che ignoravo beatamente), non dicendo "deve fare", ma "può fare", dopo ha solo più annotato quali alimenti non fossero stati ancora introdotti, e seguito il corso dell'allergia. Ha sempre approvato l'allattamento al seno, salvo dirmi gentilmente, dopo i 9 mesi, e forse solo perché ero fisicamente ridotta uno straccio, che avrei potuto senza danni introdurre anche parzialmente il latte artificiale. Per me, nel suo modo di presentarmi la "ricettina", era strapalese che lo facesse solo perché ce lo si aspettava da lui, non come medico ma come una specie di autorità "supra-suoceram" chiamata a garantire la buona coscienza genitoriale.
E' buono e ottimo potersi confrontare con il pediatra, quale persona scientificamente preparata e con ampia esperienza di bambini, ma non è che debba per forza dettare o cauzionare tutte le nostre scelte meramente fisiologiche. Mangiare è una cosa da animali, sta a genitori e bambini regolarsi tra di loro (salvo ovviamente il limite di cibare un povero neonato di pizza surgelata al salame piccante frullata o di hot dog e birra in pappetta).
Ritengo mio pediatra uno serio, che se avessi voluto confrontarmi con lui sulla questione dell'alimentazione vi si sarebbe prestato con coscienza e buona fede, e non avrebbe avuto il minimo problema con l'autosvezzamento. Ma, tranne per il singolo problema dell'allergia alle proteine del latte, ha capito subito che non avevo richiesta di ciò, che per me il cibo non era medicina. A parte la prima volta che mi ha rivelato l'esistenza dei brodini (che ignoravo beatamente), non dicendo "deve fare", ma "può fare", dopo ha solo più annotato quali alimenti non fossero stati ancora introdotti, e seguito il corso dell'allergia. Ha sempre approvato l'allattamento al seno, salvo dirmi gentilmente, dopo i 9 mesi, e forse solo perché ero fisicamente ridotta uno straccio, che avrei potuto senza danni introdurre anche parzialmente il latte artificiale. Per me, nel suo modo di presentarmi la "ricettina", era strapalese che lo facesse solo perché ce lo si aspettava da lui, non come medico ma come una specie di autorità "supra-suoceram" chiamata a garantire la buona coscienza genitoriale.
E' buono e ottimo potersi confrontare con il pediatra, quale persona scientificamente preparata e con ampia esperienza di bambini, ma non è che debba per forza dettare o cauzionare tutte le nostre scelte meramente fisiologiche. Mangiare è una cosa da animali, sta a genitori e bambini regolarsi tra di loro (salvo ovviamente il limite di cibare un povero neonato di pizza surgelata al salame piccante frullata o di hot dog e birra in pappetta).
Ale e Cucciola (1/1/11)