[box]Chi ci legge sporadicamente potrebbe pensare che questo sito sia diventato il campione della causa pro olio di palma. Questo chiaramente non è vero: non ho alcun interesse personale o economico che mi leghi in alcun modo all’olio di palma e se domani la produzione mondiale calasse del 100% la mia vita non cambierebbe di una virgola (eccetto forse per il sapore degli Oro Saiwa :D).
Per chi non li avesse letti abbiamo già parlato dei grassi saturi e dell’olio di palma e di una ricerca che collegava l’abuso di olio di palma al diabete (fare clic sui link per aprire gli articoli).
Oggi ci occupiamo dell’olio di palma che si trova all’interno di moltissimi latti formulati. Trovare informazioni su questo argomento non è stato facile, ma un gentilissimo ex dipendente di una ditta di prodotti per bambini che lavorava proprio nel capo del latti formulati mi è venuto in aiuto. Qui di seguito sono le risposte che mi ha dato.
Questo è un argomento estremamente complesso per cui ne parliamo volutamente in modo molto colloquiale.[/box]
Q. Come mai c’è l’olio nei latti formulati?
Il latte formulato – la cui composizione non viene arbitrariamente scelta dal produttore, ma è codificata con precisione nel Codex Alimentarius – vuole chiaramente avvicinarsi per quanto possibile al latte materno. Le formule, il cui ingrediente di partenza è grossomodo latte vaccino diluito, contengono sempre miscele di oli vegetali, e la miscela (tipologie di oli e loro relative quantità) viene ideata per reintegrare e simulare il più possibile la composizione in acidi grassi, grassi saturi, colesterolo, ecc. del latte materno.
Q. Perché si sceglie l’olio di palma?
Le miscele di oli utilizzati variano tantissimo. Nella mia esperienza ho visto usare praticamente tutti gli oli vegetali: soia, mais, girasole, girasole ad alto contenuto in acido oleico, palma, colza ad erucico zero, ecc. ecc. Il punto cruciale è che non ha alcun senso prendere un componente da solo, ma bisogna considerare la miscela nel suo complesso e questa, come ho detto precedentemente, deve avere delle caratteristiche ben codificate.
Q. Sì, ma l’olio di palma fa male, lo sanno tutti…
L’olio di palma, da un punto di vista compositivo-nutrizionale, non è sicuramente paragonabile agli altri grassi tropicali concreti, come l’olio di cocco o l’olio di palmisto, che sono invece molto ricchi di acidi come il laurico e il miristico e, per questa ragione, da evitare il più possibile nell’alimentazione di tutti i giorni. Spesso però si finisce di fare di tutto un’erba un fascio.
L’olio di palma deriva dalla polpa del frutto della palma da olio, mentre il palmisto – usato in pasticceria per glasse e farciture – si produce con i semi separati in fase di produzione dell’olio di palma. Ad esempio, il primo ha un contenuto di grassi saturi pari a circa il 50%, mentre il secondo arriva all’80%. L’olio di cocco – molto utilizzato nella cosmesi, ma anche nel settore alimentare – viene prodotto partendo dalla polpa essiccata della noce di cocco ed è ancora più ricco di grassi saturi.
Q. E se invece utilizzassimo l’olio di oliva?
L’olio di oliva non viene utilizzato non solo per l’elevato costo, ma anche per il gusto molto marcato che influirebbe sul sapore latteo dei prodotti. Circa 20 anni fa c’era un latte che conteneva circa il 10% di olio di oliva e ti assicuro che aveva un sapore decisamente “oleoso”. Anche l’olio di arachidi presenta lo stesso problema.
Q. Ma siamo sicuri che non sia semplicemente una questione di costi?
Certo, i costi sono un fattore importante – dopotutto si parla di aziende. Il consumatore deve però ricordare che un barattolo di latte formulato in polvere contiene circa il 25% di oli, per cui se si cominciassero a usare miscele più costose il prezzo finirebbe per risentirne pesantemente, ma senza garantire al genitore di avergli messo a disposizione un articolo oggettivamente migliore. Una miscela di oli contenente l’olio di palma può essere tranquillamente migliore di una che non ce l’ha, anche se magari contiene olio di oliva. Bisogna vedere caso per caso come sono stati messi insieme i vari ingredienti.
Diciamoci la verità, il consumatore non ha gli strumenti adatti per giudicare se una miscela di oli è migliore di un altra, per cui deve fare affidamento alla legislazione vigente che garantisce che tutti i latti formulati da usarsi dalla nascita o di proseguimento devono avere caratteristiche ben precise.
Q. Se non altro utilizzare l’olio di oliva sarebbe una scelta sensata da un punto di vista del marketing, no?
Anche questo è verissimo, ma il consumatore deve capire di che tipo di olio di oliva stiamo parlando. Dato che utilizzare l’extra vergine in grandi quantità non sarebbe fattibile perché inadatto da un punto di vista organolettico, si finirebbe per utilizzare il cosiddetto “olio di oliva” che altro non è che un olio di oliva di più scarsa qualità che è stato raffinato per togliere le impurità e renderlo inodore, e a cui è stata aggiunta una percentuale molto piccola di olio vergine.
[box]Per chiarire questo punto cito dal sito dei Fratelli Carli:
Olio d’Oliva Raffinato:
Olio di oliva ottenuto dalla raffinazione dell’olio di oliva vergine, con un tenore di acidità libera, espresso in acido oleico, non superiore a 0,3 g per 100 g e avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria.
Olio d’Oliva – composto di Oli d’Oliva Raffinati e Oli d’Oliva Vergini:
Olio di oliva ottenuto dal taglio di olio di oliva raffinato con olio di oliva vergine diverso dall’olio lampante, con un tenore di acidità libera, espresso in acido oleico, non superiore a 1 g per 100 g e avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria.
Il sito taggiasca.com chiarisce ulteriormente:
OLIO DI OLIVA RAFFINATO
In uscita dalle raffinerie ove l’olio viene trattato con sostanze chimiche, si ottiene quest’olio che non è commercializzabile tal quale.
OLIO DI OLIVA
Costituito per circa il 90% da olio raffinato con l’aggiunta di olio vergine (10% max). In questo modo si trova in commercio con la dicitura in etichetta sopra descritta.
L’olio così ottenuto ha il caratteristico sapore leggero, che molti preferiscono perché da la sensazione di meno grasso. Questo è un luogo comune supremo: l’olio di oliva, a differenza del burro che contiene acqua, è sempre grasso allo stesso modo.
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Da notare che il processo di raffinazione dell’olio di palma, che viene tanto criticato, non è concettualmente molto diverso da quello che viene utilizzato per creare un “olio di oliva” con pochissimo aroma.
Inoltre non dimentichiamo che non sarebbe possibile utilizzare solo olio di oliva, ma sarebbe comunque necessario creare una miscela di vari oli per assicurare che il latte formulato abbia la composizione desiderata, per cui anche in questo caso non è detto che la scelta migliore sia quella di evitare a priori l’olio di palma.
Q. Ma allora ha senso scartare a priori un latte formulato solo perché contiene olio di palma?
No.
[box]Neanche a farlo apposta, proprio oggi mi hanno fatto vedere un latte che non ha olio di palma, ma contiene girasole, colza e olio extra vergine di oliva. Sarebbe interessante scoprire le proporzioni, ma la vedo dura.
Scommetto quello che vi pare però che ora in generale i latti cambieranno la miscela di oli che utilizzano e lo annunceranno a gran voce.[/box]
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Aggiornamento del 26-05-15
Ho notato che alcuni latti contengono “oli struttirati”, ma nessuno sembra sapere cosa siano. Per chiarimenti ho scritto a un produttore di latte artificiale che, devo riconoscere, ha risposto in modo più completo di quanto non mi aspettassi. Ecco lo scambio di email:
Salve,
cerco chiarimenti riguardo gli oli che utilizzate nei latti formulati.
Dalla una delle vostre confezione leggo:
Oli vegetali strutturati, girasole, soia
Come va interpretata questa frase?
1) Il latte contiene solo girasole e soia in versione strutturata,
oppure
2) contiene girasole e soia “normali”, più altri oli in versione strutturata?Dalla punteggiatura sembrerebbe logico propendere per l’opzione 2. Se è così, mi potete chiarire quali sono questi “oli strutturati”?
Vi ringrazio della vostra cordiale attenzione.
Questa è la risposta:
In risposta alla sua mail, la informiamo che grazie ad una tecnologia innovativa, la struttura dei trigliceridi degli oli vegetali può essere modificata affinché risulti simile a quella dei trigliceridi contenuti nel latte materno; gli oli vegetali sottoposti a questa tecnologia vengono denominati “strutturati”.
Deve sapere che il latte materno contiene circa il 3-4% di grassi, quasi tutti presenti sotto forma di trigliceridi. La struttura specifica dei trigliceridi del latte materno influenza positivamente la capacità del bambino di assorbire alcuni nutrienti chiave come il calcio e gli acidi grassi.
Nella maggior parte delle formule per l’infanzia, grazie all’impiego di oli vegetali (come olio di soia, palma e girasole) si riesce a mimare la composizione del latte materno per quantità di grassi e profilo degli acidi grassi ma non la struttura specifica dei suoi trigliceridi; proprio per colmare questo gap alcune formule contengono gli oli vegetali strutturati.
Gli oli vegetali strutturati replicano la struttura e la composizione del grasso presente nel latte materno e sono costituiti principalmente da acido oleico e acido palmitico.
Infatti, l’acido oleico e l’acido palmitico rappresentano circa il 60% degli acidi grassi contenuti nel latte materno.
Le fonti naturali particolarmente ricche in acido oleico e acido palmitico sono l’olio di girasole ad alto oleico e l’olio di palma che pertanto vengono utilizzati per la produzione degli oli vegetali strutturati.
Più che valutare la singola fonte di acidi grassi, nelle formule per l’infanzia bisogna considerare l’insieme dei singoli “acidi grassi” che compongono il prodotto finito.
Miscelando nelle giuste proporzioni gli oli vegetali strutturati con altri oli vegetali (ad es. girasole e soia) si può mimare il profilo di acidi grassi del latte materno ed ottenere un prodotto che contenga il bilanciamento ideale tra acidi grassi saturi, insaturi ed acidi grassi essenziali.
Come riportato nell’etichetta del prodotto, il nostro latte contiene oli vegetali strutturati, soia e girasole.
Tutta fuffa? Onestamente non lo so… In ogni caso le informazioni sulla composizione della miscela di oli vegetali sono interessanti.
4 risposte
Intervista molto utile, che aggiunge ulteriore carne al fuoco. Da formulatore galenico (sviluppo preparazioni cosmetiche e medicinali), sono d’accordo che criticare un componente isolandolo dal contesto è facile e superficiale. Tuttavia resto dell’opinione che sostituire l’olio di palma con uno equivalente (nell’articolo ci si sofferma molto su quello d’oliva, ma ce ne sono altri) eviterebbe perlomeno lo sfruttamento indiscriminato di ettari di foresta in Indonesia e Malesia. Per un’azienda è primario il margine sul prodotto e se cambia idea lo fa perché il problema legato ad un ingrediente s’impone al grande pubblico. Concentrarsi perciò solo su un componente è sbagliato se la posta in gioco è la stabilità chimica e organolettica del prodotto, ma non se il fine è salvare ettari di foresta e centinaia di oranghi e altre specie minacciate. Avanti con il dibattito, comunque!
Ciao Sergio,
grazie del commento.
Avrai letto gli altri articoli che ho dedicato all’olio di palma e se hai qualche giorno di tempo ne uscirà un altro (GASP!!) che affronta di sfuggita quello di cui parli (deforestazione, ecc.).
Il problema di fondo, e che nessuno sembra affrontare, è con COSA sostituire l’olio di palma considerando che le alternative hanno un impatto ambientale forse peggiore in quanto hanno rese inferiori a quelle dell’olio di palma. OK, magari non distruggiamo più le foreste in Indonesia (ma al governo indonesiano chi lo obbliga a farlo?), ma bisogna vedere cosa accade altrove con le alternative.
Inoltre non prendiamoci in giro… Se la Ferrero non mette più l’olio di palma nella Nutella, o la Plasmon nei propri biscotti, non credo che ai produttori importi più di tanto in quanto i maggiori importatori di olio di palma sono Cina e India (leggo sul sito della WWF).
Inoltre, domanda non da poco, siamo sicuri che sostituire l’olio di palma con altri oli ci dia effettivamente un prodotto migliore dal punto di vista della qualità? Al momento pare che l’UNICO aspetto importante sia l’assenza di olio di palma, tralasciando cento altri aspetti diversi… Ti faccio un esempio: un paio di giorni fa mi ha scritto una madre che mi chiedeva un parere su certi biscotti per l’infanzia. Per lei l’importante era che non ci fosse olio di palma e c’era invece olio extra vergine di oliva. Tutto bene, per carità, solo che nella discussione mancavano due aspetti fondamentali e ben più importanti:
1) che il biscotto era solubile e la madre voleva metterlo nel biberon. La pratica, con effetti collaterali comprovati, è molto discutibile a ogni età, ma soprattutto in questo caso in quanto si parla di un bambino grandino.
2) Fissandosi sull’olio di palma si è omesso di notare come in questi biscotti circa il 25% in peso sia… zucchero Difficile dire quale aspetto tra questi due sia più importante da un punto di vista nutrizionale, ma entrambi surclassano di gran lunga qualunque vantaggio, vero o presunto, che possa arrecare la presenza di olio extra vergine.
C’è anche un altro aspetto, che l’olio di palma si trova ormai dappertutto, dai tortellini, alla pasta sfoglia, quindi è un problema generale. Poi nessuno di voi accenna al fatto che costa meno di qualunque altro olio o grasso ( quindi è di qualità superiore o inferiore se vista meno?), inoltre conserva gli alimenti molto di più degli altri grassi che invece irrancidiscono ( che effetto avrà quindi nelle mie vene un grasso che dura così a lungo? ) e ha un ottimo potere di amalgama… Quindi è di facile utilizzo. E poi l’olio di Palma grezzo è molto diverso da quello bifrazionato che viene messo nei cibi… Che ha perso tutte le caratteristiche positive, mica viene detto, questo. Per quanto riguarda l’olio di oliva nel latte per bambini ( esiste un’ottima alternativa e costa anche meno degli altri latti), io lo uso per mia figlia e non ha nessun gusto intenso o impegnativo per il palato, quindi non è Vangelo dire che ha un gusto troppo intenso. In più, a nessuno viene il dubbio che alle aziende conta prima di tutto massimalizzare il profitto e non privilegiare la salute i consumatori e principalmente viene usato perché costa pochissimo? Quindi non mi fido di chi dice che fa bene o non è peggio del burro.
Però che sia non peggio del burro è innegabile… le tabelle nutrizionali non mentono. Di fatti tra le persone serie NESSUNO (di recente anche l’ISS) dice che effettivamente faccia male o sia peggio di altri grassi.
Il fatto che non irrancidisca è semplicemente una proprietà dell’olio di palma. Perché dovrei usare qualcosa che vada a male più facilmente? Inoltre il prezzo è anche giustificato dal fatto che la palma usa pochissima terra (se paragonata ad altri oli simili) e rende molto di più.
Quindi, inutile vedere per forza il complotto. È chiaro che le aziende stanno lì per fare soldi e non beneficenza, ma lo stesso sarebbe vero comunque, indipendentemente dalla presenza o meno dell’olio di palma.
Il problema non è certo l’olio di palma in sé, ma l’uso smodato che se ne fa nei prodotti industriali. Usiamone di meno e poi la quantità di grassi saturi che contengono non sarà più un problema per la salute.
Ah, un’ultima cosa… per fare un paragone sensato tra i vari latti formulati bisognerebbe sapere la composizione di oli che utilizzano, cosa che purtroppo non ci è data di sapere. Quindi dire a priori che un latte è migliore di un altro semplicemente perché contiene olio di oliva, anziché palma non ha assolutamente nessun senso perché nessuno di noi ha gli strumenti per paragonarli. Tuttavia c’è il Codex Alimentarius che codifica come devono essere fatti i latti formulati (almeno l’1 e anche il 2) e che ci garantisce che siano TUTTI soddisfacenti (indipendentemente dal fatto che contengano olio di palma).
Ma poi… tutti questi problemi per l’olio di palma, ma possibile che nessuno pensi all’olio di cocco che è sicuramente peggiore del palma?