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Chi semina raccoglie, ossia se sono rose fioriranno

Pubblico solo ora e con estremo ritardo un articolo che ho iniziato parecchio tempo fa, quando mio figlio aveva 3 anni e mezzo e mi preoccupavo dell’inappetenza del bambino. Ho deciso di pubblicarlo come lo scrissi allora perché ritengo che comunichi meglio di come potrei fare ora il messaggio che intendo esprimere. Lo dedico a tutti i genitori con bambini inappetenti.

Chiara

non più inappetenza del bambino


Da qualche mese il mio bambino a tavola mi stupisce. Sono io la stessa mamma che ha scritto che suo figlio non mangiava, ovvero era inappetente (non so quanto mi piaccia questa definizione, ma vabbé) ma ora raccolgo i risultati di anni passati a cercare di mettere in pratica i buoni propositi dell’autosvezzamento.

Sì, perché farlo non è stato mai semplice per me, che per principio ho sempre saputo (anche per deformazione professionale [Chiara è un’ex educatrice di asilo nido]) quali fossero le mosse giuste da fare a tavola, ma sarà per il coinvolgimento emotivo che ti da un figlio, sarà per le preoccupazioni di vederlo crescere sempre al di sotto dei percentili, sarà per le pressioni esterne, non è facile districarsi tra piatti rifiutati e pensiero che abbia la pancia vuota.

L’inappetenza del bambino non è una condanna a vita!

Forse sarà cresciuto, ma a tavola non è più lo stesso bambino e questo appunto da un po’ di mesi. Avere un “bambino inappetente” (metto le virgolette perché non deve diventare un’etichetta) non è una condanna a vita!

Com’è ora a tavola mi lascia sempre di stucco: assaggia senza problemi ogni cosa, mangia quasi sempre la porzione che ha davanti, si nutre anche dei cibi che prima rifiutava a priori. Ora non ho più le mille preoccupazioni di una volta e posso permettermi di portargli a merenda un panino farcito senza domandarmi se gli farà saltare la cena e si sveglierà di notte affamato. Ha persino iniziato a mangiare la carne che ha sempre rifiutato. E questo credo proprio che sia il risultato di un atteggiamento di accettazione ossia del non averlo mai forzato a mangiare, ma senza rassegnazione cioè di avergli sempre comunque proposto i suddetti alimenti quando facevano parte del menù previsto.

Comunque non oso immaginare come sarebbe ora il suo rapporto col cibo se fossimo passati attraverso un’altra strada che non fosse l’autosvezzamento.

Certo, come tutti ha i suoi gusti, qual è il suo piatto preferito? Ti risponde le patatine (quelle nei sacchetti che mangia solo alle feste), per non parlare della sua perenne voglia di formaggio (sebbene non volentieri da parte mia ogni giorno reclama il suo pezzetto), ma è arrivato ad un rapporto col cibo davvero equilibrato nel quale ogni pasto è gustato con gioia. Raramente gli sento pronunciare “Non mi piace” e quelle volte perlomeno ha assaggiato.

Ha sviluppato gusti molto decisi e fermi: la pizza fatta in casa non gli piace, io lo so e quella sera (la facciamo comunque ogni domenica!) provvedo ad una pastasciutta, del resto quando faccio i fegatini per noi a mio marito faccio qualcosa d’altro, mica lo lascio a digiuno perché non si adegua!

Tutto ciò per dire a tutte le mamme in difficoltà di fronte alla tavola imbandita e che pensano di avere un bambino inappetente: non esitate nel cammino con l’autosvezzamento che avete scelto, vi assicuro che (anche se non subito) raccoglierete i frutti delle vostre fatiche.

Anche tu avevi un “bambino inappetente” e ora stai vivendo o hai vissuto un momento simile?
Raccontacelo nei commenti e ricorda che condividere la tua esperienza aiuterà i genitori che verranno dopo di te. Di sicuro l’inappetenza starà con noi ancora per un bel po’.
Qui trovi la storia di un altro bambino inappetente.

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