Dirotto anch'io.
(01-05-2012, 10:02 22)spippiblues Ha scritto: (01-05-2012, 10:01 22)federicapitu Ha scritto: premetto che io faccio baby led weaning (BLW) che pensavo fosse come l'AS ma poi ho scoperto di no
che differenze ci sono?
Personalmente, da quanto ho letto sulla Rapley (non il suo libro, però) mi sono fatta l'idea che il suo sia un enorme passo avanti rispetto ad uno svezzamento , diciamo così, poco fiducioso nelle competenze dei nostri cuccioli, ma non so quanto (eruditemi!) possa essere considerato Autosvezzamento in senso stretto.
Infatti, -e questo lo so!- questo termine fa riferimento al titolo Io Mi Svezzo da Solo che non affronta la questione del mangiare da soli (autonomia).
Diciamo che non la esclude, o meglio, lascia spazio perché ogni genitore possa approfittare dell'occasione della partecipazione giocosa attiva ai pasti basata sulla voglia/richiesta del bambino per consentirgli anche uno sviluppo parallelo di un'autonomia, auspicata, ma non oggetto specifico delle attenzioni del libro.
Di contro, mi sembra che le attenzioni del BWL si concentri su questa.
Piermarini partendo dall'osservazione che quando un cucciolo umano ha la fisiologia pronta (soprattutto dal punto di vista della digestione e gestione del boccone) può mangiare tutto ciò che non è dannoso per l'adulto(***), libera di conseguenza le famiglie, ma soprattutto i piccoli dall'egemonia di ricette e tappe fisse in cui erano stati imprigionati dalla ipermedicalizzata pratica italiana, tuttora corrente, che pretende di stabilire d'ufficio quando il bambino che sta benissimo con seno o biberon debba essere privato di un cibo per lui ideale per 'sostituirlo' con uno 'di passaggio' tutto frullati e/o prodotti industriali.
Quel cibo che, di fatto. non avvicina il bambino ai veri pasti della famiglia, a quel punto, deve avere delle caratteristiche tali da potersi paragonare alla completezza ideale della poppata che gli si nega (pretesa non soddisfatta completamente e quindi millantata, visto che LM o LA sono ancora l'ideale per lui) e è, dunque, assolutamente necessario che sia completamente assimilabile dal cucciolo e 'predigerito'.
[Stendiamo un velo pietoso sul fatto che molti di quei bambini, ammesso si arrivi all'eta raccomandata anche a livello mondiale, dei 6 mesi non sono spesso ancora 'pronti' a digerire altro che latte perché quello è un termine di riferimento di massima che dipende poi da individuo a individuo, figuriamoci se ampiamente sotto quell'età!]
Insomma, Piermarini rileva questo e che in realtà può e dovrebbe essere il bambino stesso a indicarci con i 3 segnali principali, fra cui,
non unica, la curiosità che attiva comportamenti più o meno espliciti di richiesta/volontà di accedere a quello che per noi è cibo, per lui un gioco, sevuole iniziare mettendo in moto quel percorso di cui parlavo sopra che lo porterà gradualmente e allegramente anche ad abbandonare gradualmente il seno/LA.
Da quanto ho capito io della Rapley, invece, il fulcro di tutto il discorso verte sulla considerazione che quanto il bambino è pronto si capisce anche dalla capacità di manipolazione del cibo (è lei che la indica come competenza indispensabile la capacità di passare un oggetto da una mano all'altra?) che considera come elemento fondamentale per l'inizio del percorso proprio perché esclude l'opportunità di qualsiasi intervento di aiuto, anche se richiesto.
Poi mi sembra che, però, escluda sale e qualche alimento specifico dalla sua dieta non ritenendo, forse (chi la conosce meglio mi corregga e mi spieghi meglio) che il bambino sia veramente pronto per il cibo normale.
In sostanza mi sembra che partano dal voler risolvere problematiche diverse:
- ricettine (stortura medicalizzata prevalentemente italiana) e non fiducia nella fisiologia del bambino l'uno (Piermarini), cose che condizionano e distorcono la formazione di un sano e piacevole rapporto con i pasti, il mangiare tout court, e anche la capacità di apprezzare fin da subito sapori e varietà del cibo dei grandi
-tendenza diffusa, a livello di società industrializzate (Rapley) globalmente parlando, di considerare i bambini incapaci di avvicinarsi ai cibi se non in forma semiliquida e di considerarli 'fogli bianchi' privi delle competenze minime a poter imparare a fare da soli (imboccamento)
con conseguente inibizione dello sviluppo, anche se graduale, dell'autonomia.
Entrambi mi sembra si incontrino sulla fiducia nell'essere umano fin da neonato e nelle capacità di sviluppo dettati dalla sapiente natura di tutti gli aspetti che lo riguardano in quanto essere completo in tutte le proprie fasi di crescita.
E , visto che conosco benino solo il Piermarinipensiero, azzardo a dire che quello che lui semplicemente non affronta, ma non esclude, possa trovare completamento nell'esperienza del Baby Let Weaning, l'importante è non farne un dictat, ma considerarlo come un ulteriore spunto per aiutare il bambino ad indirizzare nel migliore dei modi il proprio bagaglio di competenze di 'mangiatore' in divenire.
Ps. Data la mia generale ignoranza del libro della Rapley, qualcuno potrebbe aiutarmi a capire perché, sempre per 'sentito dire' ho l'impressione che il suo sia più identificabile come 'metodo' rispetto al Non Metodo di Piermarini??
(***)le accortezze sulla qualità alimentare, chi più chi meno attente al biologico e fatto in casa, sono un'attenzione dovuta a un bimbo che conta sulle nostre capacità di discernimento, ma non un obbligo sopra una soglia minima di generale buonsenso di fondo.