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Come fare per convincere qualcuno che l’autosvezzamento sia la cosa migliore che ci sia?

“Ciao, senti quando arriva il momento dello svezzamento del tuo bambino quello che ti consiglio di fare è l’autosvezzamento. Inutile stare a dare retta a quello che ti dice il pediatra tanto ti dirà un sacco di stupidaggini. Guarda che ti troverai bene. Fai così così e così, leggi questo questo e quest’altro e non avrei problemi.”

Quante volte abbiamo fatto o pensato di fare discorsi di questo genere con persone che ci sono vicine, alla quale vogliamo bene e che volevamo sinceramente aiutare? Io, tante…

Oggi vi voglio parlare del come si fa a convincere qualcuno a convertirsi alla autosvezzamento! Per prima cosa, se non l’avete già fatto iscrivetevi al canale e cliccate sulla campanella per ricevere tutti gli aggiornamenti.

Come fare per convincere qualcuno che l'autosvezzamento sia la cosa migliore che ci sia? – autosvezzamento
Se preferite la versione “parlata”, questo è il video.

Questo articolo non è particolarmente lungo, ma per risparmiarvi tempo vi dico subito che la risposta è “Non lo potete fare, è impossibile, non si può convincere qualcuno a convertirsi all’autosvezzamento – o a qualunque cosa, s’è per quello”. vi faccio un paio di esempi:

Primo esempio: dei miei parenti, per di più stretti, hanno di recente avuto dei figli e in passato loro hanno visto me e le mie figlie, le mie figlie che mangiavano, ne abbiamo parlato, sanno che esistono alternative, sanno che esistono altri modi di vedere le cose, sanno che alcune cose non sono necessarie. Tuttavia quello che loro hanno fatto è stato un percorso pediatrico da manuale continuando con farine e brodo fino a età relativamente avanzate. Per carità, i bambini stanno benissimo, mangiano senza problemi, a nessuno è spuntata la famosa seconda testa o il celebre terzo braccio, nonostante abbiano mangiato baby food, brodi e farine in abbondanza, per cui con tutta probabilità il ciclo si ripeterà con un altro figlio o anche alla generazione successiva – finché non viene fuori un problema che lo farà interrompere, o questo approccio non passerà finalmente di moda. Quindi, nonostante ci fossi io, mi conoscessero, fossi a disposizione per chiarire dubbi e rispondere a domande, nella loro testa non c’erano problemi, non c’erano dubbi; le cose si fanno in un determinato modo perché ce lo ha detto il pediatra, mia mamma ha fatto così, si è fatto sempre così, ecc. e perché cambiare se non ci sono problemi? In altre parole, eravamo noi gli strani. È proprio vero che nessuno è profeta in patria.

Come fare per convincere qualcuno che l'autosvezzamento sia la cosa migliore che ci sia? – autosvezzamento

Anche chi ti domanda, e spesso è successo anche a me, cose come; “ah, sono disperata perché mio figlio non vuole mangiare la pappa, come faccio????” Di solito uno prova a rispondere in maniera costruttiva dicendo: non importa, lascia in pace il bambino, puoi aspettare tranquillamente, vai di latte, ecc. Questa però non è la risposta che l’interlocutore vuole sentire. Per lui la cosa importante è sapere come si fa a far mangiare al bambino la pappa, TUTTA la pappa; questa è la cosa importante, e una volta che questo accade, il genitore può continuare sereno lungo la sua strada e magari tra un po’ dirà: “eh sì, per un periodo il piccolo Giacomino mi ha dato dei problemi, ma poi è andato tutto bene.” Tutte le altre considerazioni sono superflue.

Come fare per convincere qualcuno che l'autosvezzamento sia la cosa migliore che ci sia? – autosvezzamento

Secondo esempio: Parlavo proprio l’altro giorno su Facebook con un nutrizionista che non si occupa specificatamente di bambini, non so neanche se abbia figli o se li ha grandi, e parlavamo di qualche cosa di vagamente collegato all’autosvezzamento, ma senza nominarlo. Poi alla fine ho fatto outing e gli ho detto che sono di Andrea di autosvezzamento.it e a questo punto si è alzato un muro e lo scambio è cessato completamente. Lui non era più interessato a parlare con me perché ero diventato una persona indegna, non solo perché sono solo un ingegnere, ma perché nella sua testa l’autosvezzamento è una massa di stupidaggini, una cosa esoterica senza alcun fondamento scientifico. Anzi, una bufala! In sostanza per lui parlare di autosvezzamento o essere un discepolo del mago Otelma e andare in giro a dire che la dire che la Terra è piatta sono cose sullo stesso livello. Badate bene, questo nutrizionista non è mica stupido, anzi è qualcuno che seguo perché dice cose spesso interessanti, e normalmente sa di cosa parla, tuttavia per lui l’idea che lo svezzamento fosse fattibile senza pediatra era inconcepibile; l’autosvezzamento non ha basi e va cestinato a priori.

In sostanza questo è un esempio di come ci comportiamo (noi tutti) quando abbiamo un’opinione radicata formata a priori e NON abbiamo interesse a cambiarla o ad approfondire l’argomento, così come non ci interessa sapere le ragioni per cui uno crede che la terra sia piatta, dato che la nozione è talmente assurda. La “discussione” poi è andata avanti, come succede in questi casi, a forza di

Io ce l’ho più grosso“;

e

io ce l’ho più lungo

e parlo chiaramente dell’elenco dei riferimenti bibliografici, ma sappiamo tutti che discussioni di questo genere non servono niente perché l’altro non ti ascolta e non ha interesse a essere convinto. Dire che il tuo è più lungo del mio non ci dice niente, tanto sappiamo tutti che non è la lunghezza quello che importa, ma quello che ci fai. Se tu non ti sforzi quantomeno di leggere i riferimenti che sbandieri per valutarne la validità o meno, e non controlli cosa dicono altri riferimenti bibliografici magari ugualmente validi, se non di più, è inutile. Poco importa quanto sia lungo, il tuo elenco. Come dicevo in un altro articolo, è tutto una questione di fede e fiducia, e lui le ha riposte in altri. E quindi la discussione finita. Ciao.

Una cosa è certa, non possiamo fare evangelizzazione aperta, ovvia; non possiamo aprire una missione dell’autosvezzamento e cercare di convertire i pagani. Ma allora che cosa possiamo fare noi per aiutare chi ci sta vicino? Quello che possiamo fare è:

  1. Regalare libri, ma presto, quando il bambino ancora non è nato, nella speranza, spesso futile, che verranno letti e assimilati, ma per questo ci vuole tempo.
  2. Dare il buon esempio, Magari non funzionerà come nel mio caso, ma se siamo fortunati se ne ricorderanno in occasione del secondo figlio.
  3. e questo è quello più importante: cercare di non perpetuare i falsi miti facendo attenzione a come parliamo, cosa non sempre facile, a meno di non pensarci. Ad esempio quando facciamo domande generiche sullo stato di salute del bambino o della madre e del padre ricordiamoci di non chiedere mai, “hai cominciato lo svezzamento?” Questa è la la domanda peggiore che si possa fare (e non mi sto a dilungare sul perché altrimenti finiamo domani), ma chiediamo invece “il bambino ha cominciato a mostrare interesse per il cibo solido?” Invece di chiedere “il tuo bambino TI mangia?” Chiediamo invece “Come vanno gli assaggi che fa il tuo bambino?” Invece di chiedere “hai inserito la pera, la pesca o il mango pakistano?” Chiediamo “cosa avete mangiato per pranzo oggi?”

Cerchiamo di far passare il messaggio dell’autosvezzamento in modo indiretto così magari qualcuno incuriosito verrà portato a chiederci maggiori informazioni. Ad esempio, chiedendo se il bambino ha iniziato ad avvicinarsi al cibo solido potrebbe far scaturire la domanda “Come, che vuol dire si è avvicinato al cibo solido?” Allora tu dici “Ha mostrando interesse per il cibo quando siete a tavola tutti insieme? O, vuole prendere quello che mangiate? È pronto dal punto di vista motorio?” gli esempi sono tanti. Pensateci e ricordatevi di usare frasi che non abbiano il risultato di rinforzare vecchie credenze (un classico, “sei fortunata ad avere il latte!”, oppure “sei fortunata che tuo figlio TI mangia”, e così via). Riuscire a comunicare nel modo giusto, facendo passare i concetti giusti è di aiuto enorme. Anche se non si vedranno i frutti immediatamente, è la cosa migliore che si possa fare.

Quello che dobbiamo ricordare sempre è che, per quanto possiamo desiderarlo, non possiamo aiutare chi non vuole essere aiutato, chi magari non sa che ha bisogno di aiuto, oppure chi non è interessato conoscere altre cose. Questo l’ho visto spessissimo negli incontri dal vivo che mi è capitato da fare con i genitori dove chi non è ha davvero bisogno, viene e chi ne avrebbe più bisogno se ne rimane a casa.

Su questo sito parliamo di autosvezzamento quindi non deve sorprendere se dico che la richiesta, COME SEMPRE, deve venire dall’altro, PUNTO! Questa è un aspetto chiave delle empowerment: la persona, l’altro deve essere lui che chiede a noi qualcosa. Non possiamo essere noi a dirgli quello che deve fare, che non si arriva di sicuro da nessuna parte. Questo è certamente molto frustrante perché statisticamente chi ci sta vicino tenderà a fare quello che si è sempre fatto e noi ci chiederemo, ,”ma perché???” Però onestamente è l’unica cosa che possiamo fare se ci vogliamo tenere l’amico e sperare in un futuro migliore. Diamo l’esempio e lasciamo agli altri il compito di porci domande; il nostro compito è quello di fornire, SU RICHIESTA le risposte.

E voi che esperienza avete con amici e parenti neo-genitori che non conoscevano l’autosvezzamento. Raccontatecelo nei commenti.

Ciao e alla prossima.

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Una risposta

  1. Sabato mattina sono andata ad un incontro aperto con una pediatra, incentrato proprio sull’autosvezzamento.
    Ho spammato l’evento a tutte le mamme del mio corso preparto, sopratutto una che continua a fremere per dare la pappa al suo bimbo (ed ha la pediatra che a tre mesi le ha detto di iniziare con la frutta), che è venuta, ha fatto le sue domande, ha ascoltato pediatra ed altre mamme, è andata via soddisfatta e…
    La prima cosa che ha commentato è stata “allora magari prima di iniziare con l’autosvezzamento comincio a dargli qualche pappetta liquida per cominciare a fargli sentire i sapori”
    Ok, niente XD

    Comunque sto applicando sopratutto il terzo punto. Ho eliminato dal mio vocabolario la parola “svezzamento” e la mia bimba “ha cominciato a chiedere di assaggiare”, a chi mi chiede di vedere qualche foto ho un tattico catalogo sul cellulare che la include alle prese con un pezzo di pane inzuppato nel sugo o di pesca (LA TEMIBILE PESCA!!), a cena fuori al ristorante le metto in mano senza paura qualcosa da assaggiare sotto gli occhi di tutti, ecc…
    E con mio sommo stupore ho scoperto che ci sono in giro persone (insospettabili) che seguono questa strada o l’hanno seguita a loro tempo. Ed al tempo stesso chi invece è di idea diversa vedendomi così naturale (non dico “facciamo autosvezzamento”, semplicemente propongo come dato di fatto che mangia quello che mangiamo noi, come se fosse normale) difficilmente commenta. Al massimo c’è stato qualche timido “ma la pesca anche se è piccola?” e lì scodello con disinvoltura la mia pediatra che mi ha detto di dare qualsiasi cosa che non ci sono controindicazioni.
    Smontiamo le false credenze con l’abitudine!

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