Primo allattamento doloroso
Era marzo del 2010 e stavo cedendo. Altro che allattamento doloroso!
Non sopportavo più il dolore delle ragadi. Non riuscivo a tirarmi il latte. Quindi dissi al mio compagno che smettevo di provarci. Glielo dissi tra le lacrime, la sofferenza la sento intensa ancora oggi. Fallivo. Fallivo come mamma, me lo aveva detto anche quell'insensibile pediatra: “
Ma che madre è lei? Non lo vede che sta facendo morire di fame sua figlia? Non è nemmeno capace di allattarla.”
Ero una cattiva madre.
In gravidanza avevo provato uno strano senso di inadeguatezza al pensiero di allattare. Non ci badai molto perché ero certa che dopo la nascita avrei allattato come natura vuole. Sarebbe stato normale.Primo allattamento dolorosoUna volta nata la attaccai subito, come vuole il codice supremo della mamma allattante e la attaccai ogni volta che lo chiedeva. Montata lattea da paura, ma il latte non usciva.
Mille consulenze, mille pareri - troppi – a dire che non si capiva, che era tutto ok. E invece mia figlia non era capace di poppare. L’ho capito dopo tanto. Lei non ne era capace, non ha mai poppato bene nemmeno dal biberon sebbene a tutti gli effetti lo prenda ancora. E così le ragadi (e ugualmente tutti a dire che la bambina faceva tutto giusto). Ne avevo così tante che i capezzoli erano solo croste.
Il dolore mi faceva urlare.
Mi tiravo il latte (perché nemmeno passati i canonici 40 giorni ero già al lavoro) e vedevo uno zampillino sottile dal seno destro e dal sinistro poco di più. Risultato scarsissimo in termini di millilitri. Un giorno mi cadde un biberon piccolino di latte mio allargandosi in una macchia agonizzante di proteine e grassi: piansi e mi disperai come non mai. E il papà a dire “
ma cosa piangi? Preoccupati del parquet!”. Sensibilità maschile…
Ad ogni visita guardavo le altre mamme e dentro di me urlavo fortissimo il desiderio che qualcuna di loro nutrisse mia figlia. Questo pensiero è così vivido che ancora mi turba. Temevo la sopravvivenza di mia figlia ed avrei voluto che un’altra tetta le desse di che sfamarsi.Smisi. Ero una mamma a metà. Mi sentivo dimezzata, mia figlia non aveva il suo diritto fondamentale e sacrosanto: il nutrimento.Il latte, scarsissimo, se ne andò senza farsi notare. Le ragadi passarono e mi rimasero cicatrici visibili. Poco a poco recuperai stabilità.
Passa il tempo…
Secondo allattamento doloroso (ma le cose poi cambiano)
La secondogenita stava per nascere ed io ci avrei riprovato.
Questa volta, però, ero preparata. Volevo che lei avesse il suo diritto di essere nutrita dalla tetta di mamma.
Avevo studiato l’argomento.
Quando nacque la attaccai (come da codice supremo). La attaccai ad ogni sua richiesta. Ma la montata lattea arrivò dopo una settimana e dopo la perdita di cinquecento grammi di ciccia neonatale. Decisi di non dare aggiunte, di cavarmela da sola e di andare avanti con il latte oramai arrivato. E invece no.
Non la pesavo e al trentesimo giorno la pediatra riscontrò mancanza totale di crescita. Programmammo l’aggiunta. Questa pediatra (diversa dalla precedente) mi sostenne nel percorso incoraggiandomi e dandomi suggerimenti. In quaranta giorni ho avuto ragadi e vesciche, due volte la candida e l’ebbrezza di un dotto ostruito.Chiamai una consulente de La Leche League e misi in atto tutte le nozioni apprese.
Ero una mezza mamma che sarebbe diventata una mamma intera.
Quando ripresi il tiralatte scoprii che non solo i miei capezzoli portavano il segno visibile di una sofferenza che solo chi ha provato può immaginare: portavano anche un segno di funzionalità. Spruzzano dappertutto tranne che in avanti. La mia tetta destra spruzza verso il pavimento mentre la sinistra lo fa a raggiera. Allattamento acrobatico! Povera secondogenita, allattata sì ma con zampillo strabico. Speriamo ne ricavi un che di artistico…
A salvarmi è stato il prendere il percorso giorno per giorno, la pediatra a sostenermi e il paracapezzolo d’argento, quello della mia mamma di 40 anni fa. E i consigli della consulente, come quello apparentemente assurdo di allattarla semisdraiate e seminude.
Allo scadere del quarto mese potei affermare di essere riuscita nell’allattamento: non provavo dolore e non avevo più ferite. Niente più allattamento doloroso! E seppi che il mio latte è buono: la piccola è una specie di buddha dal serafico sorriso compiaciuto e dal rivolo di latte sulla guancia. Ma anche affermo che allattare non è mai stato un momento sereno, sono sempre un pochino in ansia. Alcune volte mi è piaciuto stare lì con la mia bimba, vedere il suo sguardo felice e vedere che cerca di strapparmi la maglia, ma di gioia fisica non ne provo. La soddisfazione di avercela fatta, invece, è impagabile. Per lei sono mamma tutta intera.
Sì, tutte le mamme hanno il latte: anche io. Il latte ce l’ho. Nel mio caso il dolore e l’aspettativa frenavano la produzione. Se non ci fossi riuscita avrei certamente dato il biberon anche alla secondogenita ma sarebbe stato difficile da digerire.Ho riscontrato che la consulenza preparata aiuta, che correggere l’attacco e che attaccare due tubicini e tirarsi il latte e darlo con un cucchiaino piuttosto che dare direttamente il seno, funziona. Faccio parte del gruppo che ha verificato quanto pazzesco sia un iter che molte mamme hanno la fortuna (o la bravura) di non conoscere.
Sono mamma intera di una primogenita che ne ha avuta solo mezza all’inizio.E sono mamma intera di una secondogenita che ne ha avuta mezza solo all’inizio.Sembra quasi che non ci sia differenza, ma la “vittoria” sul dolore fisico e sull’inibizione che ne deriva segnano un abisso.E il mio zampillo distorto resta comunque efficace.
E questo post lo dedico a tutte quelle madri che vorranno allattare o che sono in crisi.“Tutte le mamme hanno il latte” ma riuscire a fare in modo che esso arrivi a nutrire può essere difficile e doloroso, sì perché l'allattamento doloroso può essere una realtà. Prima che possiate arrivare a riderci su, mentre siete nel pieno dei problemi e della frustrazione: cercate di parlarne, trovate una consulente specializzata, perché ha la sensibilità di capire per voi se si può andare avanti o se starvi vicina nello smettere. Ora so che anche avere il coraggio di dire basta significa essere una buona mamma.
Allattare è anche una questione emotiva. Smettere è una questione emotiva. Qualunque sarà il percorso: siamo tutte brave mamme!
37 risposte
http://www.autosvezzamento.it/tutte-le-mamme-hanno-il-latte-ma-anche-no/ personalmente mi ritrovo più in questo. Comunque un filo lega questi due articoli, ed è una macchietta di amarezza che mi tengo dentro: quello di essere considerate delle mezze mamme o delle mamme fallate. Allora cosa dovrebbero dire quelle donne che adottano i figli? Che sono mamme per 1/4? Me ne hanno dette di ogni finchè, due persone sole, hanno deciso di guardare prima di parlare e hanno capito che non ce n’era che poche gocce. Così mia madre prima di me. Fallate? Se vi va di chiamarci così. Adesso il mio cucciolo ha passato i due anni ed è forte e sano. Ci riproverò se ne avrò la benedizione di avere un altro figlio perchè voglio riuscirci, perchè la speranza dentro ce l’ho. E ora so a chi posso rivolgermi (non di sicuro alle ostetriche dell’ospedale dov’è nato mio figlio), senza inutili sensi di colpa che sporcano l’amore tra madre e figlio. Ma questa volta non permetterò a nessuno di insultarmi. Io sono una mamma come tutte le altre e così coloro che non riescono fino in fondo.
mezze mamme non si è mai. però ci si sente. complimenti a tutte coloro che provano, a volte obbligandosi, a non sentircisi. a chi ha problemi di ragadi consiglio invece di informarsi sulla terapia al laser. dopo 3 mesi di ragadi non ne potevo più. al consultorio di Bressanone (che ringrazio!!) oltre a darmi consigli su come il bambino si sarebbe dovuto attaccare, mi hanno consigliato questa terapia, che consiste semplicemente nell’indirizzare un raggio laser sul capezzolo per pochi secondi per qualche giorno consecutivo in modo da rimarginare la ferita. due settimane neanche di laser, seno un po’ a riposo con l’aiuto del tiralatte, 35 euro di ticket e i dolori sono spariti.
Mi ci ritrovo moltissimo, come papà. Sto scrivendo un libro proprio sugli aspetti più “difficili” del l’allattamento…magari Valentina puoi aiutarmi con il tuo contributo????
@Filippo Crostella ti ho contattato in facebook 🙂
Carlotta Giannelli, che (non) ti dice sul blog? /A.
non riesco a commentare sul blog (chissà come mai)…..volevo soltanto lasciare a Valentina questi:
@Carlotta Giannelli questi cosa??? 🙁
Penso che quel pediatra sia da denunciare!! Ma che caxxo di uscita é stata?? Posso comprendere la botta che sia stata… Io ho ricevuto una uscita simile “se il latte artificiale e anche il tuo latte dal biberon lo prende e al tuo seno no allora si vede che non le piaci abbastanza, non le piace il tuo odore”. Allattare non é semplice, per alcune si, ma per la maggior parte, OGGI, non lo é, per mille motivi, tra cui anche il non appoggio di compagni e genitori, parenti etc, tutti figli degli anni 70 dove i medici eri fortunata se ti dicevano solo :” il latte serale é acqua”… Quindi si, il 97% delle mamme é in grado di allattare, almeno fisicamente, per chi trova difficoltà il mio consiglio é quello di rivolgersi ad una consulente Leche League o IBCLC, perchè tutti gli altri, anche se in buona fede, non sempre sono in grado di aiutare adeguatamente, nemmeno le ostetriche il cui livello di preparazione in materia non sempre (purtroppo) é sufficiente. PS se siete di Milano ci sono tante asl con consulenti IBCLC, fate una ricerca ed andateci!! 🙂
Avrei potuto scriverlo io, questo post, almeno fino ad un punto e sicuramente meno bene di te. Questo solo per dire che ho provato al 100% le tue sensazioni, ho allattato solo per 25 giorni mia figlia e poi ho ceduto! Troppo dolore, ragadi di cui ancora oggi – a 16 mesi- conservo piccoli segni sui capezzoli. Anche io mi sento una mezza mamma e sto ancora metabolizzando il dolore per non avercela fatta, per non essere stata in grado di nutrire mia figlia come tutte hanno fatto, con una naturalezza che a quanto pare non mi appartiene… Allattare non è facile, di questo ne sono sicura.
Oggi, quando penso ad un secondo figlio, l’ansia dell’allattamento mi sale come un’onda di terrore… So che esistono altre soluzioni (e mia figlia è cresciuta benissimo sia fisicamente che psicologicamente anche con il LA) ma la voglia di rivincita e di riscatto, la volontà di essere una mamma intera c’è…
Per nove mesi io non ho mai minimamente pensato di non allattare…mi ritenevo preparatissima, avevo letto tutto sul tema e vedere fare il biberon a un neonato mi sembrava sempre una gran tristezza e sì, lo ammetto, giudicavo anche male quelle mamme che lo facevano. Poi è successo anche a me, sì, quella cosa che non avevo neanche preso in considerazione capita: il mio bimbo che nella mia mente sarebbe cresciuto a latte di mamma e basta per molti e molti mesi non ha mai ciucciato niente dal mio seno….
Nasce e non si attacca bene, non serve l’aiuto delle ostetriche, lui morde il capezzolo e subito mi vengono i tagli. Poi una complicazione: è gravemente ipoglicemico e quindi vai con l’aggiunta, ma non si stabilizza e quindi flebo di glucosata.
Io sono a pezzi, continuamente chiedo se sarà compromesso l’allattamento, mi rassicurano tutti….
Poi ecco che io non mi riprendo dal parto, non riesco a respirare e vengo ricoverata in terapia intensiva per sospetta embolia polmonare. Già mi sentivo meno mamma per non avergli dato il colostro, in quei momenti, non sapendo che stavo per rischiare di morire, mi sono sentita proprio una cattiva mamma, che lasciava il suo piccolo. Di ritorno dalla t.i non posso dargli il mio latte per i farmaci presi. Per 15 giorni solo biberon per lui. Io tiro il latte, ne ho tanto ma lo devo buttare via. Poi mi viene la polmonite, sono uno straccio. Torniamo a casa dopo 17 giorni….
A casa ho contattato subito una consulente, le proviamo tutte, io continuo a tirarmi il latte ma quello cala, anche tirandolo ogni due ore. Il bimbo non ne vuole sapere di attaccarsi. Poi di colpo, da un giorno all’altro, il mio latte non esce più, zero. Anche la consulente mi dice che la cosa migliore è che io inizi a rielaborare la cosa, mi rassicura che il mio non allattare non è stato un fallimento….
Ma io continuo a pensarlo e sì, mi sento meno mamma, soprattutto quando devo giustificarmi agli occhi degli altri che mi continuano a dire che per il bimbo il mio latte sarebbe stato fondamentale.
Tutte le mamme hanno il latte….io ce l’avevo ma non sono riuscita a darglielo….la consulenza è servita, posso dire di aver fatto tutto il possibile ma non mi sento “completa”….
Con l’artificiale l’ho allattato a richiesta, almeno quello….
sì, mi ritrovo, esperienza simile. Per ora un figlio solo, vedremo col prossimo se andrà meglio!
sono d’accordissimo con questo articolo. la frase “tutte le mamme hanno il latte” secondo me significa che tutte (ma nemmeno tutte, io avevo letto il 97%) hanno la ghiandola capace di produrre latte. produrre latte “in potenza” non significa allattare “in atto” (tanto per citare Aristotele). comunque io che conosco molto bene il dolore delle ragadi che ho avuto per 1 mese e mezzo dopo il parto con il primo figlio, e tutte le ostetriche mi dicevano “ma no, si attacca benissimo, va bene così, è strano che faccia male”, ho capito col senno di poi che il fatto che il bambino si attacchi male può essere un motivo, ma le ragadi vengono anche per com’è il capezzolo, per come sei tu, la tua pelle, per quanto forte ciuccia il bambino… alla fine CI DEVI FARE IL CALLO, nel vero senso della parola. e la componente psicologica è importantissima, perchè con il secondo ok che il callo era già stato fatto, ma il fatto di sapere che il periodo doloroso passa e che bisogna solo resistere all’inizio, mi aiutava a superare quel dolore (sicuramente inferiore alla volta precedente… ma il fatto che fosse inferiore era percepito o reale?). riguardo alle “mezze mamme” e a quelle che affamano i bambini a causa di sensi di colpa… io dico che va bene insistere con l’allattamento e il consiglio che do a tutte le mie amiche in attesa è rivolgersi a un’ostetrica o alla leche league se hanno problemi. ma se il bambino cresce poco e ha fame… lo scopo è che cresca e stia bene, questa è l’unica cosa che dovrebbe avere importanza per la mamma, per fortuna oggi il latte artificiale ci permette di far crescere forti e sani tutti i bambini, una volta c’erano le balie per chi poteva permettersele… gli altri deperivano. purtroppo fra quelle professioniste che dovrebbero aiutare e sostenere le mamme in momenti così difficili ce ne sono alcune che non hanno la sensibilità di capire quando invece è meglio non forzare. per non parlare dei consigli non richiesti e dannosissimi dei parenti o amici o addirittura perfetti estranei (che comunque la fai stai sbagliando): perchè i sensi di colpa non ce li creiamo da soli ma c’è sempre qualcuno che ce li fa venire. e non è giusto, nessuna mamma dovrebbe sentirsi in colpa per questo!