L’alimentazione complementare a richiesta (ACR) è stata per la prima volta (ri?)proposta in Italia a partire dal 2001 dal pediatra Lucio Piermarini, prima in diversi articoli e poi nel suo libro Io mi svezzo da solo!.
Qualche anno più tardi, nel Regno Unito, Gill Rapley e Tracey Murkett, arrivavano più o meno alle stesse conclusioni, che venivano riassunte nel libro Baby-led Weaning (BLW), che purtroppo nella versione italiana è andato al momento fuori stampa.
Si vede proprio che il materiale reperibile tramite la letteratura internazionale stava andando in quella direzione, dando spunti a entrambi per arrivare, supportati dall’osservazione della realtà, a trarre gli stessi insegnamenti e proporre qualcosa di molto simile.
Molto simile, ma non identico. Infatti, anche se si legge spesso “autosvezzamento o baby led weaning”, i due termini non sono veri e propri sinonimi. Gli approcci e i punti di vista sono molti simili, tuttavia ci sono delle differenze.
Proviamo a vedere quali.
Al di là del puro piacere di disquisire sulla questione, non voglio mettere a confronto due metodi, visto che metodi non sono (o quanto meno di certo l’ACR non lo è); fare questo paragone mi è utile invece per cercare di dipanare l’annosa questione dell’imboccare o non imboccare.
Piermarini e la coppia Rapley-Murkett provengono da due ambienti e culture ben diversi sia dal punto di vista dell’alimentazione che da quello delle abitudini che riguardano lo svezzamento. Se, da una parte, l’alimentazione complementare a richiesta si contrappone al classico calendario squisitamente italiano di introduzione degli alimenti e della pappa-piatto-unico preparata secondo uno schema pressoché uguale da decenni, la coppia Rapley-Murkett si contrappone invece, più semplicemente, al britannico “spoonfeeding”, cioè imboccare i bambini con cibi ridotti in purea (in genere cereali, frutta e verdure all’inizio, e poi interi piatti come può essere uno stufato di manzo e patate, ma frullati).
Quindi, se mettiamo a confronto l’autosvezzamento e il baby-led weaning (letteralmente “svezzamento guidato dal bambino”), la differenza principale che troviamo è nella maniera di proporre il cibo.
L’ACR di Piermarini parla di cibo della famiglia, sminuzzato, tagliuzzato e dato preferibilmente con le posate. Secondo Piermarini, infatti, è consigliabile inserire sin da subito le abitudini famigliari nella routine del bambino, comprese quelle dell’educazione a tavola; a che pro dare per scontato che mangiare significa pasticciare e sporcare se è possibile che non sia così?
Il BLW, invece, prevede l’uso praticamente esclusivo delle mani, e che il cibo sia proposto in maniera più naturale possibile (ad esempio frutta tagliata in spicchi e con la buccia) al fine di avvicinare il bambino al cibo così come esso è, per lasciarlo completamente libero e in totale autonomia e controllo della situazione.
Ad un primo sguardo, quindi, la differenza principale tra BLW e ACR è che l’uno non prevede assolutamente di imboccare, mentre l’ACR è più morbido sull’argomento.
Perché questa differenza?
Io una risposta credo di averla, cioè il punto è che sia BLW che ACR rappresentano entrambi una grossa novità che però si va a contrapporre a culture ed abitudini diverse e per questo motivo si focalizzano su cose diverse.
L’ACR è più diretto a risolvere i problemi e le fisime derivanti dall’utilizzo dei rigidi calendari di introduzione degli alimenti e dei piatti unici-pappe ed è proiettato invece alla condivisione della tavola (si mangia tutti insieme e tutti la stessa cosa) e a promuovere un atteggiamento rilassato nei confronti dell’alimentazione dei bambini e allo stesso responsabile a lungo termine.
Il BLW è più rivolto verso un approccio maggiormente naturale con il cibo, sono prevalenti i vari aspetti dell’esperienza: lasciare provare ai bambini consistenze diverse, forme, colori, e sapori individuali di ogni singolo alimento. Se vogliamo il “problema” maggiore, se così vogliamo chiamarlo, è l’attitudine quasi assolutista che alcuni hanno contro l’imboccare. Se da una parte capisco bene che imboccando si può finire per dare quel boccone in più che il bambino non vorrebbe – e questo è proprio il punto della Rapley – se è il bambino stesso a chiederti di aiutarlo, perché dovremmo dire di no?
E in comune cosa hanno?
Le basi: per entrambi conta che il pasto sia un momento felice e sereno, e il cibo deve essere complementare e a richiesta, che sono la vera rivoluzione.
Abbiamo già visto i libri “base”, e dopo qualche anno è uscito Autosvezzamento per tutti dove provo a fare una sintesi dei due mondi, il britannico e l’italiano, grazie soprattutto all’esperienza diretta che ho avuto. Per essere completamente sincero però devo anche ammettere che io, e di conseguenza anche il libro, pendo molto di più verso un atteggiamento molto rilassato sull’imboccare tipico dell’ACR, a patto che il genitore sia sempre pronto a farsi da parte quando il bambino glielo chiede, e questo causa sempre “scontri” (anche se scherzosi) anche in Italia tra le due fazioni.
Come dico sempre, se decidi di aiutare tuo figlio che te lo sta chiedendo di sicuro non sbagli e per certo non viene la polizia dell’autosvezzamento a casa per controllare quello che fai. 😀
E voi da che parte state? Imboccate o non imboccate?
Sminuzzate il cibo?
Pensate che il “vero” autosvezzamento preveda di non imboccare?
In altre parole, condividete la mia visione o avreste sottolineato aspetti diversi?
Nei commenti diteci la vostra!
29 risposte
non ho letto nessuno dei due ma ho notato che a istinto faccio entrambe le cose! dipende dal cucciolo! cioè credo che “ascoltando” le loro richieste capisci cosa fare!
Federica Pitu’ 😉 dacci la tua anglica opinione!
per quanto riguarda noi, avendo già bannato le pappine a metà svezzamento della prima figlia, con il secondo ci siamo direzionati verso il BLW ma senza stress, assecondando principalmente i momenti di gioco e di relazione che prevedono imboccature (io imbocco te, tu imbocchi me, sorella imbocca fratello, fratello imbocca orsetto, orsetto finisce in lavatrice etc). Già che non son metodi ma approcci la rigidezza la sentiamo insensata!
Secondo me no, ma per argomentare non ho tempo.
Credo che lmimpostazione mentale ACR non possa che essere alla base di un sano approccio al pasto, prenda in esame l’istinto a progredire dell’essere umano fin da bambino, qquindi anche verso il cibo ‘normale’, ma non si esprima sull’aspetto autonomia.
Il BLW, amplifica invece questo secondo aspetto.
Li ritengo complementari anche se con molti punti in comune.
Cioè, un ACR di base che non trascuri l’opportunità di cavalcare anche l’istinto verso l’autonomia del BLW.
io Piermarini
ho letto il libro di Piermarini e altre cose ma non il libro sul led-weaning…direi che stiamo procedendo con una mediazione tra i due “approcci”, la nostra piccola mangia in parte imboccata con il cucchiaio (o forchetta o mani nostre) e in parte adora, ma proprio adora prendere cose e portarle alla bocca per masticarle (con solo due denti!)….diciamo che dopo un pò si stufa di essere imboccata e vuole sperimentare. Tendenzialmente non fa grossi pastrocchi o lancio di cibo o sputazzi, anzi…ma capita che quando l’interesse per la cosa che sta mangiando diminuisce (o perchè è sazia o perchè è stanca) ci giochi un pò piastricciando senza mangiare…non so, noi con questo sistema misto ci troviamo bene, sembra essere funzionale sia al principio dello scegliere cosa mangiare sia a quello della educazione a tavola…insomma una via di mezzo ci vuole sempre!
FilippoCrostella infatti è la stessa cosa che è capitata a me con entrambi i miei figli. un po’ e un po’, l’importante è che si mangi insieme e tutti le stesse cose. gradualmente si arriva alla completa autosufficienza intorno all’anno (dove per autosufficienza intendo completa padronanza di cucchiaino, forchetta e bicchiere). e poi a 1 anno e mezzo imparano a cucinare! 😀
no scherzo è che il mio piccolo ora (19 mesi) non solo sceglie cosa mangiare prima dal suo piatto ecc. ma anche fa gli accoppiamenti (tipo infilza insieme un pezzetto di zucchina + uno di pollo), o la scarpetta, o per esempio stamattina ha buttato un biscottone nella tazza con il latte, lo ha spezzettato col cucchiaino, inzuppato bene, e poi mangiato a cucchiaiate. e con che perizia! il tutto col fratello di 4 anni che lo guardava e lo ha imitato subito dopo. lì x lì lo trovi buffo, ma sono soprattutto soddisfazioni, vedere un bambino che si gode il cibo così 😉
CosmicMummy1976 FilippoCrostella
Il mio da un po’ che fa tutti sperimenti, ha passato un periodo che qualsiasi cosa mangiava la buttava nel bicchiere con l’acqua, girava bene,beveva dall’acqua e poi mangiava dal bicchiere 😉 infatti abbiamo passato un periodo che si beveva solo a fine pasto… heheeh 😉
Noi siamo proprio in questa fase da un po’…16 mesi
Almeno ha smesso di lanciare qualsiasi cosa a terra, ora quando non vuole qualcosa la allontana o c’è la passa
@Elena CosmicMummy1976 FilippoCrostella si da questa fase passano tutti… ma qui dagli esperimenti più o meno casuale (si butta tutto dentro e si vede che succede) si è passati alla consapevolezza: butto il biscotto dentro e me lo mangio, e quando ho finito te ne chiedo pure un altro. alla fine della colazione, e dopo 4 o 5 biscotti (tipo “campagnole” mulino bianco, belli grossi) la tazza è vuota e senza nessun versamento. le cose ormai si fanno con cognizione di causa, ma ovviamente non sarebbe potuto succedere se non gli avessi lasciato fare le schifezze nei mesi precedenti 😉
Io ho letto solo il testo in inglese, Piermarini non era disponibile nella biblioteca e quando ormai potevo prenderlo, non mi serviva più. Cmq, io ho cominciato con finger food e solo dopo qualche mese, quando lui ha cominciato ad andare al nido, ho introdotto il cucchiaio, purtroppo al nido non potevamo stare con lui 1 ora a tavola e lo imboccavano,quindi di seguito voleva essere imboccato anche a casa. Quindi alla fine abbiamo fatto una cosa mista perché anche nell’imboccarlo era lui che sceglieva esattamente quale fusillo o penna voleva o quale pezzo e guai se gli davi un altro! 😉 Cmq, già dall’inizio, come indicato nel libro, gli lasciavo il cucchiaio “precaricato” e lui lo portava alla bocca il che significava che cmq le zuppe e minestre non le ha quasi mai mangiate (più per una praticità mia 😉 ). Solo più tardi ho introdotto questo tipo di cibo ma non era nemmeno un’esigenza visto che non le facciamo spesso perché nn piacciono nemmeno a me 😉
@Elena strano che al nido lo imboccassero tanto, la mia esperienza invece è che proprio al nido i bambini imparano presto a mangiare da soli visto che le maestre non hanno tempo di imboccarli uno per uno e un po’ anche per imitazione dei più grandi, soprattutto se hanno fame, imparano presto ad arrangiarsi. in genere sono quelli che non sono andati al nido che arrivano alla materna che ancora non sono in grado di mangiare autonomamente! che poi mi fa un’impressione vedere un bambino che ha più di 1 anno con le braccia penzoloni che apre e si fa infilare del cibo in bocca passivamente… eppure se ne vedono tanti, anche di 4 anni!
CosmicMummy1976
Ma guarda che lui aveva9 mesi quando è successo al nido e considera che a casa per mangiare ci metteva più di 1 ora facendo tutto con le mani e sperimentando con la forza di gravità 😉 Andava poi in un micronido,quindi pochi bambini . Infatti quando siamo tornati a settembra era già diverso 😉 e ora che va in un nido normale mangia ormai benissimo sia con cucchiaio che con forchetta e usa anche il coltello (ci sta provando). Solo che ormai ha quasi 2 anni
@Elena CosmicMummy1976 si le situazioni sono tutte diverse, comunque in genere dopo l’anno cambia anche il modo in cui mangiano nei nidi… mi sembra che alla fine tuo figlio sia ugualmente autonomo 😉 ne conosco tanti invece che vanno alla materna senza aver mai preso in mano un cucchiaino!
io solo Baby-Led weaning
Io l’ho appena terminato (quello di Piermarini) 😀
io non so cosa teoricamente sia AS e cosa no. ma penso che imboccare, sminuzzare, schiacciare, usare la pastina invece che la pasta grande, grattuggiare la mela, ecc. sia per le prime esperienze di aiuto e non vedo cosa ci sia di male, ovviamente passando poi gradualmente a pezzi sempre più grandi, lasciando che il bambino metta le mani nel piatto o provi a usare da solo il cucchiaino. i bambini poi fanno progressi in fretta, alcuni sono più pigri, altri non si farebbero aiutare nemmeno sotto tortura… spesso si fa il paragone con il camminare, si dice che ogni bambino ha i suoi tempi e cammina quando si sente pronto. noi adulti però lo guardiamo, lo incoraggiamo, gli diamo la manina finchè non si sente sicuro, lo aiutiamo a rialzarsi e lo consoliamo se si fa male. lo stesso vale per il cibo e per tutte le conquiste che portano all’autonomia dei nostri piccoli. credo che hai ragione, non ho letto il secondo libro ma sicuramente c’entra molto la differenza culturale fra i due autori e il contesto in cui vivono. basti pensare a quanto diversa è la cultura gastronomica dei loro paesi di origine! quindi forse sono di parte, sicuramente sono influenzata dalla mia connazionalità, ma credo di essere più vicina alla filosofia dell’AS.
CosmicMummy1976
BLW dice che se tu imbocchi il bambino alla fine non è lui stesso a scegliere cosa e quanto mangiare. E poi cmq non ha la stessa esperienza piena col cibo
@Elena CosmicMummy1976 si lo so ho letto qualcosa ma non il libro quindi non so nulla di più di quello che mi hai scritto. e sinceramente dopo aver svezzato 2 bambini con successo a modo mio (e soprattutto dopo averne svezzato uno senza aver mai sentito parlare di AS ma di fatto seguendone le idee di base) non credo che avrò voglia di leggere un altro libro. preferisco dedicarmi a letture di un altro tipo 😉
Solo quello di Piermarini.