Storia vera di una famiglia alla presa con due gemelli. Certo, due figli ti danno due volte la gioia, ma possono essere anche fonte del triplo delle preoccupazioni.
“Deve essere bello avere due gemelli, ma chissà che fatica, signora”.
Effettivamente si, anche se a dire il vero io un figlio solo non l’ho mai avuto quindi non posso fare paragoni. E visto che di fatica ne facciamo già tanta, cerchiamo di non complicarci ulteriormente la vita…
1) Allattamento
– Ospedale, le prime aggiunte…
La questione alimentazione è stata per noi un po’ difficile all’inizio… Io ho passato la gravidanza a informarmi sull’allattamento dei gemelli ed ero convintissima di allattarli in modo esclusivo per tutto il tempo necessario. I miei bambini sono nati a termine pesavano 2650 g e 2025 g, essendo gemelli neanche poi piccolissimi. La montata lattea è arrivata al 5-6 giorno circa e visto il calo fisiologico >10% in ospedale hanno cominciato a dargli piccole aggiunte mentre comunque li attaccavo e in più stimolavo il seno col tiralatte. Alla dimissione mi hanno consigliato di mantenere l’aggiunta ad ogni poppata, ne prendevano pochissima e per noi genitori era uno strazio (pensate a cosa vuol dire ad ogni poppata allattare, poi preparare i biberon per due bambini, poi lavare tutto… da sola era impossibile) quindi dopo una settimana abbiamo abbandonato l’aggiunta d’accordo con l’ostetrica-capo.
– La lotta contro la bilancia
La loro crescita era scarsa, secondo gli standard: circa 100-120 g a settimana e io ero in mega ansia, li pesavo tutti i giorni, poi mio marito per proteggermi dalla mia stessa follia ha cominciato a nascondermi la bilancia concedendomi solo un peso settimanale. La mazzata finale è arrivata ad un mese di vita, quando una mia amica neonatologa ha cominciato a dirmi che secondo lei crescevano poco, che i bambini affamati sono bambini infelici, che non dovevo mettermi in testa che una è una cattiva mamma se dà l’artificiale ecc. ecc., tutte cose vere, ma che hanno minato la mia fiducia già precaria nel mio latte.
– I consigli inutili
Allora ho contattato una consulente LLL che mi ha consigliato di allattare ogni 2 ore di giorno (loro chiedevano il seno circa ogni 3 ore di giorno e ogni 4 o 5 la notte) ANCHE SVEGLIANDO I BAMBINI SE DORMIVANO per un paio di giorni e vedere come andava. Risultato: crescita appena appena aumentata (tipo di 10 g in più rispetto al solito), ma noi tre devastati, loro non riposavano più di giorno, e io sempre dietro ad allattare.
A posteriori mi prenderei a sberle per averla ascoltata.
– Presa di coscienza
Sull’orlo di una crisi di nervi ho contattato una puericultrice che aveva aiutato un’amica con l’allattamento: questa donna è stata la più grande benedizione, dopo la nascita dei miei figli. Prima di tutto mi ha fatto notare che andava tutto bene finché facevo di testa mia, e che i problemi sono iniziati quando ho cominciato ad ascoltare i consigli altrui. È stata capace di capire che ormai non potevo più fidarmi del mio istinto e mi ha dato per i primi giorni “direttive” precise: all’inizio tre biberon al giorno, sempre offrendo anche il seno, dopo tre giorni siamo scesi a due, poi ad uno e poi in teoria avrei dovuto/potuto togliere anche l’ultima aggiunta, a seconda di quello che mi suggeriva l’istinto di mamma, ormai ritrovato.
– Equilibrio ritrovato
In realtà quell’ultima aggiunta non sono mai riuscita a levarla perché solo col seno i ragazzi a quell’ora strillavano come aquile. E garantisco che averne due attaccati contemporaneamente che strillano è insostenibile, e allora abbiamo sempre tenuto l’aggiunta, per non rendere l’ora di cena l’ora dell’inferno.
Da lì in poi tutto si è rilassato molto, ho fatto pace col fatto di non essere riuscita ad allattarli esclusivamente ma, diciamo, al 75% circa, ho smesso di pesare i bambini perché vedo che ridono, vanno in giro, mi abbracciano e penso che va bene così, anche se a volte mettono ancora vestiti taglia 3 mesi nonostante ne abbiano quasi 9.
– Cosa ho imparato
Quello che penso ora in materia di allattamento è che la cosa migliore all’inizio sarebbe chiudersi in un eremo col proprio bambino, senza bilancia e senza dispensatori di inutili consigli. Se questo non si può fare e le pressioni diventano insostenibili l’unica alternativa è trovare la soluzione che ci fa stare meglio anche se non era quella che ci eravamo prefigurate. E tutto sommato credo che sia meglio una po’ di LA dato da una mamma serena che LM esclusivo dato da una mamma esaurita, come ero io.
2) Svezzamento
– Un scelta obbligata
Grazie a questa serenità ritrovata e soprattutto al fatto che i piccoli son due l’autosvezzamento è stata una scelta logica; o meglio, a mio avviso lo è anche se di figlio ce n’è uno solo, ma io non avrei potuto fare diversamente neanche volendo: i ragazzi mi concedono a malapena la possibilità di preparare una cena veloce, figuriamoci mettersi a fare il brodo, le pappe e compagnia bella! E mangiando tutti insieme c’è anche più tempo per stare insieme a giocare.
E mi sono resa conto che davvero ogni bimbo è un mondo a sé, anche se ha la stessa età di un altro cresciuto nella stessa famiglia, e che non esistono schemi o ricette applicabili a tutti. I miei bambini infatti sono come il giorno e la notte in ogni aspetto della vita, nell’alimentazione più di ogni altro. E le indicazioni dello svezzamento tradizionale sarebbero state fallimentari per entrambi…
– La storia di M.
M. già a cinque mesi si sbracciava per assaggiare il nostro cibo, adesso guai a mangiare o bere qualcosa senza farglielo assaggiare. Si destreggia bene con le mani ma ama farsi imboccare appena può, credo che gli piaccia la sensazione di “bocca piena” perché fa come i cricetini, riempie riempie e poi manda giù tutto (tanto che spinge il cibo in bocca con le dita, quando proprio non ce ne sta più…) masticando lo stretto indispensabile. Nel giro di poche settimane ha sostituito praticamente tutte le poppate di latte e chiede il seno come coccola o per addormentarsi. Mangia tanto? Boh… non so quantificare perché gli do il cibo dal mio piatto, ma sicuramente mangia a sazietà. E cresce come un torello.
– La storia di A.
A. invece guardava impassibile il fratello mentre assaggiava di tutto, per nulla interessato a quanto c’era nel piatto ma concentratissimo su posate, persone, gesti. Ci stava studiando, credo. Se gli mettevamo davanti un cucchiaino con qualsiasi cosa dentro girava la faccia dall’altra parte, mentre provava a dare qualche leccatina a cose che poteva tenere in mano lui… abbiamo capito che il punto era che doveva fare tutto da solo, e lo abbiamo lasciato fare. Adesso che ha otto mesi compiuti mangia qualche pezzetto di pasta o di pane o di carota; quando ne ha voglia un po’ di biscotto a colazione, e se proprio c’è qualcosa che gli piace (l’altra sera pasta e fagioli ha fatto furore a casa nostra!) accetta anche di essere imboccato. Fa micro bocconi che mastica per un sacco di tempo e il latte la fa ancora da padronissimo. Di certo non si può dire che mangi “tanto”, ma anche lui cresce secondo la sua personalissima curva (del resto un bimbo che alla nascita era sotto al famoso terzo percentile non può – ne sarebbe salutare se fosse così – arrivare al novantesimo in otto mesi!).
– Una famiglia
E noi genitori? Noi amiamo il cibo sia per il gusto che ha in sé sia per l’aspetto di convivialità che racchiude e ci sembrava doveroso dare ai nostri figli la possibilità di sperimentare cibo buono in un ambiente sereno… se penso alle lotte pluriquotidiane che avrei dovuto fare con A. per costringerlo a tracannare il pappone mi viene da star male! E invece così siamo tutti contenti: la mamma, il papà, il ciccione e il piccolino!
Quali sono le vostre storie di allattamento e autosvezzamento con gemelli? Raccontatemele nei commenti.
I gemelli saranno numericamente pochi, ma vi assicuro che periodicamente mi arrivano richieste di consigli e rassicurazioni da parte di genitori di gemelli, e chi meglio di chi ci è già passato per darle?
5 risposte
E si…verissimo. Io ho due bimbe e hanno un approccio completamente diverso al cibo.
La storia relativa all’allattamento è a mio avviso interessantissima.
“A posteriori mi prenderei a sberle per averla ascoltata.”
“andava tutto bene finché facevo di testa mia”
“non potevo più fidarmi del mio istinto”
“in materia di allattamento … la cosa migliore all’inizio sarebbe chiudersi in un eremo col proprio bambino, senza bilancia e senza dispensatori di inutili consigli.”
queste sono frasi forti e si riconducono idealmente a quanto detto in questo post:
http://www.autosvezzamento.it/perche-non-sopporto-le-varie-tate-prometti-miracoli/
(e in questo caso neanche la consulente LLL è servita).
Se poi allattare può essere difficile con un solo figlio, se ne hai due trovare un equilibrio deve essere davvero difficile. È un po’ come tenere una palla in equilibrio sulla punta di cono… basta un niente che cade e poi rimettercela è davvero difficile. Heyjohn è stata davvero brava a recuperare sia l’allattamento che (e soprattutto) la serenità.
Poi sullo svezzamento abbiamo la riprova che poco importa quello che facciamo noi… i bambini seguono una loro strada che non è né giusta né sbagliata, ma semplicemente la loro 🙂
Laura Patelmo, anch’io ho trovato la storia per molti versi toccante, soprattutto la parte sull’allattamento.
Lo svezzamento invece è interessante perché fa vedere come anche con tutte le condizioni al contorno uguali, i comportamenti possono essere diversissimi. /A.
e una storia bellissima e toccante in cui mi riscontro tantissimo per la parte dell’allattamento avendo avuto un inizio molto difficile. Anch’io ho allattato al 75% finche’ non ho svezzato ed ora continuo ad allattare avendo sostituito LA cn cibo :). Ormai la mia piccola divoratrice (quasi 10mesi) a cui non bastava il mio latte mangia tutto e mastica una meraviglia e guai se non le faccio assaggiare quello che sto mangiando io altrimenti strilla e se puo’ me lo strappa di mano :)))).