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C’è chi dice no (all’autosvezzamento)

No all'autosvezzamento, cosa fare

“Autosvezzamento, pro e contro”: questo è ciò che chi si avvicina per la prima volta all’alimentazione complementare e si scontra con il concetto di alimentazione a richiesta vuole sapere prima di ogni altra cosa.

Per quanto mi riguarda (ma forse io sono di parte 🙂 ) l’autosvezzamento non ha contro, in quanto specchio della fisiologia umana, e lo svezzamento “tradizionale all’italiana” non ha pro, se non nella mente dei genitori. Non so se è questo motivo, o magari perché è ancora troppo di nicchia o se perché i detrattori proprio non sanno cosa dire, ma è difficile trovare in rete articoli scritti da professionisti del settore che sconsiglino l’autosvezzamento. Che io sappia ce ne sono pochi, quanto meno tra quelli non chiaramente schierati con il baby food, che scarto a priori. Ne esamino alcuni, anche se sono un po’ datati – ma anche quelli più recenti, se ce ne sono, non credo dicano gran che di nuovo.

Il primo si trova su “Io e il mio bambino” ed è datato 2011. L’articolo è una specie di intervista ad Andrea Vania, “responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica dell’Università La Sapienza di Roma e presidente dell’ECOG (European Childhood Obesity Group)” e parte della equipe medica della Coop Crescendo. Il pezzo è già corredato da numerosi commenti che vi consiglio di leggere. Qui invece voglio parlare del “riassunto” che compare sulla pagina dei risultati di Google se si effettua una ricerca usando la chiave di ricerca “autosvezzamento” (al momento è il quinto risultato, ma la posizione può variare a seconda di dove ci si trova):

google io e il mio bambino autosvezzamento

Punto debole 1: l’idea che il latte materno compensi ogni eventuale squilibrio alimentare
È chiaro che il latte materno non sia la panacea di tutti i mali, ma serva (solo) a compensare se il bambino mangia poco o nulla o se per un periodo si fissa su un certo alimento scansando gli altri (come prima o poi capita a praticamente tutti i bambini). Nessuno ha mai detto che si possano mangiare schifezze tutti i giorni della settimana nella certezza che, tanto, il latte materno aggiusta tutto… questo sì che sarebbe un’affermazione ridicola. Però mi chiedo quanti siano i genitori che leggendo questa frasetta sì breve, ma ad effetto, abbiano abbandonato l’idea di fare autosvezzamento…

Punto debole 2: non serva la guida del pediatra.
Mi domando cosa intendano per “guida del pediatra”… nell’articolo non viene specificato, eccetto che siccome “nelle case degli italiani si mangia male”, allora serve la ricetta standardizzata. Più che una “guida” a me sembra di avere a che fare con una specie di editto promulgato dall’alto che va dato al genitore, chiaramente incapace, che altrimenti non sarebbe in grado di sbrigarsela da solo. Piuttosto che insegnargli a mangiare meglio (in caso mangi davvero male) si preferisce emanare delle regole che, in fondo, non lo riguardano; almeno fossero giustificate dalla ricerca scientifica… Tra l’altro mi sembra che decenni di svezzamenti calendarizzati e tabellari non siano serviti a un granché se nonostante tutto la nostra dieta è tuttora così sbilanciata, come dicono nell’articolo, e l’obesità in aumento. Forse è davvero ora di responsabilizzare di più il genitore invece di fargli devolvere d’ufficio ciò che sarebbe normalmente di sua competenza.

Il secondo articolo, datato 2010, è la risposta, scritta da Susanna Esposito, Professore associato di pediatria della facoltà di medicina dell’Università di Milano (o così mi dice Google), a una lettera inviata a La Repubblica. Se cerco “autosvezzamento” su Google, questo link mi appare al secondo posto (immediatamente sotto a Autosvezzamento.it), per cui tra coloro che cercano informazioni sull’argomento, saranno in moltissimi ad aprire anche questo link.
Leggendo il pezzo l’impressione che ne ho ricavato è che l’autrice non ci abbia dedicato più di 5-10 minuti non pensando che lo avrebbero letto in molti; ciononostante, grazie a Google che lo mette così in rilievo, ha assunto un’importanza non indifferente.
Dato che non è possibile commentare direttamente sulla pagina di Repubblica, ho scritto al giornale e all’autrice, ma senza ricevere risposta. Ecco quello che ho inviato:

Gentile Prof.ssa Esposito,

Devo essere sincero non so bene come prendere la sua risposta… sembra cominciare “bene” elencando alcuni dei vantaggi dell’autosvezzamento quando dice (l’enfasi è mia):

“Autosvezzamento” o “alimentazione complementare a richiesta” sono termini che indicano un nuovo modo di introdurre i solidi nell’alimentazione dei bambini, guidandoli attraverso il lento e graduale passaggio da una dieta a base di solo latte materno o artificiale ai cibi solidi. Secondo questo tipo di svezzamento, quindi, dai sei mesi di vita l’alimento principale resta il latte ma il bambino condivide il pasto con i genitori e impara pian piano a conoscere i cibi “degli adulti” assaggiando gli alimenti che sono sulla tavola. Lo scopo è quello di rispettare le scelte, i gusti e la capacità di autoregolarsi del bambino, evitando così stress e ansie se il piccolo non finisce la pappa o rifiuta il cibo.

Mai poi prosegue, quasi senza prendere neanche fiato (di nuovo l’enfasi è mia), dicendo:

Ritengo che, rispetto allo svezzamento “classico” che nasce da numerosi studi pubblicati in letteratura sui bisogni e i problemi nutrizionali del bambino durante l’accrescimento, l’autosvezzamento non sia sufficientemente supportato dal punto di vista scientifico e, inoltre, possa facilmente portare il genitore a commettere errori alimentari determinando un inadeguato apporto di nutrienti e quindi un alterazione della crescita del bambino stesso.

Da profano non posso essere che confuso… prima mi dice quanto l’AS sia valido, ma poi, la riga successiva, sostiene che va scartato per ché non supportato dalla ricerca e potenzialmente pericoloso. Le sarei grato se potesse aiutarmi a comprendere meglio il suo pensiero in materia.

Andando più nel dettaglio, non mi è chiaro a quale ricerca scientifica faccia riferimento… Ho avuto occasione di approfondire (da semplice genitore) l’argomento e quello che ne è venuto fuori è il caos più totale, ma andiamo per ordine:

mia moglie e io, entrambi italiani al 100%, viviamo al momento nel Regno Unito dove vige un sistema sanitario molto diverso da quello italiano. Quando nostra figlia era ancora piccola sapevamo vagamente cosa aspettarci con lo svezzamento (pappine, brodini, parmigiano, omogeneizzati, ecc), ma più per sentito dire che per esperienza personale; comunque eravamo più o meno coscientemente rassegnati al fatto che si dovesse svezzare “con dolore” (riferimento biblico non casuale). Tuttavia entrando più a contatto con il sistema sanitario locale, ci siamo resi conto di quanto la teoria britannica su come si debba svezzare un bambino differisca da quella italiana. Qui la ricettina non esiste; i dottori non si sognerebbero mai di consigliarti una marca di omogeneizzati; su tutta la documentazione che ci hanno dato non ci sono ordini con cui introdurre i cibi… dicono solo di stare attenti in caso di note allergie in famiglia e di non dare latte vaccino troppo presto. Insomma, per farla breve, il concetto di brodino di patata e carota, di mais e tapioca, di omogeneizzati e liofilizzati non esiste (tuttavia gli omogeneizzati sono diffusissimi nei supermercati, un po’ come i piatti già pronti che imperversano sempre di più, mentre i liofilizzati non esistono affatto); già dall’inizio ti dicono più o meno di fare come ti pare. Inoltre è nero su bianco che lo svezzamento non è consigliato prima dei 6 mesi.
Tutte queste cose ci hanno messo la pulce nell’orecchio, così abbiamo cominciato ad approfondire la questione e abbiamo scoperto che in Italia di modi per svezzare i bambini ce ne sono tanti quanti i pediatri. Insomma, quando parla di ‘svezzamento “classico”‘ a quale versione si riferisce?? Se il Dott. Tizio mi consiglia di cominciare a 4 mesi, mentre il Dott. Sempronio a 6; se il Dott. Caio mi dice solo patata e carota, mentre il Dott. Rossi dice di fare un minestrone; se il Dott. Verdi mi dice di pesare tutto, mentre il Dott. Bianchi mi consiglia di fare a occhio, a quale “ricerca scientifica” devo dare retta? Inoltre qui stiamo parlando solo dell’Italia…. Come ho già detto, nel Regno Unito la ricettina non sanno cosa sia; in India cominciano con le lenticchie; in altri paesi (l’Egitto mi pare) con i pomodori… insomma a chi dare retta? Lei parla di “ricerca scientifica”, ma quella fatta da chi e suffragata da quali prove? Se “paese che vai, usanza che trovi” e “pediatra che vai ricettina che trovi” perché il suo (non ben identificato) “metodo” è più giusto di quello di un altro?
Come se ciò non bastasse, se uno legge le raccomandazioni fatte da svariati organismi internazionali (tipo UNICEF o OMS, per intendersi), queste sono molto vaghe… più o meno tutti sono d’accordo sull’aspettare i 6 mesi (cosa non ancora recepita da troppi pediatri italiani, che invece insistono a cominciare a 4 – 4 1/2 mesi) e che l’ordine con cui si introducono i cibi non importa.
Il colpo di grazia allo svezzamento classico all'”italiana” viene poi fornito dal Ministero della Salute stesso che in una sua circolare fornisce solo indicazioni molto vaghe e dice semplicemente di seguire le abitudini di casa; cito:

Anche l’ordine con cui gli alimenti semisolidi e solidi vengono introdotti nella fase dello svezzamento non riveste più l’importanza che un tempo veniva attribuita e può variare in base alla preferenza del bambino e alla cultura gastronomica della famiglia e del pediatra che fornisce i consigli.

Pensi che non dicono neanche di evitare il sale ma solo di andare cauti con l’offerta di cibi salati.

Sottolineo che quanto sopra non è qualcosa che mi ha detto la cugina della vicina di casa la quale l’ha sentito in TV, ma l’ho trovato nel sito web del ministero, quindi deve avere una qualche validità.

Insomma, tornando all’autosvezzamento, perché dopo averne tessuto le lodi dice di metterlo da parte per favorire uno stile “classico” non ben identificato in base a una ricerca scientifica ancora più nebulosa? Da quanto leggo praticamente tutti i bambini vogliono mettere le mani nel piatto dei genitori, ma allora invece di vietargli un qualcosa che per loro è naturale, perché non li assecondiamo? Lei parla di errori alimentari da parte dei genitori, e questo è certamente un fattore importantissimo, ma non sarebbe forse meglio spingere i genitori ad assumere abitudini migliori, invece di “curare” il bambino? Se i genitori devono stare attenti che il bambino mangi sano, tanto vale che comincino a preoccuparsene da subito evitando così un possibile trauma (per loro) più in là.

Infine lei stessa dice che l’autosvezzamento fa sì che non ci siano potenziali stress e traumi da “bambino che non mangia”… e le sembra poco? Quest’aspetto da solo mi convincerebbe che questa sia la strada migliore. Scalette, bilancini e dosi per definizione creano stress, quindi mi domando, anche se fosse comprovato senza ombra di dubbio che fossero utili, il gioco varrebbe la candela?

Più recentemente, nel 2018, è apparso un botta e risposta tra alcuni professionisti del Burlo Garofalo di Trieste (e co-autori del libro “Io mangio come voi“) e Margherita Caroli, esperta in nutrizione pediatrica, past president dello European Childhood Obesity Group. Anche la Caroli fa parte della equipe medica della coop crescendo. Ve ne consiglio la lettura perché molto interessante. Lo trovate qui.

Siete a conoscenza di articoli/lettere/post scritti da addetti ai lavori e che vanno contro l’autosvezzamento? Fateceli conoscere lasciando un link nei commenti.
Chiedete in giro e vediamo se riusciamo a mettere insieme una raccolta di obiezioni così vediamo davvero se l’autosvezzamento ha dei contro o solo dei pro.

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58 risposte

  1. Complimenti per il blog, che ho scoperto giusto oggi. Per il momento ho letto solo due o tre articoli (forse quattro) e uno in particolare (quello su perché fidarsi del pediatra) mi ha convinta a rimanerci 🙂
    Interessante il confronto con la “scuola” UK. Noi, pure italiani al 100%, viviamo in Belgio e abbiamo un bimbo di quattro mesi (quasi quattro e mezzo). All’ONE, che sta per Office Naissance et Enfance, ente pubblico dove sono seguiti gratuitamente i bambini (fino agli otto anni mi pare) sono stata invitata a iniziare l’alimentazione complementare fra i 4 e i 6 mesi, con parecchia insistenza sul non oltrepassare la soglia dei 6 mesi!, adducendo motivazioni legate al discorso allergie (ho visto che c’è almeno un tuo post, che poi leggerò) e al fatto che passati i 6 mesi il latte materno non basta più. Per ora io non ho voluto iniziare perché mi sto interessando all’autosvezzamento, anche se con qualche leggera riserva… Ti chiedo una cosa: la dottoressa dell’ONE dice anche che l’introduzione di altri cibi (qui si inizia con patate misto altre verdure, a scelta ma una per volta, e grassi diversi a rotazione) aiuterà col problema del rigurgito del lattante. C’è da fidarsi? 😉

  2. Eva M Motti , sì grazie, conosco bene. Ti posso confermare che la dottoressa esiste e anzi è ben nota nel suo campo, ma… ehm… come dire… Mettiamola così, a quanto ne so non ha figli 😀

  3. Volevo segnalare questo link 
    http://alimentazionebambini.e-coop.it/svezzamento/autosvezzamento-si-autosvezzamento-il-parere-della-dottoressa-caroli/
    Mi ha molto colpito perché come potrete ben notare si tratta del sito di un supermercato… dal mio punto di vista la dottoressa potrebbe essere stata inventata e ripeto: trattasi di un minisito di un supermercato. Credo che ovviamente ci siano sotto altri fini come quello di promuovere baby food magari a marca Coop. 
    Ad ogni modo sullo stesso sito c’è anche un’altra opinione 
    http://alimentazionebambini.e-coop.it/svezzamento/autosvezzamento-sostenitori-scettici-ed-evidenze/

    didascalica e incompleta, ma almeno più realistica secondo me

  4. Non perdo tempo a leggere l’articolo perchè dai dati che ho in possesso questa è un’ulteriore prova di quanto poco valgano i mezzi di informazione in Italia,Non si sono nemmeno degnati di rispondere, perchè dellAS non gliene frega niente, tutto è stato fatto per riempire un pezzo di carta di giornale e far abboccare la gente comune che non ama approfondire gli argomenti.
    Per quanto  riguarda me, prima di sapere dell’esistenza dell’AS già tendevo a praticarlo perchè penso agli animali quando devo fare delle scelte con la mia bimba, per essere più naturale possibile, ma venivo bloccata dal fatto di sentirmi sola. 
    Ora devo però superare la paura del soffocamento.

  5. no ragazze, non ci siamo proprio… parla di luoghi comuni colei che scrive (cito) “un bimbo mangia lasagne al forno a 6 mesi oppure mangia omogeneizzati”! chiara, mi fa piacere che lo svezzamento delle tue bimbe sia stato un successo, ma il punto al quale miravo è che chi asserisce (debolmente e con argomentazioni lacunose) che l’Autosvezzamento non è un metodo valido per “svezzare” i bambini non ha nessun fondamento né scientifico, né tanto meno logico!!! l’AS è un metodo più che valido, un’alternativa da prendere assolutamente in considerazione e un modo per rapportarsi consapevolmente con i nostri bimbi lasciando loro sviluppare competenze che istintivamente già hanno (masticare, portare la posata all bocca, ecc…) nel modo più naturale che c’è: condividendo con loro il momento dei pasti

  6. scusate se m’intrometto, curioso solo da oggi sull’auto svezzamento pur non avendo neonati ma solo per curiosità, io ho 2 bimbe grandi, sono stata fortunatissima, svezzamenti tranquillissimi senza ansie e cibi sulle pareti, le pappe piacevano anche a me… imboccate per un po’ e a un anno mangiavano sole con posate a tavola con noi. Ora mangiano di tutto. Devo dire che sono d’accordo con @Federica Cavallin mi sembra si passi da un’eccesso all’altro… ogni bimbo è una storia a se, è il loro bello, è bello leggere nuove esperienze e possibilità…

  7. So benissimo di cosa sto parlando perché sto leggendo e mi sto documentando!!! Altro luogo comune: hai delle perplessità? Non capisci nulla!!

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