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Ci sono bambini… e ci sono bambini

Mi è capitato di leggere un bellissimo articolo del New York Times, scritto da una pediatra americana, che credo vi interesserà. Ve lo propongo in versione italiana quasi integrale (per brevità ho omesso alcune parti non essenziali). L’originale lo trovate qui.
L’autrice si concentra principalmente sul sonno e non nomina il cibo, tuttavia quanto dice è facilmente trasferibile anche alle situazioni che alcuni di noi vivono attorno alla tavola e sono sicuro che aiuterà tanti a vedere con occhi diversi certi problemi che al momento sembrano insormontabili. Nei riquadri ombreggiati ho aggiunto qualche mio commento.

In fondo all’articolo trovate link a letture aggiuntive.

Neonato che piange è normale
Bambino che piange, da Wikimedia con licenza CC BY-SA 2.0

La mia secondogenita era una dormigliona. Il grande invece non ha dormito tutta la notte con regolarità fino a ben oltre i 2 anni.

Alcuni potrebbero dire che è stata fortunata… Ad esempio, e non prendetela per una lamentela, la mia secondogenita ha cominciato a svegliarsi a 8 mesi circa e ha continuato così fino a verso i tre anni – ma nel nostro caso bastava una coccolina e tornava a dormire.

Dal momento che il mio primogenito insonne è ormai è adulto, inutile discutere sul fatto che forse lo avremmo potuto abituare a dormire – ci abbiamo provato; abbiamo fallito; alla fine ci abbiamo rinunciato.

La dormigliona invece è stata una dormigliona sin dall’inizio. Si comportava proprio come dicono nei libri: dormiva sempre più a lungo tra le poppate, finché non ha dormito tutta la notte, e nonostante fosse ancora piccola, è diventata una dormigliona professionista.
È successo questo perché noi nel frattempo siamo diventati genitori migliori e meno ansiosi, e le abbiamo consentito di imparare a riaddormentarsi da sola? Era perché stavamo vivendo una vita più tranquilla? Beh no; anzi, direi che era vero il contrario; semplicemente, abbiamo avuto due bambini molto diversi.

Il mio lavoro consiste nel supervisionare i medici pediatri tirocinanti mentre imparano a offrire assistenza primaria, per offrire una guida ai genitori mentre cercano di districarsi tra tutte le difficoltà che bambini e lattanti presentano quotidianamente: sonno, mangiare, vasino, capricci, ecc. Insomma tutto ciò che plasma la vita quotidiana di un genitore alle prese con un bambino piccolo; e sto parlando di un bimbo sano e con un normale sviluppo.
L
a cosa più difficile da insegnare, soprattutto a chi non ha figli, è quanto quei bimbi sani e normali possano essere diversi fin dall’inizio.

Con i “miei” pediatri passo in rassegna i punti che aiutano a gestire varie situazioni così da stabilire una buona routine della nanna, a incoraggiare l’adozione di una dieta sana e varia, ecc. Ma a volte sembra che questi suggerimenti funzionino al meglio solo con i bambini e le famiglie che ne hanno meno bisogno.

GRANDE verità. Se ci fate caso i vari metodi tendono a funzionare con i bambini più “accomodanti”, mentre con quelli più difficili spesso diventano fonte di scontro. Lo stesso vale per la tavola. In tanti dicono “ho cominciato con la frutta a 4 mesi e poi le farine ed è andato tutto bene, perché cambiare con il secondo?” Perché non solo non serve, ma se anche servisse non sai come sarà il secondo figlio e se questa routine sarà minimamente adatta; se invece non ne volesse sapere o desiderasse mangiare altre cose o in altri orari?

Ogni bambino è a sé – e possiamo fare finta di credere a questa frase senza pensarci troppo. La cosa difficile da capire è quanto “a sé”, quanto incredibilmente diversi l’uno dall’altro possano essere i bambini. Rimanendo all’interno della gamma di “normalità” da un punto di vista evolutivo, alcuni genitori dovranno affrontare un compito molto, ma molto più difficile della media: ore faticose, meno gratificazione, imbarazzo in pubblico. Questo è il grande segreto della pediatria – e della genitorialità:

i neonati e i bambini sono diversi;
i compiti dei genitori sono diversi
.

Sprechiamo un sacco di tempo a darci pacche sulle spalle – genitori e pediatri – quando i bambini più “facilmente” gestibili si comportano come viene loro naturale, mentre passiamo un sacco di tempo ad agonizzare e a cercare di incolpare noi stessi o altri quando sono i bambini più “difficili” a comportarsi come viene loro naturale.

Altra GRANDE verità. Anche noi ci siamo cascati con la prima pensando che il fatto che fosse fondamentalmente tranquilla fosse merito nostro, mentre era lei che era fatta così. Ogni figlio rappresenta un compito potenzialmente diverso e due figli normali possono presentare “difficoltà” opposte, ma non per questo vuol dire che uno è normale e l’altro no.
Il primogenito comincia a mangiare voracemente a 5 mesi, mentre il secondo a 7 va ancora solo di latte? Entrambe queste situazioni sono normali.
Il primo mangia da solo da sempre, mentre il secondo vuole essere aiutato? Normale anche questo.  O magari “rifiuta il cucchiaino” o vuol prendere il cibo da sé, o non vuole mangiare proprio… tutte situazioni NORMALI, che spesso causano ansia nel genitore, ma solo perché al genitore nessuno si è premurato di dire che i bambini “normali” possono essere diversissimi tra loro. Così ecco come una situazione normale diventa causa di scontro tra genitore e bambino (dal quale di solito il genitore esce sconfitto).

Nel mio lavoro si parla molto di “temperamento”. Guardiamo il modo in cui un bambino – o un adulto – si colloca lungo una serie di assi: molto attivo o poco attivo; si adatta facilmente o si adatta con difficoltà; intensità, umore, capacità di rimanere attento. E anche se nessuno sostiene che queste siano caratteristiche fisse e immutabili, è anche vero che – come ogni genitore e insegnante conosce fin troppo bene – non si può trasformare il bambino A nel bambino B. Devi lavorare con il temperamento che ha il tuo bambino – è il tuo compito. E alcuni compiti sono più difficili di altri.

L’autrice di questo articolo, santa subito!

Una madre di due gemelli mi raccontava che uno era un angelo e l’altro un demonio, e poi ha iniziato a piangere. Un padre mi ha chiesto se sono a conoscenza di casi di divorzio perché un bambino non dormiva tutta la notte. Certo, alcuni di questi problemi riflettono determinate abitudini e pratiche genitoriali, il modo in cui quei bambini sono stati cresciuti e come i loro genitori hanno reagito in passato a quello stesso comportamento. Ma chiedete a qualsiasi genitore che si è trovato con due figli con temperamenti completamente diversi: non si scappa che almeno in parte è semplicemente questione di fortuna.

Ci sono bambini il cui livello di attività, o rigidità, o timidezza sfocia nel patologico, e questo complicherà la loro vita molto al di là delle normali variazioni di temperamento. Da pediatra, voglio prima assicurarmi che non ci sia davvero niente che non vada, ma quando vedo che è così faccio presente che il compito di allevare un bambino sano e normale può risultare molto più impegnativo di quanto quei genitori non abbiano sperimentato con il precedente – o sperimenteranno con il successivo.

La mia dormigliona si è poi rivelata una bambina difficile; era quello che potremmo chiamare una bambina “vivace”: incredibilmente ostinata, pronta a combattere fino alla morte su ogni piccola scelta, e soggetta a crisi “isteriche” periodiche e generalmente molto pubbliche – a volte ho pensato che mi avrebbero arrestata. E sì, ora che è adulta, posso vedere che molte di queste caratteristiche si sono tradotte in determinazione e forza di carattere. Ma guardando indietro, non sono sicura che ce l’avremmo fatta se non fossimo stati – almeno questo concedetecelo – ben riposati.

Beh, naturalmente ce l’avremmo fatta…

Da pediatra cerco sempre di aiutare e incoraggiare: anche il bambino più difficile si calmerà; anche i bambini più diffidenti verso nuove esperienze inizieranno a esplorare il mondo. E con il passare del tempo – anni che diventano decenni – la maggior parte di noi, genitori e figli, potranno guardare indietro e sorridere.

Altra GRANDE verità. Quando sei un neogenitore ti sembra di stare dentro un tunnel dal quale non uscirai mai, ma di sicuro prima o poi l’uscita la troverai e poi potrai ripensare ai tempi passati addirittura con nostalgia – specialmente quando il neonato “terribile” sarà diventato un teenager…


Post scriptum

Se volete leggere altre storie legate al sonno, ci sono tanti articoli, ad esempio questi:

Come far dormire un bambino tutta la notte (in appena due anni)
Bambini che non dormono
Mi sono ripresa mia figlia

Quindi state pur certi che non siete da soli!!
Buona lettura!

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11 risposte

  1. Mmmmm..io di figlio ne ho uno solo, ha 16 mesi, sta iniziando a fare sceneggiate ma per ora brevi, non vuole dormire di giorno ma per fortuna la notte si, anche se si sveglia all’alba.
    Devo concludere che il fatto che sia mediamente gestibile non dipenda in alcun modo da noi e dal nostro impegno, ma sia solo culo? E che se avessimo un secondo figlio, questo potrebbe rivelarsi una iena ingovernabile e refrattaria a qualunque sforzo da parte nostra?
    La prospettiva è deprimente, IMHO.
    Vorrei il bis, ma quasi quasi ci ripenso e mi tengo la mia splendida botta di culo.

    1. Hahahaha, temo che sia proprio così però 😉 Mi chiedo davvero l’input dei genitori quanto sia determinante. Secondo me al massimo possono cercare di Non fare macelli e di non complicarli la vita più di tanto. Al di là di questo… le variabili sono troppo per assicurare che il risultato sia quello sperato. Tu pensa a quanto è difficile farsi venire bene, che so, un dolce…

  2. In effetti, quando sento parlare mamme di bambini ormai cresciuti, le differenze tra di loro vengono sempre raccontate: “Il primo era un angioletto, col secondo ho dovuto faticare” è un tipo di frase se sento spesso, che sottintende proprio la consapevolezza della diversità di carattere dei bimbi pur allevati nella stessa famiglia e con gli stessi metodi*.
    E’ però estremamente utile che questa consapevolezza magari la si abbia fin dall’inizio, per non colpevolizzarci, demoralizzarci o sentirci incapaci (pur tenendoci strette le nostre responsabilità).
    *E qui una parentesi la devo aprire per forza, anche se non centra niente con l’argomento: una cosa che ha sempre raccontato mia nonna materna, è che mia madre non ha mai avuto problemi di salute ed aveva il fisico forte perché era cresciuta con il suo latte, a differenza del più piccolo (mio zio) al quale non l’aveva potuto dare (non per consiglio del medico, ma perché di latte purtroppo proprio non ne aveva). Eeeeh, ora si parla dell’importanza dell’allattamento al seno, ma fino alle nostre nonne questa era la normalità, e se ne capivano anche i benefici sulla salute dei piccoli!

  3. André è davvero un bellissimo articolo…
    Per noi la nostra bimba ad altissima richiesta ci ha solo fatto vedere meglio il mondo…
    E fu così che diventammo genitori ad alta risposta

  4. Bellissimo articolo e belle le tue considerazioni Andrea,Grazie x avercelo condiviso!
    Noi ci ritroviamo a “combattere” con un bimbo “terribile”,un pezzettino di bambino di 14 mesi che già da ora notiamo avere un carattere forte e sono sicura che,come dice la pediatra,avrà un bel caratterino da grande e questo non può che lasciarmi il sorriso sulle labbra anche quando penso di non farcela a reggere i suoi ritmi!
    Alla fine ce la faremo 😉

  5. Confermo tutto! Non sono pediatra, insegnante o altro, sono solo una mamma di due gemelli: un maschio e una femmina, completamente diversi tra loro fin dalla nascita. Fisicamente ma soprattutto nel carattere, nel modo di interagire, di DORMIRE, di imparare,… nonostante tutto ciò che li circonda si svolga in maniera perfettamente identica, con due genitori con le medesime fasi di stress, sonno o spensieratezza!
    Questo ci ha aiutato a capire che ci sono fasi della loro crescita che si svolgono indipendentemente dal nostro essere “bravi” genitori o meno e che fin da piccoli sono a tutti gli effetti degli individui da rispettare nel loro modo di essere…

      1. Questa è una domanda difficilissima! Non so se riesco a risponderti. Forse l’ho sempre saputo e accettato. Sin dalle ecografie si vedeva che avevano il loro “carattere”! Ma poi gestirli durante le fasi di crescita è stato (ed è tutt’ora) un altro paio di maniche. Posso dirti con tutta onestà che faccio una fatica immensa a stare dietro ad entrambi contemporaneamente. Ad una potrei spiegare perchè una cosa non si fa per ottenere la sua comprensione, per l’altro devo stare attenta a dire che una cosa non si fa perchè sarebbe lo spunto per farla immediatamente… non sono sicura di aver accettato pienamente il ruolo di mamma double face. Per aiutarmi in questo ruolo sto leggendo tantissimi testi sull’infanzia (e non è nemmeno il mio campo), perchè tante volte non sono ancora sicura di sapere chi ho davanti…

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