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Come far dormire il tuo bambino tutta la notte (in APPENA due anni)

Il tuo bambino non dorme? MAI??
Non sai più a che santo votarti?
Qualunque cosa provi, non sembra funzionare?
Non capisci cosa c’è che non va nel tuo bambino?

Oggi un post di EmilyJane Clark di Stolensleep.com che risponderà a tutte queste domande e vi mostrerà come far dormire il vostro bambino in appena due… ANNI.

(Il sito sembra essere giù, ma la trovate su Instagram)

bambino non dorme

Il tuo bambino non dorme? Cosa fare se vivi con un piccolo ladro di sonno?

Una volta che sei diventato genitore, trascorri i primi sei mesi in pigiama cercando, più o meno contemporaneamente, di far dormire il bambino, di riuscire a dormire un po’ e di fare qualcosa di costruttivo nonostante tu abbia passato praticamente la notte in bianco.

Instaura una buona routine della nanna. Questa è la chiave di tutto. Ai bambini piace sapere esattamente cosa aspettarsi, così da poter fare l’esatto contrario.

Dopo aver scoperto che, a quanto pare, tutti i bambini degli altri dormono tutta la notte, passa una mesata buona a leggere libri che parlano del sonno dei bambini, cerca su internet varie soluzioni al problema sonno e vai dal pediatra tutte le settimane perché sai che ci deve essere per forza qualcosa che non va nel tuo bambino.

Dopo che non sei potuta uscire di casa per tre giorni perché non sei riuscita a chiudere occhio, decidi che da oggi devi assolutamente cominciare a usare un metodo per farlo dormire.

Sei troppo stanca per cominciare oggi. Rimandi fino a domani.

Sei ancora troppo stanca.

Quattro giorni dopo ti senti un po’ meno stanca per cui decidi di cominciare con il metodo.

Metti il bambino nel suo lettino ‘bello assonnato, ma non completamente sveglio’ (la regola d’oro dei metodi).

Ecco che comincia immediatamente a urlare come un demonio. Digli con calma che è ora di dormire e esci dalla camera.

Il bambino urla ancora più forte. Rientri immediatamente in camera e lo prendi in braccio.

Saranno i dentini?

Di’ a tuo marito che potrebbero essere i denti, così decidete di rinviare l’inizio del metodo alla settimana prossima tanto per andare sul sicuro.

Una settimana dopo inizi finalmente a mettere in pratica il metodo.

Tuo marito mette giù il bambino e lui, il bambino, comincia a urlare, mentre il marito esce dalla camera.

Ora il bambino urla ancora più forte.

Decidete quanto dovete aspettare prima di rientrare. Facciamo 5 minuti?

Altre urla.

Di’ a tuo marito di entrare in camera.

Tuo marito ti fa notare che sono passati solo 45 secondi.

Ora è cominciato il pianto inconsolabile.

Prendi in considerazione la possibilità che possa aver sbattuto la testa o stia male.

Vai a prendere il bambino.

Tutte e due cominciate a fargli le coccole e vi sentite in colpa per averlo lasciato piangere…

…per TRE minuti.

Decidete che domani mattina farai una ricerca in rete per vedere se c’è un metodo per fare la nanna che non preveda lasciar piangere il bambino.

Chiaramente ora il bambino sta sveglio tutta la notte per farvi capire bene che non era minimamente d’accordo con il metodo per fargli fare la nanna.

Lasci stare l’idea di usare un metodo per fare la nanna.

Mentre ti trovi al Conad svieni per la stanchezza, e allora decidi che dovrai di nuovo provare ad applicare un metodo per far fare la nanna al bambino.

Quella sera metti il bambino nel lettino assonnato, ma sveglio.

Il bambino immediatamente si alza in piedi e comincia a urlare.

Lo tiri su e lo coccoli, e appena si tranquillizza… lo rimetti giù.

Il bambino comincia subito a piangere.

Lo tiri su, lo coccoli e lo rimetti giù.

Ripeti il procedimento fino a che non sei troppo stanca anche per alzarti in piedi.

Mandi un SMS a tuo marito. È IL TUO TURNO DI SPUPAZZARTI IL BAMBINO. IO TRA POCO SVENGO!

Il marito continua con il procedimento fino a che anche lui non riesce quasi più a stare in piedi (o il suo smart phone si scarica).

Tu ricominci fino a che non sei sull’orlo di una crisi isterica.

Metti il bambino nel lettone per ‘pochi minuti’.

Vi addormentate.

Decidi di trovare un metodo che coinvolga meno sforzo fisico.

Quella sera metti il bambino nella culla, ma non esci dalla camera. A poco a poco ti sposti e ti siedi vicino al lettino.

Il bambino sputa il ciuccio, poi urla perché lo rivuole. Tu gli ridai il ciuccio.

Ripeti dieci volte la stessa cosa.

Ripeti a te stessa che è perfettamente normale. Vuole vedere che ci sei e sei proprio accanto a lui.

Provi a cantargli una ninna nanna, ma lui non la può sentire da quanto urla.

Cerchi un compromesso accarezzandolo attraverso le sbarre del lettino.

Il bambino adesso è ancora più arrabbiato perché pensava che stavi per prenderlo in braccio.

Provi a imbrogliare il bambino dandogli un orsacchiotto. L’orsacchiotto vola via.

Provi a coccolare il bambino attraverso le sbarre del lettino. Rimani incastrata. Il bambino si aggrappa con forza al tuo braccio, ora incastrato.

Il bambino ti morde il braccio.

Finalmente riesci a districare il braccio, ma il bambino ora salta su e già arrabbiatissimo.

Il bambino batte il mento sul lettino.

Lo tiri su e gli fai una coccola.

A causa dell’infortunio sul mento decidi di rinviare l’utilizzo del metodo fino a domani.

Il giorno dopo al bambino gli girano, allora decidi che probabilmente si è preso un qualche malanno.

Decidi così di rimandare l’applicazione del metodo.

Il bambino compie un anno; celebri il fatto di essere sopravvissuta per un intero anno praticamente senza mai dormire addormentandoti prima di Ballando con le stelle.

Decidi che devi assolutamente cominciare ad applicare il metodo da questa notte.

Tuo marito porta il bambino in cameretta.

Passano dieci minuti e ancora niente urla. Il marito ritorna di sotto.

Il marito confessa che non l’ha messo giù ‘assonnato ma sveglio’.

“Mi si addormentato addosso”, dice scrollando le spalle.

Litighi con tuo marito perché non capisce quanto è importante metterlo giù ‘assonnato ma sveglio’.

Decidi che è inutile provare a usare il metodo stanotte dato che tuo marito ha ‘fatto un macello’.

Non parli a tuo marito per due giorni e poi decidi che sicuramente, assolutamente, oggi comincerai con il metodo. E non si scherza!

Costi – QuelCHECOSTI!

La terza notte che passi allontanandoti lentamente dal lettino, ma non arrivando da nessuna parte, il bambino dorme cinque ore di fila.

Credi di aver svoltato.

Annunci su Facebook che il tuo bambino praticamente dorme tutta la notte.

Dici a tutti quelli che conosci che il tuo bambino dorme praticamente tutta la notte.

Quella notte il bambino si sveglia DODICI volte.

È passato un mese e non sei riuscita ad allontanarti ulteriormente dal lettino. E il bambino continua a svegliarsi in continuazione quasi tutta la notte, ogni notte.

Ti rendi conto che sei più esausta di prima che iniziassi a usare il metodo per la nanna.

Il bambino non urla nemmeno più. Ora ti guarda con aria di sufficienza, lancia il ciuccio o canta. Ma se anche pensi solo a spostarti dalla sedia… Si scatena l’inferno.

Prendi una sedia più comoda.

Provi a mettere il bambino a letto più tardi.

Ma ancora si sveglia.

Provi a mettere il bambino a letto prima.

Ma ancora si sveglia.

Smetti di usare il metodo.

Smetti di usare Google per scoprire perché il bambino non dorme, smetti di preoccuparti perché il bambino non dorme e accetti il fatto che il bambino non dorme.

Ti rassegnarsi che dopo una battaglia durata due anni il ‘ladro di sonno’ ha vinto.

Felice nella sua vittoria (e ormai convenientemente sfinito) il bambino finalmente, finalmente, finalmente

DORME …

… Ma non prima di aver insegnato alla sorellina tutto quello che c’è da sapere per tenerci svegli.

Ma questa volta non non ci provo neanche a usare un metodo. Sono troppo stanca. E poi, sono davvero una schiappa a usare questi metodi.

Dopo aver letto questo articolo ho chiesto a EmilyJane perché non avesse cominciato a fare co-sleeping prima, invece di sottostare a tutta quella tortura, e lei mi ha risposto così:

Da mamma alle prime armi ero troppo spaventata all’idea di dormire con il mio bambino. Non sapevo neanche che ci fosse gente che lo facesse! Nessuno mi ha mai parlato di genitorialità ad alto contatto. Inoltre ho ricevuto un sacco di cattivi consigli da operatori sanitari sui pericoli del co-sleeping e non mi fidavo del mio istinto.

Ho sempre rimpianto tutto ciò.

Inoltre avevo una patologia post-natale che non ha fatto altro che esacerbare ulteriormente i timori che avevo di sbagliare.

Adesso faccio co-sleeping con la seconda e nonostante si svegli sempre comunque spesso è sicuramente molto, ma molto più facile.

Se vuoi leggere un’altra storia sul sonno, parliamo di bambini che non dormono

Qual è la TUA storia? Condividila con gli altri lasciando un commento.

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198 risposte

  1. io l’ho letto e ne sono rimasta inorridita. Preferisco leggere decisamente gente di cuore, come Gonzales e la Balsamo.
    Certo che il bambino *sta bene* nel senso che ha mangiato ed è a posto.. ma così piccoli l’unico loro metodo di comunicazione è il pianto. Se piango c’è un motivo. E in quel caso piangeva perchè da solo in un ambiente non suo e senza la sua unica certezza : la mamma. Io posso capire che adesso Ale sia un bimbo sereno e pacifico, ma quando era lì che piangeva non lo era, il trauma lo ha subito. Se l’ha superato lo sapremo tra qualche anno.

  2. E ti rendo partecipe di avere una cugina ed un’amica educatrici, che non mi hanno mai detto di aver maltrattato mio figlio. Leggilo tu il libro, da come parli non sei arrivata neppure a pagina 5 nonostante spari sentenze e giudizi da maestrina.
    Non volevo attirare consensi, ma neppure essere aggredita. Semplicemente volevo riportare la mia personale esperienza positiva sull’argomento. Ma qui o la si pensa come voi, oppure come nel medioevo, si viene messi al rogo.

  3. Mi sembra il discorso Vegani contro carnivori. I Vegani che urlano che chi mangia la carne è un assassino, se non fai come loro sei stupido, ignorante, insensibile ecc ecc
    Mio figlio va a letto contento e felice e quello di rincorrere i bambini sono esperienze raccontate da miei amici con i loro figli, non cose lette sul libro.
    Vorrei tanto farti conoscere mio figlio per farti vedere quanto sia sereno e farti capire che averlo lasciato piangere una settimana (mica 24 ore su 24) la sera quando lo mettevo nella culla, mentre io ero li che lo tranquillizzano, non ha creato alcun danno. Non ti permettere. Ora mi arrabbio veramente. Qui o si è come voi o si viene linciati. Siete talebani

  4. Il libro dice chiaramente di assicurarsi che il bimbo non abbia fame, non si sia sporcato e che sia in perfette condizioni di salute.
    Se tu chiami tuo marito solo per sapere se c’è è un conto, se lo chiami perché stai male ovviamente lui accorre. O no? Il principio è quello.
    Ma sai in ospedale quante volte mi hanno detto “lo lasci urlare che si fa i polmoni”. Ovviamente non dico che sia sempre così, ma cavolo anche loro sono dei torturatori? O è la società che sta andando e diventando sempre più “impaurita”?

  5. Diciamo che se io piangessi e mio marito si affacciasse solo per dirmi ehy sono qua, senza avvicinarsi, toccarmi o altro, non è che ne sarei contenta. Io prima di fare/non fare qualcosa a mia figlia penso sempre se piacerebbe a me.

  6. No Cami, io l’ho lasciato piangere, ma ogni tot minuti tornavo per dirgli che ero presente nella stanza. Il metodo è così. 🙂 non lo prendevo , non lo toccavo, ma lo rassicuravo sulla mia presenza. Non è vero che devi lasciarlo piangere da solo, si devi lasciarlo piangere ma a cadenza di tot minuti rientri per tranquillizzarlo 🙂

  7. Ma io c’ero. Mica lo mollavo a piangere così da solo.. Mi sa che non avete capito come funziona. Ad ogni modo si, l’educazione inizia dal primo giorno di vita, non da un imprecisato giorno che non si sa bene quale sia 🙂
    Ormai si ha così tanta paura di traumatizzare i bambini, che la parola no è stata bandita.
    Poi ripeto, ognuno faccia come crede (ci mancherebbe altro). Se a voi piacciono i figli nel lettone, ben venga, metteteli. Nessuno vi dirà di non farlo, la differenza è proprio qui. Non impongo il mio punto di vista agli altri, dicendo che se dormono nel lettone sono dei viziati. Io ho sempre avuto paura di schiacciarlo, e ho preferito non farlo.
    Ripeto: quando il bambino ha qualche problema, piange, e la mamma cioè io, accorre volando, di notte o di giorno. Dunque non si è rassegnato, sa perfettamente che quando vuole la sua mamma c’è. Non giudicate senza conoscere. Tra l’altro sono una mamma molto affettuosa, quindi credimi che a mio figlio l’affetto non manca.

  8. Ci sono genitori che a mezzanotte stanno ancora a rincorrere i figli, perché “non hanno ancora sonno”. Il mio invece è stato educato (perché di questo si tratta) ad andare a letto alle 21,30. A volte mi sembra di sentire l’invidia nei commenti di chi non è riuscito a fare altrettanto. Scusate ma quando ci vuole ci vuole.

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