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Autosvezzamento… riflessivo

definizione autosvezzamento

Ciao e benvenuti, in questo articolo voglio parlarvi del perché è così difficile far passare il messaggio di cosa sia l’autosvezzamento e di come mai in tanti si perdano in mezzo a 100 dettagli di secondaria importanza, invece di cominciare da quello che è davvero importante. Ecco una frase sulla quale vi invito a riflettere e sulla quale tornerò al termine di questo articolo. Una madre dice: “Io faccio autosvezzamento!” ma cosa vuol dire secondo voi? (ne riparliamo in fondo)

Far passare il messaggio di cosa sia effettivamente l’autosvezzamento non è un’impresa facile. Nella maggior parte dei casi ci si ferma a parlare di menu e della “somministrazione”, parola che odio, del cibo  come se questi fossero gli aspetti più importanti. Intendiamoci, non c’è niente di male a parlare di menu e di come far mangiare un determinato piatto a un bambino, ma se fosse tutto lì allora non ci sarebbe certo bisogno di un blog, un forum, una community, una newsletter, dei video, o altro. Tranne poche eccezioni però, non si riesce a fare breccia: il messaggio che passa è solo ed esclusivamente

“autosvezzamento = no pappe”

“autosvezzamento = sì pezzi.”

“Perché, c’è altro?” si staranno domandando confusi in molti… In un altro articolo ho parlato delle differenze tra svezzamento “tradizionale” e autosvezzamento. In questo invece voglio concentrarmi su un altro aspetto, ovvero del modo con cui comunichiamo e di come questo tradisca per molti versi il nostro modo di pensare. Sperando di non far addormentare tutti prima ancora di iniziare, ecco una brevissima lezione di grammatica in 2 punti (presa da Treccani.it): Un verbo si dice transitivo quando l’azione passa direttamente dal soggetto che la compie all’oggetto che la riceve o subisce. In altre parole, i verbi transitivi ammettono il complemento oggetto.

    • Giovanna stira una camicia
    • Il Papa benedice la folla di fedeli
    • Maria sta svezzando suo figlio

Un verbo transitivo può essere anche riflessivo quando invece l’azione si riflette sul soggetto che la compie.

    • Io mi lavo
    • Mi sono preparato la colazione
    • Il figlio di Maria si è (auto)svezzato.
Autosvezzamento... riflessivo – autosvezzamento
Il video

Cerchiamo di capire cosa succede e cosa c’entra tutto ciò con l’autosvezzamento. Prendiamo una domanda apparentemente innocente: “Vorrei autosvezzare il mio bimbo; da dove comincio?” In questa frase chi è che fa cosa? La madre, il soggetto, vuole che il figlio, l’oggetto, faccia una determinata cosa, ovvero effettui la transizione verso un’alimentazione solida. Come vuole effettuarla? Evitando le pappe e dando direttamente il cibo solido, ma non sa come procedere. Tutto regolare no? NO! In quella frase, “vorrei autosvezzare il mio bimbo” il verbo “autosvezzare” è transitivo, per cui l’azione si trasferisce dalla parte attiva – il soggetto – ovvero la madre, alla parte passiva – ovvero l’oggetto – in questo caso il figlio. È la madre che prende la decisione, il figlio la subisce. C’è un soggetto e un oggetto. Invece cambiamo la frase rendendo il verbo riflessivo. “Vorrei che mio figlio si autosvezzasse; qual è il miglior modo di procedere?” In questo caso il soggetto, colui che compie l’azione, è il bambino, e l’azione rimane su lui stesso. Scrivendo la frase in questo modo si parte dal presupposto che il bambino è il protagonista ed è lui e solo lui che deve decidere come e quando fare una certa cosa, mentre il compito del genitore è più subalterno e al massimo può cercare di facilitare il bambino a centrare un determinato obiettivo che lui ha identificato autonomamente. Questo non si limita solo al mangiare, ma anche al camminare o al parlare.

Non dimentichiamo poi il prefisso “auto”: come puoi “auto-cosare” un’altra persona? Per definizione se c’è il prefisso “auto” vuol dire che uno fa da sé. Un po’ come dire che insegni a qualcuno per farlo essere autodidatta, oppure fai l’autocertificazione per conto terzi. No. Se vuoi essere autodidatta devi imparare da solo, altrimenti ti stai facendo insegnare; l’autocertificazione la fai compilando tu stesso l’apposito modulo, altrimenti qualcun altro ti sta certificando. Non dici mica “vorrei autocertificare mio figlio”. Se si parla di svezzamento però tutto è più difficile. Siamo troppo abituati a vedere il verbo “svezzare” in forma transitiva, ovvero “la madre svezza il figlio”, e non in forma riflessiva. Dire che il bambino svezza se stesso, è mooolto più difficile. “Tra poco arriverà il momento di svezzare il bambino.” “Tra poco mio figlio comincerà a svezzarsi.” Vedete la differenza sostanziale tra queste due frasi? Usare “svezzare” in forma riflessiva richiede uno sforzo non indifferente. Eccole di nuovo: “Tra poco arriverà il momento di svezzare il bambino” “Tra poco mio figlio comincerà a svezzarsi.”

Che ci sia bisogno di chiarezza ne sono riprova i tanti messaggi di madri con bambini grandicelli (1-2 anni) che chiedono di voler passare all’autosvezzamento. Però nel loro caso l’unica cosa che desiderano è semplicemente abbandonare le pappe, ma per loro autosvezzamento = no pappe. Invece il cambio di prospettiva, anzi, il trapianto di cervello nella testa del genitore, indispensabile se si vuole che il proprio figlio si autosvezzi, avviene quando il verbo “svezzare” da transitivo diventa riflessivo, e così in una sola parola ne abbiamo racchiuse 10.000. Solo dopo che abbiamo fatto questo salto di qualità fondamentale possiamo cominciare a parlare dei dettagli quali, come aiutare il bambino, come preparare il cibo, cosa preparare, e così via.

Torniamo finalmente alla frase che ho menzionato all’inizio: “Io faccio autosvezzamento!” Alla luce di quanto è stato detto in questo articolo, cosa vuol dire questa frase? Semplicemente che, per strano che sia, la madre in questione è ancora allattata e che ad autosvezzarsi è LEI e nessun altro!

Dopo tutto come non puoi autocertificare un altro, non puoi autosvezzare tuo figlio.

Tuo figlio si (auto)svezza da solo!


Ecco alcuni esempi di articoli dove ho cercato di spiegare la differenza tra svezzamento “tradizionale” e autosvezzamento:

Per concludere un piccolo esercizio: rispondete sinceramente alla seguente domanda: Come usate il verbo “svezzare”? Pensateci e poi ditecelo nei commenti .
Ciao e alla prossima!

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5 risposte

  1. Però secondo me il verbo giusto non è tanto autosvezzare quanto autosvezzarsi, dunque transitivo riflessivo ( come addormentarsi). Per cui suppone un complemento oggetto che è se stessi.
    Ovviamente la sostanza del significato del post non cambia, a mio avviso è sicuramente corretta!

  2. Io anche ho sempre detto “facciamo autosvezzamento” inteso come famiglia; ultimamente uso più spesso “mio figlio si è autosvezzato”, soprattutto quando siamo a cena in giro e mi chiedono perché non ho portato le sue pappe…

  3. Io di solito dico “Noi facciamo autosvezzamento” e con noi non intendo “io e mio marito” ma “io e la mia bimba” oppure “la nostra famiglia”….

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