Con scadenza periodica sulla pagina Facebook arrivano nuovi utenti che chiedono: quando dovrebbe mangiare il bambino durante lo svezzamento, prima, dopo o insieme ai genitori? Anche in rete se ne sente parlare abbastanza spesso.
Premesso che non ho alcuna esperienza diretta di uno svezzamento che non sia AUTOsvezzamento, e, parlando da un punto di vista personale, devo ammettere che quasi non capisco la domanda… per me è talmente ovvio che si mangi tutti assieme che non concepisco neanche come si possa considerare di fare i turni.
Per noi ritrovarci intorno alla tavola, dopo una giornata passata a lavoro, davanti al computer, a fare commissioni, nel traffico, e chi più ne ha più ne metta, rappresenta un momento per rilassarsi (almeno il più delle volte:) ), per ritrovarci tutti insieme, per mangiare, parlare, sporcare (a volte troppo…), fare fotografie, ecc. Se non altro da un punto di vista logistico, l’idea di far mangiare prima le bambine, anche quando erano molto piccole, per poi metterle non so bene dove mentre io rimango a tavola per il secondo turno mi sembra davvero poco pratico. Ma poi che facciamo, ogni figlio mangia per conto proprio (moltiplicando il numero di turni) o almeno i bambini possono mangiare tra loro? Devo essere sincero… a me sembra una tale perdita di tempo…
Sovente, tra chi non condivide la tavola con i figli, sento dire che per loro così è più pratico, che almeno si ha un po’ di tranquillità e che i genitori possono scambiare due parole tra loro, che i figli hanno fame/sonno prima, ecc. Per carità, ognuno fa come meglio crede, ma non posso non pensare che “separando le attività” fanno torto sia ai figli, i quali possono sentirsi quasi ghettizzati non avendo la possibilità di stare con i genitori quando mangiano, che, e soprattutto, ai genitori stessi, i quali si privano di qualcosa di così primordiale come la condivisione di un pasto con la famiglia.
Poi come la mettiamo con l’educazione a stare a tavola? Quando dovrebbero imparare i bambini a mangiare insieme ai grandi? E quando dovrebbero imparare i genitori a stare a tavola con i bambini?
Capisco che facendo uno svezzamento a pappine e compagnia bella i menu sono talmente diversi e il modo di nutrirsi così… “militaresco” che stare insieme a tavola può risultare complicato, ma, a parte ogni altra considerazione e come se ce ne fosse bisogno, questo aspetto mi convince ancora di più della giustezza dell’autosvezzamento rispetto a regimi più adatti a una clinica dove si fa riabilitazione che a una famiglia dove si condivide tutto o quasi.
A chi mi chiede (con una non tanto velata punta di malizia) se io ho lasciato che le mie figlie si svezzassero da sole perché mi faceva più comodo, rispondo certamente di sì. La vita è abbastanza complicata così com’è senza che io mi metta a cercare di renderla ancora più difficile.
Non posso neanche pensare a quanto ci avrei rimesso IO se avessimo optato per i turni e non tanto per le complicazioni organizzative legate ai turni, ma proprio perché non avrei vissuto tutti quei momenti che abbiamo avuto la fortuna di condividere a tavola.
Anche adesso che le bambine sono “grandi”, quando hanno attività serali, di solito genitore 1 mangia con bimba 1, mentre genitore 2 mangia con bimba 2 a seconda degli orari di quel giorno.
Capita mai che mangino da sole? Sì, è successo, ma è sempre stata l’eccezione di quel giorno, e mai la regola.
Mi piacerebbe sentire da chi i turni li fa o li ha fatti.
Quando i grandi mangiano, i bambini dove stanno e che fanno? Cosa vi ha spinto a organizzarvi così e quali benefici ne avete tratto?
Se passate di qua, raccontateci la vostra storia.
38 risposte
Ma solo il mio alle 12.30 /13.00 crolla dal sonno? Anzi …crollava perchè ora sta cambiando orari. E finalmente mangeremo tutti assieme!
Io ho sempre fatto così: pranzo e cena insieme io e il bimbo. Mio marito, che torna troppo tardi, mangia da solo (poverello!). Mangia a tavola 🙂 e non lo inseguo per casa per dargli cibo. Pure perchè quando torna io e il cucciolo riposiamo. Fa vita da single….
Per questo motivo non vedo l’ora di assestarmi su orari uniformi! E’ una cosa che mi è mancata tanto ma davvero, pur provandoci in tutti i modi, non sono mai riuscita a farlo arrivare alle 13.30…
No, anche la mia cucciola reclama di mangiare alle 11 – 11.30, come al nido, e poi ha bisogno di dormire. Se ci sono tanti stimoli, come questo week-end da nonna e bisnonna a Parigi, gli orari diventano cosa molto relativa … si fa un pisolino di 1/4 d’ora dopo una ciucciatina di latte di riso, e poi viene a mangiare con noi, e dopo beve il tè (diluitissimissimo, ma se no pretendeva la mia tazza) nella tazzina di porcellana, e il pisolo serio lo fa più tardi.
Grazie dei tanti commenti… C’è poco da aggiungere. Anche su FB tutti sembrano condividere i pasti con i genitori, ma d’altra parte in un gruppo sull’autosvezzamento sarebbe stato strano il contrario:)
Sarebbe interessante qualche commento dalla (credo) maggioranza (per ora) silenziosa, ovvero se il mangiare “a turno” è un qualcosa che è stato fatto perché “si fa così” è se è stata una scelta consapevole e quali sono i benefici che ne hanno ricavato.
Hhhmmm… mi sa che aggiungo un PS al post, così chi passa di qui per caso magari ci lascia la sua testimonianza così da farmi capire meglio.
Per come la vedo io, se fai i turni, o il bambino mangia e poi va a letto o si parcheggia davanti alla televisione. Non so proprio come possa funzionare altrimenti da un punto di vista logistico. Magari fanno tutti come ha fatto Linda… Chi lo sa.
Ma scusate non sapete che i bambini devono mangiare alle 12 in punto, altrimenti peste vi colga:-)?
In realtà nella mia esperienza di “militare” all’estero ho visto bambini piccolissimi a tavola coi genitori. E’ una cosa che mi ha colpito subito e che ho voluto replicare. Così anche col nostro “svezzato a pappe” abbiamo cominciato con consistenze e sapori diversi, contro tutte le letture che dicevano che i piccoli non trovano noiosa ma rassicurante la pappa che ha sempre lo stesso sapore. Ma io facevo tutto fresco e con verdure di stagione e quindi quello che preparavo a marzo non avrebbe mai potuto essere uguale a quello preparato a luglio!
E quindi all’anno siamo approdati definitivamente alla cucina familiare (prima siamo stati nella fase uguale in cui aggiungevamo delle cose per noi tolta la sua porzione) in cui si mangiava, quando presenti, tutti insieme. E proprio in quella fase non sopportavo la “tavolata esclusiva” pre pasto adulti
Purtroppo uno dei motivi principali per cui si pensa sia meglio (secondo convenzione) che i piccoli mangino separatamente è che poi vedono altrie pietanze e che mangiare è altro e che poi chiedano di assaggiare e poi non vogliano più ‘le loro cose’. Quelle che secondo madre ignoranza sarebbero più nutrienti e adatte per loro!
Peggio ancora se le assaggiassero, poi: apriti cielo.
Quindi per evitare questo rischio….
A questo punto faccio un esame al mio escursus pre AS.
Forse se il mio ‘svezzato’ non avesse partecipato ai nostri pasti non si sarebbe sentito frustrato nel naturalissimo e buono istinto d’imitazione. Chissà se avrebbe avuto più chance di voler successivamente partecipare più attivamente il giorno che ci fossimo sentiti nel giusto a passare dalle pappe al resto?
Forse la residua curiosità (che dall’anno inizia gradualmente a scemare, però) lo avrebbe aiutato a tentare autonomamente quel secondo svezzamento cui sono destinati tutti gli ‘svezzati posologici’.
In questo caso ulteriore motivo per evitare svezzamenti misti (obliqui come in un precedente articolo) dall’esito facilmente, pericolosamente e inutilmente ambiguo.
O forse no, ormai avrebbe comunque preferito ‘le sue cose’ e non assaggiare altro fino a rimanerne nauseato come per tanti altri bambini (ma lui mangiava pappe bi-tri dimensionali senza battere ciglio rispetto alla media, eh).
Cero è che in AS d.o.c. questo non succede.
Nella mia esperienza non-AS con il primo figlio, optammo quasi subito col mangiare tutti insieme. avevo captato il valore educativo del mangiare insieme credendolo sufficiente per ‘personalizzare uno svezzamento tradizionale.
Credevo che al momento ‘giusto’ (non avevo capito che il passaggio: esempio/imitazione doveva andare paripasso con libera-richiesta da assecondare) avrebbe potuto abbandonare pappe, minestrine e mozzarelle per partecipare con un po’ di tutto.
Al punto che non ricevendo assaggi considerati ancora erroneamente azzardati (uovo, coscio di pollo, tortellini, olive,….) si arrese presto finendo col pensare che ci fossero cibi per lui e cibi per i grandi.
Era uno di quelli che mangiava ‘pappe’ senza problemi. Non ci furono mai problemi ad uscire a cena con amici.
Aspettava il momento e iniziava quando iniziavano gli altri.
Aveva un atteggiamento molto partecipe del momento conviviale, ma non del menu, e si teneva impegnato.
Reggeva benissimo ore!
Quindi ‘svazzamento’ tradizionale in contemporanea si può, e comunque meglio che svezzamento trad in isolamento.
Ora ogni tanto mio suocero si stupisce che venendo a cena da noi, i piccoli ancora non hanno mangiato (Non è mai successo! Ma si stupisce pure che al figlio non piacciano le zucchine dopo 40 anni!) perché ‘almeno mangiavi tranquilla’. Non gli entra in testa che tutti siamo più tranquilli così.
Bellissimo post! E te lo dico da single senza figli.
Mangiare è convivialità..
.. e niente TV!
Che tristezza quando sei a una cena di adulti e c’è qualcuno che o mangia o interagisce.. a volte mi chiedo se non sia stato proprio vivere sempre la tavola come una “pompa di benzina”..
La cosa che mi è sempre piaciuta dell’AS e proprio la condivisione del pasto, lo stare tutti assieme cosa oggigiorno molto difficile visto che tutti abbiamo orari diversi e quelle poche volte che si è a casa tutti quanti è bello stare assieme!
Io proprio all’inizio ho provato a fare le pappette e l’ho trovato stressante troppo machinoso e anche se la puffa spalanca la bocca davanti a qualsiasi cosa le ha rifiutate alla grande tra pianti e singhiozzi. Mi son detta ma perchè trasformare il pasto in una lotta? Di conseguenza abbiamo cambiato strada con una sicuramente più semplice ed efficace :-)))
Ho in mente diverse scene tristi di bimbi che mangiano da soli e genitori che non si azzardano mettere nulla in tavola finchè il pupo non ha finito anche costringendolo, e mi sono sempre chiesta perchè si complicano così la vita!
condivido in toto ogni singola parola di questo post! 🙂 il punto è che in questa società le cose “normali”, “facili” sembrano quasi non adatte perchè siamo stati capaci di complicare tutto, ci vuole un “esperto” anche per le cose più banali!
La mia esperienza iniziale di un paio di mesi di svezzamento tradizionale testimonia che può essere assolutamente non così pratico e rilassante come sembra. Ovviamente dipenderà da bambino a bambino, ma con la mia piccola non era così perchè:
– dovevo stressarmi a darle la pappetta (che non gradiva) nella quale inzuppava prontamente le mani e che spalmava ovunque (anche nello svezzamento tradizionale non me la sono mai sentita di negarle la sperimentazione multisensoriale del cibo)
– dovevo stressarm nuovamente al momento del mio pasto (tanto che spesso non riuscivo a farlo e lo saltavo, o mi mangiavo gli avanzi di pappette) perchè la mia piccola non è mai stata una bambina da poter “parcheggiare” non so bene dove mentre i genitori si fanno gli affari loro. E’ sempre stata una bambina con desiderio ardente di interazione con il mondo degli adulti e quindi non potevo toglierla dal seggiolone e metterla che so, su una sdraietta o su un tappetone, senza che piangesse perchè voleva vedere quello che facevano mamma e papà. Ma lasciandola a tavola, anche se aveva già mangiato, scalpitava e strepitava, e piangeva. Poi con l’approccio AS ho capito perchè: voleva imitare noi!
Del resto ho anche provato a dare la pappetta in contemporanea alla cena familiare, una vera e propria mission impossible se non hai un bambino che spalanca la bocca alla sola vista del cucchiaino ma anzi, che gira decisamente la testa dall’altra parte e prende a manate il cucchiaino se le si avvicina alla bocca…
Insomma l’ho già detto altre volte, l’AS mi ha salvato la vita, e certo, anche io l’ho iniziato a seguire essenzialmente perchè più comodo. Ma c’è una stretta correlazione fra la comodità e la naturalezza. Quello che non è naturale è artefatto e come tale non può essere comodo. Le cose naturali, come rispettare i tempi i modi i gusti dei bambini, si ripercuotono certamente su una più agevole “gestione” familiare e sul clima rilassato della famiglia stessa, oltre che del bambino,
– megastress con le pappette idem uguale a madregheisha, impossibile anche immaginare di darla in simultanea al pasto mio e di mio marito. Non rifiutava il cibo, ma cercava di prendere il cucchiaino, o provava a maneggiarlo da sé, con risultati cataclismici.
– dopo pappette, Cucciola sempre in ginocchia a me durante il pasto (abbiamo provato a farla sedere a tavola con noi sul seggiolone, dandole quello su cui puntava, ma non gradiva il seggiolone, allora in ginocchio a me o al papà), pescando nel piatto per assaggiare o allungare all’amico cane. Parcheggiarla altrove non è mai stato preso in considerazione, e sarebbe stato comunque impossibile.
Adesso ha sempre famissima molto presto, per cui comincia a mangiare prima di noi, ma appena le si tappa un pò la voragine, smette, e continua poi con noi.
Spesso ha cibi diversi, perché è allergica alle proteine del latte che si trovano quasi ovunque, ma sempre di più s’incavola se vede che noi mangiamo cose diverse, e preferisce il mio piatto al suo …
sono d’accordo con te al 100%. anche se aiuti tuo figlio a mangiare non vedo cosa ci sia di tanto difficile nel farlo stare a tavola (o con il seggiolone vicino) e mangiare con il resto della famiglia. un cucchiaio a lui, uno a te, una verdura in mano da rosicchiare, e così via. al massimo se ha fame prima (come succede a me, e ve l’ho già scritto, ma sto rimediando ritardando la seconda merenda) iniziano prima (ma la tavola è già apparecchiata) e quando arriva anche il papà si unisce a noi e si prosegue insieme.
sono soprattutto d’accordo sul semplificarsi la vita, avere dei figli non deve essere una tortura ma una cosa bella e divertente anche se costa molta fatica. quei genitori che conosco che protraggono lo “svezzamento” (inteso come pappine e omogeneizzati) oltre l’anno, aspettano che i figli abbiano finito di mangiare per sedersi a tavola loro (pensa che supplizio!!!) o peggio – esiste anche questo – li fanno mangiare dalla nonna che li ha tenuti per tutto il giorno per poi portarli a casa solo per dormire, mi danno sempre l’impressione di vedere la vita come i figli come un tormento continuo, ma certo la vita è già difficile di per se, se ce la complichiamo ancora… avere dei figli è un’impresa che richiede molta organizzazione, che stanca, che ti toglie ogni energia e tempo libero, e che ti pone di fronte a situazioni obiettivamente molto difficili da gestire, se te la complichi ulteriormente con abitudini contorte, o ti neghi gli aspetti più piacevoli come appunto la cena tutti insieme, chi te lo fa fare?