A me ha detto davvero bene: la pediatra di mio figlio mi ha messo di fronte il ventaglio di opzioni: svezzamento tradizionale o autosvezzamento, dandomi dei consigli per entrambi, ma lasciando a noi la libera scelta. Credo che tutti dovrebbero comportarsi in questo modo!
Quello che avete appena letto è un commento a un post Facebook pubblicato sulla nostra pagina. Il commento era in risposta alla domanda dove si chiedeva fondamentalmente cosa fare se il pediatra non supporta (o forse dovrei dire “non sopporta”) la scelta che il bambino si svezzi da solo. Tra le tante risposte arrivate quella che si è rivelata la più popolare, usando come metrica i like che ha ricevuto, è quella del pediatra che offre tutto il ventaglio di opzioni e poi lascia scegliere al genitore. Mi sembra logico.
Il pediatra mette a disposizione tutte le varie possibilità e poi il genitore sceglie in autonomia. Fine dell’articolo, non c’è nient’altro da dire. Però se devo essere sincero, e a mio modesto avviso, l’opzione del pediatra che offre il ventaglio delle opzioni non è la soluzione ideale, anzi. Prima però che vi dica perché la penso così, vi voglio ricordare se non l’avete già fatto, di iscrivervi al canale di autosvezzamento.it e di premere sulla campanella per assicurarvi di ricevere tutte gli aggiornamenti. Vi siete iscritti? Avere premuto sulla campanella? Dai, aspetto che lo facciate poi continuiamo…
Che c’è che non va nel dire che ti vengono offerte tutte le opzioni disponibili? Il problema fondamentalmente è che si equiparano due cose che equivalenti non sono. Quello che bisogna accettare e che l’autosvezzamento è la norma biologica. Poi ci possono essere centomila motivi per i quali non si può seguire la norma biologica, per cui si è obbligati a cercare altre strade. Però l’idea che il bambino inizia a mangiare quando è pronto e quando lo dice lui, che si condivida il cibo della famiglia, che il bambino mangi le quantità che dice lui è chiaramente la norma biologica e rappresenta la maniera in cui siamo stati fatti.
Non c’è bisogno di andare a fare uno studio scientifico sull’argomento, è una verità ovvia come dire che il cielo è blu e l’acqua è bagnata.
In questo senso offrire come equivalenti l’idea che un bambino si possa svezzare da solo, oppure debba seguire uno svezzamento tabellare, medicalizzato, tradizionale, chiamatelo come volete, dà un’idea distorta di quello che è la realtà.
A nessun bambino cresce il terzo braccio per aver mangiato la farina di mais e tapioca.
A nessun bambino cresce una seconda testa per aver mangiato un omogeneizzato.
A nessun bambino verranno le turbe della personalità se mangia tutto frullato.
Tuttavia non si può far passare l’idea che queste siano tappe obbligate o che questo approccio sia equivalente alla norma biologica. Ugualmente non si può andare a dire un genitore che può seguire la tabella X e cominciare con il mais e la tapioca o quello che è, oppure può ignorare la tabella e dar da mangiare al bambino quello che vuole senza particolari accorgimenti.
Poi uno si sorprende perché i genitori sono confusi? Non puoi dire che una cosa e il contrario della stessa – segui la tabella o NON seguire la tabella – siano vere allo stesso tempo. O è vera l’una, o è vera l’altra; NON ci possono essere vie di mezzo. Inoltre, come fai a dare i pro e i contro di quello che rappresenta l’autosvezzamento, ovvero la norma biologica? Stiamo scherzando?
Secondo me, e magari mi sbaglio, quando un pediatra ti dice che ti vuole offrire il ventaglio delle opzioni a disposizione semplicemente non sa o non ha ben capito che cosa sia l’autosvezzamento; né sa o ha ben capito da dove viene lo svezzamento medicalizzato tabellare tradizionale.
Capisco perfettamente che il pediatra si trova tra l’incudine e il martello perché spesso e volentieri se non ti dà la tabella il genitore medio ci rimane male e poi vai su internet e se ne scarica una random – dopo aver detto peste e corna del proprio pediatra su Facebook. Per cui la strada più semplice, dal punto di vista del pediatra, può sembrare quella che di offrire al genitore tutte le possibilità; poi se la cava lui.
Però devo essere sincero, e sempre a mio parere, questo NON è davvero d’aiuto al genitore. Un po’ perché il genitore viene trattato da stupido, e un po’ perché al genitori non si insegna niente, e non solo si perpetuano i soliti miti, ma se ne creano anche di nuovi – tipo l’equivalenza tra la norma biologica e lo svezzamento tabellare, che così diventa anche lui la nuova norma biologica.
Ci vorrebbe una direttiva dall’alto, ovvero dal ministero che chiarisca una volta per tutte, e SENZA intrallazzi dall’industria del baby food, come davvero dovrebbe funzionare lo svezzamento. Se l’ho capito io davvero non è rocket science, come dicono gli inglesi.
Altri paesi ci sono riusciti non vedo perché non ci debba riuscire anche l’Italia. In mancanza di questo, il pediatra non può fare altro che mostrare qual è la norma biologica alla quale tutti i bambini si possono attenere tranquillamente. Se poi il genitore è impossibilitato per millemila motivi, per carità, uno più valido dell’altro, allora si cercheranno delle strade alternative, che esistono. Se uno deve seguire un percorso che non è quello più semplice, ci sono delle cose che si possono fare, mica c’è da vergognarsene.
Allo stesso tempo però è inutile stare a perpetuare l’idea della tabella dell’introduzione degli alimenti, dalla quale ho parlato in altri articoli e sulla quale non voglio tornare qui. È inutile stare a insistere sul fatto che il bambino debba mangiare entro una certa data tot grammi di questo o di quello. Queste sono cose che veramente non si possono più sentire.
Ciò non toglie che il genitore che si trova in una determinata situazione e debba affrontare il percorso lo svezzamento con il figlio in modo diverso, può farlo senza problemi nella consapevolezza che non gli crescerà un terzo braccio o una seconda testa, e che non gli verranno le turbe della personalità, e con il supporto del pediatra.
Però credo che sia una questione di onestà intellettuale da parte del pediatra, pagato dai contribuenti non dimentichiamoci, offrire un’informazione che sia la migliore possibile, non perché vuoi mettere davanti al genitore un ventaglio, una scelta illusoria, ma perché vuoi che il genitore risulti un minimo consapevole. Quindi i ventagli lasciamoli perdere; li useremo per sventolarci quando è estate che fa caldo, ma in questo contesto al pediatra e al genitore davvero non servono.
Se il pediatra esordisce facendo un discorso di possibilità tra cui scegliere, i campanelli di allarme dovrebbero cominciare a suonare perché sappiamo in partenza che con tutta probabilità il consiglio che ci darà non sarà proprio dei migliori. Non che voglia minare la fiducia che uno ha nel proprio medico; è semplicemente un dato di fatto. Non c’è niente da dire.
Poi c’è chiaramente il caso in cui il pediatra non vuole sentire parlare di autosvezzamento neanche da lontano; per lui esistono soltanto la tabella, lo schemino e le modalità tradizionali. Non c’è problema va benissimo, l’ho già detto in un altro video: se vi fidate del vostro medico e non vi sentite di fare in altro modo, seguite quello che dice il dottore che tanto il bambino crescerà ugualmente. Se invece vi sentite sufficientemente pronti e sicuri in voi stessi, vi consiglio di non mettervi neanche a discutere perché non ne vale la pena. Dopo tutto non si parla di pratiche mediche, ma, diciamolo tutti assieme in coro DI NORMA BIOLOGICA!.
E a voi cosa ha consigliato il pediatra? Vi ha consigliato lo svezzamento tradizionale medicalizzato tabellare o l’autosvezzamento o entrambi? Come vi ha presentato la situazione? Raccontatemi nei commenti! Ricordate che raccontare le vostre esperienze risulterà sempre utilissimo a chi verrà dopo di voi e che quello che è capitato a voi di sicuro capiterà a altre cento altre persone.
Ciao, raccontate la vostra storia, e alla prossima.
9 risposte
Ciao, la mia bambina ha 11 mesi. Non ho chiesto consigli al pediatra su come introdurre cibo solido. Forse perché mi sono affidata molto alla mia professione, sono una biologa, è ancora di più, al mio istinto di mamma. Anche con l’allattamento, se avessi ascoltato il pediatra avrei smesso il primo mese, (ma quella è un’altra storia). Adelaide ha iniziato a voler assaggiare qualcosa di diverso dal mio latte oltre gli 8 mesi. Non l’abbiamo mai forzata e abbiamo rispettato i suoi tempi. Certo la pediatra mi ha dato le famose diete, a ridosso dei sei mesi, ma sia io che mio marito le abbiamo prese, lette e ignorate. Credo davvero che questo passaggio fondamentale della vita di ogni bambino, debba essere sdoganato dalla medicalizzazione e restituito al buon senso familiare. Didì non ha mangiato un solo omogenizzati, mangia quello che mangiamo noi, con qualche accortezza.. Resto convinta che il baby food abbia ancora tanto successo grazie alle mamme poco istruite, che sono quelle che fanno più figli e che più si affidano ciecamente a ciò che raccomanda il pediatra, o peggio la pubblicità, con lucida inconsapevolezza! Mi fa ridere sta storia del sale, ma davvero le mamme non si rendono conto che quando caricano di parmigiano le pappe stanno insaporendo anche di sale? Senza parlare del fatto che i bimbi non conoscono così i sapori e tutto sa di formaggio. Preferisco aggiungere poco, pochissimo sale e fare gustare cibo vero e nutriente! I pediatri ahinoi, ne capiscono poco di allattamento è ancora meno di alimentazione!
Grazie della testimonianza 😉 ce ne vorrebbero di più.
il mio bimbo ha quasi 9 mesi, ho iniziato lo svezzamento a 6 mesi compiuti seppur la pediatra mi aveva detto di iniziare già da qualche settimana, quando le ho detto che volevo qualche consiglio sull’autosvezzamento la sua risposta è stata “guardi signora non sono molto d’accordo su questa tipologia di svezzamento, ad un convegno hanno detto che sono aumentati i casi di soffocamento” a questo ho risposto che comunque non avevo intenzione di iniziare dandogli spaghetti alla carbonara, ho comunque iniziato lo svezzamento in modo classico, i primi 2 tentativi con la pappina di mais e tapioca sono andati malissimo, da conati di vomito, al secondo tentativo dopo il rifiuto di mangiare la pappa gli ho fatto assaggiare il passato fatto con le verdure del brodo e condite con olio e parmigiano, perché la regola era niente verdure per i primi giorni e per non buttarle le avevo preparate per me, ed è finita che io ho mangiato un toast, così oggi Thomas mangia la sua pastina con passato di verdure e la sera la pasta con il formaggino, non gli dò tutto perchè il suo papà ha delle allergie alimentari e ho paura che possa essere soggetto ad averne anche lui, cerco pian piano di fargli assaggiare tutto quando ne fa richiesta. Insomma è una modalità autogestita di svezzamento ma vedo che mangia volentieri e continuo così, purtroppo non avendo una pediatra che appoggia la mia scelta è difficile portarla avanti ma non mi arrendo.
Il nostro pediatra ai sei mesi del bambino ci ha presentato la ricetta per la pappa a base di brodo vegetale con l’aggiunta di sempre più alimenti (la carne omogeneizzata, nemmeno frullato perché altrimenti ci sarebbe troppa aria!). Poi alla mia domanda cosa pensa dell’autosvezzamento ha detto “È presto! Per l’autosvezzamento il bambino deve poter stare seduto da solo.”
Da questo ho capito che non sa molto o niente sull’autosvezzamento. Pensa forse che significhi semplicemente dare del cibo in forma di pezzi interi al posto delle pappe.
Sì, la storia dell’aria nella carne frullata è un classico 😀
Ciao a tutti! Sono mamma di un bimbo di 5 mesi e sto leggendo molto sull’autosvezzamento. Sono partita molto scettica e piena di pregiudizi pensando fosse una moda e sono giunta alla conclusione che credo sia il metodo corretto per me e il mio bimbo per fargli scoprire e amare il cibo. Ora più che altro vi scrivo per avere sostegno morale in quanto devo acquisire sicurezza per farlo capire ai nonni 🙂 il bimbo per ora sta sulle nostre ginocchia durante i pasti perché non si regge ancora da solo da seduto, è curioso e ad oggi ha assaggiato arancia e yogurt.. va bene così? Avete qualche parola di incoraggiamento per una novellina? Spero di star facendo bene!
Chiara, l’autosvezzamento è la norma, per cui non può essere un metodo 😉
Detto questo, tu fatti guidare dal tuo bimbo che non ti sbagli 😀
La mia pediatra assolutamente convinta dello svezzamento tradizionale (tanto da darmi addirittura la ricetta per preparare il brodo di verdura per diluire la tapioca…). Io mi sono fidata ma, dopo una settimana di tentativi e pappine gettate, ho pensato di fidarmi di Amira che invece voleva mangiare diversamente, senza essere consapevole di avere scelto l’autosvezzamento. Anzi, con la consapevolezza di non avere scelto io alla fine. Questo sito l’ho scoperto per caso solo qualche mese dopo.
Sono consapevole di avere avuto la possibilità di assecondare questo processo naturale di Amira, potendo stare sempre con lei nei momenti dei pasti, decidendo di non lasciarla con baby sitter o nonna (pro pappine, ma capirai… io sono nata nell’80 e mia mamma nel boom economico del dopoguerra). Poi a un anno ha iniziato il nido e lei è andata alla grande perchè mangiava come a casa.
La fortuna più grande per me è avere capito da quasi subito che con Amira dovevo applicare lo stessso approccio anche in altri momenti decisivi legati alla sua crescita e autonomia (e non a caso molto stressanti per mamme e genitori): se e quando togliere la tetta, quando togliere il pannolino, …
Quindi forse il pediatra ideale per me è quello che sullo svezzamento consiglia ai genitori di ascoltare e osservare i bimbi e fidarsi di loro. Voi che dite? Troppo vago?
Eleonora
Troppo vago, assolutalmente no!
Anzi, dico la stessa cosa qui:
https://www.youtube.com/watch?v=R5cmJXuVcRQ