Tra le tante ansie che attanagliano i genitori dei bambini autosvezzanti (e non) c’è lo spauracchio del rientro al lavoro.
- Come farà con la nonna che si fa venire le ansie?
- Le educatrici del nido non mi danno retta.
- Prende ancora tantissimo latte e il biberon gli fa schifo.
- … (spazio per il TUO problema)
La lista potrebbe essere lunghissima, ma credo che ci siamo capiti. In sostanza accanto alla comprensibile ansia da separazione che accompagna il rientro a lavoro, per alcuni si aggiunge anche la preoccupazione di come far mangiare il proprio piccolo quando non ci sono i genitori a disposizione per alcune ore del giorno.
Nell’arco dei mesi e degli anni ho letto sulla nostra pagina FB molte storie di genitori che hanno dovuto fronteggiare il rientro al lavoro prima di quando lo desiderassero, ma ho anche notato che i problemi che all’inizio sembrano insormontabili piano piano si risolvono da soli ed emerge un nuovo equilibrio sufficientemente soddisfacente sia per i genitori che per il bambino (e per la nonna o l’asilo o chi per loro).
Per quanto mi riguarda, noi siamo stati fortunati in quanto non abbiamo parenti nelle vicinanze, nel nostro asilo è previsto solo un menù uguale per tutti (se vuoi le pappe te le devi portare…) e il latte non la faceva già più da padrone quando le bambine sono andate all’asilo, così il problema non si è proprio posto.
Tuttavia mi rendo conto che non è per tutti così e che le problematiche, e le possibili soluzioni, sono tantissime.
È anche vero però che spesso i problemi ce li creiamo dove, forse, non esistono, e montagne in apparenza insormontabili, con il senno di poi, si rivelano solo dei dossi
Questo spazio è dedicato a raccogliere le storie di genitori che raccontano il loro rientro al lavoro. Scrivete nei commenti quali problemi avete dovuto affrontare e come li avete risolti, chi vi ha aiutato e chi vi ha remato contro. L’importante è mettersi nei panni di chi ci deve ancora passare in modo da offrire sia sostegno che suggerimenti così da far trovare a tutti i genitori la soluzione che fa per loro.
218 risposte
In realta’ al “problema” devo rientrare al lavoro- come faccio ci siamo piu’ o meno passati tutti: pochissimi hanno avuto la possibilita’ di rimanere, coem fonte di nutrimento, a disposizione dei figli :-).
In realta’ paradossalmente forse e’ piu’ facile quando si torna a tre /quattro mesi che a sette/otto: mentre nel primo caso e’ piu’ o meno “accettato” che il bambino si nutra solo di latte (e a quel punto non rimanfgono che due alternative. tirarlo- e ci sono tutta una serie di strategie possibili da attuare) e passare al la almeno per quanto si e’ via. Si scopre comunque che molto spesso i bambini si adattano alle assenze materne e non devi tirarti un ettolitro, ma molto di meno, perche’ il bambino tendera’ a compensare quando la madre e’ presente.
Personalmente sono tornata intorno a 7 mesi di mia figlia. I suoi erano solo assaggi, e cosi’ ha continuato ben oltre l’anno. Fino all’anno mi sono tirata il latte, ma lei anche si quello non ne prendeva molto (quindi non era difficile produrlo), poi aveva pian piano incominciato a mangiare minestre (tipicamente cereali e legumi, cereali e verdure con formaggio- carne non ne mangiava e non tollerava il pesce) come le avremmo preparate per noi: la babysitter comunque la faceva mangiare da parte, ma mi rendo conto che e’ una cosa un po’ complicata da chiedere: “mettiti a tavola e mangia e allungagli qualcosa se lo chiede”. Un genitore, forse, riesce a stare manzo, ma un’altra persona, a cui viene affidato un bambino piccolo, che non ci riesca per me e’ normale. E’ un po’ piu’ semplice coi nidi, dove le educatrici sono abbastanza abituate al fatto che i bambini pian piano si gestiscano da soli.
Quindi per rosanna scaraggi: io ti direi di farti delle piccole scorte di latte, e poi eventualmente pensare (dipende da quanto tempo stai lontana, e la bambina con chi rimane) di lasciarle tante merende piccole (frutta yoghurt), preparare piatti unici di tipo minestre, abbastanza semplici da gestire, e confidare nella fortuna :-). A volte i bambini ci stupiscono nella rapidita’ a recepire cambiamenti e ad adattarsi alle situazioni.
P.S. ieri ha assaggiato dal mio piatto spaghetti con gli scampi, bietole e uno spicchio di arancia…dopo però ha voluto il latte…
Rosanna Scaraggi, ho riletto l’intervento di Filippo Crostella, e mi sembra OK. Quello che dice è molto vero in generale (non so se nel tuo caso sia così… abbiamo solo le poche parole del tuo intervento a guidarci). È un fatto che molti genitori se il bambino non fa la cosa X entro Y giorni vanno in paranoia, mentre non 99/100 non c’è niente che non vada… Alcuni bambini raggiungono determinati step prima, altri dopo.
Mi dirai che magari il suo intervento è un po’ fuori tema in quanto il tuo “problema” sta nel fatto che rientri a lavoro per cui non sei sicura di come gestirti. Dai un’occhiata sul blog. Sono arrivate alcuni commenti di genitori con “esperienza” e forse ti potranno essere di ispirazione.
L’importante è rimanere SEMPRE manzi 🙂 /Andrea
Filippo Crostella. Nonostante sia d’accordo con la filosofia di base del tuo discorso, le tue parole mi hanno ferito. La mia richiesta di aiuto non era relativa all’emancipazione/autonomia della bambina o alla sua capacità di acquisire delle tappe prima degli altri bambini. Se avessi questa impostazione educativa avrei ceduto a quelli che mi dicevano di aggiungere una poppata di latte artificiale ( così dormiva tutta la notte) o di farla piangere all’infinito qualora volesse il seno prima delle tre ore ( bisogna far vedere subito chi comanda). Ora credo che la relazione mamma-bambino sia basata soprattutto sul nutrimento, dai primi attimi di vita…prima la placenta, poi il seno, poi ( non escludendo il precedente) i cibi solidi, anche quelli scelti con cura e amore. A metà marzo dovrò lasciare la bambina per alcune ore e sono preoccupata circa la gestione dell’alimentazione da parte della babysitter o dei nonni. Dovrò dare loro pure qualche indicazione. Il forum doveva parlare delle esperienze personali di autosvezzamento e lavoro… mi sarei aspettata post tipo: tirati il latte… portatela insieme…non certo una paternale sullo sviluppo infantile. E te lo dico in coda: sono un medico neo-specialista in pediatria e per rifuggire dai cattedratici insegnamenti universitari ho sposato la tesi dell’allattamento a richiesta e dello svezzamento complementare a richiesta. Per esperienza personale ne sto constatando le difficoltà…ma sono coerente con la mia visione delle cose. Semplicemente come faccio a consigliarlo a chi deve tornare a lavorare a 3 mesi? Non sono polemica…credo di aver bisogno dei consigli di chi ha già vissuto questa esperienza!
Io
devo dire che ho un´esperienza positiva, ma anche una situazione molto
fortunata.
Sono tornata a lavorare
quando Sofia aveva 4 mesi, portandola al nido aziendale, questo significava
averla vicinissima, per qualsiasi evenienza, e poterla andare ad allattare.
Essendo un micronido, il
cibo viene portato dai genitori. Finché sono piccoli il genitore porta per il
proprio figlio, quando sono piú grandini (circa dall´anno in poi), si inizia a
condividere con gli altri.
In ogni caso quando Sofia ha
iniziato era l´unica “piccola”, gli altri erano tutti attorno ai 3
anni. A casa ovviamente facevamo autosvezzamento e io raccontavo alla maestra
cosa facevamo. All´asilo prima ho aspettato un pó (tanto potevo allattarla),
peró poi ha iniziato a mostrare interesse quando gli altri bimbi erano a
tavola, dato che ormai era un “gioco” a cui era abituata anche a
casa. Ho iniziato a darle dietro cose semplici, tipo yogurt, banana, cetriolo,
gallette di riso. Ai primi di aprile, quindi aveva 7 mesi, la maestra mi ha
proposto di provare a non andare ad allattare, e se c´era bisogno mi avrebbe
chiamato. Si
é mangiata una banana e uno yogurt e mi ha aspettato fino alle 3.
Da
lí in poi ho deciso di portarle delle “pappe” fatte da me, niente
brodi, ma piú stile “tedesco”, quindi di solito patata, una verdura
(carota, zucca, zucchina…) e una fonte proteica (carne, pesce, legumi),
frullate. Questo l´ho deciso per semplificare la vita alla
maestra. Nel frattempo le raccontavo sempre cosa mangiava intanto Sofia la
sera, o nei finesettimana, perché ovviamente faceva molti progressi. Un giorno
la maestra mi ha detto che le aveva “rubato” le penne dal piatto e se
ne era mangiate tre.. e io “te l´ho detto che a casa si mangia la
pasta”.. da quel giorno mi ha dato l´ok per portare pasta (o altro che
ritenevo). Era il 26 aprile (Sí, l´avevo segnato sul diario alimentare), quindi
Sofia aveva circa 7 mesi e mezzo, e mangiava all´asilo da poco meno di un
mese…. quindi direi che siamo andate bene!
Questa é la mia esperienza,
se devo riassumerla in poche parole direi che:
1) in assenza della mamma i
bambini si adattano e aspettano..poi faranno il pieno
2) non si confondono se
fanno autosvezzamento a casa e pappe all´asilo o coi nonni o la babysitter
3) spesso sono i nonni (o le
maestre) a rendersi conto che possono mangiare cibo “da grandi”
Ho ripreso a lavorare quando aveva 9 mesi, all’inizio facevo 6 ore e lui stava da una tagesmutter fantastica….. un po’ gli portavo io cose fatte da me e un po’ le dava lei le cose che faceva per gli altri bimbi. Proprio stando con gli altri ha iniziato a pranzare (fino a 8 mesi è andato di sola tetta). Ho ripreso il tempo pieno quando aveva 1 anno e mi son resa conto che quando non c’ero io mangiava tranquillamente di tutto senza problemi poi quando mi vedeva recuperava le ciucciate. Adesso va al nido anche lì mangia tranquillamente di tutto e da slo
una questione che attanaglia molti genitori (navigati e non). il fattore tempo. mio figlio ancora non cammina, mio figlio ancora non parla. mio figlio ancora non ha detto mamma (ma quello della mia amica, oh, lui a 3 mesi ha recitato a memoria la divina commedia e mangiava 8 porzioni). insomma, cari genitori, proviamo a liberarci dall’idea che i bambini siano tutti uguali e se è vero che esistono in linea generale delle fasi cronologiche di sviluppo, è vero anche che lo sviluppo è un processo continuo e non una serie di step discontinui per cui a 8 mesi un bambino deve GIA’ saper mangiare un piatto intero, aver detto mamma (o papà!) e imparato a contare senza le dita. sto esagerando ovviamente, per dire che dobbiamo sempre tenere un occhio di riguardo al percorso e allarmarci-preoccuparci quando ve ne sia ragionevolmente il motivo. ma se consideriamo il bambino come una persona dotata di istinto, intelletto, preferenze (come noi del resto) allora possiamo stare piuttosto tranquilli. (posto che i genitori per definizione non sono tranquilli mai!). continua con il tuo latte e continua con gli assaggi, fagli provare tante cose diverse (ovviamente sempre se fanno parte anche del tuo modo di mangiare). una cosa con esclude l’altra. abbi pazienza, molta, anche quando a volte sembra non gradire. soprattutto non forzarlo. non serve. se non a costruire l’idea che mangiare è una cosa brutta. è come se mentre sta imparando a camminare lo forzassi a stare in piedi anche se poverino non ce la fa per più di 10 secondi. secondo te quanto ci metterebbe per mettersi in piedi, di più o di meno?
Ciao a tutti, vi porto la mia esperienza perchè amo condividerla su questo argomento in quanto per me è stata, anzi è, un’esperienza di successo.
Elena ha iniziato il nido quando aveva 10 mesi e già aveva
una buona dimestichezza con le manine e la presa a pinza. Alla riunione
pre-inserimento mi hanno chiesto di compilare un foglio con le cose che la
bambina aveva già assaggiato. Io l’ho restituito in bianco dicendo che non
potevo dato che erano moltissimi! Allora mi hanno chiesto che cosa non avevo
introdotto e io ho detto che avendo a casa il menù di quello che mangiavano a
scuola non c’era problema, che dessero pure tutto,poi avremmo verificato insieme eventuali
intolleranze.
Ho vietato loro di dare omogeneizzati e di forzarla; di
imboccarla solo se lo avesse desiderato o richiesto. Loro in questo si sono
dimostrati molto aperti tant’è che ho scoperto che come attività formativa di
quest’anno hanno inserito delle ore di manipolazione e preparazione del cibo. Non
forzano mai i bambini a mangiare e non creano escamotage. Elena fin dal primo
giorno ha mangiato con ibimbi grandi
seduta a tavola nella seggiolina. Vi dico solamente che la cuoca andava a
guardarla mangiare tutti i giorni. Alla fine mi hanno chiesto riferimenti e
documentazione (che sto inoltrando a volontà) sull’autosvezzamento!
Inoltre per quanto mi riguarda non ho trovato da parte di
parenti e persone amiche alcuna ritrosia nei confronti dell’autosvezzamento
ANZI! Erano tutti estremamente colpiti e soddisfatti (soprattutto i nonni che
erano orgogliosi di questo mio approccio “ai modi di un tempo!”). Perciò un
successone! Perciò mamme (e papà!) coraggiooooooooo! Un saluto a tutti,
Carlotta Rodeghiero
Rosanna Scaraggi chiede:
aiuto! ho seguito tutti i consigli dell’autosvezzamento, condivido appieno il concetto e confido nella capacità di auto-gestione della mia seconda bambina ( quindi non sono alle prime armi), ma Sara nonostante stia con noi a tavola da sempre continua a preferire il seno e non fa che piccoli assaggini. tra qualche giorno compie 8 mesi e a metà marzo dovrò tornare a lavorare. che faccio? mi converto a pappine e intrugli? non mi va affatto!
@Autosvezzamento – La pagina ufficiale di http://www.autosvezzamento.it
a 8 mesi e’ normale che faccia solo assaggini! c’e’ chi si mangia subito il piattone di pasta e chi (come mia figlia) mangia un fusillo rigirandolo tra le mani per un’ora! 🙂 secondo te se passi alle pappine, mangera’ di piu’? e come? forzandola? non e’ mai la scelta giusta (forzarla, intendo)
se ti puo’ aiutare a stare piu’ tranquilla, viola ha iniziato a mangiare “seriamente” appena dopo l’anno. e non ha mai mangiato una pappina 😉
Matteo ha cominicato il nido a 12 mesi, part-time; nella struttura hanno menù differenziati e io ho chiesto che gli dessero quello dei più grandi- perchè molti ancora ad un anno di vita mangiano tutto frullato o_O Le maestre si sono sorprese della richiesta – non avevano sentito mai parlare dell’ACM, pur essendo nel centro di Torino, come si sono soprese che mangiasse da solo, ma ci hanno accontentato. Anche lui come la bimba di @carlotta rodeghiero in realtà mangia spesso solo il primo e poco più. Quello che mi sento di consigliare è più che altro di insistere con le maestre per non forzare mai. Però se Matteo fosse stato più piccolo (tipo 7 mesi) e l’avessi dovuto lasciare tutto il giorno io avrei scelto le pappette (senza omogeneizzati, ma con la cosa fresca). L’unica cosa che è cambiata è che non aspettiamo più il papà a cena; è brutto, ma lui avviva alle 8 e mezza e matteo all’asilo mangia alle 11 e mezza quindi mangiamo io e lui prima. All’inizio apsttavamo, ma passava il tempo a chiedere pane o tetta e poi non mamgiava niente, complice la stanchezza.
5 minuti fa · Mi piace