Ci possiamo fidare del cibo che troviamo comunemente sugli scaffali del supermercato? E cosa ancora più importante, questo genere di cibo va bene per i nostri figli? Ciao, in questo articolo vi voglio parlare, tra le altre cose, di una nuova iniziativa che l’EFSA, l’ente per la sicurezza alimentare Europea, ha appena lanciato, cercando allo stesso tempo di capire se il cibo che mangiamo sia da considerarsi sicuro. Inoltre accennerò anche a cosa ci dicono su questo le autorità preposte, per cui vi consiglio di leggere fino in fondo.
Quello che state leggendo è la trascrizione del video (che trovate qui) uscito l’altro giorno sul canale YouTube.
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Come vi dicevo l’efsa ha fatto partire questo nuova iniziativa, con tanto di sito web, dal nome accattivante “eu and my food”. Ora non vi aspettate che questo sito web vi dica chissà quale novità sconvolgente o vi dia chissà quale informazione nuova. Invece è fondamentalmente una specie di rivista patinata che serve per promuovere appunto il cibo europeo e sottolinearne la sicurezza. Il mezzo che utilizzano sono dei brevi video che sono quasi degli spot pubblicitari per sottolineare la sicurezza di quello che si trova in vendita nell’Unione europea. Informazioni sulla sicurezza del cibo ce ne sono quante ne volete sul sito dell’EFSA però in questo caso cercano più di entrare nell’immaginario collettivo, anche se, a dire la verità, non si capisce bene perché. Forse avevano dei fondi da spendere, chi lo sa… Quello che mi interessa di più nel nostro contesto, ed è il motivo per cui ve ne parlo oggi, è il messaggio, se pure indiretto, che veicolano. Faccio vedere alcune immagini prese dal video di presentazione che mi sembrano interessanti. Il filmato inizia facendo vedere un padre con un bambino dopodiché ci avviciniamo al momento della pappa dove c’è un cibo non identificato – non ci danno informazioni – e si vede poi il bambino che mangia: il cibo è crescita. dopodiché ci spostiamo alla madre che sta a letto, non si sa se sta male o si sta semplicemente riposando, e alla madre viene portato il vassoio con un pezzo di pane e un’altra zuppa. Il cibo è famiglia. Ma il cibo è anche natura. Il cibo è felicità. Il cibo è comunità, e infine il cibo è vita. Il filmato poi finisce con l’EFSA che ci rassicura dicendo che sarà con noi passo passo. E che lo scopo dell’EFSA è quello di mantenere l’Europa al sicuro (almeno da un punto di vista alimentare).
Quello che mi colpisce di questo video e del sito web in generale è appunto la totale assenza di questioni sul genere di cibo che diamo al bambino: biologico? Baby food? Non entrano minimamente nella questione. Il cibo è crescita, il cibo è comunità, tutto il cibo. Il messaggio che vogliono trasmettere è che il cibo che troviamo è da considerarsi sicuro. Tutto il cibo è famiglia; tutto il cibo è felicità; tutto il cibo è vita. Da notare che in un’altra pagina hanno messo a disposizione del lettore un calcolatore per calcolare i vari nutrienti per età. OK, ve ne SSSCONSIGLIO caldamente la consultazione perché non dice niente che possa essere d’aiuto al singolo membro del pubblico – è uno strumento più per il professionista – ma è interessante notare come anche lì si comincia dai 7 mesi senza però specificare niente sul tipo di cibo. Non è una questione sulla quale vogliono pronunciarsi; per loro Il cibo e cibo.
La cosa però non deve sorprendere: l’EFSA è il braccio scientifico della commissione europea che legifera su quello che mangiamo, e 1000 altre cose, compresa l’aria che respiriamo, e da molti anni sia l’EFSA che la commissione europea dicono che il cibo deve essere sicuro per tutti, comprese le fasce più vulnerabili. E chiaramente tra le fasce vulnerabili rientrano i bambini dai 6 mesi fino a 3 anni. Per illustrare questo punto vi faccio due esempi che parlano dei livelli massimi di residui di antiparassitari nei o sui prodotti alimentari. Il 23 febbraio 2005 il regolamento numero 396/2005 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea dice che “i limiti vanno fissati al livello più basso ottenibile per ciascun antiparassitario compatibilmente con la buona pratica agricola allo scopo di proteggere i gruppi vulnerabili come i bambini e i nascituri.”
Premiamo il tasto di avanzamento veloce e arriviamo al 16 gennaio 2019 e parliamo sempre di procedura di autorizzazione per i pesticidi e leggiamo: “Un prodotto fitosanitario in condizioni di uso conformi alla buone pratiche fitosanitarie e tenuto conto di condizioni realistiche d’impiego non deve avere alcun effetto nocivo, immediato o ritardato, sulla salute umana compresa quella dei gruppi vulnerabili e non deve avere alcun effetto inaccettabile sull’ambiente.” Successivamente dice che “nel rilasciare l’autorizzazione per prodotti fitosanitari è opportuno attribuire un’attenzione particolare al rischio per i ‘gruppi vulnerabili’. Tale categoria comprende le donne incinte e in allattamento, i nascituri, i neonati e bambini, gli anziani, i lavoratori e i residenti fortemente esposti a pesticidi sul lungo periodo.”
Da questo vediamo come l’attenzione verso i gruppi più vulnerabili della popolazione non vuole dire preoccuparsi esclusivamente dei bambini in età di svezzamento e questa è la cosa che deve ricordarsi il grande pubblico. È sì vero che ci sono sempre spazi di miglioramento difatti nelle raccomandazioni incluse nel documento che vi ho appena citato si invita la commissione e gli stati membri… “a non consentire più l’uso dei fitosanitari in aree utilizzate al pubblico o da gruppi vulnerabili, e la protezione effettiva dei gruppi vulnerabili in maniera tale che non ci siano impiego di pesticidi in prossimità di scuole, strutture per l’infanzia, parchi giochi, ospedali, maternità e ospizi.” Quindi si sta cercando di affrontare questo problema nel migliore modo possibile che sia allo stesso tempo pratico e ad ampio raggio. Pensare che l’unica fascia vulnerabile da proteggere sia quella composta da bambini da 6 mesi a 3 anni è assurdo; non ha nessun senso. Per quanto riguarda la maternità, pensiamo ad esempio, come ho già detto, ai bambini non nati, o allattati esclusivamente, ma anche alle donne in età fertile. Per non parlare degli uomini che magari si potrebbero trovare a non poter procreare. Insomma, quello della protezione dagli inquinanti è un problema SERIO che non si può e non si deve banalizzare pensando esclusivamente ai bambini in età di svezzamento. Com’è giusto le leggi servono a proteggere TUTTE le categorie.
Detto tutto ciò non si può negare che il baby food esista – magari in un altro articolo parliamo dei motivi storici per cui esiste tuttora – e non si può negare che il baby food sia sottoposto a limiti più stringenti rispetto al cibo chiamiamolo “ordinario”. Ma quello che non si può e non si deve concludere è che il cibo ordinario sia meno sicuro o, se preferite, che il baby food sia più sicuro, come in tanti ripetono. Sono ENTRAMBI sicuri! Oggi non mi voglio dilungare su come vengono definite le soglie di pericolosità, è un argomento interessante ne ho parlato del mio libro La questione cibo e magari ci faccio un video dedicato perché è un argomento un po’ tecnico. Comunque la cosa importante da ricordarsi è che una derrata alimentare per poter essere venduta deve poter essere sottoposta a determinati controlli per assicurarsi che rispetti i limiti, ad esempio, di antiparassitari – motivo per il quale la grande distribuzione è quella che offre più garanzie perché più controllata, al contrario del “contadino” che non deve rispondere a nessuno. In breve questi limiti definiscono, per ogni sostanza, dei limiti di sicurezza da non superare. Da notare che queste non sono soglie di pericolosità. Per intenderci, la soglia di pericolosità è quella che se la superi ti viene, per dire, il mal di pancia o peggio, mentre il limite di sicurezza viene definito solitamente come 100 volte più piccolo della soglia di pericolosità, così anche se ti capita – non dovrebbe succedere, ma anche se ti capitasse – di superarlo, non ti succede niente.
Quindi il limite di sicurezza è cento, se non mille, volte più ampio della soglia di pericolosità, per cui la soglia di pericolosità sta ad esempio qui su, mentre il limite di sicurezza sta qua giù dove siamo TUTTI al sicuro. Come ho detto il baby food per legge ha dei limiti più bassi per cui sta un po’ più sotto però abbiamo già accertato che questo livello qui è sicuro ed è sicuro per tutti per tutte le fasce della popolazione anche per le fasce vulnerabili quindi direi di stare qui o di stare più in basso, o stare in cantina all’atto pratico non fa molta differenza. Vi faccio un esempio banalissimo: l’arsenico come sappiamo è un veleno ed è pure cancerogeno. Se ingerisci dell’arsenico muori e non ci sono dubbi. Tuttavia l’arsenico è anche presente naturalmente nell’acqua che beviamo nel limite massimo di 10 microgrammi per litro. Quindi che succede, appena beviamo un bicchiere d’acqua cadiamo stecchiti? Chiaramente no, dato che sto qui a parlarvi. Il limite di 10 microgrammi per litro è considerato sicuro per tutti, anche se quell’acqua viene bevuta per tutta la vita. Quindi puoi bere tutta l’acqua che vuoi e prima che l’arsenico che contiene ti faccia male sei affogato 100 volte. Ora immaginate quest’acqua e paragoniamola con un’altra acqua prodotta da Arsenio Lupin che mi dice l’acqua di Arsenio sia del tutto priva di arsenico. Questa acqua è più sicura rispetto all’acqua del sindaco perché ha meno arsenico? Assolutamente no! Fare questa distinzione non ha senso in quanto sono entrambe sicure perché entrambe rientrano nei limiti che sono ben al di sotto di una qualunque soglia di pericolosità anche per le fasce più vulnerabili della popolazione.
Quindi in conclusione l’EFSA che cosa ci ricorda? Che… il cibo è famiglia, il cibo è crescita, il cibo è comunità, il cibo è felicità e come tale lo dovremmo considerare. Il cibo di sicuro non è una medicina Ciao e alla prossima.
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