In preparazione della settimana dell’allattamento 2023, che si terrà all’inizio di agosto, questo mi sembra che sia il post perfetto. Parliamo dello slogan “Breast is best”.
INTERNO GIORNO: SCDP, Ufficio di Don Draper. Peggy Olson e Pete Campbell si siedono con aria d’attesa sul divano; su un cavalletto c’è il logo della marca A. con accanto la foto di un bambino sorridente. Sul pavimento c’è una scatola piena di confezioni di latte artificiale di marche diverse.
Entra DON, al solito taciturno. Guarda distrattamente il cavalletto mentre passa e, senza rallentare, si avvicina al mobile bar e si versa un whisky; finalmente rivolge la sua attenzione alla coppia sul divano. DON rimane in piedi.
Il loro compito è di creare una campagna pubblicitaria per il latte artificiale marca A.
Mad Men è una serie televisiva americana ambientata negli anni ’60 all’interno di un’agenzia pubblicitaria, la SCDP. I protagonisti, tra gli altri, sono Don Draper, direttore creativo e genio della pubblicità; Peggy Olson, ex segretaria di Don, ora in ascesa nel mondo della pubblicità, Pete Campell, Responsabile vendite, che non si ferma a nulla per ottenere un nuovo contratto.
[Stacco pubblicitario] Questa serie è difficilmente reperibili in televisione, ma per fortuna esistono i cofanetti. Su Amazon (link affiliato) trovate facilmente tutte le serie di Mad Men. [Fine stacco pubblicitario]
Ma perché vi parlo di una serie televisiva? Perché tempo fa mi sono imbattuto nel fantastico post di Anne Tegtmeier, di Dou-la-la che vi traduco qui di seguito (lievemente riadattato, in quanto in America le cose sono un po’ diverse). Anne, creando questa sceneggiatura, ha rievocato benissimo l’atmosfera della serie televisiva. Quando l’ho letta per la prima volta sentivo nella mia testa forte e chiara la voce dei protagonisti, ma anche se non conoscete Mad Men, non potrete non apprezzare il genio di Don. Spero solo che prima o poi utilizzino questa idea per un nuovo episodio.
DON
Non capisco perché ci hai messo 2 settimane. Pensavo che non avresti avuto problemi, Peggy.
PEGGY
Beh, sono…
DON
(Impaziente)
Fammi vedere quello che hai fatto.
PEGGY
(Prende un attimo per ricomporsi, raddrizzare le spalle e continua)
È stato più difficile di quanto immaginassi. Abbiamo studiato i miglioramenti alla formulazione apportati di recente da A. e quelli della concorrenza…
DON
Le altre marche non hanno importanza.
PETE
(si sporge in avanti)
Cosa? Cosa intendi?
DON
Non c’è bisogno di preoccuparsi delle altre marche. Quella è la parte facile.
PETE
(stizzito)
Senti Don, ho lavorato a lungo e duramente per ottenere questo contratto. A. di certo non vorrà sentirsi dire che B. non è una minaccia che prendiamo sul serio. I dati di mercato dimostrano che campioni e…
DON
A., B., C., le loro strategie sono sempre le stesse. Guardate qui.
(Prende dalla scatola una confezione dopo l’altra, legge a voce alta le etichette e poi le butta da parte.)
“Con più di questo”. “Con più di quello.” “Con ancora più ingredienti.” “Fa bene a quest’altro.” Non riesco neanche a pronunciare metà di queste parole e non so neanche cosa vogliano dire, ma tutti provano a rendere il loro prodotto più simile o migliore del latte materno rispetto alle altre marche. Dov’è il problema di questo approccio, Peggy?
PEGGY
(Pensierosa)
Beh, è che non si può fare un vero paragone con il latte materno. Abbiamo esaminato tutte le ricerche disponibili e la marca non conta. Il latte artificiale non riesce a vincere sul latte materno, indipendentemente dalla marca. Quindi… (Fa un gesto verso le confezioni scartate)… come facciamo a differenziare A. dalle altre marche?
PETE
(con entusiasmo)
Ideiamo una nuova confezione! Magari usiamo delle modelle più giovani e attraenti per fare la parte delle madri!
DON
No, ci concentriamo sull’allattamento.
PEGGY
Ma hai appena det… non abbiamo appena detto che il latte artificiale non è paragonabile al materno?
DON
Vero, la formula non può competere con il latte materno. Non possiamo negare la ricerca scientifica e le madri lo sanno. Quasi ogni madre vuole allattare, è innegabile. Le donne sanno che l’allattamento al seno è la cosa migliore. Quindi non proviamo neanche a negarlo.
PEGGY e PETE si guardano in silenzio. DON finisce il suo drink in una sorsata e se ne versa un altro.
PEGGY
Mi arrendo. Non vuoi promuovere i nuovi ingredienti di A. Stai dicendo che dovremmo cercare di trovare un articolo scientifico che dica che il latte formulato sia migliore?
PETE
Ci abbiamo provato. Non esiste. (PEGGY annuisce.)
PEGGY
Allora che facciamo?
DON
Promuoviamo l’allattamento al seno.
PETE
Cosa?
(Va al mobile bar e anche lui si versa un drink, gesticolando)
Non posso credere che non tu non stia prendendo sul serio questa cosa. Questo contratto è uno dei più grossi su cui siamo mai riusciti a mettere le mani!
DON
Breast… is best.
Breast is best
PEGGY lo guarda incredula, poi sembra cominciare a pensare. DON si avvicina al cavalletto e strappa il poster con il logo e il bambino, e scrive sul foglio bianco sottostante “breast is best”.
DON
(Continua)
La ricerca lo dice, i medici lo dicono; è inutile negarlo. E se attacchiamo direttamente l’allattamento, ci si ritorce contro, perché i fatti sono fatti, e non solo finiamo per fare la parte dei cattivi, ma anche quella dei bugiardi.
Che cosa significa “best”? Cosa significa “il migliore”?
PEGGY ascolta attentamente, poi inizia a scrivere.
DON
Best. Perfetto. Ideale.
Questi termini hanno una cosa in comune. Sono impossibili. Irraggiungibili. Non vi è nulla di simile.
PEGGY
(che finalmente capisce cosa sta dicendo DON)
Le donne sognano di essere madri perfette, ma sanno che è solo un sogno. Quindi, se l’allattamento al seno è perfetto, abbiamo bisogno di dare loro il permesso di essere imperfette. Non solo il permesso, ma incoraggiarle a essere imperfette. Se il latte c’è, ottimo, fantastico, eccellente, ma se non c’è (fa spallucce) va bene uguale.
DON
Esatto. Quindi come facciamo a convincerle a fare la transizione dal seno, che sanno essere perfetto, all’acquisto del latte artificiale?
PEGGY
Prendiamo i nostri esperti.
PETE
A-ha! Prendiamo attori che fingano di essere esperti di allattamento e che dicano che l’artificiale è migliore! Ho capito.
PEGGY
No, no, affatto. Assumiamo veri esperti. E attiviamo anche una hotline che le donne possono utilizzare quando le cose vanno male, e le facciamo pubblicità. E sponsorizziamo anche informazioni che vengono fornite dai dottori.
DON accende una sigaretta. PETE confuso scuote la testa e, seduto sul divano, scrolla le spalle con sguardo impotente.
PEGGY
(adesso in piena vena creativa)
E pubblichiamo anche opuscoli e altre risorse che sembrino davvero progettati per aiutare le mamme ad affrontare tutti i problemi che forse incontreranno, sottolineando l’enorme numero di cose che può andare storto. Concentriamo tutta la campagna su come aiutare le donne a far funzionare l’allattamento al seno, un’esperienza che probabilmente sarà truce, difficile, terribile.
Menzioniamo ogni singola cosa a cui possiamo pensare: privazione del sonno, lento aumento di peso, capezzoli spaccati e feriti [PETE fa una smorfia], quanto sia difficile allattare in pubblico e quanto sia difficile dover rimanere in casa, e così via . Noi siamo i buoni, stiamo solo cercando di aiutare le donne – non è colpa nostra se l’allattamento al seno è così difficile e sgradevole. Noi appariamo altruisti e solidali – noi non stiamo cercando di convincere le donne a non allattare, siamo qui solo per sostenerle nel caso in cui non funzioni.
PETE
(finalmente comincia a capire, anche se poco)
E poi ci assicuriamo che non funzioni. Come facciamo a farlo?
DON
Le informazioni che forniamo… sono informazioni corrette?
PEGGY
Un po’ sì e un po’ no. Ci mettiamo piccole cose che aiutano a minare l’allattamento al seno, giusto delle sfumature, tanto per ridurre la produzione. Ad esempio possiamo dire di allattare un neonato mai più di 15 minuti alla volta, che normalmente le poppate sono distanziate di 3-4 ore. Così se l’allattamento non riesce, la madre penserà che c’era qualcosa non andava in lei. Perché lei non è perfetta – e va bene così.
DON
E così arriviamo noi e la salviamo da una situazione difficile.
I tre sembrano soddisfatti. PETE e PEGGY si alzano.
DON
Trova un nuovo slogan prima del meeting con A. di domani.
PEGGY
Lo avrai entro stasera.
(Esce PETE. PEGGY fa per uscire)
DON
Guarda questo logo… non ti ricorda un cuore? Prova a legare il cuore del logo al cuore della madre e al suo istinto.
PEGGY
Va bene
(PEGGY sorride annuendo ed esce. Dissolvenza)
Se volete leggere di più, leggete l’articolo sulla pubblicità del latte artificiale e un excursus storico sulla pubblicità che ha accompagnato il baby food.
102 risposte
Ho già risposto in merito. Non ho paura dei trabocchetti, tantomeno di espormi (mi pare evidente). La mia risposta è chiara e diretta, chi vuol capire capisca. Poi non mi sembra che serva a qualcosa esprimere la propria opinione in questo pagina, sostenuta da discorsi rigidi, tautologici e senza evoluzione. E dopo l’ultimo commento (“secondo me ci fai”) direi che mi ritiro dal confronto con una pessima opinione sulla conduzione della pagina. Buona tutto.
Io invece sarò altrettanto franca ma senza scusarmi e ti dico che non ti puoi assolutamente permettere di fare certi commenti.
Luisa… scusa la franchezza ma secondo me ci fai. 😀
È chiaro che la Chicco voglia proporre una buona immagine di sé. La domanda è se sia giusto che per fare ciò utilizzino operatori sanitari che dovrebbero invece essere (in teoria) indipendenti dall’industria (qualunque essa sia), o se preferisci che degli operatori sanitari lascino che vengano utilizzati per reclamizzare un certo marchio piuttosto che un altro.
Giusto Luisa anche a te
È chiaro che la Chicco, come ogni azienda, voglia dare una buona immagine di se’. La cosa ti sconvolge? A me sconvolgerebbe il contrario. Poi se non ti piace Chicco e preferisci Cam o Peg Perego o altre mille è altra cosa. Chicco produce ogni sorta di articolo per l’infanzia, alcuni molto utili. Poi non è la mia azienda preferita per una questione di gusto personale e qualità. Ma non credo che tutine e passeggini abbiano danneggiato generazioni di bambini. Comunque va bene, ognuno è libero di fare le battaglie che preferisce e con le modalità che ritiene più adeguate. Tutti noi che ci siamo, in qualche modo, esposti e confrontati abbiamo lo stesso obiettivo a cuore: il bene delle generazioni future. E questo è già meraviglioso in tempi in cui è difficile anche pensare al presente in un’ottica egocentrica del “si salvi chi può”. Nel bene e nel male è bello vedere tanta passione per temi importanti. Buona domenica a tutti, aldilà delle opinioni.
Non hanno perso credibilità tutte le ostetriche, l’hanno persa quelle lì
Comunque, ripeto per la milionesima volta, non mi aspetto che nel programma ti dicano “dai questo biberon” o “compra quella sdraietta”. Quello che mi aspetto è semplicemente una questione di immagine, per cui la Chicco (in questo caso, ma per la Mellin era uguale) vuole proiettare un immagine di sé come marchio affidabile su cui le mamme possono fare affidamento (e in questo coadiuvate da testimonial di eccezione).
Poi magari mi sbaglio e faranno product placements in tutte le scene, ma la cosa mi sorprenderebbe. /Andrea
Non è mica una domanda a trabocchetto… e non vedo perché non possa esprimere il tuo parere in merito.
Me ne rendo conto, in effetti l’Italia è risultato il paese più ignorante d’Europa. Però siamo ignoranti perché lo vogliamo. Anche decidere di guardare più tv spazzatura piuttosto che leggere un libro è una scelta e la colpa è solo nostra. Io non ho attorno solo persone colte in senso accademico, eppure dotate di quella apertura e flessibilità mentale che dici. Che possiamo chiamare semplicemente curiosità (versus convinzione di sapere). Quando ero bambina e trovavo una parola o qualcosa che non sapevo…chiedevo o cercavo. Lo faccio ancora oggi. Non è colpa sempre del mondo esterno (tv, società, universo) se siamo ignoranti.
E questo livello e’ stato raggiunto a causa di 20 anni di tv spazzatura…ergo la tv e quel che propina influenza le masse…quelle con poca flessibilita’ mentale…poi se tu hai la fortuna di avere attorno solo persone acculturate se i fortunata